Mentre si svolge la rivoluzione francese si registra anche il graduale passaggio della cultura europea da motivi caratteristicamente illuministici e motivi romantici.
Lo stesso Kant appare coinvolto in questo processo, nel momento in cui, nella terza Critica (la Critica del GIudizio), si interroga sulla funzione fondamentale del “giudizio“, non riducibile a una meccanica applicazione dei principi razionali all’esperienza: esso incorpora sempre un margine di “discrezionalità” (salvo quando è determinante, oggettivo, come nei casi dei giudizi sintetici a priori propri della matematica e della fisica) che può essere colmato solo dal “sentimento” (in altre epoche si sarebbe detto dall’intuizione) o, nel caso peculiare del giudizio estetico, dal “genio”.
Cfr. U7, cap. 4, §§ 1-2, pp. 261-65; § 4, pp. 271-73 (L’analisi del sublime).
Si noti che in Kant l’illuminismo non si contrappone al romanticismo, ma, piuttosto, l’uno evolve nell’altro: la ragione critica diventa auto-critica, coglie i propri limiti (essa è irrimediabilmente soggettiva e si riferisce solo ai fenomeni) e, perciò, apre ad altre “facoltà” – come il sentimento – che possono in qualche modo integrarla (pur rimanendo, nella prospettiva di Kant, altrettanto soggettive).