Dopo aver studiato l’unità didattica sulla teoria dell’evoluzione di Darwin con tutte le risorse che la corredano (in particolare la pagina del sito principale che approfondisce il dibattito sull’evoluzione) rispondi al seguente quesito:
- Il meccanismo della selezione naturale dell’individuo casualmente più adatto al proprio ambiente ti sembra sufficiente a spiegare l’evoluzione delle specie viventi?
A mio parere il meccanismo della selezione naturale secondo il quale solo l’individuo più adatto al proprio ambiente sopravvive non è sufficiente per spiegare l’evoluzione della specie.
In primo luogo, analizzando specie per specie dal momento in cui sono “state create” ad oggi si può notare che alcune di queste non presentano alcun tipo significativo di evoluzione. Per esempio se pensiamo ai felini, in particolare ai gatti, notiamo che dal III millennio a. C. questa specie non si è evoluta in modo significativo.
Oltre a ciò il progesso della medicina e della tecnologia, dato che hanno contribuito alla sopravvivenza di coloro che venivano considerati “meno adatti”, hanno permesso di dimostrare che l’evoluzione parte anche da questi individui “meno adatti” e non solo da quelli “più adatti”.
In generale ritengo che gli argomenti di Darwin, che sostiene che l’evoluzione della specie avviene tramite un meccanismo di selezione naturale, non siano sufficienti per spiegare l’evoluzione della specie.
Non mi sono chiare le tue argomentazioni contro il darwinismo. La teoria di Darwin spiega perché alcune specie possano evolvere, ma non esclude che altre non evolvano (più… anche i gatti, “prima”, non erano gatti!) per lunghissimo tempo (a cominciare da certi batteri primitivi). Il meccanismo di selezione funziona quando ce n’è motivo. Se, ad esempio, un ambiente non varia significativamente, non c’è ragione che una popolazione che lo abita evolva o si trasformi (dal momento che è già adatta ad esso). L’obiezione relativa ai progressi della medicina si riferisce esclusivamente alla specie umana e non è un’obiezione alla teoria generale. Lo stesso Darwin in alcune “famigerate” pagine deplora che nelle moderne società la selezione naturale funzioni di meno. I darwinisti sociali sosterranno la necessità di non favorire i “non adatti” (fino alle teorie eugenetiche fatte proprie per esempio dal nazismo). Ma tutto questo non ha una rilevanza per la teoria generale. Tra l’altro, secondo altre interpretazioni, quelli che si direbbero “meno adatti”, perché più deboli, come p.e. le persone con handicap, si rivelano, invece, “più adatti” al loro ambiente di altri (p.e. i delinquenti condannati a morte) in presenza di un determinato tipo di Stato “sociale” (che costituisce, appunto, il loro ambiente sociale).
La teoria dell’evoluzione di Darwin, da un lato, incrina il postulato della reversibilità dei processi , dall’altro lato, rafforza il meccanicismo materialistico trovando una spiegazione all’origine delle forme viventi alternativa al platonismo e all’aristotelismo. Ciò che contraddistingue la rivoluzione concettuale del darwinismo è la nozione di selezione naturale “dell’organismo casualmente più adatto”. A mio parere, il meccanismo della selezione naturale è sufficiente a spiegare l’evoluzione dei viventi. Infatti, un essere vivente che possiede, per una ragione o per l’altra, un carattere che gli permette di occupare una particolare nicchia ecologica che lo rende più adatto sopravvivere nel suo habitat, sarà maggiormente in grado, rispetto a uno senza tale carattere, di garantire la sopravvivenza della sua prole, non della specie in generale (si sa che i maschi in molte specie animali quali leoni, orsi, ecc. uccidono piccoli che non riconoscono come loro quando li incontrano). Prendiamo i leopardi ad esempio: un leopardo possiede un mantello fulvo costellato di rosette di fitta distribuzione, questo garantisce che il contorno che delinea l’animale non sia ben distinguibile dalla vegetazione intorno ad esso quando è completamente immobile oppure si muove furtivamente per avvicinarsi quanto più possibile alle sue prede senza essere notato. Quando raggiunge una distanza inferiore a 5 metri, si lancia con un balzo lungo fino a 6 metri atterrando sulla vittima e soffocandola con un potente morso alla gola. Possiede, inoltre, una costituzione muscolosa, con spalle e petto molto potenti e artigli “retraibili” affilatissimi che gli permettono di arrampicarsi su alberi alti anche 20m con il tronco perfettamente verticale con in bocca una preda di peso maggiore al loro, per poi depositarla e godersela senza il rischio che altri predatori di maggiori dimensioni, come leoni o iene, la rubino.
