Nel breve saggio Cornelio Fabro interprete di Platone si sottolinea come il noto interprete di S. Tommaso, recentemente scomparso, sviluppi una lettura originale e notevole sia di Platone, sia, in generale, del platonismo. Fabro, infatti, se pur muove dalla tradizionale interpretazione di Platone, di ascendenza aristotelica, che mette in luce il cosiddetto "dualismo" ontologico (la concezione che oppone una realtà ideale e perfetta alla parvenza sensoriale), perviene a scorgere, nel filosofo greco e nella tradizione che da lui prende il nome, un sottile "monismo", animato dal carattere "aperto" e "problematico" della scrittura platonica e orientato a integrare i fenomeni nell'unità di un essere plurale. Tale monismo, culminante nel mistero pitagorico dell'Uno, inteso come principio trascendente lo stesso essere, potrebbe rappresentare una convincente soluzione del problema teologico, diversa ma non necessariamente opposta a quella tomistica dell'"esse" assoluto.