&           Platone, Teeteto, 151d-172b

Le aporie del relativismo

[Socrate interroga il giovane matematico Teeteto intorno alla questione che cosa sia la scienza o conoscenza. Al dialogo partecipa anche il maestro di costui, il matematico Teodoro, discepolo a sua volta del sofista Protagora]
(151d) TEET.: Ebbene, Socrate, visto che mi esorti così, non sarebbe bello che non mi sforzassi di (e) esprimere quello che ho in mente. A me dunque sembra che chi ha scienza di qualcosa, di questa cosa ha sensazione; anzi, ora come ora, la scienza non mi pare altro che sensazione. [...] SO.: Non mi sembra affatto da disprezzare questa definizione (152a) di scienza; anzi, è quella che dava anche Protagora. Però Protagora diceva la cosa in modo un po' diverso: "Di tutte le cose misura è l'uomo: di quelle che sono, che sono, di quelle che non sono, che non sono". Hai letto anche tu il suo libro? TEET.: Sì, e molte volte. SO.: E non viene dunque a dire questo, che ogni cosa, come mi appare, così anche è per me, e come appare a te, così è per te; e uomo sei tu e uomo son io. TEET.: Sì, è così che dice. (b) SO.: Ed è probabile che un uomo così saggio non dica cose senza senso; dunque, seguiamolo. Non accade forse talvolta che, quando soffia il vento, uno ha freddo e l'altro no? oppure uno ha freddo un po' e l'altro molto? TEET.: Sì, certo. SO.: E quel vento allora, in se stesso, lo diremo freddo o non freddo? o diremo con Protagora, che per chi ha freddo è freddo, per chi non ha freddo, no? TEET.: Direi di sì. SO.: Oppure che così, freddo e non freddo, appare? TEET.: Sì. SO.: Ma questo "appare" vuol dire "averne la sensazione"?TEET.: Sì, certo. (e) SO.: Apparenza e sensazione, dunque, coincidono, per il caldo e per le altre qualità del genere: e per questo può darsi che ogni cosa sia per ciascuno così. come la percepisce coi sensi. TEET.: Così sembra. SO.: Ma una sensazione è sempre di ciò che è, e quindi non è falsa. TEET.: chiaro.
SO.: Per le Grazie! Gran sapiente questo Protagora, che al popolo diceva enigmi, e ai suoi discepoli la verità. (d) TEET.: Cosa vuoi dire, Socrate? SO.: Te lo dirò, ché non è dottrina da poco. Dunque: niente, di per sé, è uno; e a niente si può attribuire una determinazione o una qualità: se lo si dice grande, apparirà anche piccolo, se pesante, leggero, e così per tutto, perché niente è uno, né ha precisa determinazione o qualità. Tutto ciò che noi diciamo che è, diviene perché muta luogo, si muove, si mescola con altro; e perciò non è corretto dire che è, (e) perché niente mai è, ma sempre diviene. E i su questo punto tutti i sapienti, ad eccezione di Parmenide, bisogna dire che concordano: Protagora, Eraclito, Empedocle e i poeti più grandi. [...] (153e) TEET.: Come dici? SO.: Seguiamo l'affermazione che niente in sé e per sé è uno. Nero e bianco e ogni altro colore, allora, ci appariranno generati dall'incontro degli occhi con qualcosa che si muove verso essi, e ciò che (154a) diciamo questo o quel colore non sarà né ciò che va verso gli occhi, né gli occhi, bensì qualcosa che si genera tra essi e che si genera in modo peculiare per ciascuno. O non vorrai sostenere che un colore si presenti a un cane o a un altro animale come si presenta a te? TEET.: No, certo, per Zeus! SO.: E c'è qualche cosa che appaia uguale a un altro uomo e a te? Sei convinto di questo? O, ancora meglio, sei convinto che neanche a te stesso una cosa appare la stessa, per il fatto che neppure tu sei mai uguale a te stesso? [...]