Chiaro l’esempio del leopardo. Resta, tuttavia, il problema dei tempi. La combinazione della variazione casuale di certi tratti di certi animali e la contestuale variazione casuale degli ambienti nei quali questi animali vivono è sufficiente a spiegare l’evoluzione nel relativamente “breve” tempo a disposizione (per esempio nella fasi di esplosione morfogenetica)? Forse avresti potuto dedicare qualche parola agli argomenti antidarwinistici, anche solo per provare a smontarli.
A mio parere il meccanismo della selezione naturale dell’individuo casualmente più adatto al proprio ambiente non mi sembra sufficiente a spiegare l’evoluzione delle specie viventi tuttavia lo ritengo il più comodo da prendere per vero considerato che tutte le teorie antirivoluzionistiche mirano a smentire la teoria di Darwin senza arrivare ad una conclusione. Ad esempio Bergson affermò che l’evoluzione delle specie costituisce un’inversione della tendenza entropica dall’ordine al disordine e dal complesso al semplice oppure il fisico Paul Davies affermò che l’evoluzione meccanicistica di Darwin non renderebbe conto della tendenza dei viventi a passare da forme più semplici a forme più complesse ma entrambe le teorie non risultano sufficienti a dare una possibile nuova spiegazione.
Hai ragione. La messa in luce dei limiti di una teoria non comporta l’adesione a teoria alternative. Questa ultime dovrebbero essere altrettanto o più articolate e dimostrabili della teoria confutata, per essere sostituti plausibili. Lo approfondiremo nel modulo sull’epistemologia.
La teoria di Darwin mi pare una buona ipotesi per spiegare l’evoluzione degli esseri viventi, sopratutto se unita alla teoria di Monod che ipotizza la presenza di tantissimi mondi in cui l’evoluzione si è affermata a diversi stadi, implicando l’esistenza di specie aliene (che essendo razionali appare essere piuttosto realistica data la quantità di galassie presenti nell’universo osservabile e di conseguenza dei sistemi stellari presenti in queste e ancor più dall’innumerevole numero di pianeti disponibili) . Inoltre la teoria Darwiniana può essere più correttamente spiegata spostandola nell’ambiente del DNA, poiché la pressoché tutte le mutazioni sono determinate da questo piuttosto che dall’ambiente esterno.
Nonostante ciò però risulta incompleta, molti fenomeni non sono spiegati, come ad esempio caratteri inutili alla sopravvivenza delle specie che sono comunque comparsi, oppure il fatto che organi come l’occhio si siano sviluppati in modo fin troppo simile tra diverse specie tra loro piuttosto diverse. Inoltre dal punto di vista matematico vediamo che servirebbero una quantità infinitamente più grande di anni per sviluppare la quantità di specie che si sono evolute nel nostro mondo e che ciò comporterebbe la teorizzazione di un multiuniverso, che per quanto io ci credi, sono consapevole sia una teoria basata su poco e niente, quasi una religione, che non possiamo affermare o smentire in modo puramente scientifico.
Dunque ritengo la teoria di Darwin più valida rispetto alle teorie dello slancio vitale oppure quelle creazionistiche, però mi trovo d’accordo nel dire che sia incompleta.
