Scarica e leggi questi testi di Nietzsche e rispondi nel solito box qui sotto alla domande che li corredano.
N.B. L’esercizio è più efficace se, solo dopo averlo svolto, leggi l’unità didattica relativa a Nietzsche (con le pagine del manuale e del sito a cui essa rinvia).
P.S. Avevo inserito nel registro elettronico come data per la verifica p.v. di Filosofia il 17 gennaio. Mi sono pervenute obiezioni: sarebbe la data in cui è prevista la simulazione di terza prova. Considereremo altre ipotesi, considerando che dobbiamo dedicare qualche ora a Bergson e a Freud. Non mi allontanerei troppo comunque da quella data, anche perché, nell’ipotesi che nella simulazione vi fossero domande di Filosofia, potreste, come si dice, “prendere due piccioni con una fava” (dove i piccioni sono i risultati delle prove e la fava è l’unico ripasso di Filosofia).
1)la questione dell’inibizione personale per il bene della società è spesso stata analizzata da pensatori in diverse e epoche: per citare due esempi contrapposti Hobbes credeva che nello stato di natura l’uomo fosse in continuo conflitto poiché senza regole tutti avrebbero avuto diritto ad avere tutto ciò che desideravano e che il contratto sociale fosse non solo necessario ma anche vantaggioso per l’uomo stesso poiché abbandonando i propri diritti, che si possono intendere anche come istinti primari, l’uomo riuscirà a conseguire il miglioramento della società intera; Rousseau invece credeva che lo stato di natura fosse positivo e che invece i dettami impostaci porteranno alla corruzione della propria persona. Nietzsche può essere in un certo senso accostato a Rousseau su questa tendenza della società a indebolire il singolo ma, se Rousseau dà una visione morale positiva allo stato di natura, egli ritiene invece che la morale è parte stessa della società e un uomo libero dalle regole civili non dovrebbe questionare su essa o essere limitato dalle sue regole.A mio avviso le regole impostaci dalla società per una convivenza civile e pacifica hanno dato origine a una dimensione interiore all’interno di ogni uomo, questa però è più complessa e pericolosa,almeno per il singolo, di un mondo in cui gli istinti primari sono gli unici valori che l’uomo è costretto a seguire, infatti basti notare come per l’organizzazione di neurofarmacologia europea la depressione sarà la maggiore causa di disabilità dopo le malattie cardiovascolari che, in un periodo in cui la società civile non è mai stata così diffusa, è sicuramente un dato che deve far pensare come l’inibizione di comportamenti obbligati dalla sovrastruttura della società può portare all’indebolimento della società stessa.
2)Il rapporto che Nietzsche instaura fra l’io e il corpo è,almeno a mio avviso, molto complesso: l’uomo interrogandosi sulla propria immagine di se può cadere nella convinzione di conoscersi fino in fondo e di avere a disposizione tutta la ragione che il suo corpo può offrire ma egli non capisce che sono il corpo e la grande ragione, che io ho almeno concepito come una sorta di subconscio Freudiano che ha una grande influenza su di noi ma non è sotto il nostro controllo, sono in controllo dell’io stesso.
Per il filosofo l’uomo dovrebbe smettere di credere una parte di sé superiore al corpo perché è esso stesso in comando, ma dovrebbe accettare e abbracciare invece questa situazione.