(155c) TEET.: Per gli dèi, Socrate, io sono straordinariamente meravigliato da queste apparenze; anzi talora, se mi metto a pensarci, mi vengono le vertigini. SO.: È evidente che Teodoro non si è sbagliato a giudicare la tua natura. Quel che tu provi, l'essere pieno di meravíglia, è infatti proprio del filosofo. Sì, il principio della filosofia non è altro che questo, e chi ha detto che Iride è figlia di Taumante [< "thaumazein" = meravigliarsi] non mi pare abbia sbagliato genealogia. Ma capisci ormai come questi problemi derivino dalle teorie di Protagora, o no? TEET.: Non ancora, mi sembra, Socrate. [...] (157b) SO.: Se tutto è come appare, la parola "essere" va eliminata, anche se noi stessi l'abbiamo usata, per abitudine o per ignoranza. Così dicono questi sapienti; non solo: ma nemmeno va usato "qualcosa" o "me" o "questo" né alcun'altra parola che indichi qualcosa di stabile. Vanno invece adoperate espressioni conformi alla natura delle cose, e cioè che si generano, si fanno, periscono, si alterano. Se uno infatti rende stabile qualcosa con la parola, si espone subito a essere confutato. [...] (e) Allora, Teeteto, ti sembrano di tuo gusto queste cose? TEET.: Non saprei, Socrate. Non so neanche se tu le pensi o voglia mettere alla prova me. SO.: Ma caro, non ricordi che io non so [...]? (d) TEET.: Allora domanda.
SO.: Dimmi allora se ti va questa affermazione, che niente è ma sempre diviene, il buono, il bello, e tutto il resto che abbiamo detto. TEET.: Detto come l'hai detto, sì. [...] (e) SO.: Resta però da dire dei sogni e delle malattie, e in particolare della follia. [...] Tu sai che [...] (158a) le sensazioni che si hanno in queste condizioni sono le più ingannevoli... TEET.: È proprio vero, Socrate. [...] (b) SO.: E sai anche che si domanda quale prova ci sia per rispondere se in questo momento stiamo sognando o siamo svegli. [...] TEET.: È impossibile, lo so. [...] SO.: Infatti, sia nel sonno che nella veglia la nostra anima sostiene con tutte le forze le opinioni che in quel momento le sono presenti. [...] TEET.: È proprio così, Socrate. SO.: E anche per le malattie e la pazzia il discorso è lo stesso, a parte il fatto che non hanno la stessa durata? TEET.: Esatto. SO.: E allora? La verità sarà determinata dal tempo più o meno lungo in cui sembra tale? (e) TEET.: Questo sarebbe davvero ridicolo. SO.: Ma tu hai qualche criterio più chiaro per dimostrare quale tra le opinioni è vera? TEET.: Non mi pare. [...] (160d) SO.: A queste conclusioni si arriva sia con Omero, Eraclito e i loro seguaci, per cui tutte le cose si muovono come in un continuo fluire, sia col sapientissimo Protagora, per cui l'uomo è misura di tutte le cose, sia con Teeteto, per cui la sensazione è scienza. Ebbene, Teeteto, vogliamo dire che questo pensiero è tuo figlio appena nato, generato col mio aiuto, o cosa? TEET.: Così, necessariamente, Socrate.
(161c) SO.: Del resto, anche a me piace molto quel che ha detto Protagora, che ciò che pare a ciascuno, questo anche è. Mi meraviglia però che all'inizio del suo libro La verità non abbia detto "di tutte le cose misura è il porco" o "il cinocefalo" o qualunque altro animale, anche il più strano, capace di aver sensazioni perché noi lo ammiravamo come un dio per la sua sapienza, (d) e lui non valeva di più, non dico di un altro uomo, ma nemmeno di un girino di rana. O come altro dovremo dire? Se per ciascuno è vera l'opinione che si fa in base alle sensazioni e nessuno sarà capace di valutarla meglio di lui; se nessuno avrà l'autorità per stabilire se l'opinione di un altro è vera o falsa, ma ciascuno, come si è detto più volte, potrà avere la sua, e ognuna sarà giusta e vera: ebbene, se tutto questo è vero, perché mai Protagora doveva (e) essere sapiente al punto da far da maestro agli altri, e con grossi compensi, e noi invece dovremmo essere ignoranti e andare a scuola da lui, se ciascuno è misura della propria sapienza? Come non credere che Protagora diceva queste cose per adescare il popolo? per non dire del ridicolo mio e [...] della mia pratica del discutere. Esaminare e cercar di confutare le opinioni che per gli altri sono vere, non sarebbe infatti una grande, (162a) anzi una enorme stoltezza, se La verità di Protagora è vera, e non invece uno scherzo? [...]
