Per noi è abbastanza naturale condividere i principi e i valori della rivoluzione, di cui siamo, indirettamente, gli eredi (attraverso l’evoluzione prima liberale e poi democratica delle società europee tra Otto e Novecento). Ma mettiamoci nei panni degli uomini che fissarono il nuovo ordine al congresso di Vienna. Quali potevano essere le preoccupazioni maggiori di questi politici, che li portarono a soffocare la libertà di parola e di stampa, a impedire il diffondersi delle dottrine liberali e, soprattutto, democratiche? Lasciando da parte, per un momento, gli ovvi interessi che alcuni di costoro, in quanto esponenti della nobiltà o dell’alto clero, potevano avere nel voler impedire il “contagio” rivoluzionario, in base a quali principi e valori e con quali argomentazioni, a tuo parere, poterono operare? Oltre che studiare le pagine del manuale indicate nella consueta sintesi sulla Restaurazione e al § 9.2 nella parte dedicata al Pensiero reazionario e conservatore (pp. 276-78), puoi lasciarti ispirare, nel rispondere, se credi, anche dalle parole del campione della Restaurazione, il principe di Metternich (cfr. cap. 9, doc 4, pp-. 301-302).
I politici del congresso di Vienna agirono secondo:
-il principio di legittimità (in base al quale si sarebbe dovuto ripristinare l’ordine legittimo, perché legittimato da una tradizione secolare) – – il principio di equilibrio (al fine di mantenere il massimo equilibrio possibile tra le potenze, in modo da evitare futuri conflitti)
– principio di intervento (in base al quale le maggiori potenze erano tenute a intervenire ovunque si fosse messo in discussione tramite moti rivoluzionari o cambi di regime l’ordine della restaurazione)
Ora, se non si considerano i motivi politici ed economici nascosti dietro questi principi, è chiaro come per mantenerli ci fosse bisogno di ordine e di uno Stato forte; ciò non si poteva ottenere senza un popolo obbediente, e per questo, per motivi di ordine sociale, le rivoluzioni dovevano per forza essere represse poiché minaccia per lo Stato e per quelli confinanti, dove i suoi principi potevano diffondersi.
Analisi abbastanza “politica”, convincente ma forse non esaustiva.
Il congresso di Vienna ridisegnò l’Europa e i suoi confini, secondo i principi della legittimità (ripristinare l’ordine legittimo che era instaurato prima di Napoleone), principio di equilibrio (equilibrio tra le potenze per evitare conflitti), principio di intervento (potenze Santa Alleanza, successivamente Quadruplice Alleanza, intervenire in aiuto in caso di rivoluzioni .
Per concludere dopo il congresso di Vienna di tornò indietro di 25 anni .
A dire il vero abbiamo detto (e ascoltato anche l’analisi dello storico Sabbatucci) che il congresso non riuscì nell’intento di tornare indietro di 25 anni. In ogni caso non hai risposto puntualmente al quesito.
Il congresso di Vienna avvenne con l’obbiettivo di ridisegnare la cartaina dell’Europa e ripristinare l’Ancien régime dopo gli sconvolgimenti apportati dalla Rivoluzione francese.
All’ interno del congresso vennero dunque applicati alcuni importanti principi:
– Principio di legittimità: restaurazione sui loro troni dei sovrani detronizzati a seguito della Rivoluzione francese e di Napoleone
– Principio di intervento: le grandi nazioni si impegnavano ad intervenire per sedare qualunque eventuale rivoluzione che minacciasse le grandi Monarchie d’Europa.
– Principio di equilibrio: nessuno nazione avrebbe potuto rafforzarsi eccessivamente a danno delle altre.
Si, ma con questo non ha risposto al quesito, se non in forma implicita.
