“Incrociando”, per così dire, lo studio della filosofia politica inglese del Seicento con la storia britannica dello stesso periodo si nota uno stretto rapporto tra quanto i principali filosofi politici sostengono e l’evoluzione costituzionale inglese del periodo.
- Sapresti precisare meglio i termini di tale rapporto?
In Inghilterra si intrecciano i pensieri politici moderni dei filosofi con la evoluzione constituzionale del periodo; in particolare il pensiero iniziale condiviso sia da Hobbes che da Locke che tratta del potere politico del sovrano che non nasce da un diritto divino ma da un contratto sociale tra il popolo e il sovrano. Durante la seconda rivoluzione inglese, partecipò in maniera attiva il grande filosofo John Locke, che attraverso il suo pensiero portò in parte alla proclamazione della forma costituzionale e parlamentare che assunse la monarchia inglese. L’idea principale teorizzata da Locke che ispira la monarchia inglese è quella della “non calpestabilità” dei diritti civili fondamentali e la divisione tra potere legislativo (affidato al parlamento) ed esecutivo (spettante al sovrano). Sostenne anche l’idea di tolleranza religiosa anche se si mantenne in Inghilterra comunque l’anglicanesimo.
La risposta è convincente. Poteva valere la pena spendere qualche parola sul rapporto tra la dottrina di Hobbes e le vicende della guerra civile. Secondo te tale dottrina poteva essere usata più dai sostenitori della monarchia o dai seguaci di Cromwell?
Sia la storia che la filosofia di qusto peroodo ha in base al periodo:prima rivoluzione, sanguinosa, portò
Sia la storia che la filosofia di questo periodo si incentrano sulla figura dell’uomo in senso politico e sociale.Il rapporto si ha in base al periodo:prima rivoluzione, sanguinosa, portò Hobbes ad avere una concezione più”pessimistica” che si fonda successivamente sul concetto di assolutismo regio e materialismo.
Locke invece che sviluppa il suo pensiero in un periodo migliore come la gloriosa rivoluzione,in Inghilterra non vi erano stati numerosi morti,si incentra sul concetto di libertà e diritti per ogni cittadino.Altro argomento che affronta è quello religioso,l’anglicanesimo è ormai entrato in Inghilterra non lasciando spazio al cattolicesimo, Locke afferma ciononostante di preferire l’appartenenza religiosa poiché come la politica ti fa sottostare a determinate leggi etiche.
Locke comunque non difende rigidamente l’anglicanesimo, ma sostiene la tolleranza religiosa, con la sola eccezione della discriminazione nei confronti di atei e cattolici.
Buonasera,
non sono sicura che il mio pensiero sia corretto, però secondo me il rapporto che si crea nel Seicento tra lo studio della filosofia politica inglese e la storia britannica riguarda il fatto che, come espone il filosofo Locke, il potere venga diviso in legislativo e esecutivo all’interno della monarchia, cercando così sempre di affermare i diritti dei cittadini, tanto che alla fine della cosiddetta “seconda rivoluzione” con Guglielmo d’Orange si ebbero la legge sull’Habeas corpus e il Bill of Rights, che sancirono la forma costituzionale e parlamentare della monarchia inglese.
Ma troviamo anche un rapporto in campo religioso poiché i filosofi politici durante il tempo della rivoluzione (sempre nel particolare Locke) sostenevano la tolleranza religiosa e infatti alla fine della rivoluzione il sovrano impose l’anglicanesimo.
E Hobbes…?
Buonasera prof, non sono molto sicura della mia risposta e di aver colto tutti i rapporti tra il pensiero filosofico politico inglese e la storia britannica. Tuttavia un rapporto che ho trovato è tra il pensiero di Locke che divide il potere in potere legislativo, spettante al Parlamento, e potere esecutivo spettante al monarca , e la divisione tra i vari organi della chiesa. Un altro elemento può essere la rivendicazione dei diritti sociali e civili fondamentali. Non sono riuscita a cogliere altri punti.
Non credi che la dottrina politica di Hobbes possa giustificare la monarchia assoluta e/o il dispotismo di Cromwell?
Alla base dell’evoluzione costituzionale e del rapporto tra questa e la filosofia di quel tempo ci sono le due rivoluzioni avvenute in Inghilterra in quel periodo, infatti mentre nella prima è stato sparso molto sangue, nella seconda il popolo ha imposto un cambiamento che è stato “rispettato” dal re; l’evidente differenza tra queste ha portato un cambiamento anche nei pensieri dei filosofi che le hanno vissute, portando il pensiero comune a seguire l’evoluzione, a favore del popolo, della monarchia.
