& [Su] Zenone, Testimonianze (V sec. a.
C.)
Il primo argomento [contro il movimento] è questo: se esiste il movimento, è
necessario che l'oggetto in movimento percorra infiniti tratti in un tempo
finito ma ciò è impossibile, quindi il movimento non esiste.
Zenone dimostrava la sua proposizione affermando che ciò che si muove deve
percorrere una certa distanza: ma essendo ogni distanza divisibile
all'infinito, ciò che si muove deve prima attraversare la metà della distanza
che percorre e poi il tutto. Ma prima di avere percorso tutta la metà della
distanza, deve attraversare la metà di quella e di nuovo la metà di
quest'ultima. Ma se le metà sono infinite per il fatto che di ogni tratto preso
è possibile prendere la metà, è impossibile percorrere in un tempo finito
infiniti tratti.
[Perciò l'ipotesi che il movimento esista è assurda e tutto è immobile]
[da Simplicio, Commentario alla Fisica di Aristotele, 1013, 4]
Il secondo è l'argomento detto di Achille. Esso dice che il più lento [la tartaruga] non sarà mai raggiunto nella corsa dal più veloce. Infatti è necessario che chi insegue giunga prima al punto da cui è partito chi fugge, cosicché il più lento si troverà sempre necessariamente un po' più avanti del più veloce. Lo stesso argomento vale per la dicotomia, ma ne differisce per il fatto che la grandezza aggiunta successivamente non viene divisa in due. La conseguenza di questo argomento è che il più lento non vien raggiunto, ma si arriva ad essa per la stessa ragione che nell'argomento della dicotomia, in ambedue i casi, infatti, la conseguenza è che non si arriva alla meta, perché la grandezza viene divisa in qualche modo; solo che in questo argomento si aggiunge che neppure chi è considerato il più veloce può raggiungere, nell'inseguimento il suo avversario.
Il terzo argomento a cui abbiamo accennato poco sopra dice che la freccia in
moto è ferma. Esso si fonda sulla premessa che il tempo è composto di istanti.
[da Aristotele, Fisica, VI, 239 b14 in DK 29 A26]
L'argomento di Zenone, partendo dalla premessa che tutto ciò che occupa uno
spazio uguale a se stesso o è in moto o è in quiete, che niente si muove
nell'istante e che il mobile occupa sempre in ciascun istante uno spazio uguale
a se stesso, sembra snodarsi in questo modo. La freccia in moto ad ogni istante
occupa uno spazio uguale a se stessa, e così per tutto il tempo del suo moto.
Ma ciò che in un istante occupa uno spazio uguale a se stesso non si muove,
perché niente si muove all'istante. Quindi la freccia in moto, finché è in
moto, non si muove per tutto il tempo del suo moto.
[da Aristotele, Fisica, VI, 239 b30 in DK 29 A27]