- Svolgi il compito indicato nel titolo di questa consegna dopo aver ripassato la relativa unità didattica con tutti i testi a cui essa rinvia off line e on line (con particolare riguardo a i testi di Hobbes e Locke riportati nel manuale di storia di terza, S vol. I, doc 2, pp. 556-58 e doc 4, pp. 560-62).
P.S. Pubblicati sul registro elettronico i voti relativi alla recente prova di Storia
I filosofi inglesi del Seicento, Thomas Hobbes e John Locke, partendo da premesse simili, quali il fatto che i soli eventi che si possono ricondurre ai nostri atti di volontà sono i fatti di cui siamo artefici, arrivano ad elaborare due teorie politiche diverse. Il primo riteneva che il potere politico dovesse essere affidato in forma assoluta ad un capo dello stato dal popolo, in quanto se non ci fosse stata una persona libera dall’obbligo di seguire le leggi, dettate dalla ragione, e che le imponeva, gli uomini si sarebbero uccisi tra di loro. Hobbes sosteneva quindi la validità di una monarchia assoluta. John Locke invece teorizzava che i diritti civili fondamentali non potessero essere calpestati; salvo atei e cristiani che non erano in grado di devolversi ad un sovrano oppure il cui sovrano era un capo di stato straniero, le differenze religiose andassero tollerate e infine che i poteri legislativo ed esecutivo andassero divisi, il primo al Parlamento sovraordinato e il secondo al sovrano che era subordinato al primo. Locke mise quindi le basi per quella che è l’idea di democrazia moderna.
Buona interpretazione. Ricordati di non usare “cristiani” per “cattolici”.
Hobbes elabora una filosofia politica basata su due principi: la ragione naturale, secondo la quale ognuno fugge da tutti i mali, in particolare dalla morte che è il peggiore di questi; e la bramosia naturale, per la quale ognuno pretende di godere da solo dei beni comuni. Quest’ultimo principio ci porta a negare l’esistenza di un amore reciproco fra gli esseri umani, infatti alla base delle più grandi società troviamo il timore reciproco, dovuto all’uguaglianza fra gli uomini e alla volontà naturale di danneggiarsi a vicenda. La legge naturale viene controllata dalla ragione naturale, che è di tipo auto conservativo.
Al contrario Locke ritiene che lo stato di natura non è uno stato di guerra ma lo può diventare se gli uomini ricorrono alla forza per controllare la libertà altrui. A differenza di Hobbes la legge di natura è la ragione stessa in quanto ha per oggetto i rapporti fra gli uomini, deriva dall’uguaglianza fra questi e limita il diritto naturale con il pari diritto degli altri. Il diritto naturale degli uomini è quindi limito alla propria persona e ci permette di difenderci in modo proporzionato all’offesa ricevuta.
Lo Stato, secondo Hobbes, nasce dalla stipulazione di un patto tramite il quale i cittadini rinunciano allo stato di natura e lo trasferiscono ad altri, che diventano i sovrani. Tutto il potere viene quindi riunito in una sola persona (o in un gruppo) ed è irreversibile, unilaterale e indivisibile. Hobbes teorizza quindi uno Stato assolutistico, in cui i cittadini perdono tutti i diritti che possedevano allo stato di natura per trasferirli ad una sola persona che li guida e che decide per loro.
Secondo Locke lo Stato nasce per evitare lo stato di guerra ma non toglie nessuno dei diritti che l’uomo possedeva allo stato naturale, tranne quello di farsi giustizia da sé. La libertà dell’uomo nella società consiste quindi nel sottostare ad un potere solo se stabilito con il consenso di tutti i cittadini. Per Locke quindi la legge di natura esclude la forma assolutistica dello stato e ne propone una liberalistica, in cui ognuno possiede il diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà.
Ottima analisi ed efficace confronto anche se forse poteva essere un po’ più sintetico e mirato ai punti di consonanza e divergenza.
Le due filosofie di Hobbes e Locke appaiono differenti in primo luogo poiché quella del primo aderisce al pensiero assolutistico, l’altra a quello del costituzionalismo.
