Studia l’unità didattica sull’unificazione tedesca e quella sull’imperialismo della seconda metà dell’Ottocento (contesto nel quale operò Bismarck negli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento, a unificazione compiuta). Come sempre attingi alle risorse on line e off line ad esse collegate (per quanto riguarda il manuale di storia spesso ti ho dato la possibilità di basare il tuo studio su brevi sintesi a fine capitolo, insomma puoi limitarti a studiare le pagine indicate in grassetto).
Sulla base anche dei suggerimenti di questo articolo che confronta la filosofia politica di Hegel e l’opera di Bismarck (articolo inserito nell’unità didattica sull’unificazione tedesca e che dunque dovresti avere già letto) rispondi al seguente quesito:
- Dal punto di vista hegeliano (o: se tu fossi Hegel) come potremmo considerare l’azione politica di Bismarck sia nella fase che precedette l’unificazione tedesca, sia in quella successiva? La dovremmo valutare positivamente o negativamente? Le dovremmo assegnare un ruolo rilevante nell’evoluzione dello “spirito del mondo” oppure no?
Dal punto di vista hegeliano possiamo considerare parte dell’azione politica di Bismarck inerente ai principi espressi dal filosofo.
Le influenze del pensiero di Hegel si riscontrano principalmente nel pensiero politico di Bismarck e nel suo progetto per una “Grande Germania”. Il suo progetto aveva infatti come base e come giustificazione il bene della patria ed era basato sull’idea che non doveva esserci distinzione tra il bene del singolo e quello della nazione.
Un altro aspetto della politica di Bismarck che è affine al pensiero di Hegel è la “Real Politik”, cioè l’ignorare alcune questioni, che venivano considerate secondarie, per raggiungere il fine ultimo. Per esempio Bismarck creò un pretesto fasullo per scatenare la guerra con la Francia al fine di raggiungere l’unificazione territoriale. Questa idea è principalmente influenzata dall’idealismo, in effetti secondo gli idealisti perseguire il bene della nazione non voleva dire solamente mirare al benessere ma anche raggiungere il compimento della “missione” di un popolo.
Nonostante alcune differenze che si possono riscontrare fra il pensiero di Hegel e l’azione della politica estera adottata da Bismarck, ritengo che possa essere considerato un “mezzo” tramite il quale lo Spirito hegeliano giunge alla realizzazione del suo fine ultimo.
… cioè ritieni che nella prospettiva di Hegel Bismarck (o la sua politica) possa essere considerato un mezzo ecc.? Oppure tu sei davvero d’accordo con Hegel?
A parte quest’ambiguità conclusiva, la tua analisi appare argomentata e condivisibile.
Il ruolo di Bismark fu indubbiamente fondamentale nell’unificazione della Germania che, grazie alla sua abilità strategica e diplomatica, affermò la propria egemonia sul continente europeo, tramite una politica reazionaria e progressista scaturita dalla rielaborazione della filosofia hegeliana.
Hegel avrebbe infatti approvato l’identificazione da parte di Bismark del bene del singolo con quello dello Stato, che coincide quindi con la volontà popolare e nel quale il filosofo vedeva la suprema istanza politica.
Non avrebbe invece appoggiato la sua politica estera basata su alleanze difensive piuttosto che su azioni belliche che, secondo Hegel, sono necessarie a preservare lo Stato e il popolo, così come le contraddizioni sono indispensabili nella formazione della sintesi.
Per quanto riguarda il periodo successivo alla guerra, possiamo notare in Bismark dei provvedimenti di carattere quasi dialettico per quanto concerne le opposizioni del partito socialdemocratico, che il cancelliere, notando un rafforzamento di questo in seguito alla repressione, cercò di sconfiggere attuando una legislazione sociale in loro favore: questa permise l’introduzione delle assicurazioni obbligatorie, che resero la Germania non solo uno Stato unitario e potente ma anche il primo Stato ad avere un sistema moderno di sicurezza sociale imposto dall’alto, avviandosi verso quello che sarà poi il modello di Stato sociale.