Hai letto con viva attenzione tutti gli argomenti pro e contro il darwinismo, anche i più complessi. Questo ti ha permesso di proporre considerazioni documentate e critiche davvero convincenti. L’incompletezza di una teoria non implica automaticamente che siano valide teoria alternative altrettanto o più incomplete.
Non mi è chiaro perché le specie aliene dovrebbero essere razionali e perché questa ipotesi sia realistica. Per il funzionamento dell’argomento di Monod è sufficiente che altrove si siano evoluti viventi complessi, non necessariamente razionali (tutti i gradi dell’evoluzione fino alla scimmie superiori per intenderci). In ogni caso sembrerebbe più realistico congetturare l’esistenza di vita aliena, semplicemente, piuttosto che di vita “razionale”.
In realtà il mio “essendo razionali” era inteso come: “pensando razionalmente noi esseri umani, possiamo stipulare la tesi secondo la quale esiste vita aliena, non importa a quale stadio”
Aaaah, ora è chiaro.
Seppur di fondamentale importanza, il meccanismo di selezione naturale è solo uno dei fattori che determinano l’evoluzione delle specie viventi. Significativa è anche la variabilità dei geni, data dalla ricombinazione genetica durante la riproduzione sessuale e dalle mutazioni, le quali non sono la principale causa di evoluzione ma piuttosto fonte di nuovi alleli. Determinanti sono anche le migrazioni (intese come flusso di geni tra popolazioni) e la “deriva genetica” (fenomeno casuale di variazione delle frequenze alleliche in in una piccola popolazione isolata).
A differenza di quanto suggerito da Palmarini e Fodor, ritengo tuttavia che tali vincoli genetici non siano di maggiore importanza rispetto a quelli ambientali della selezione naturale, ma che siano piuttosto legati da un rapporto di stretta correlazione: secondo una visione di tipo neodarwinista, l’evoluzione scaturisce dall’influenza deterministica della selezione naturale sulla casualità della variabilità genetica, senza la quale il meccanismo di selezione non troverebbe sufficiente applicazione.
Questa conciliazione confuterebbe, a mio avviso, il principale argomento degli antidarwinisti, che vedono nella selezione naturale una controtendenza rispetto all’entropia: la selezione naturale non tenderebbe a creare organismi sempre più complessi, ma cercherebbe piuttosto di uniformare quei tratti, dati dalla variabilità genica, che rendono un organismo più adatto a sopravvivere e quindi a riprodursi in un determinato ambiente, secondo una tendenza conservativa che non ritengo sia contraddittoria rispetto al concetto di evoluzione (al contrario di quanto affermato da Sermonti). Quest’ultima si verifica infatti quando l’ambiente in cui vive/si è spostato un organismo non risulta più adatto alla sua sopravvivenza, ma viene solitamente seguita da una fase di stabilità conservativa in cui gli organismi con il gene più adatto si impongono numericamente su quelle più deboli riproducendosi.
Considerazioni davvero ben argomentate e documentate. Soprattutto mi sembra convincente la tua confutazione dell’argomento (a quanto pare condiviso da diversi insigni biologi, non solo dall'”eretico”Sermonti) sulla funzione prevalentemente conservativa, piuttosto che trasformativa, della selezione naturale. Il solo dubbio che potrebbe rimanere (che, forse, per ragioni di spazio e di tempo, non hai dissipato) riguarda il tempo. I tempio geologici lungo i quali l’evoluzione sarebbe avvenuta sono sufficienti perché possa operare efficacemente il meccanismo delle selezione, ad esempio durante la fasi di “esplosione morfogenetica”? O non sono troppo brevi? Ma certo ci mancano sufficienti conoscenze per discutere a fondo questa faccenda…
Il meccanismo della selezione naturale dell’individuo casualmente più adatto al proprio ambiente è la parte innovativa della teoria dell’evoluzione, presentata da Darwin, essa è stata aggiunta alle teorie di evoluzione della natura nel tempo, già intuite nel XVIII sec. da Buffon e riprese da Lamarck nel XIX sec.