Detto ciò possiamo continuare elencando altre differenze quali:
-l’amministrazione della giustizia, in Locke troviamo delle leggi chiare e universali, che valgono per tutti i cittadini in egual modo, diverso da Hobbes che per prima cosa esonera il sovrano da ogni tipo di giudizio e poi gli conferisce il potere di modificare queste;
-la libertà di culto, difesa da Locke, ma inaccettabile per Hobbes;
-la libertà dei cittadini, in Hobbes questi sono completamente sottomessi al sovrano, invece il Locke hanno tutti pari diritti;
-infine il contratto stipulato tra i cittadini e il sovrano presente in Hobbes è inesistente in Locke.
Non è esatto che in Hobbes il contratto sia tra cittadini e sovrano e in Locke no, anzi è vero il contrario. In generale, forse la sintesi questa volta non ha giovato alla chiarezza della tua analisi (p.e. non si capisce il nesso tra la libertà di culto in Locke e la difesa dei diritti politici; anche in Hobbes tutti i cittadini hanno pari diritti, in un certo senso, se si eccettua il sovrano ecc.)
Analizzando come prima cosa il contesto in cui sono vissuti i due filosofi, si può comprendere come Hobbes abbia sviluppato la sua teoria politica partendo dal presupposto di evitare uno scontro tra cittadini, come la guerra civile avvenuta in Inghilterra, invece Locke, vedendo da vicino la “gloriosa rivoluzione” dove la monarchia costituzionale si affermava sbarazzandosi dell’assolutismo, mirava a mantenere la libertà tanto sudata. Per Hobbes, appunto, solo gli uomini sono di natura egoisti e in competizione fra loro per l’onore e la dignità infatti, se lasciati allo sbaraglio, creerebbero solo confusione o guerre e quindi c’è bisogno di un capo supremo che plachi la natura aggressiva delle persone , proprio per questo, in cambio della protezione i cittadini donano i propri diritti allo stato. Ben diversa è la visione di Locke il quale pensa che, escluso ogni giudizio privato, lo Stato debba tutelare la libertà delle persone le quali, a loro volta dovranno ricambiare trasmettendo la giustizia. Seppure con visioni diverse, i due filosofi partono da una concezione uguale: l’originaria uguaglianza dell’uomo. La netta distinzione tra queste due filosofie e il centro dei due pensieri è che secondo Lokke il potere poteva essere diviso tra il popolo,capace di mantenere la pace e la giustizia, questa cosa per Hobbes era inconcepibile tant’è che lo Stato era l’unica entità a detenere il potere assoluto.
Ottimo confronto, puntuale e preciso. Anche qui (come nella domanda di storia…) c’è un passaggio non chiaro grammaticalmente: “secondo Lokke il potere poteva essere diviso tra il popolo ecc.” Tra il popolo e chi? (Poi “Locke” non si scrive “Lokke”, ma questo è un perdonabile refuso dovuto alla scrittura on line…)
Hobbes e Locke condividono la nozione di stato di natura, caratterizzata dall’originaria uguaglianza degli uomini, interpretandola però diversamente.
Al contrario di Hobbes, il quale vede nello stato di natura una situazione di guerra continua, Locke afferma che questo è governato dalla legge di natura, secondo cui “nessuno deve danneggiare l’altro nella vita, nella libertà, nella salute e nella proprietà”, limitando pertanto il diritto naturale a solo ciò che ci appartiene e che è frutto del nostro lavoro. Non si tratta quindi di uno stato conflittuale, ma può diventarlo nel caso in cui la forza venga utilizzata per ottenere il controllo sulla libertà altrui, cosa che secondo Locke dovrebbe essere vietata in natura.
A partire da questa tesi, egli esclude che la comunità successiva allo stato di natura possa essere governata da un potere assoluto e illimitato, contrariamente a quanto affermato da Hobbes che considerava questa forma di potere l’unica in grado governarla efficacemente.
Non avendo potere assoluto, la Chiesa nella comunità immaginata da Locke è libera dai limiti dello Stato, che non deve quindi intervenire nelle questioni religiose poiché non considerato in grado di condurre alla salvezza con la forza; Hobbes, al contrario, afferma che Chiesa e Stato coincidono in quanto quest’ultimo è considerato “l’anima della comunità”.