Si, ma tutto ciò in che rapporto è con la filosofia?
Tutte le religioni protestanti sviluppatisi in Inghilterra presentano nel ‘600 presentano delle caratteristiche similari ad idee di filosofi costituzionalistici del tempo.
Innanzitutto gli anglicani erano organizzati gerarchicamente e non vi era un potere assoluto come poteva essere quello del Papa nel cattolicesimo. La gerarchia e quindi la limitazione dei poteri è una delle basi del costituzionalismo.
I puritani credevano poi nell’uguaglianza tra tutti i cittadini. Questo pensiero rientra in Locke che afferma per primo la non calpestabilità dei diritti fondamentali e quindi predica l’uguaglianza. Sempre nel sistema puritano erano i cittadini che sceglievano democraticamente i loro governanti (in questo caso i pastori). Questo fatto può essere accostato ad un altro punto cardine dei filosofi costituzionalisti ovvero il contratto fra sudditi e sovrano (contratto sociale) che si differenziava dal contratto originario secondo cui il sovrano regnava per volontà divina.
Inoltre tutta la rivoluzione inglese può essere legata ad un principio di Hobbes secondo cui se veniva violato il patto tra sudditi e sovrano (sancito attraverso la votazione e l’elezione del re), il popolo aveva diritto a spodestare il regnante per sostituirlo con uno reputato migliore.
Inoltre Hobbes poteva venire usato per giustificare l’assolutismo di Cromwell, non credi?
Questi due elementi sono strettamente legati perché si inizia ,anche se in maniera molto lieve, a non considerare più la religione come protagonista delle vicende quotidiane( in generale) ma si dà più rilevanza alle questioni socio-politiche, come si può notare osservando e analizzando ciascun modello di organizzazione ecclesiale in ambito protestante, ad esempio : anglicano ,piramidale e fortemente gerarchico;presbiteriano, basato sul potere consiliare dei “presbiteri” o anziani; puritano, basato su una sostanziale eguaglianza tra i fedeli, decidendo democraticamente . Dando maggior rilevanza alla politica ,per effetto anche la filosofia tratterà di tematiche differenti rispetto a quelle precedenti , tendendo sempre di più a parlare di diritti civili, divisione tra potere esecutivo e legislativo, l’idea di tolleranza religiosa come fece Loke ,ad esempio.
Sì, ma che ruolo hanno le filosofie che abbiamo studiato (segnatamente di Hobbes e Locke)?
Sicuramente il contesto rivoluzionario differente ha contribuito alla diversificazione dei pensieri di Hobbes e Locke, partiti dalle stesse premesse ma giunti a differenti conclusioni.
A mio parere la differenza più significativa è il carattere delle rivoluzioni, violento nella prima e pacifico nella seconda, ricordata dagli inglesi come “Glorious revolution”. Mentre Hobbes è spaventato dalla rivoluzione, ed ha quindi una visione se vogliamo più “pessimistica”, Locke pensa che la rivoluzione sia un’opportunità da cogliere per effettuare un’opera di liberalizzazione.
Un’altra influenza potrebbe essere dettata dalle controversie religiose, di cui Hobbes non si occupa (almeno secondo le fonti a vostra disposizione) al contrario di Locke. Probabilmente al tempo della glorious revolution le questioni religiose necessitavano di trovare una soluzione in tempi brevi poiché il loro protrarsi così a lungo avrebbe portato ad ulteriori conflitti. Per questo motivo Locke avrebbe cercato un compromesso in termini pacifici, dettato dal carattere non belligerante della rivoluzione.
Un terzo fattore è rappresentato dal sentire da parte del popolo di essere stato tradito dai precedenti sovrani, primo tra tutti Cromwell, che da salvatore era diventato un despota. Da qui la differenziazione di idee da Hobbes: mentre quest’ultimo affermava che il potere del sovrano era contrattualistico ma irrevocabile, Locke sostiene che nel caso il contratto non venga rispettato il popolo può riprendere il potere.