Ritengo dunque che l’azione di Bismark non sia stata rilevante entro i soli confini tedeschi ma anche sull’evoluzione dello “spirito del mondo”, poiché il modello tedesco di Stato sociale si estese successivamente in tutta l’Europa.
Mi sembra un’analisi convincente.
l disegno politico di Bismarck prende le sue radici ha Hegel.
Bismarck si può infatti definire pragmatico, aspetto lontano dal pensato idealistico di Hegel. Nonostante ciò hanno parecchi punti in comune, come gli aspetti progressisti che caratterizzano il pensiero di entrambi.
Hegel sostiene infatti che la massima realizzazione dell’uomo conisita nel fare parte di un ruolo nel percorso sociale collettivo e che ciò corrisponda alla massima libertà che l’uomo possa raggiungere.
Questo aspetto della filosofia di Hegel si può trovare anche nel percorso politico di Bismarck e nel progetto della Grande Germania. Infatti Bismarck credeva che il corso naturale delle cose consistesse nella nascita della nazione tedesca e che il fine dello Stato fosse il benessere collettivo e della patria. Infatti per lui il bene della patria coincideva con il bene del cittadino. Infine possiamo dire Hegel credeva nella monarchia come forma di governo per uno Stato e fu questa la forma di governo che Bismarck scelse per lo Stato Tedesco.
A mio parere se fossi Hegel, e quindi fossi convinto che la vera etica sia quella pubblica, approverei l’azione politica iniziale di Bismarck assegnandole un ruolo rilevante nell’evoluzione dello spirito del mondo visto che in Germania Bismarck introdusse leggi sull’assicurazione alla malattia, sugli infortuni e sulla vecchiaia espandendo questo modello che rappresentava la costituzione dello Stato sociale. Per quanto riguarda il periodo successivo all’unificazione tedesca non posso ritenermi d’accordo con la politica estera di Bismarck volta a evitare i conflitti stipulando alleanze poiché, immedesimandomi in Hegel, la guerra la considererei inevitabile e con un forte valore morale. Tornando sulla prima questione ritengo che Bismarck utilizzò la ragione per governare il mondo arrivando al suo obiettivo prestabilito reale(unificazione tedesca) utilizzando la stessa filosofia di Hegel “ ciò che è razionale è reale”, inoltre, come quest’ultimo filosofo considera la massima realizzazione della libertà individuale come l’accettazione del proprio ruolo in un percorso storico collettivo, così Bismarck, consapevole della sua potenza riuscì a indirizzare la storia ma senza la sicurezza che ala fine il suo obiettivo si realizzasse poiché la storia bisogna solo sperare che si sviluppi. Tuttavia, a mio parere, a massima approvazione di Hegel nei confronti di Bismarck risiede nella concezione di stato ovvero come una realizzazione delle volontà razionali e quindi della volontà universale (pensiero condiviso da entrambi).
DAL PUNTO DI VISTA HEGELIANO POTREMMO CONSIDERARE L’AZIONE POLITICA DI BISMARCK SIA NELLA FASE CHE PRECEDETTE L’UNIFICAZIONE DTEDESCA, SIA IN QUELLA SUCCESSIVA, A PARER MIO,POSITIVAMENTE IN QUANTO IL SOTTOSCRITTO INTRODUCE LEGGI SUGLI INFORTUNI, SULLA VECCHIAIA, SULL’ASSICURAZIONE ALLA MALATTIA ;UN AZIONE POLITICA RILEVANTE NELL’EVOLUZIONE DELLO SPIRITO DEL MONDO, PRINCIPI FONDAMENTALI DELLACOSTITUZIONE DELLO STATO SOCIALE.
C’è UNA COSA DA DIRE RIGUARDO LA POLITICA ESTERA DI BISMARC DURANTE IL PERIODO SUCCESSIVO ALL’UNIFICAZIONE TEDESCA NEL QUALE SI PREFERIVA FARE ALLEANZE PIUTTOSTO CHE AVERE CONFLITTI SOCIALI ,DIFFERENZIANDOSI DA HEGEL CHE RITENEVA LA GUERRA INEVITABILE.