Ottim..e analisi
Secondo la teoria di Hobbes lo stato deve garantire la sicurezza che necessitano i sudditi attraverso il sovrano, il quale esercita un potere assoluto. Inoltre secondo lui la cosa peghiore che si possa verificare all’interno di uno stato è la guerra civile. Loke invece pensa che lo stato, oltre alla salute e alla sicurezza del cittadino, debba garantirne anche la libertà e la proprietà privata, in questo modo evoca un modello di stato liberale. Inoltre Loke pensa che sia possibile abbattere lo stato nel caso in cui non assolva ai suoi doveri, al contrario di Hobbes, il quale pensa che non sia possibile eliminare lo stato.
La sostanza è corretta, anche se espressa in modo sintetico e ortograficamente piuttosto scorretto (“peghiore”, “Loke”), nonché morfosintatticamente non sempre preciso (si dice :”di cui necessitano in sudditi”, non: “che necessitano ecc.”). Attenzione che in situazioni formali (colloqui di lavoro ecc.) queste imprecisioni fanno una cosiddetta pessima impressione (in tali occasioni non rileva tanto il contenuto, quanto la forma: se è sciatta, si suggerisce che la persona sia stata affrettata e poco convinta, p.e. nella stesura di un curriculum)…
Se si dovesse mettere a confronto le idee di questi due filosofi in merito alla filosofia politica, si potrebbe notare subito che, nonostante entrambi argomentazioni alla base dei due pensieri siano simili, le conclusioni a cui esse portano sono assai divergenti, infatti, mentre Thomas Hobbes giunge a giustificare l’assolutismo, John Locke difende una equa distribuzione dei poteri tra i cittadini.
Le differenze:
• In primo luogo, se Thomas Hobbes si fa portavoce di una “visione pessimistica” della natura dell’uomo, ossia che è sua indole cercare di penalizzare il prossimo per avvantaggiare se stesso (quindi essere incapace di vivere cordialmente e detenere il potere, uno stato in guerra dato dalla bramosia naturale e ragione naturale), proponendo una stato sempre in guerra, John Locke descrive la possibilità che lo stato sia di guerra (ma non sempre), perché un potere a cui si deve fare appello per essere aiutati non può essere sempre in conflitto.
• In secondo luogo John Locke si fa portavoce di una visione nuova di tolleranza e ideologia religiosa, il quale si basa su un confronto tra stato e chiesa, basato sulla costrizione, metodo, a cui lo stato si dovrebbe appellare, il quale non può essere usato dalla chiesa, perché la salvezza (speranza dell’uomo) la si consegue con la fede; dall’altra parte Thomas Hobbes difende una concezione che esclude ogni collaborazione della chiesa, poiché il monarca rappresenta un vero e proprio Dio in terra (rappresentando in se stesso ogni potere).
• In terzo luogo la differenza più grande, ossia, rivendicando un diritto o libertà dei cittadini, John Locke espone che il consenso dei cittadini da cui si origina il potere civile fa di questo un potere scelto per il fatto che è scelto e gestito dei cittadini e di conseguenza non devono dipendere da nessun’altro potere legislativo, dall’altra parte Thomas Hobbes rivendica più di una volta l’dea che il potere sia nelle mani del sovrano, tipo: scegliere ciò che è bene e ciò che non lo è, e la non possibilità da parte del popolo di negare il loro consenso nei confronti di quest’ultimo.
Cogli punti pertinenti e qualificanti. Come spesso, fa difetto la forma espositiva.
Alcuni esempi?
Non è corretto scrivere: “John Locke difende una equa distribuzione dei poteri tra i cittadini”, perché Locke sostiene (più che “difende”) una separazione (non necessariamente “equa”, trattandosi di poteri diversi) tra poteri dello Stato (non dei o “tra i cittadini”), assegnando il potere esecutivo al sovrano e il potere legislativo al parlamento. O forse intendevi che difende una “equa distribuzione dei diritti tra i cittadinI”? Ma anche per Hobbes i diritti sono equamente distribuiti. Il punto è che sono assai più limitati che per Locke.
Nel tuo “in primo luogo” parti ricordando che “Thomas Hobbes si fa portavoce di una “visione pessimistica” della natura dell’uomo”. Ci si aspetterebbe qualcosa come: “Invece Locke ha una concezione del tutto diversa dell’uomo ecc.”, invece ti limiti a dire che Locke considera lo stato di guerra “possibile” (ma non chiarisci che questa differenza con Hobbes, che lo considera invece necessario, dipende appunto da una diversa concezione dell’uomo).