Nella risposta alla prima domanda ti allontani un po’ troppo dalla lettera dei testi ed evochi autori e dottrine non sempre necessariamente pertinenti
1. Nietzsche scrive nella “Genealogia della morale” (1887) che fino ad oggi il valore più elevato di un fenomeno “morale” rispetto ad uno “immorale” sia stato un qualcosa trascendente, un dato di fatto. Il filosofo afferma che nessuno si sia mai posto il problema di verificare se veramente il “buono” sia di grado superiore rispetto al “malvagio”. Infatti secondo Nietzsche non sempre un fenomeno moralmente corretto provoca un avanzamento conoscitivo, un arricchimento e quindi non per forza è da considerare più elevato. Nietzsche, inoltre nega i presupposti della morale in quanto non esiste una corretta interpretazione di ciò che è morale o immorale. Bisogna agire non per essere ben visti dagli altri per il fatto di seguire la moralità, ma per iniziare a “sentire in modo diverso” quindi comprendere a fondo il valore della morale e non solo la sua distinzione tra “buono” e “malvagio” che è spesso controversa. Nietzsche nei suoi testi da una nuova lettura del fenomeno dell’evoluzione, considerato da molti come un necessario e migliorativo progresso, una “selezione naturale”. Per il filosofo, invece, l’evoluzione è una pesante fatica per l’essere vivente che non ha vita facile nel adattarsi alla sua nuova forma né ha deciso personalmente di evolversi. Nietzsche fa l’esempio degli animali acquatici, ora diventati animali terrestri, che sono costretti a “portare se stessi” con fatica quando fino a prima erano trasportati dall’acqua. Gli esseri appena evoluti sono ridotti alla loro “coscienza”, dato che non possono più fare affidamento sui loro vecchi istinti ed abitudini, e sono capaci di commettere un numero elevatissimo di errori. Questo stato post evolutivo coincide col più grande periodo di miseria per un essere vivente e contrasta nettamente con il pensiero generale riguardo l’evoluzione. Nietzsche nel suo testo “al di là del bene e del male” accenna anche al fatto che l’istruzione sia un fenomeno soggettivo, ognuno assimila e capisce in modo diverso un medesimo argomento. Mentre fino a prima di Nietzsche si pensava che l’istruzione fosse unica per tutti e si basasse principalmente sulla filosofia, sulla religione e sulle condizioni economico/sociali del tempo, il filosofo capisce che ogni mente reagisce in modo diverso ad uno stesso stimolo e che quindi è necessario variare i metodi di insegnamento.
2. Nietzsche in “Così parlò Zarathustra” scrive che corpo ed io sono entrambi anima attribuendo ad un fanciullo, che quindi è sincero ed innocente, questa affermazione. Andando avanti però, afferma che (per quanto penso di aver capito non avendo letto le pagine del manuale) l’io è contenuto nel corpo, è un suo strumento. Strumenti e giocattoli, come li chiama Nietzsche, sono il senso e lo spirito ed al di sopra di loro sta il corpo (o Sè). Esso domina ed è il signore dell’io, infatti è in grado di dire all’io quando provare dolore o gioia e quest’ultimo reagisce di conseguenza, adattandosi alle esigenze del corpo. Il corpo ride dell’io e dei suoi balzi di pensiero orgogliosi che mirano a superare il Sè in importanza ma che falliscono ogni volta. Da queste parole di Nietzsche si capisce come io e corpo non siano in rapporto paritario ma anzi, secondo il filosofo è nettamente più importante il Sè. Solo avendo una piena consapevolezza del nostro corpo e quindi di Sè stessi si può governare a dovere l’io e “creare al di sopra di sé”. Solo le persone che non disprezzano il corpo, ma al contrario lo considerano come superiore all’io sono pronti a “dirigersi” verso il Superuomo.
1. Cogli importanti aspetti della riflessione di Nietzsche, ma, forse, essendo più sintetico, avresti potuto cercare di condensarli in un’unica, fondamentale tesi, p.e. “Secondo N. la morale non ha il fondamento che sembra avere: si tratta, dunque, di ricercare la sua vera origine, di valutarla e di considerare in questa nuova prospettiva se e quando convenga o meno continuare a considerare valori per noi quelli che sono comunemente considerati tali”. O qualcosa di simile. Non mi è chiaro dove e come tu abbia trovato nel testo di N. quei riferimenti alla “soggettività dell’educazione”, per così dire.
1) Nietzsche crede che la morale sia solo una bugia che noi raccontiamo a noi stessi, come il prete che sa che dio non esiste eppure continua a professare la religione. In precedenza, la spiegazione che si dava era soggettiva, in quanto ogni filosofo dà una sua visione del mondo.
Però non è che Nietzsche pensa che noi non abbiamo la morale, poichè è da lì che si crea quel sentimento di cattiva coscienza se abbiamo fatto qualcosa di sbagliato. Semplicemente è una bugia che raccontiamo a noi stessi, una gabbia che noi stessi abbiamo costruito.
