A un primo livello di analisi si direbbe che Platone consideri come dimostrazione “dialettica” quella che oggi chiamiamo “argomentazione” o “dimostrazione per assurdo“.
Di tale procedimento (che elude le critiche scettiche alle dimostrazioni di tipo sillogistico o deduttivo, così come le critiche ai procedimenti induttivi) egli si vale in una celebre prova dell’immortalità dell’anima (dottrina di origine pitagorica, successivamente mutuata anche dai Cristiani che, tuttavia, originariamente, come sappiamo, credevano soltanto nella resurrezione dei corpi dei credenti in Cristo).
Per quanto riguarda le altre prove dell’immortalità e il loro rapporto con la dottrina della reminiscenza cfr. U2, cap. 2, § 1, pp. 198-200, da La conoscenza delle idee a L’immortalità dell’anima e il mito di Er , specialmente l’ultimo capoverso di p. 199 che continua a p. 200 [la “nostra” prova regina è quella che il manuale a p. 200 chiama “della vitalità” e riassume in modo fin troppo sintetico].
Per quanto riguarda il carattere religioso della scuola pitagorica cfr. U1, cap. 2, § 2, pp.24-25 (l’introduzione al paragrafo, prima delle Matematiche e la dottrina del numero)
Ma abbiamo incontrato tale procedimento per assurdo (che consiste nella dimostrazione della contraddittorietà della tesi opposta a quella che si dimostra vera) anche in altri casi: nella dimostrazione dell’incontrovertibilità del principio di non contraddizione in Aristotele (cfr. ultimo capoverso della pagina di questo sito dedicata a tale principio); nella dimostrazione della immobilità dell’essere in Parmenide-Zenone [cfr. U1, cap. 3, § 4, pp. 39-43] ecc.
Lo si ritrova anche in diversi esperimenti immaginari o mentali di Galileo agli albori della scienza moderna. Cfr, la pagina di questo sito dedicata a Galileo dal capoverso:
Consideriamo il famoso “esperimento immaginario” con cui Galileo avrebbe dimostrato che due corpi, di peso diverso, rilasciati nello stesso istante, raggiungono il suolo nello stesso istante (in assenza di resistenze)...