A mio parere questo meccanismo è sufficiente per spiegare l’evoluzione delle specie viventi, infatti in quanto interamente basato su criteri meccanici, chimici e fisici, lo trovo molto più probabile rispetto ad una mera ipotesi di esistenza di un Dio eterno, onnisciente e superiore.
La questione, tuttavia, se mi permetti, è più sottile. Bergson, ad esempio, considera insufficiente il meccanismo della selezione naturale, SENZA invocare alcun Dio, ma soltanto una forza intrinseca alla natura. La tua opinione sembra presupporre una visione riduzionistica (tutto si riduce a fisica e chimica), non dimostrata e neppure (nel tuo caso) argomentata. Avresti potuto, invocare, ad esempio gli argomenti di Monod e quelli degli antichi atomisti…
A mio parere l’idea del progressivo aumento degli individui con caratteristiche ottimali per l’ambiente in cui vivono è sufficiente a spiegare l’evoluzione della specie in quanto, con il passare delle generazioni, la popolazione di un certo ambiente “impara a viverci” e si sviluppa, anche fisicamente, per sopravvivere in quel determinato ambiente. Un esempio puó essere l’uomo dalla pelle scura: esso ha la pelle scura perché gli permette, vivendo in posti soggetti ai raggi ultravioletti del sole, di proteggersi da quest’ultimi.
Sembreresti aderire una prospettiva “lamarckiana”, secondo la quale la funzione sviluppa l’organo. Parlando di “progressivo aumento di individui con caratteristiche ottimali” sembri presupporre quello che devi dimostrare…
A mio parere, la legge della selezione naturale è in grado di spiegare l’evoluzione degli esseri viventi fino a che essi non escano dal proprio stato naturale.
La base della selezione naturale si fonda sulle stesse forze e meccanismi naturali descritti dalla fisica, perché ovviamente gli esseri viventi sono anch’essi fisici e sottostanno alle stesse leggi che governano il resto dell’universo. Scavando a fondo nei processi biologici si possono riconoscere come alla loro base ci siano sempre dei fenomeni fisici, e questi ultimi (come è definito dalla 2 legge della termodinamica) sono i responsabili della dissipazione dell’energia disponibile e dell’eventuale raggiungimento dell’equilibrio termico: gli esseri viventi non sono altro che acceleratori di questo processo inevitabile perché anche se essi sono apparentemente in grado di creare ordine dal nulla, il loro stesso esistere si basa sullo sfruttamento di quanta più energia disponibile nel proprio sistema,con conseguente creazione di un disordine maggiore nel sistema totale dell’universo. Da ciò deriva che la selezione naturale è identificabile come il processo che permette alle forme viventi di sfruttare al meglio l’energia disponibile nel proprio habitat, in quanto l’essere più adatto, in teoria, è in grado di sfruttarla in modo più efficiente.
Una volta arrivati all’essere umano, i successivi passi dell’evoluzione non saranno più spiegabili con la sola selezione naturale, ma bisogna tener conto di altri fattori, di stampo sociale, psicologico. Si può considerare però che alla base dell’avanzamento tecnologico dell’uomo ci sia sempre la necessità di sfruttare al meglio l’energia del nostro ambiente, caratteristica propria di tutte le specie viventi (quindi è da pensare che l’essere umano abbia costruito il proprio pensiero e le proprie strutture sociali con in mente questo scopo implicito); da questo si può vedere come anche il progresso umano sottostà alle stesse leggi che governano anche la selezione naturale, ipotizzando un “passaggio di scala” delle sue meccaniche da quelle naturali a quelle umane.
La tua teoria è molto interessante, ma sorvola sulle obiezioni che abbiamo esaminato. Tu aderisci a una chiara prospettiva riduzionistica, che, tuttavia, non è affatto dimostrata.