BISMARCK AL FINE DI OTTENERE L’UNIFICAZIONE TEDESCA UTILIZZA PRICIPI CARDINE DELLA FILOSOFIA HEGELIANA OVVERO LA TEORIA SECONDA LA QUALE ‘CIò CHE è RAZIONALE è REALE’ FACENDOSI STRADA TRAMITE LA RAGIONE.
Non è chiaro se nella seconda fase Bismwrck secondo te abbia seguito o meno una “linea hegeliana”.
Evita di usare le lettere maiuscole per scrivere post. Su Internet l’uso della maiuscola equivale a urlare ed è contrario alla cosiddetta “netiquette”.
Dal mio punto di vista Hegel non avrebbe potuto che vedere di buon occhio le azioni del capo di governo tedesco Bismarck, infatti entrambi, seppur in maniera diversa, hanno inciso, in maniera forte e netta, sulla riuscita dell’unificazione della Germania (Hegel dal punto di vista del idealizzazione del concetto di “nazione tedesca” nelle menti dei cittadini della Germania dell’epoca, Bismarck dal punto di vista politico e territoriale).
Si può dire inoltre che secondo Hegel in Otto von Bismarck si incarni lo spirito del tempo che si manifesta per cambiare la Storia e che ha come scopo ultimo il bene maggiore di tutti: l’unificazione della Germania.
Può darsi…
A parere mio potremmo considerare l’azione politica di Bismarck positivamente nel periodo che precedette l’unificazione tedesca perché é un un’azione politica rilevante nell’evoluzione dello spirito politico. Inoltre Bismarck utilizza la filosofia di Hegel per raggiungere l’unificazione tedesca: ‘ciò che é razionale é reale’.
L’unico punto, se fossi Hegel, con cui non potrei ritenermi d’accordo é la politica estera durante il periodo successivo all’unificazione in quanto Bismarck cerca di creare alleanze per evitare i conflitti.
Avresti potuto approfondire maggiormente i punti di contatto tra i due personaggi. Sulla loro presunta divergenze, riferibile alla fase del “secondo Bismarck”, ho già scritto ad altri e penso che ne parleremo in aula.
Il lavoro di unificazione compiuto da Bismarck appare essere positivamente utile all’evoluzione dello spirito del mondo in un’ottica hegeliana. Questo in primis poiché Bismarck con la sua persona e le sue azioni politiche risulta essere conforme con l’ideale della sua epoca, infatti lo possiamo confrontare quasi a un Napoleone che ha compreso cosa necessita lo stato in quel determinato momento, infatti il condottiero si identifica perfettamente nella volontà dello stato. Inoltre vediamo il valore della guerra essere importante e fondamentale nell’operato di Bismarck, però questo solo in un primo momento, infatti, a differenza di Hegel, Bismarck punterà, quando avrà conquistato una porzione adatta di stati, a una politica d’equilibrio basata su accordi di pace internazionali, per poter lavorare al meglio all’unificazione interna dal punto di vista economico. È importante ricordare che Bismarck si fa portavoce di alcune teorie hegeliane come l’idea di una passività dell’uomo che si fa trasportare nelle proprie gesta dalla mano della storia che appare essere un’entità al di fuori di un qualsiasi potere umano. Infine bisogna ricordare che le azioni di Bismarck, anche se non didatticamente in linea con le idee hegeliane, permisero alla Germania di raggiungere una stabilità economica non indifferente, un unione politica interna e portarono a un progresso scientifico e culturale che aprí le porte alla Potenza della Germania delle due Guerre Mondiali che nell’evoluzione della storia/spirito del mondo ha avuto un impatto più che fondamentalmente.