Tutto molto pertinente, ma perché parli di “fonti a vostra disposizione”? Si direbbe un indizio del fatto che questa parte è copiata da qualche dispensa di qualche docente… Niente di grave, se altre parti sono state composte rielaborandone il contenuto. Ma attenzione a queste “distrazioni”…
Un esempio di come la filosofia politica inglese del ‘600 è in stretto rapporto con l’evoluzione costituzionale inglese tiguarda il filosofo Locke. Egli teorizza per primo la “non calpestabilità” dei diritti civili fondamentali e quindi la divisione tra il potere legislativo (spettante al Parlamento e sovraordinato) e il potere esecutivo (spettante al monarca e al suo governo e subordinato), ciò corrisponde alla monarchia parlamentare che assunse il governo inglese.
Un’altra tesi sostenuta dai filosofi politici inglesi del ‘600 è quella del potere del sovrano fondato su un contratto sociale e non voluto da dio, in questo modo i sudditi diventavano il vero sovrano, delegando il potere politico.
Si, forse si poteva approfondire il possibile ruolo di Hobbes.
Inizialmente la casata degli Stuart, prima con Giacomo I e successivamente con Carlo I, basó la propria sovranità verso un indirizzo assolutistico del potere. I due re, per raggiungere questo scopo attuarono una serie di iniziative, come per esempio la riaffermazione e il potenziamento della Chiesa anglicana. In questo modo esso rispecchiano la teoria di Hobbes secondo cui lo stato deve disporre di un potere forte e accentrato e non può in alcun modo dividerlo con nessuna altra forza (ad esempio la Chiesa).
Anche Cromwell, dal canto suo, forte della posizione conquistata dopo essere stato nominato Lord protettore (che gli dava ampi poteri personali sia in campo politico che militare) trasformó il suo governo in una dittatura militare.
Nonostante ciò, l’Inghilterra non smise mai la ricerca di una forma stabile di governo e l’ affermazione della libertà religiosa.
Con Carlo II Stuart, il paese ritornó ad essere una monarchia ( non sarà più ristabilito successivamente l’assolutismo regio anche grazie al potere che aveva acquisito il parlamento); inoltre il popolo inglese non si sarebbe mai più riuniti sotto un’ unica Chiesa, “sbarazzandosi” della forzata uniformità religiosa.
Felice in questo caso Locke, che per primo sostenne l’idea di tolleranza religiosa per tutte le sette cristiane poiché una sola fede religiosa non potrebbe in alcun modo costringerebbe chi ha una fede diversa a convertirsi.
Dopo la Gloriosa Rivoluzione infine si instaurò in Inghilterra una monarchia costituzionale di nomina parlamentare. In base ai principi del contrattualismo politico (sul quale sia i pensieri politici di Hobbes che quelli di Locke si basano), il sovrano precedente poteva essere dichiarato decaduto poiché non aveva rispettato il contratto stipulato con il popolo. In questo caso possiamo ritrovare la teoria di Locke, secondo cui i cittadini hanno il diritto di manifestare il proprio dissenso nel momento in cui si rendono conto che lo Stato non opera correttamente nei loro confronti. Inoltre, sempre in linea con le idee del filosofo, Guglielmo e Maria dovettero giurare sulla Dichiarazioen dei Diritti (Bill of Rights): elenco di libertà e di diritti che limitavano le prerogative regie e tutelavano quelle del parlamenti, creando così un equilibrio tra i poteri.
Hai colto punti pertinenti, ma forse avresti potuto ridurre la componente riassuntiva degli eventi storici, concentrandoti su un confronto più serrato tra alcuni di questi eventi e le indicazioni filosofiche
alla fine gli ideali filosofici del tempo vennero incarnati durante la guerra civile inglese dagli oppositori della corona, il cui capo divenne Oliver Cromwell. Dopo la rivoluzione il ruolo del regnante e della corona perse progressivamente potere. In sintesi: L’evoluzione sociale non serve al popolo se non è preceduta da un evoluzione di pensiero.
I filosofi britannici pongono il loro pensiero politico riguardante la rivoluzione inglese secondo una serie di elementi a volte consistenti, a volte simili e a volte opposti a teorie del passato. Basandosi sulle idee cartesiano, infatti, Hobbes pone la sua filosofia agli antipodi di Bodin, ispirando un governo basato sull’assolutismo ma partendo da premesse completamente opposte, tentando di cogliere il punto di vista del popolo. Figura ancor più importante è invece quella di Locke che predilige la divisione dei poteri e l’ininfluenza politica da parte della Chiesa.