2) Per Nietzsche, anima e corpo sono due cose separate. Sono dipendenti l’uno dall’altro, in quanto l’anima, o lo spirito, è subordinato rispetto al corpo, ovvero il sè. E’ il sè che provoca le emozione come la felicità e la tristezza, ed è superiore allo spirito in quanto non lo considera. Noi siamo usati dal sè, in quanto anche se lo odiamo o lo amiamo, queste emozioni partono comunque dal sè.
Sia pure in modo forse eccessivamente sintetico e tralasciando diversi importanti aspetti cogli il nucleo delle tesi nietzschiane
Secondo Nietzsche la bugia più comune è quella con cui si mente a se stessi che corrisponde al non voler vedere.
Nietzsche nega la moralità, l’alchimia e i loro presupposti ma nega anche l’immoralità ossia nega che esista veramente un motivo per sentirsi immorali.
Per lui non esistono fenomeni morali ma solo un’interpretazione morale dei fenomeni; inoltre vuole porre in questione il valore stesso dei valori morali e per fare ciò ha bisogno della conoscenza delle condizioni e delle circostanze.
Per prima cosa bisogna prendere il valore di questi “valori” come dato, poi esprimo una provvisoria formulazione basata sull’origine della “cattiva coscienza” (viene lungamente meditata, vigilata e ponderata). La “cattiva coscienza” è quella grave malattia a cui cedeva l’uomo questo perché tutti gli istinti che non si scaricano all’esterno si rivolgono all’interno (INTERIORIZZAZIONE DELL’UOMO) : in questo modo nasce l’anima dell’uomo. Quest’anima, però, racchiudeva gli istinti dell’uomo selvaggio, libero.. e in questo modo si rivolgeva contro l’uomo stesso (“cattiva coscienza”) .
Per quanto riguarda il rapporto tra il copro e l’io, Nietzsche dice che il corpo e la sua grande ragione fa “io” e il Sé è il suo signore e lo domina. Inoltre il Sé include i pensieri, i sentimenti, il senso e lo spirito ed abita nel tuo corpo anzi è il tuo corpo.
Rimani molto aderente ai testi. Le risposte sono corrette, ma poco personali. Manca un’elaborazione che mostri come tu abbia colto il senso ultimo di quello che Nietzsche sostiene
1.Nietzsche in questi testi si scaglia contro il valore tradizionale delle moralità e ne rovescia le basi. Egli crede che la moralità sia una menzogna, una malattia, un male che ci attanaglia e con la quale ci autoinganniamo. Egli non dubita del fatto che l’uomo agisca secondo una determinata morale, ma che questa presunta morale sia effettivamente reale. (”Io non nego il fatto che innumerevoli persone si sentano immorali, ma che esista veramente un motivo per sentirsi tali.”) Quindi egli giunge alla conclusione che “Non esistono fenomeni morali, ma solo un’interpretazione morale dei fenomeni.” Non non esiste una morale fissa, ma relativa, e di conseguenza anche concetti come bene e male, che l’umanità ha sempre preso come dati, diventano relativi e dinamici. Il bene potrebbe anche risiedere in ciò che ci fa male, ci avvelena (un narcoticum, come lo definisce Nietzsche) e dunque essere ciò che in verità ci danneggia. Infine Nietzsche spiega quando e perché avrebbe avuto origine la cattiva coscienza: secondo lui questo è avvenuto quando è nata la società. (”Considero la cattiva coscienza come quella grave malattia in balia della quale doveva cadere l’uomo sotto la pressione della più radicale tra tutte le metamorfosi che egli abbia mai vissuto – quella metamorfosi in cui si venne a trovare definitivamente incapsulato nell’incantesimo della società e della pace.”)
2.Secondo Nietzsche il rapporto tra anima e corpo, o come li chiama lui tra lo spirito e il Sè, è un rapporto di subordinazione. Pur essendo due elementi distinti, il corpo governa lo spirito e lo subordina alla sua volontà. (”Il Sé dice all’io: «ecco, prova dolore!». E l’io soffre e riflette come non soffrire più – e proprio per questo deve pensare. Il Sé dice all’io: « ecco, prova piacere! ». E l’io gioisce e pensa come poter ancora gioire spesso – e per questo appunto deve pensare.”) Lo spirito diventa quindi solo uno strumento a disposizione del Sè per raggiungere i propri scopi. L’io, credendosi indipendente, viene definito orgoglioso. (“Il tuo Sé ride dei tuo io e dei suoi balzi orgogliosi. “Che sono mai per me questi balzi e voli del pensiero? esso si dice. Una via traversa verso il mio scopo.”) Infine possiamo dire che l’uomo è sempre governato dal Sè, dal corpo, sia che lo disprezzi sia che lo apprezzi: se l’uomo arriva a disprezzare il suo corpo vuol dire solamente che il corpo vuole morire. (”Persino nella follia del vostro disprezzo, dispregiatori del corpo, voi servite il vostro Sé. Io vi dico: è il vostro Sé che vuol morire e si allontana dalla vita.”)