(c) TEET. Per Zeus, prima mi sembrava tutto molto ben detto, (d) ora d'un tratto mi pare il contrario. [...] (163a) SO.: Allora, proviamo a fare una ricerca diversa. TEET.: Va bene, facciamola. [...] (164a) SO.: Colui che vede, diciamo, si forma la scienza di ciò che vede: abbiamo convenuto, infatti, che vista, sensazione e scienza sono la stessa cosa. TEET.: Certo. SO.: Ma colui che vede, e perciò si è formato la scienza di ciò che ha visto, se chiude gli occhi se ne ricorda, ma non lo vede più. Non è così? TEET.: Sì. (b) SO.: Ma questo "non vede" vuol dire "non ha scienza", se è vero che vedere è aver scienza. TEET.: È vero. SO.: E allora ne viene che chi si è formato la scienza di una cosa, anche se se ne ricorda, non ne ha scienza, perché non la vede; il che, se fosse, sarebbe assurdo. TEET.: È proprio vero. SO.: Dunque, è chiaro che, dicendo che scienza e sensazione sono la stessa cosa, si avrebbe una conseguenza impossibile. TEET.: Mi sembra di sì. SO.: E allora, si dovrà dire che altro è la scienza, altro la sensazione. TEET.: Mi pare di sì. [...] (165e) SO.: Però, tu dirai, Protagora, se fosse qui, direbbe qualcosa a difesa delle sue posizioni. Vogliamo tentar di farlo noi? TEET.: Certo!
SO.: Ebbene egli dirà quello che abbiamo già detto noi, (166a) e poi ci aggredirà con disprezzo: [...] (e) "Tu parli di porci e cinocefali, ma il porco lo fai tu, e induci a farlo (d) quelli che ti stanno a sentire; ma sbagli a fare così. Io dico che la verità è esattamente come ho scritto: ciascuno di noi è misura delle cose che sono e delle cose che non sono, ma c'è un'enorme differenza tra l'uno e l'altro, e questo proprio perché a uno appaiono in un modo, a un altro in un altro. E sono così lontano dal negare che esistano la sapienza e il sapiente, che anzi chiamo sapiente proprio quello che, se a uno di noi le cose appaiono e anche sono cattive, lo cambia e gliele fa apparire, e anche essere, buone. E tu, non (e) rifiutare il mio discorso giocando sulle parole, ma cerca di capire con chiarezza quel che voglio dire. Per esempio, ricorda ciò che dicevamo del malato, che per lui ciò che mangia sembra ed è amaro, mentre per chi sta bene è ed appare il contrario. Ebbene: non bisogna decidere chi è più sapiente (167a), perché questo è impossibile, e nemmeno dire che il malato è ignorante perché ha una certa opinione, e il sano sapiente perché ne ha una diversa. Quel che bisogna fare è cambiare uno stato nell'altro, perché quello di salute è migliore. Così, anche nell'educazione: bisogna far passare da un modo di essere peggiore a un modo di essere migliore. Ora, quel cambiamento lo produce il medico, coi farmaci; questo il sofista, coi discorsi. In effetti, nessuno mai riesce a far avere opinioni vere a uno che le ha false, perché uno non può pensare cose che per lui non esistono, o cose diverse dalle impressioni che ha, (b) perché queste sono per lui vere in ogni caso. Però, uno che, per una certa disposizione dell'anima, ha opinioni cattive, si può far sì che abbia una disposizione migliore, e quindi anche opinioni migliori: e sono queste che taluni per ignoranza dicono vere, e io dico semplicemente migliori di altre, ma più vere no. E i sapienti, caro Socrate, ben lontano dal chiamarli ranocchi; anzi, li chiamo medici o agricoltori, [...] Essi infatti introducono, (c) in quelli che si ammalano, al posto di sensazioni cattive, sensazioni buone e sane, non vere; allo stesso modo i retori, quelli buoni e sapienti, fanno sì che alle città sembrino giuste le cose buone invece che quelle cattive. Questo perché per una città è giusto e bello ciò che essa riconosce per tale; ma è il sapiente a far sì che tali appaiano non le cose cattive, ma quelle vantaggiose. Per lo stesso motivo, anche il sofista che sia capace di educare in tal modo i suoi discepoli è sapiente (d) e merita da loro grandi compensi. E così alcuni sono più sapienti di altri, ma nessuno ha opinioni false; e tu devi accettare, voglia o no, di essere misura delle cose, perché quello che ho detto salva la mia dottrina". [...]