Ti faccio un esempio. In base al tuo ragionamento, prima della scoperta della forza elettrica (o, meglio, elettromagnetica), se qualcuno lasciava cadere un filo d’acqua dall’alto al basso, vi avvicinava un panno strofinato e otteneva “magicamente” che questo filo d’acqua cadesse obliquamente “come se” fosse attratto dal panno, costui avrebbe potuto dire: “Tutte le forze in natura sono meccaniche, l’acqua è fatta di particelle che obbediscono alla leggi meccaniche, quindi se ora il filo d’acqua si piega bisogna trovare la causa meccanica, magari uno spostamento d’aria prodotto dal panno o simili, che spiega questa curvatura”. Costui si sarebbe privato della possibilità di scoprire forze elettriche, non riducibili a forze meccaniche (basate su urti o pressioni ecc.). La situazione dell’evoluzione è simile. E’ un pregiudizio voler ridurre in generale il vivente alla sua “base” fisico-chimica. Certo, finché questa riduzione è sufficiente a rendere conto dei processi, non c’è motivi di invocare Dio o forze occulte. Ma quando sembra che questa riduzione non sia in grado di rendere conto di certi fenomeni, perché non invocare nuove entità funzionali alla spiegazione mancante (come lo slancio vitale di Bergson)? Per escludere queste entità bisogna entrare nel merito delle obiezioni al darwinismo e dimostrare che queste non sono fondate e che concretamente la selezione naturale è un meccanismo sufficiente (mentre nella tua analisi tu sembri presupporlo).
A mio parere la teoria di Darwin del meccanismo della selezione naturale dell’individuo casualmente più adatto al proprio ambiente non è sufficiente a spiegare l’evoluzione della specie dei viventi , però è stata sicuramente indispensabile per escludere tra le varie teorie anche quella dell’intervento di Dio o comunque di un’entità Superiore.
Un momento, c’è qualcosa che non torna. Perché escludere una teoria come l’intervento di un’entità superiore se la teoria in questione, quella della selezione naturale, è insufficiente? Sarebbe come se tu dicessi: “Questa persona è un pessimo amico, tuttavia essergli amico mi permette di non essere amica di quest’altro (di cui non so nulla e che magari potrebbe essere un amico fantastico)”. Che senso ha? Evidentemente tu devi avere ragioni indipendenti per escludere l’intervento di un’entità superiore, dal momento che la teoria di Darwin non ti sembra sufficiente. Ma se è così, allora invoca queste ragioni direttamente (per esempio, potresti escludere l’esistenza di Dio perché sembra sospetta, sembra un “wishful thinking”, un’invenzione dell’uomo a fini di auto-consolazione), invece che basati su Darwin. Tra l’altro è molto pericoloso difendere una causa (supponiamo l’ateismo) invocando argomenti deboli (il darwinismo, ammesso che sia una teoria inadeguata). Sarebbe come se tu in giudizio chiamassi a testimone contro qualcuno una persona scarsamente attendibile (p.e. un ubriacone). Sarebbe un’azione difensiva decisamente controproducente!
Credo che la teoria espressa nella domanda, ovvero quella secondo la quale l’evoluzione degli esseri viventi si basi su una selezione naturale casuale che tende sempre a far sopravvivere l’essere più adatto al suo ambiente, sia sufficiente per spiegare l’evoluzione delle creature.
In primo luogo perché la ritengo estremamente logica, infatti basta pensare a molti comportamenti animali, spontanei e naturali. Nei cuccioli di animale tendono infatti sempre a sopravvivere i più forti, in altri casi invece i cuccioli vengono abbandonati a se stessi ed accuditi dalle loro madri per pochi minuti al giorno, questo perché imparino a sopravvivere da soli e ciò implica spesso la morte dei più deboli.
Inoltre questa teoria non escluderebbe l’esistenza di Dio, così da far contenti tutti. Infatti si può benissimo pensare che la teoria dell’evoluzione vista da questo punto di vista sia stata prevista da Dio stesso e che fosse sempre stata nei suoi piani.
La tua risposta non tiene in alcun conto delle obiezioni alla teoria dell’evoluzione (anche solo per confutarle).