Hai colto i punti qualificanti la dottrina di Nietzsche, esponendoli in modo chiaro ed efficace
1)Nietzsche nega i presupposti della moralità e della immoralità e afferma che bisognerebbe assumere un atteggiamento diverso da quello usato fin ora per riuscire a sentire, in un futuro, in un modo differente, a sentire un qualcosa in più che adesso non riusciamo a comprendere. Inoltre sostiene che il senso di colpa ,cattiva coscienza, che noi sentiamo dopo aver commmesso un atto immorale è ingiustificato e che la società ci fà pesare.
In aggiunta Nietzsche afferma che la bugia più comune fra gli esseri umani è quella con cui si mente a se stessi.
2)Nietzsche divide anima e corpo chiamandoli rispettivamente spirito e Sè. Secondo il filosofo Tedesco il Sè comanda sul corpo provocandogli piaceri e dolori per realizzare il suo scopo cioè: realizzare sopra di sè.
Inoltre condanna i dispregiatori del corpo affermando che il loro Sè vuol tramontare.
Soprattutto nella prima risposta cogli elementi parziali della dottrina di Nietzsche senza collocarli in un quadro unitario che un’attenta lettura dei testi ti avrebbe forse consentito di tracciare
1 Risposta
Nietzsche parla dell’anima, della morale e dei concetti come bene e male, mentre in precedenza si attribuivano ad una necessità dell’uomo in particolare l’anima nella cultura religiosa e la morale come base per la società, il Filosofo interpreta tutti questi fenomeni come sbagli che l’uomo a commesso nello sviluppo di sé e nella costruzione della civiltà. Nietzsche non nega ne che le persone possano sentirsi buone o cattive ne che si debba compiere volutamente immorali solo perché tali, ma sostiene che si debba cominciare a guardare la realtà con occhi diversi andando oltre considerazioni fallaci ed arbitrarie.
2 Risposta
Ritengo che il discorso riportato nella seconda parte sia di difficile discussione soprattutto per l’ambiguità di termini come Sé ed io che risultano simili ed indistinguibili (forse a causa del poco materiale riportato). Chiaramente Nietzsche considera l’io come parte del corpo mentre il Sé come un qualcosa di superiore ad esso; pertanto sono portato a pensare che ritenga l’io come una coscienza immediata del corpo stesso e della propria personalità comune ad ogni uomo, mentre il Sé lo interpreterei come una sovra-coscienza di difficile raggiungimento che consiste in una comprensione più ampia del proprio essere e dei propri pensieri una specie di coscienza della propria coscienza.
Più che uno “sbaglio” la morale è una costruzione che ha precise ragioni storiche e psicologiche, che, tuttavia, sono diverse da quelle che essa stessa crede o pretende di avere (la morale non dipende cioè da Dio, ma da altro). Spero che i chiarimenti fatti in aula ti abbiano “illuminato” sul significato di Sé = corpo e anima = io in Nietzsche.
DOMANDA PRIMA
In questi testi, Nietzsche offre un’interpretazione divergente di fenomeni che tradizionalmente venivano spiegati secondo un ragionamento fondato su credenze date per vere. Queste ultime vengono messe in discussione poiché l’autore credeva che ciò che veniva assunto come dimostrazione esaudiente in realtà celasse dei significati ulteriori, in quanto “ogni parola è anche una maschera”.
Il tema che sussiste e che si rivela concerne a tutti i testi è la mancata decisione ed autonomia che l’uomo ha di scegliere da sé, ovvero la sua completa dipendenza dai costumi e dalle tradizioni e la sua cecità nel proporre una soluzione che lo liberi da senso di oppressione che ne deriva.