Interessante la tua analisi anche per certi tratti originali, come l’accenno all’ulteriore sviluppo della storia tedesca durante le due guerre mondiali del Novecento. Non parlerei, comunque, di un’idea hegeliana di “passività dell’uomo”, semmai di “eterogenesi dei fini”, tale per cui lo Spirito del mondo si vale delle azioni dell’uomo (che dunque è attivo) per scopi che vanno ben oltre le sue intenzioni coscienti. Sulla differenza tra Hegel e Bismarck riguardo il valore della pace ho già scritto ad altri.
A mio parere Hegel avrebbe valutato positivamente le azioni politiche di Bismarck, sebbene basate sulla guerra e lo spargimento di sangue. Ciò che li unisce particolarmente è la visione finale di una Germania unita, sottoforma di nazione, a qualsiasi costo. Penso che Hegel avrebbe difeso le azioni di guerra di Bismarck perché riteneva la guerra come uno strumento essenziale per mantenere vivo uno stato, che d’altra parte in un periodo lungo di pace lo indebolirebbe.
Quindi forse Hegel, come scrivono diversi tuoi compagni, non avrebbe approvato la politica di pace perseguita da Bismarck nella sua seconda fase?
Egli portò avanti un progetto che aveva come base e come giustificazione ultima il bene della patria e il compiersi di un processo naturale: la nascita della nazione tedesca.
Per Bismarck non doveva esservi distinzione tra il bene del singolo cittadino e il bene della nazione, tra il coro della massa e il ruggito della locomotiva che univa l’impero. L’hegeliano identificarsi della volontà popolare nello Stato si rispecchia perfettamente nella volontà bismarckiana di una Germania unita e di un popolo che si identifichi nella sua unica vera manifestazione: il Keiser. Non dimentichiamo, fra l’altro, che anche Hegel elogiava la monarchia e lo stato assolutista illuminato (proprio quello prussiano di trent’anni prima) come ordinamento migliore per rappresentare il bene e la missione del popolo. Del resto, così come Hegel, Bismarck non prese mai posizioni nostalgiche dell’Anciènne Régime; egli fu bensì un rivoluzionario che scelse una monarchia e uno Stato rigido per portare avanti il suo disegno.
Ottima analisi. Attenzione che si scrive “Kaiser” non “Keiser”.
Se fossi Hegel, considererei l’azione politica di Bismarck durante tutto il suo operato, quindi sia prima che in seguito all’unificazione tedesca, come principalmente positiva. Infatti secondo Hegel la volontà bismarckiana di una Germania unita rispecchia la sua idea di volontà del popolo identificata nello Stato. Inoltre il progetto di unificazione di Bismarck mirava al bene della patria e al compiersi di un processo naturale ed era quindi da conseguire senza dare troppa importanza ai mezzi utilizzati ma concentrandosi esclusivamente sul fine, ossia realizzazione di un processo storico in linea con lo storicismo idealista del primo Ottocento, contenuto nella filosofia hegeliana. Infine riterrei che la politica di Bismarck abbia avuto un ruolo rilevante nell’evoluzione dello spirito del mondo, infatti, insieme alla filosofia di Hegel, essa è il simbolo della Germania del XIX secolo: avanzata tecnologicamente, militarmente organizzata, in costante miglioramento e vista come nazione egemone europea, nuova ma pronta a porsi su tutto il continente.
Sono d’accordo con te e apprezzo i numerosi riferimenti a possibili punti di convergenza tra i due personaggi all’insegna del diffuso storicismo dell’epoca.
Dal punto di vista hegeliano l’azione di Bismark viene vista in modo positivo in quanto la sua politica trova fondamenti della filosofia di Hegel.
Vi sono infatti parecchie somiglianze di pensiero: entrambi di fatto ritengono che lo spirito si riveli nella storia (da qui la frase di Bismark: “non è possibile fare storia ma solo sperare che si sviluppi”).
Inoltre, le influenze di Hegel si riscontrano anche nel progetto di Bismark della “Grande Germania”, secondo il quale, (così come per Hegel l’uomo, nel tentativo di giungere alla realizzazione del proprio percorso individuale, giungeva al massimo grado di eticità nell’accettazione del proprio ruolo nel percorso storico collettivo), non vi doveva essere differenza tra l’interesse del singolo e della nazione: l’unico scopo coincideva con la nascita della nazione tedesca.