Il congresso di Vienna fu guidato dai seguenti principi:
principio di legittimità
principio di equilibrio
principio di intervento
Le dottrine liberali e domocratiche prevedevano un riconoscimento di diritti che potevano ostacolare l’amministrazione dello Stato che doveva seguire una precisa linea politica che dovesse rispettare e mantenere una serie di direttive stabilite dal congresso. Idee liberali e democratiche avrebbero sicuramente provocato rivoluzioni e fatto cadere i confini e le leggi stipulati nel 1814. Ricordiamoci che il congresso era stato voluto e presidiato dai capi delle potenze europee senza pareri popolari. Il popolo quindi avrebbe potuto far crollare questi accordi mettendo in imbarazzo il sovrano e i rapporti del suo Stato con gli altri.
Mi sembrano argomentazioni abbastanza buone, più di tipo politico-strategico che legate a sfere valoriali molto profonde, ma non si può escludere che molti leaders machiavellici del Congresso, come Metternich, le coltivassero.
Probabilmente le preoccupazioni maggiori dei politici dell’epoca era la possibilità che scoppiassero nuove rivoluzioni come quella precedente.
Le argomentazioni che potrebbero aver adottato per limitare la democrazia e la libertà di stampa potrebbero essere legate alla loro discendenza secolare (impero francese) ed a un equilibrio trovato con Napoleone che cercavano di non intaccare attraverso il “contaggio” del pensiero pubblico.
Prego? Che significa un “equilibrio che cercavano di non intaccare attraverso il “contaggio” del pensiero pubblico”? Che c’entra la discendenza secolare di certi regimi con la lotta contro la libertà di stampa? Perché non pubblicare articoli o libri a favore dei regimi secolari, invece di impedire la pubblicazione di opera contro tali regimi?
Con il Congresso di Vienna le potenze vincitrici della sesta coalizione intendevano ripristinare la situazione pre-rivoluzionaria. Per farmi un’idea più chiara della situazione ho letto anche il documento proposto dal nostro libro riguardante il principe di Metternich. Già dal titolo “la conservazione al servizio della pace” si può capire il profondo significato delle sue parole. La sua visione politica era improntata a forti elementi razionali e conservatori e proponeva il controllo del mondo universitario e della stampa per arginare la diffusione delle idee liberali. A mio parere tale documento può in generale rappresentare molto bene quali erano le possibili preoccupazioni maggiori di tali politici. Il principe spiega infatti che per il mantenimento della pace e della tranquillità bisognava rimanere lontano dalle seduzioni e dai tentativi di rinnovamento. In particolare i governi hanno perduto la loro sicurezza, si sono spaventati e si sono intimiditi a causa delle grida della classe intermedia della società che essendo collocata tra re e popolo, “spezza gli scettro dei primi e usura la voce dei secondi”. Inoltre questa classe è come mascherata perché si aiuta e si unisce oppure si disunisce a seconda del bisogno.
Essa si é impossessati della stampa e la volte solamente ad esaltare la disobbedienza alle leggi della religione e dello Stato.
Tali politici sono dunque convinti che la società potrà essere salvata solamente con determinazioni forti e vigorosa da parte dei governi ancora liberi nel loro pensiero e nelle loro azioni e se essi si liberano dalle illusioni e stabiliscono una linea di principi corretti. Solo in questo modo si potrà mantenere la giustizia, i diritti di ciascuno e di tutti e di evitare sentieri erronei.
Buonasera,
secondo me (anche se non sono sicura di aver compreso del tutto la domanda) le preoccupazioni maggiori dei politici che fissarono il nuovo ordine al congresso di Vienna potevano essere le aggressioni future. Probabilmente questi ultimi bloccarono la libertà di stampa e di parola per far si che il popolo non si evolvesse dal punto di vista intellettuale, prendendo coscienza di poter modificare il loro stato sociale, visto che al centro delle rivendicazioni liberali c’era proprio la libertà dell’individuo, che garantiva a ogni persona di seguire i propri desideri e le proprie inclinazioni.