Nel tuo “in secondo luogo”, a parte lo strano “il quale” (prima hai parlato di “una visione nuova di tolleranza e ideologia religiosa”, tutti sostantivi femminili…, d’altra parte anche questi tra loro mal coordinati, forse intendevi: “una visione nuova di tolleranza religiosa”, non si capisce che cosa c’entri il termine “ideologia”), parli di “un confronto tra stato e chiesa, basato sulla costrizione, metodo, a cui lo stato si dovrebbe appellare, il quale non può essere usato dalla chiesa, perché la salvezza (speranza dell’uomo) la si consegue con la fede”. Ma tu non intendi certamente che il “confronto” sia basato sulla “costrizione” (cioè che si sia costretti a fare un confronto o qualcosa del genere). Però è quello che leggo. Tu intendi, immagino, che questa nuova visione di Locke deriva da un confronto tra Stato e Chiesa dal quale deriva che lo Stato (non il confronto!) è basato sula costrizione, mentre la Chiesa no ecc. Ma nella tua versione “basato sulla costrizione” non può essere retto da “stato”. Almeno avresti dovuto scrivere: “un confronto tra Stato e chiesa, il primo basato ecc.”.
Ti segnalo poi che non è esatto dire che Hobbes esclude ogni collaborazione con la Chiesa (da parte dello Stato), perché egli vuole piuttosto una Chiesa del tutto sottomessa allo Stato. In generale nessuno dei due autori mette a tema forme di “collaborazione”: non Locke, per per lui le due sfere sono separate; non Hobbes, perché la Chiesa non deve collaborare con lo Stato, ma, semmai, obbedirgli (tuttavia, dire, come fai, tu, che Hobbes esclude “collaborazioni” è fuorviante, perché sembra suggerire che invece Locke le includa; inoltre, se dico che tu e io non collaboriamo, nessuno potrebbe capire che intendo dire che tu mi obbedisci o io ti obbedisco).
Poi scrivi che per Locke “il consenso dei cittadini da cui si origina il potere civile fa di questo un potere scelto per il fatto che è scelto e gestito dei cittadini e di conseguenza non devono dipendere da nessun’altro potere legislativo”. Innanzitutto appare tautologico (un’ovvietà che non spiega nulla) il fatto che un potere sia “scelto per il fatto che è scelto”. Poi a quale potere ti riferisci? A quello del parlamento? Allora è proprio il potere legislativo! Da quale altro potere legislativo dovrebbe dipendere? Meglio dire: il potere legislativo [non: “civile”], espresso da un parlamento i cui membri sono scelti dai cittadini, non deve [non si capisce perché tu scrivi, invece, “devono”, chi? a che cosa si riferisce questo plurale?] dipendere da nessun [senza apostrofo] altro potere. Punto (senza aggiungere: “legislativo”).
E si potrebbe continuare…
Per Hobbes la cosa più importante che va evitata è la guerra civile, mentre per Locke è la perdita della libertà; il primo mira alla sicurezza e alla pace, il secondo ad una società liberale che garantisca la libertà e tuteli i diritti degli uomini.
Per entrambi lo stato nasce da un contratto, che per Hobbes è la via di uscita da una guerra di “tutti contro tutti” attraverso un potere assoluto e centralizzato e finalizzato alla pace. Per Locke invece gli individui si stringono in una società al fine di evitare conflitti interni, come ad esempio una guerra civile, e per tutelare gli individui stessi e garantire i diritti principali dell’uomo (libertà, proprietà, salute). Il modello di Hobbes è quello assolutista, dove il sovrano detiene il potere spirituale e temporale; quello di Locke è monarchico costituzionale-liberale, dove gli individui comunicano attraverso un parlamento con la divisione dei poteri (inconcepibile per Hobbes) e con regole ben precise dettate dalle leggi.
Bellissimo anche se sintetico confronto punto su punto! Da prendere a modello!
La differenza tra Hobbes e Locke è che Hobbes sostiene il modello dello stato assoluto infatti sostiene che lo stato serve per garantire la sicurezza e il diritto alla vita dei propri sudditi. Però Hobbes sostiene anche p l’uomo è lupo per l’altro uomo in quanto naturalmente egoista.
Locke sostiene invece una monarchia parlamentare dove il diritto alla vita è acquisito, lo stato che sostiene Locke invece nasce per proteggere i diritti naturali degli uomini: alla vita, alla libertà e alla proprietà privata, infatti c’è una convivenza pacifica e gli uomini sono naturalmente socievoli. Quindi in sintesi Locke teorizza lo stato liberale.