Solitamente si tende a condurre uno stile di vita condizionato dai principi che la società impone, i quali ci spingono ad agire correttamente, cioè secondo l’interpretazione che la società ha del termine “corretto”.
Nietzsche si dimostra un maestro del sospetto in quando esprime la sua convinzione del fatto questa definizione, non è altro che una menzogna e che noi tutti quotidianamente, conducendo simil stile di vita, mentiamo a noi stessi.
A mio parere, la sua interpretazione alternativa è racchiusa nella seguente citazione tratta da “Aurora”: “Dobbiamo assumere un atteggiamento diverso, perché finalmente, forse dopo molto tempo, si possa arrivare a qualcosa ancora di più: a sentire in modo diverso.”
Negli anni successivi, questo pensiero viene espresso nuovamente e la sua spiegazione viene ulteriormente approfondita presupponendo che se l’uomo si ostina ad essere dominato da valori di valori dati, il male peggiore non può venire meno, cioè che l’umanità continuerà ad essere la sua stessa fonte di sofferenza. Questo patimento ha una causa ben definita, secondo l’autore, che viene identificata con una “cattiva coscienza”, assunta dall’uomo in uno stato di oppressione e incapacità. L’uomo è stato così reso parte integrante dell’illusione che contraddistingue la società e la pace, la stessa illusione che gli impedisce di dare forma ed esplicitare i suoi istinti primordiali.
DOMANDA SECONDA
Nel testo “Così parlò Zarathustra”, Nietzsche delinea il rapporto tra corpo e io.
Disprezzando i dispregiatori del corpo, viene detto che il corpo è ciò che fa l’”io”, ovvero ciò che lo rende tale. Il corpo, assumendo le sembianze di un possente sovrano e di un saggio, è in grado di indurre dei cambiamenti nell’”io”, il quale viene condizionato e trae insegnamento dall’influenza del corpo, per esempio su come non soffrire più o su come gioire più spesso.
Coloro i quali non attribuiscono la giusta importanza al corpo, dice, sono anch’essi influenzati dal corpo stesso, poiché quest’ultimo non ritiene necessario manifestarsi a loro vantaggio.
In questo brano viene, inoltre, preso in considerazione il rapporto tra corpo e anima, che, a dispetto di altre interpretazioni, dove ad esempio il corpo veniva considerato d’impedimento per l’elevazione dell’anima, vede il corpo come un tutto e l’anima, esclusivamente, come parte integrante del corpo stesso.
Mi sembra che tu abbia offerto una discreta interpretazione dei testi proposti, cercando soprattutto, specialmente nella prima risposta, di rintracciare il “minimo denominatore comune” dei diversi frammenti.
L’analisi è corretta e fin troppo approfondita. Non noti una certa convergenza tra la prospettiva che emerge nei primi testi e quella che emerge nel testo sul corpo?
1) Secondo Nietzsche, l’uomo, non potendo più appagare il suo istinto primitivo all’esterno, rivolge tutta la sua forza e ira all’interno, verso la sua anima, creando così un sentimento chiamato “cattiva coscienza”, la quale rimarca il senso di colpa che proviamo, ponendoci in uno stato di vergogna.
Riferendoci al primo estratto, il filosofo afferma che la religione, ma si può parlare di altrettante forme di “potere”, è ormai diventata una credenza falsa, in quanto ognuno è consapevole che non esista nessun Dio e nessun peccatore, ma continua ad essere fedele, mentendo così a se stesso.
Nietzsche, riportando la sua citazione “Non esistono fenomeni morali, ma solo un’interpretazione morale dei fenomeni”, sottolinea il fatto che non esiste una giusta moralità, ma il senso di colpa che si crea in seguito ad atti ritenuti sbagliati, altro non nasce che dalla società che opprime e soffoca la libertà e la coscienza altrui, punendoci per gli errori commessi, come si fa con i bambini.
Cosi, secondo il filosofo dovremmo “sentire”e affrontare il mondo in un modo diverso, ponendo l’uomo e noi stessi come fulcro della nostra esistenza e non solo come “mezzo” per raggiungere uno scopo.
2) Nietzsche ritiene che l’anima e il corpo, soggetto di passioni e di istinti, siano due elementi distinti, creati nell’entità dell’uomo che prende il nome di “fanciullo”.