(168c) Questi sono gli argomenti, che porterei a favore di Protagora. [...] Certo, se fosse qui lui, ne avrebbe portato di più rilevanti. TEODORO: Vuoi scherzare, Socrate? Hai difeso Protagora con l'energia di un giovane. [...] (169e) SO.: Sì, però uno potrebbe dire che non avevamo diritto di metterci al posto suo. Perciò è meglio che ci accordiamo tra noi su questo punto, che non è di poca importanza. TEOD.: È vero. SO.: Ebbene, (170a) cerchiamo di raggiungere questo accordo in base alla sua stessa dottrina, per la via più breve. TEOD.: Come? SO.: Così. Protagora dice che ciò che a ciascuno pare, così anche è per lui. TEOD.: Questo dice, sì. SO.: Dunque, caro Protagora, anche noi esprimiamo ciò che pare a un uomo, anzi a tutti gli uomini, quando diciamo che non c'è nessuno che non creda se stesso più sapiente degli altri in certe cose, ma in altre crede gli altri più sapienti di sé. [...] (b) Ora, in tutti i casi del genere, che cosa potremo dire se non che gli uomini pensano che in loro esistano sapienza e ignoranza? TEOD. : Questo, e nient'altro. SO.: Cioè che ritengono pensiero vero la scienza, e opinione falsa l'ignoranza? (c) TEOD.: Sì, certo.
SO.: E allora, Protagora, come ci regoleremo con la tua teoria? Dovremo dire che gli uomini hanno sempre opinioni vere, oppure che le hanno ora vere ora false? In tutti e due i casi, mi sembra, ne viene che non hanno sempre opinioni vere, ma sia vere sia false. E difatti, TEODdoro, c'è sempre un seguace di Protagora, o tu stesso, che non sosterrebbe che un altro è ignorante o ha opinioni false? TEOD.: Non sarebbe credibile, Socrate. (d) SO.: Eppure, proprio a questo dovrebbe portare la sua teoria dell'uomo misura di tutte le cose. TEOD.: In che modo? SO.: Quando tu [...] esprimi un'opinione, questa, secondo la teoria di Protagora, dovrebbe essere vera; ma per gli altri? [...] Non succede mille volte che ti oppongano opinioni contrarie, sostenendo che pensi il falso? (e) TEOD.: Per Zeus, Socrate, mille volte sì. [...] SO.: E allora? Vuoi che diciamo che in tali circostanze per te la tua opinione è vera, per quei mille falsa? TEOD.: E' necessario, almeno in base a quella teoria. SO.: E riguardo a Protagora stesso? Se non avesse pensato che l'uomo è misura [...] questa verità (171a) non esisterebbe per nessuno, no? Se invece l'ha pensata, ma i più non sono d'accordo, tu capisci che quanto maggiore è il numero di quelli a cui non pare, tanto meno essa è [vera] TEOD.: E' inevitabile, se è vero che è o non è a seconda dell'opinione di ciascuno. SO.: E c'è un'altra conseguenza, più raffinata: riconoscendo che tutte le opinioni sono vere, Protagora viene ad ammettere l'opinione dei suoi oppositori, secondo cui lui è nel falso. TEOD.: Non c'è dubbio. [...] (e) SO.: D'altra parte, Protagora ha sostenuto che non ogni donnetta o ragazzo è in grado di conoscere ciò che giova alla sua salute, anzi qui uno si rivela superiore a un altro. TEOD.: E' vero. [...] (172b) SO.: Il giusto e l'ingiusto, invece, i suoi seguaci insistono che non hanno una loro esistenza e natura, ma che vero è ciò che sembra ai più, nel momento e per tutto il tempo che lo sembra; e così concepiscono la sapienza. Così però passiamo da discorso all'altro, (c) da uno meno importante a uno più importante. [...]