Assegni alle teorie dei diversi autori caratteri sostanzialmente corretti. Tuttavia suonano bizzarri i connettivi. Ad esempio perché scrivi che “però Hobbes sostiene anche che l’uomo è lupo ecc.”? Non “però”; ma “infatti”. Hobbes sostiene l’assolutismo appunto perché diffida degli uomini, che, se non frenati da un sovrano, si sbranerebbero a vicenda come lupi. Non c’è contraddizione con quello che hai scritto prima.
Anche l”invece” che inserisci quando scrivi “lo stato che sostiene Locke invece nasce ecc.” non ha ragion d’essere. La monarchia parlamentare è appunto quello stato che nasce per proteggere i diritti. Perché quell’ “invece”? Non è esatto, poi, che il diritto alla vita sia “acquisito”: Come tu stessa scrivi è diritto naturale.
Per quanto concerne la teoria di Hobbes, egli promuove un regime assolutistico secondo il quale la posizione del sovrano, il quale può tutto,non è di origine divina, bensì è frutto di un accordo stipulato con il popolo, il quale sceglie di essere governato da un unico regnante, promuovendo l’assolutismo.
D’altro canto Locke sostiene il contrario. Secondo lui infatti il potere non deve essere accentrato nelle mani del re, bensì deve essere suddiviso in due cariche distinte: il potere legislativo deve appartenere al parlamento mentre quello esecutivo al sovrano.
Il sovrano dunque non ha potere assoluto, è controllato dal parlamento ed eletto, come in Hobbes, dal popolo (il potere non è dunque di origine divina).
Infine Locke sostiene che vi deve essere una separazione tra la politica e la religione mentre Hobbes sostiene, più tradizionalmente, il contrario.
L’analisi è corretta. Potevi mettere maggiormente in luce analogie e differenze: secondo entrambi gli autori il sovrano è legittimato da un contratto, ma per l’uno ecc. mentre per l’altro ecc.
Secondo Thomas Hobbes nello stato di natura ogni individuo ha diritto a tutto, ma data la tendenza naturale di ciascuno a prendere possesso di tutto é in vigore il bellum omnium contra omnes che però non assicura affatto la salvezza. Per questo Hobbes sviluppa una filosofia politica il cui obiettivo è la pace e dice che per arrivare a questa bisogna limitare il proprio diritto a tutto per farlo combaciare con il diritto altrui.Ma questo non basta, infatti ,siccome nessuno si può fidare degli altri ,c’è il bisogno di affidare tutto il potere ad un sovrano che eserciti quindi un potere assoluto.
John Locke invece , riconosce la divisione del potere tra parlamento e il monarca e sviluppa l’idea di tolleranza per le sette cristiane poiché,secondo lui,il potere politico non ha niente a che fare con le opinioni religiose e meno che esse non siano una minaccia .
I contenuti sono corretti, ma il confronto è lasciato al lettore. Si trattava di raggruppare analogie e differenze.
Hobbes ha maturato le sue idee e i suoi scritti nel corso della prima rivoluzione e Locke nella seconda, questo è importante per capire le differenze tra i due pensatori.
Per Hobbes la guerra civile era assolutamente da evitare, per Locke era da evitare la perdita della libertà.
Hobbes mirava alla sicurezza, Locke alla felicità generale.
Hobbes è il filosofo del caos, l’uomo suo tipo è lasciato alle sue inclinazioni, non è capace di convivere col simile ma solo di combatterlo, predilige la guerra; Locke è il filosofo dell’ordine, le relazioni umane solo se attraverso vari processi possono portare alla guerra.
Hobbes è generalmente considerato il teorico dell’assolutismo in ambito politico infatti si devono delegare tutti i diritti di natura allo Stato che non solo non ha doveri ma è ineliminabile, pena il ritorno allo stato di natura e alla guerra di tutti contro tutti.
Al contrario, secondo Locke, teorico del Liberalismo, se lo Stato non assolve il proprio dovere di salvaguardia dei cittadini può essere abbattuto e secondo Locke il potere può essere diviso, per Hobbes no
Buona analisi contrastiva. Interessante lo spunto iniziale: il differente periodo storico può in parte spiegare le differenze teoriche