Infine, la volontà popolare di identificarsi nello stato (di Hegel) può essere paragonata alla volontà bismarckiana che vede la nazione riunita sotto ad un Keiser (figura peraltro prediletta da Hegel che elogiava la monarchia).
Tuttavia, nonostante queste affinità, vi è una differenza per quanto riguarda la politica estera: secondo Hegel infatti è necessaria la guerra, giustificata da un’analisi filosofica, mentre Bismark, d’altra parte, si concentra invece sul mantenimento dell’equilibrio europeo attraverso molteplici alleanze.
Analisi davvero molto approfondita. Ho apprezzato in particolare il richiamo alla teoria hegeliana relativa alla compenetrazione tra istanze individuali e collettive. Per quanto riguarda le differenze tra Hegel e Bismarck leggi la mia replica a Jari o ascolta quello che, credo, chiariremo in aula.
Sia Hegel che Bismarck sono uniti dalla stessa filosofia e modo di vedere la Germania.
Secondo me Hegel sarebbe stato d’accordo con il punto di vista del politico, infatti essendo lui suo seguace la pensava allo stesso modo, ad esempio sono entrambi progressisti e pensano che la ragione sia una forza che governa il mondo che usa le passioni degli uomini per portarli ad un fine prestabilito.
Quindi secondo me Hegel lo giudica positivamente perché mette in atto ciò che lui ha scritto nei suoi libri e realizza la sua visione del mondo e di pensiero, anche se al posto di fare guerre con i paesi esteri fa alleanze, in quanto risulta una mossa favorevole per la Germania. Ed infine Bismarck riesce a formare uno stato unito che da la nascita ad un nuovo spirito germanico. E’ l’idea comune con Hegel di una continuità tra popolo e stato e di unicità di una missione nazionale: l’egemonia tedesca in Europa.
La tua risposta è convincente, ma fai attenzione a non presupporre quello che devi argomentare (ad esempio che Bismarck metta in atto quello che ha scritto Hegel non è tanto un presupposto dell’analisi, ma una questione da dirimere). Infine non chiamerei Hegel e Bismarck “progressisti”. Essi credono senz’altro nella tendenza della storia a realizzare obiettivi sempre più elevati, ma sui tempi lunghi. Politicamente sono piuttosto conservatori (pensa agli attacchi di Bismarck ai liberali, ai socialiisti e ai cattolici).
Secondo me Hegel avrebbe approvato sicuramente le azioni e le idee di Bismarck, poiché entrambi anche se con modi e metodi diversi hanno contribuito all’unificazione della Germania.
Hegel ha contribuito a creare il concetto di nazione tedesca nelle menti e nei cuori dei cittadini della Germania, mentre Bismarck ha agito in modo diverso per vie politiche e territoriali.
Bismarck è la vera incarnazione dello spirito del tempo seguendo le idee di Hegel poiché mira a cambiare la storia e a ricerca il bene supremo in questo caso una Germania unita e più forte che mai.
Cogli aspetti rilevanti, ma rimani un po’ generico. Non metti in luce, ad esempio, la funzione che per entrambi assolve la guerra nei rapporti tra le nazioni o l’adesione implicita di entrambi a una logica di tipo machiavellico.
E’ ragionevole credere che Hegel avrebbe giudicato positivamente la figura di Otto von Bismarck per diversi motivi.
Il primo tra tutti è rappresentato proprio dall’opera di unificazione tedesca portata a termine dal cancelliere: da ciò venne a crearsi uno Stato ed un idea di “nazione tedesca” che si avvicinano parecchio all’idea Hegeliana; la monarchia assolutista ma illuminata della nuova Germania rientra nei canoni dell’idea politica di Hegel, e anche l’atteggiamento di Bismarck durante questa fase di unificazione (quasi machiavelico, e concentrato sul rendere reale ciò che egli stesso definiva “la volontà del popolo” ovvero la nazione tedesca”), sembra interpretabile come “lo spirito” che si rende reale attraverso il cancelliere stesso e il suo impegno a mandare avanti un processo storico “razionale e naturale”(idea di storia Hegeliana).