Inoltre, il tuo tentativo di conciliare questa teoria con l’ipotesi circa l’esistenza di Dio secondo me è un po’ troppo sbrigativo (anche se molti, per la verità, anche tra i sacerdoti spesso adottano ragionamenti simili… ma solo perché forse non hanno pensato a fondo, non hanno “filosofato”!). La domanda infatti che rimane inevasa è la seguente: “Ma Dio, nel prevedere l’evoluzione delle specie viventi, ha anche previsto il suo meccanismo, cioè la selezione naturale CASUALE?”. Se rispondi sì, allora non si può più affermare che Egli abbia voluto e creato l’uomo (questo sarebbe derivato casualmente dalle scimmie). Se rispondi di no, allora abbatti un pilastro della teoria dell’evoluzione. In effetti molti credenti ammettono l’evoluzione, ma negano, di fatto, che essa si svolga casualmente. Vedono in essa un disegno divino che aveva di mira fin dall’inizio l’uomo. Ma questa teoria è proprio il contrario del darwinismo!
Dopo aver letto il dibattito riguardante la teoria dell’evoluzione non sono più così convinta che la teoria Darwininana sia l’unica e la sola ipotesi dell’evoluzione della specie.
Dapprima ero infatti convinta che fosse la sola teoria plausibile e che fosse innegabile al cento per cento. Tuttavia essa non è poi così certa e presenta delle lacune: ad esempio non spiega l’origine delle così dette “forme a priori” (es. l’occhio); com’è infatti possibile che la stessa struttura si sia sviluppata in creature tanto diverse? (fenomeno peraltro inspiegabile, in termini di probabilità, anche dalla teoria del “mostro promettente” di Goldschmidt).
Vi sono inoltre ulteriori tesi opposte alla teoria di Darwin come per esempio la mancanza di tracce o reperti degli anelli di congiunzione tra le varie fasi di evoluzione delle diverse specie, o la presenza di caratteristiche non spiegabili evoluzionisticamente (tratti inutili, rivelati utili nel corso della storia).
Infine, bisogna considerare che la teoria dell’evoluzione di Darwin esamina solo marginalmente i limiti chimici e genetici delle specie rispetto a quelli ambientali (presi molto più in considerazione dallo scienziato).
Ne deriva dunque che la teoria di Darwin sia innegabile, in quanto non si può dimostrare la sua non veridicità presupponendo o sperimentando la “non evoluzione”, e indimostrabile, in quanto, come detto da Gould e Eldredge, vi occorrerebbe un enorme quantità di tempo.
Hai colto i punti critici più rilevanti. Nel dire, tuttavia, che la teoria dell’evoluzione è innegabile, mi sembra che tu confonda due aspetti: uno è il processo evolutivo in se stesso, che nessuno effettivamente (o quasi) più nega; l’altro è il meccanismo che la farebbe funzionare secondo Darwin, cioè la selezione naturale dell’organismo casualmente più adatto. E’ su questo aspetto che si concentrano le critiche (e le negazioni, che dunque sono possibili, nel senso del negare che tale meccanismo sia sufficiente). La teoria degli equilibri punteggiati di Gould e Eldredge, preterintenzionalmente (involontariamente), fa sorgere dubbi non sull’evoluzione, ma, appunto, sul meccanismo della selezione naturale.
A mio parere la teoria di Darwin della selezione naturale può essere considerata sufficiente per spiegare l’evoluzione delle specie viventi. Questo perché la stessa base della selezione si fonda sulle stesse forze e meccanismi naturali descritti dalla fisica, perché anche gli esseri viventi sono fisici e sottoposti a loro volta alle medesime leggi con cui è governato l’intero universo. Una volta però giunti all’essere umano, i successivi passi dell’evoluzione non saranno più spiegabili solamente attraverso la teoria della selezione naturale, ma a questa vi si dovranno aggiungere diversi caratteri come l’aspetto psicologico.
