Il decreto eterno di Dio non ci impedisce di provvedere a noi stessi nell'ambito della sua buona volontà e di mettere ordine al nostri affari. La ragione è chiara: colui che ha fissato il limite della nostra vita ce ne ha anche affidato la cura, ci ha dato i mezzi per conservarla, ci ha dato di prevedere i pericoli onde non ci sorprendano, fornendoci invece i rimedi per ovviarvi. Risulta così evidente quale sia il nostro dovere. Se il Signore ci ha affidato la nostra vita, dobbiamo conservarla se ci ha dato i mezzi per farlo, dobbiamo adoperarli, se ci mostra i pericoli non dobbiamo cadervi ciecamente; se ci offre i rimedi, non dobbiamo sprezzarli.
Qualcuno dirà: nulla può nuocere che non sia stabilito, e se così fosse a nulla serve opporsi. Ma che accadrà al contrario se non si tratta di situazioni insormontabili e il Signore ci ha concesso il rimedio per sormontarle. Considera quale rapporto vi sia tra la tua argomentazione e l'ordine della provvidenza divina. Tu pensi che non occorre stare in guardia dai pericoli perché potremmo sfuggirli anche senza stare in guardia, quando non siano fatali. Al contrario il Signore ti ordina di stare in guardia perché vuole che tu li sfuggi. Quei folli non considerano ciò che al primo colpo d'occhio si può vedere, vale a dire che l'intelligenza per prevedere e premunirsi è stata data da Dio agli uomini, onde l'utilizzassero per servire alla sua provvidenza conservando la propria vita. E al contrario per noncuranza e disprezzo essi si procurano le miserie che egli vuole loro imporre.
Come può avvenire che un uomo prudente mettendo ordine nei suoi affari storni il male che gli era vicino e invece uno sventato perisca per la propria temerità? Che significa questo se non che la follia e la prudenza sono strumenti della dispensazione di Dio in un senso o nell'altro?
Per questo motivo il Signore ha voluto che tutte le cose future ci fossero nascoste affinché vivessimo senza conoscere ciò che deve accadere e non cessassimo di adoperare i rimedi che egli ci dà contro i pericoli fin quando li abbiamo superati o abbiano avuto il sopravvento. Per questo motivo, ho detto che non dobbiamo contemplare la provvidenza di Dio in sé, ma unita agli strumenti che Dio le ha associato come per rivestirla.