Dall’altro lato, però Hegel sarebbe potuto restare deluso da alcuni aspetti della politica di Bismarck: per esempio, disapproverebbe certamente l’atteggiamento di Bismarck con gli altri Stati europei (il mantenimento della pace era l’ultima delle priorità per il filosofo tedesco); infatti egli, interpretando la guerra come uno strumento attraverso il quale si svolge la storia, giudicherebbe superflui e inutili gli sforzi per il mantenimento di un equilibrio europeo attuati dal cancelliere, perché ostacolanti il progresso del processo storico. Inoltre Hegel, non riconoscendo alcuna autorità superiore alle leggi statali, considererebbe i trattati di pace e di alleanza stipulati dal cancelliere (patto di non aggressione con la Russia, Triplice alleanza con Austria e Italia) come “carta straccia”.
Hai svolto un’analisi accurata e condivisibile. Anche nel tuo caso mi lascia perplesso l’ultimo ordine di considerazioni, riferito a una presumibile divergenza tra il “pacifismo” del “secondo Bisemarck” e la “bellicosità” di Hegel. In effetti Hegel non disdegna lo strumento politico della guerra, che anzi esalta, ma non lo considera l’unico possibile. Credo che Hegel avrebbe ammirato anche l’opera del secondo Bismarck come accorto statista che, per via in questo caso pacifica, ha continuato a perseguire “machiavellicamente” i fini della Germania. I trattati internazionali rimangono subordinati alla “volontà di potenza” delle nazioni, senza per questo essere “carta straccia” (come per Napoleone). Possono assolvere una funzione strumentale. Una cosa è perseguire una politica di equilibrio strategicamente, pronti a “cambiare csvallo” in caso di necessità; altra cosa è “impiccarsi”, come si dice, a norme del diritto internazionale, considerandole (erroneamente) sovraordinate alle leggi statali.
Dal mio punto di vista Hegel avrebbe potuto solo che vedere di buon occhio le azioni del capo del governo tedesco Bismarck, infatti entrambi, anche se in maniera diversa, si sono espressi e hanno condizionato molto sulla riuscita dell’unificazione della Germania.
Hegel dal punto politico territoriale mentre bismarck lavorò più sulla mente dell’opinione pubblica sul concetto di unificazione della nazione tedesca.
A mio parere, dal punto di visto di Hegel si potrebbe valutare positivamente l’azione di Bismarck: egli fu l’ideatore del pensiero germanico di un ruolo egemonico, che il Cancelliere applicò a livello politico. Lo Stato proposto da Hegel è “sostanza etica”; è nelle istituzioni, che il singolo individuo raggiunge il massimo grado di eticità. Le influenze di questo Hegel si riscontrano nel pensiero politico di Bismarck anche nel suo progetto per una “Grande Germania”, che aveva come base e come giustificazione ultima il bene della patria e il compiersi di un processo naturale: la nascita della nazione tedesca. L’hegeliano identificarsi della volontà popolare nello Stato si rispecchia perfettamente nella volontà bismarckiana di una Germania unita e di un popolo che si identifichi nel Kaiser. Hegel si riscontra anche nella “Real Politik” del Cancelliere. Egli, infatti, ricordava spesso quanto poco potessero contare questioni messe a confronto con il progetto finale. In quest’ottica, fu giusto creare un pretesto fittizio per scatenare la guerra con la Francia oppure attaccare l’ex alleato austriaco, per perseguire il fine dell’unificazione territori. Sembra di stampo machiavellico, ma per Bismarck non si tratta più soltanto della “ragion di stato” ma della realizzazione di un processo storico in linea con lo storicismo idealista del primo Ottocento secondo cui seguire il bene nazionale prevede il compimento del processo storico e della “missione” di un popolo.