E tu escludi che nel comportamento delle scimmie superiori o dei delfini abbia un ruolo quello che chiami “aspetto psicologico”? E, in ogni caso, perché questo aspetto psicologico dovrebbe violare o sospendere i meccanismi della selezione naturale? Oppure tu alludi alla dimensione etica? In ogni caso ignori del tutto gli argomenti contro il darwinismo che abbiamo ricordato in aula, Avresti potuto e dovuto evocarli anche solo per confutarli.
Secondo me il meccanismo della selezione naturale dell’individuo casualmente più adatto al proprio ambiente non è sufficiente per spiegare l’evoluzione delle specie viventi ma é abbastanza per screditare le idee antirivoluzionistiche come, per esempio, quella di Bergson, quella di Davis e quella dell’intervento di un’entità superiore
Gli esseri viventi si riproducono in quantità superiori alle reali possibilità di nutrizione, gli esseri viventi di una certa specie, pur essendo uguali nei caratteri generali, nascono con piccole differenze o varietà, alcune sfavorevoli, altre più favorevoli alla sopravvivenza. La comparsa delle variazioni è del tutto casuale. L’ambiente elimina le variazioni sfavorevoli e conserva quelle più adatte. I caratteri che compaiono casualmente con la nascita sono ereditari. La selezione accumula le variazioni favorevoli in una stessa direzione, fino a riprodurre nuove specie, per evoluzione. L’evoluzione per selezione naturale avviene sulle popolazioni numerose. Quando da una specie più antica se ne produce una o molte altre più adatte allo stesso ambiente, la selezione provoca l’eliminazione delle specie più antiche, che si estinguono.
Democrito sosteneva che tutto quello ciò che esiste nell’universo è frutto del caso e della necessità, Darwin ha mostrato come, attraverso un processo di selezione, siano appunto gli animali e le piante più adatti al loro ambiente a sopravvivere e a trasmettere i loro geni alla discendenza. Il nucleo fondamentale su cui poggia l’architettura della teoria dell’evoluzione darwiniana conta di tre meccanismi ampiamente osservati e documentati in natura: 1)nascita continua di variazioni, produzione incessante di differenze (mutazioni casuali nel corredo genetico e/o epigenetico); 2) ereditarietà di queste variazioni individuali con trasmissione di generazione in generazione e comparsa di differenze negli organismi su cui farà leva la selezione naturale; 3) azione della selezione naturale su queste varietà ereditarie nei mutevoli contesti ecologici.
Nonostante le critiche sollevate da alcuni studiosi sul fatto che la teoria della selezione naturale non sarebbe sufficiente a spiegare diversi passaggi, io sono propensa a credere che variazione, ereditarietà e selezione sono evidenze empiriche e non ci sono in campo altre teorie dell’evoluzione in grado di spiegare gli stessi fenomeni ricorrendo ad altre cause scientifiche accettabili. Dalla presentazione esposta da Darwin ad oggi sono stati fatti notevoli progressi e chiariti molteplici passaggi (considerando che Darwin non aveva tutte le conoscenze, ad esempio di genetica attuali, a disposizione). Secondo me in un futuro prossimo la teoria di Darwin sarà una realtà scientifica.
Il fenomeno della selezione naturale dell’individuo casualmente più adatto al proprio ammente ê sicuramente una valida teoria che però non giustifica tutti i punti necessari affinché la teoria sia totalente valida. Certo dopo la sovrapppool azione di un certo territorio da parte di varie specie esse saranno costrette a lottare per “sopravvivere” ma secondo quale criterio una dovrebbe vincere sull’altra e poi se una vincesse l’altra non potrebbe esistere ma in modo innocuo rispetto alla specie dominante. Darwin afferma che le cose “inutili” scompaiono via via ma perché appunto dovrebbe essere così? Una specie a rischio di estinzione tramite fattori esterni tante volte é sopravvissuta al peggio….
Secondo me il meccanicismo della selezione naturale dell’individuocasualmente più adatto al proprio ambiente non è sufficiente a spiegare l’evoluzione delle specie viventi in quanto, per quanto affascinante, non è dimostrabile più di quanto lo siano la teoria dell’intelligent design o quella dell’élan vital.