L’anima, o spirito, è sottomesso al Sé, il quale provoca dolore e piaceri per raggiungere i propri fini, mentre l’uomo vive nella speranza e nel desiderio non ottenendo alcuna soddisfazione, in quanto non è all’altezza di quello che vorrebbe.
Cogli aspetti importanti, ma talora non molto chiaramente connessi. A volte offri interpretazioni debolmente sostenibili. Ad esempio in che senso Nietzsche riterrebbe che ” l’anima e il corpo, soggetto di passioni e di istinti, siano due elementi distinti, creati nell’entità dell’uomo che prende il nome di “fanciullo””? Il fanciullo è figura del superuomo, non dell’uomo in generale…
1. Qual è la spiegazione che tradizionalmente si è offerta dei fenomeni su cui Nietzsche incentra la sua attenzione e qual è l’interpretazione alternativa che Nietzsche ne offre in tutti questi testi?
Leggendo questi testi si capisce che secondo Nietzsche non esiste una morale, ma ciò non toglie che l’uomo dia una sua interpretazione su ciò che può o non può essere considerato morale. Secondo Nietzsche questa interpretazione è una bugia che ci raccontiamo in cui imprigioniamo il nostro istino dionisiaco, cioè i nostri istinti primordiali, che Nietzsche chiama istinto apollineo, d Apollo, dio della ragione.
2. Delinea il rapporto tra il corpo e l’io secondo Nietzsche.
Nietzsche identifica nell’anima e nel corpo due aspetti distinti ma dipendenti l’uno dall’altro: l’io (l’anima) è un’azione del corpo, che chiama Sé, e che gli è subordinata. Il Sé diventa così “insufflatore dei concetti dell’io”, cioè gli fa provare piacere o dolore. Il sé vuole creare al di sopra di esso, ma, siccome ciò va oltre i suoi limiti, si disprezza a tal punto da infodere nell’anima un sentimento di disprezzo verso il corpo.
Non è chiaro che cosa Nietzsche secondo te denomini “istinto apollineo”. Come illustrato di classe, in Nietzsche, checché ne dicano i manuali, si tratta dell’altra faccia, per così dire, del dionisiaco.
Più che “dipendenti l’uno dall’altro” anima e corpo sono tali che l’anima o io dipenda dal corpo e non viceversa (l’espressione “dipendenti uno dall’altro” sembra alludere a una dipendenza reciproca o interdipendenza).
1) per Nietzsche non esiste una morale; infatti ogni filosofo da una sua visione del mondo.
Ogni uomo crede di comportarsi secondo una morale, ma quest’ultima risulta solo “soggettiva”; differente per tutti gli uomini.
Nietzsche non dice che noi non crediamo di comportarci o meno in maniere morale, è proprio da questo sentimento che si crea in noi la “cattiva coscienza” il senso di colpa che percepiamo quando ci convinciamo di non esserci comportati secondo la nostra morale.
2) secondo Nietzsche sia l’io che il corpo convivono nell’uomo assieme. A differenza di quasi tutti i filosofi, Nietzsche predilige il corpo all’anima.
Il corpo comanda lo spirito, e può anche condurlo al disprezzo del corpo stesso
Forse, però, l’origine della morale non sta solo nella sua “soggettività”, ma in una “chimica” che potrebbe ricondurla a istinti e desideri inconfessabili…
1) Nel primo brano viene affermato il fatto che Dio è morto e la sua morte è la fine di tutte le illusioni dell’uomo, con le quali – per dare un senso alla vita e alla morte – egli crea idoli e miti. La notizia della morte di Dio assume la portata di un evento epocale e coincide con la caduta di certezze che in realtà hanno solo ingannato l’uomo. L’uccisione di Dio corrisponde all’eliminazione di una legge sovrumana e quindi bisogna creare un superuomo per realizzare le leggi che sostituiscano quelle di Dio. La morte di Dio è collegata al concetto di nichilismo: una volta presa coscienza dell’uccisione di Dio, si giunge al nichilismo attivo, che simboleggia la crescita della potenza dello spirito.