Quando viene soffocata la libertà di parola e di stampa, e si impedisce il diffondersi delle dottrine liberali e democratiche, l’intento (in questo caso dei politici) è uno solo : quello di impedire che le persone si facciano opinioni diverse e si suddividano in più gruppi differenziati l’uno dall’altro per pensiero politico,religioso ecc.. . l’impedimento delle dottrine liberali e democratiche fece venir meno il senso di uguaglianza che caratterizzava l’illuminismo ( dichiarazione d’indipendenza americana ,dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino ). Questo garantiva quasi un’assoluto controllo da parte dei politici sulla popolazione in modo da diffondere i loro ideali per poi raggiungere i loro scopi e desideri individuali .
Mi rendo conto di non aver risposto adeguatamente alla domanda , questo è stato causato in parte dal non essere riuscita a esprimere in modo approfondito ciò che avevo pensato , in parte dall’enorme stanchezza
A mio parere il congresso di Vienna può essere visto come un vero e proprio atto rivoluzionario, più delle rivoluzioni stesse. Un mutamento sostanziale della morfologia politica e geografica dell’Europa che riporta indietro di 25 anni ma che a mio parere si può identificare in un atto totalmente innovativo. Proprio per questo e con l’innesto di nuovi principi di necessario stroncare in principio qualsiasi forma di rivolta e di dissenso verso il congresso.
In che senso ritieni il congresso innovativo? Inoltre come si è visto il tentativo di “portare indietro l’orologio di 25 anni” non riuscì del tutto…
Ricondurrei le possibili argomentazioni, i valori e i principi dei politici della restaurazione ad un’ideologia di stampo tradizionalista che prevede che il potere di governare arrivi direttamente da Dio. È lui e nessun altro a insignire un uomo di tale carica, e pertanto il diritto di governare non può arrivare dal basso, come prevedeva invece il pensiero democratico che si stava diffondendo in quegli anni. Questo spiegherebbe inoltre il principio di legittimità: una certa dinastia deve continuare a regnare poiché altrimenti si andrebbe contro il volere di Dio.
Per quanto riguarda i diritti come la libertà di stampa o di parola, anche queste privazioni potrebbero essere figlie di questa corrente di pensiero (anche se non sono del tutto sicuro del collegamento): un cittadino che esprime opinioni che vanno contro la parola del sovrano o, ad esempio, del papa, ritenuto custode di una sapienza infallibile, va di conseguenza contro il volere del Signore.
Si, hai colto un aspetto importante. Forse gli stessi principi che evochi potrebbero essere considerati al rovescio, in modo più efficace: i reazionari pensano che le persone siano “bambini”, minori bisognosi di una guida che sa meglio di loro che cosa sia bene per loro.
Le motivazioni che spinsero i politici partecipanti al congresso di Vienna a soffocare la libertà di parola e di stampa e a impedire il diffondersi delle dottrine liberali e democratiche, sono riconducibili al timor
Le vicende della Rivoluzione francese e il periodo napoleonico avevano dimostrato che anche alti e nobili fini si scontrano con la realtà storica. La rivoluzione era infatti terminata con le stragi del Terrore e il sogno di realizzazione di un’Europa al di sopra dei singoli stati aveva determinato invece la ribellione dei popoli proprio in nome del loro sentimento di nazionalità.
Metternich (tra i maggiori artefici del congresso di VIenna) sosteneva che la classe intermedia, che aveva assunto così tanto potere durante la rivoluzione “spezza gli scettri dei re e usurpa la voce del popolo”, impossessandosi della stampa e disobbediendo alle leggi della religione e dello stato, usando tutti i mezzi che servono loro per conquistare ciò che vogliono.
Un altro politico e diplomatico francese, François-René de Chateaubriand, dichiara che le teorie illuministiche sulla libertà naturale dell’uomo sono semplici follie e diaboliche stranezze. Secondo il suo pensiero infatti l’uomo è troppo malvagio per poter essere libero, è invece nato naturalmente servo e tale è stato fino a quando il Cristianesimo lo ha liberato.
Ottima analisi. Hai evocato non banali interessi a mantenere l’ordine pubblico, ma un complesso di valori che i “reazionari” intendevano difendere e timori giustificati dall’andamento della rivoluzione (una specie di “terrore del terrore”, per così dire).