Negli altri tre brani, Nietzsche parla della moralità e della sua negazione sempre per arrivare a riconoscere il superuomo. Egli propone una rivisitazione della morale perché trova che l’uomo con la morale abbia trovato solo una scusa per nascondersi. Non esiste una morale migliore di un’altra, ma solo degli uomini capaci di dare una spiegazione alla loro vita solo attraverso la morale. Tuttavia Nietzsche riconosce l’esistenza di una morale solo di pochi, che non appartiene all’uomo comune e che sicuramente è negativa. E’ evidente, quindi, che parla di una morale ingiusta e caratterizzata dal rifiuto di tutto ciò che è debole e indifeso. Solo che Nietzsche desidera la vita in ogni suo istante e afferma che la vita vada accettata in tutte le sue sfaccettature, nel suo dolore come nella sua gioia. Ciò significa vivere senza voler imporre alla vita un ritmo, un ordine, ma amandola per com’è, al di là del bene e del male, nell’assoluta fedeltà alla terra.
2) Nietzsche afferma che la vita vuole solo vivere e questa vita non conduce da nessuna parte perché è cieca. La vita, quindi, è priva di senso: non è possibile progettare alcunché, non è possibile costruire un destino importante per sé o per l’umanità.
Tuttavia, Nietzsche afferma che la volontà di vivere è il cuore della realtà che ci circonda, dobbiamo accettarla con tutte le nostre forze e deve diventare nostra: il nostro destino.
Quindi in tutto questo, per Nietzsche, la forza dell’uomo sta nella coincidenza con sé stesso. Certo che in questo quadro la nozione di “individuo” si mostra sbagliata, non c’è soggetto, non c’è io, ma solo il corpo. Nel caso Nietzsche parla di “sé” o di “esso”, a condizione di non intenderlo in modo sostanzialistico.
Viceversa è “Il corpo e la sua grande ragione” che governano l’io come uno strumento.
Il corpo è la cosa più meravigliosa di ogni altra cosa terrena in quanto rappresenta una rete fitta di relazioni, di obbedienza, di comando e di lavoro. A tale cospetto, l’io appare essere un fenomeno semplice, una sola attività tra le molteplici pratiche del comandare, dell’obbedire, del trasformare di cui, invece, si compone il corpo.
E questa particolare rappresentazione del corpo e dell’io lo si comprende bene nel brano che ho letto, in cui si dice che tra l’io e il corpo è importante solo il corpo: “Io’ dici tu, e sei orgoglioso di questa parola. Ma la cosa ancora più grande, cui tu non vuoi credere, – il tuo corpo e la sua grande ragione. Essa non dice ‘io’, ma fa ‘io”.
Mi sembra che tu, nel rispondere, “violando” in parte la consegna, abbia abbondantemente attinto a informazioni esterne ai testi proposti. Detto questo le risposte riferiscono elementi effettivamente presenti nella dottrina di Nietzsche, anche se non sempre pertinenti ai brani (p.e. nella prima risposta alludi più volte al superuomo di cui, tuttavia, nei frammenti letti non si fa parola).
1. Penso che quotidianamente, al giorno d’oggi, non venga data una spiegazione chiara e solida dei fenomeni morali. Anzi, si cerca di evitare di giustificare certe azioni o modi di essere dettati dalla morale, usando impropriamente la frase di Kant: “Devi perché devi”. Penso fosse così anche ai tempi di Nietzsche. Questo forse é il motivo che ha scatenato la critica del filosofo contro la morale. Infatti, Nietzsche crede che non esista una morale, che quest’ultima sia una nostra invenzione mentale condizionata dai costumi e dalla cultura della società.
2. Nietzsche riconosce l’esistenza di un’anima all’interno del nostro corpo, pensa che essa sia subordinata al corpo, ma al tempo stesso sia una realtà indipendente. Il corpo provoca piacere e dolore all’anima che é totalmente subordinata ad esso e che viene usata dal nostro corpo per raggiungere i propri fini.
E’ vero che spesso non si dànno spiegazioni alle regole morale ma le si assumono così come sono, tuttavia, forse, la critica di Nietzsche si concentra proprio sulle pretese di fondare la morale su principi metafisici, mentre la sua spiegazione sarebbe riconducibile ad alcunché di molto più “materiale”.
In effetti secondo Nietzsche l’anima è subordinata al corpo. Forse se ne è più dipendente e finanche parte piuttosto che “indipendente” (come lo sono gli occhi, il naso ecc.).