Il platonismo, che, dopo Plotino, conobbe altri grandi filosofi, come Giamblico e soprattutto Proclo (V sec. d. C.) [vol. I, pp. 96-97], influenzò largamente la cultura occidentale, “fecondando”, per così dire, anche le grandi tradizioni religiose abramitiche, ossia ebraismo, cristianesimo, islam.
Per quanto riguarda l’ebraismo si può citare Filone di Alessandria [vol. I, pp. 81-82], un precursore del neoplatonismo tardoantico, influenzato probabilmente dai cosiddetti medio-platonici. Qualche secolo dopo si sviluppa la tradizione esoterica della qabbalah (lo Sefer-Jezirah fu composto tra III e VI sec. d. C., mentre lo Zohar è del XIII sec.) e la filosofia di Moses Maimon (XII sec.) [vol. I, pp. 228-229].
Ecco alcuni passi dallo Zohar (che abbiamo letto in aula):
Egli afferra tutto e non c'è chi afferri lui. Egli non si chiama col nome JHWH e con gli altri nomi, se non quando la sua luce si diffonde su di loro; mentre, quando si allontana da loro, egli, a se stante, non ha alcun nome. "È profondo, profondissimo, chi lo può trovare?". Non c'è luce che possa guardarlo, senza oscurarsi. Persino la corona eccelsa [delle sephiroth, corrispondente alla seconda ipostasi di Plotino], la cui luce è più forte di tutti i gradi e di tutte le schiere celesti, le superiori e le inferiori, di lei è detto: "Egli poso l'oscurità, come suo nascondiglio". Così pure la sapienza e l'intelligenza, di loro è detto: "La nube e la caligine è intorno a lui" [...]. Elia prese a dire: "Signore dei mondi. Tu sei uno e non rispetto a un numero. Tu sei eccelso su tutti gli eccelsi, nascosto su tutti i nascosti e il pensiero non ti afferra affatto. Tu sei che hai fatto scaturire i dieci ordini che noi chiamiamo sephiroth [...]". Signore dei mondi, Tu sei l'altezza delle altezze, la causa delle cause, che abbeveri l'albero con la fonte. E quella fonte è come l'anima per il corpo, che costituisce la vita per il corpo. In Te non c'è immagine, né somiglianza in tutto ciò che esiste all'interno [della corona delle sephiroth]. [...] Così pure per l'anima, a motivo del suo dominio su tutte le membra del corpo, egli l'ha resa simile a lui. Non che essa sia simile a lui nella sostanza, perché neppure egli l'ha creata, non c'è una divinità sopra di lui che l'ha creato. E ancora: [...] l'anima è simile a lui, per quanto concerne il suo dominio su tutte le membra del corpo, ma non sotto tutti gli aspetti. [...] Egli ha fatto scaturire ogni cosa dallo stato di potenza in atto [...] Egli ha creato tutto con l'intelligenza e non c'è chi abbia creato lui. Ha modellato e formato tutto con la gloria, mentre egli non ha modello né modellatore.
In ambito cristiano (in cui elementi stoico-platonici penetrano perfino del canone della Bibbia cristiana, in particolare nel Vangelo di Giovanni, cfr. vol. I, pp. 136-37]), dopo la gnosi (considerata successivamente come una deviazione eretica) del II-III sec. d. C. [vol. I, p. 140], si registra il grande sistema filosofico-teologico di Origene (cristiano), esposto soprattutto nei Principi [scorri rapidamente questo testo per cogliere qua e là gli elementi “platonici”…] (III sec.) [vol. I, pp. 143-44], dagli evidenti tratti platonici (il mondo visibile sarebbe il frutto della “caduta libera” dell’anima dal “mondo delle idee”), quindi i testi fondamentali dello Pseudo-Dionigi (verosimilmente del V-VI sec., clicca sul nome per leggere una sintesi del suo pensiero), la prospettiva di Giovanni Scoto Eriugena (De divisione naturae [come sopra]) dell’età carolingia (IX sec.) [vol. I, pp. 206-207], fino ad arrivare, attraverso la mistica [vol. I, pp. 222-23]di San Bernardo e dei vittorini, a Meister Eckhart [vol. I, pp. 305-306]agli inizi del XIV sec. (cfr. spec. i suoi Sermoni tedeschi)…
Chi vuole penetrare nel fondo di Dio, in ciò che ha di più intimo, deve prima penetrare nel fondo proprio, in ciò che ha di più intimo, giacché nessuno conosce Dio se prima non conosce se stesso. [Questa è la vita eterna, I sermoni, ed. Paoline, p. 408] L'occhio nel quale io vedo Dio è lo stesso occhio in cui Dio mi vede.
… e al platonismo rinascimentale (vol II, pp. 26-27) di Niccolò Cusano (vol II, pp. 29-31; T1, pp. 37-38), Marsilio Ficino (vol II, pp. 31-32) e Giovanni Pico della Mirandola (vol II, pp. 32-34), autore della celebre Oratio de dignitate hominis [che abbiamo letto in aula, la trovi anche sul manuale di storia, vol. I, p. 284] nel XV sec. , fino a Giordano Bruno (arso vivo nell’anno 1600, cfr. vol II, pp. 68-74), autori di enorme importanza anche per il passaggio, grazie all’elaborazione della nozione di infinito (cfr. l’interessante dialogo immaginario tra Cusano e Bruno pp. 225-29, escluso l’intervento di Cartesio), dalla visione medioevale “aristotelica” del cosmo (quella fatta propria da Dante Alighieri, per intenderci) e la visione moderna, che renderà concepibile la rivoluzione scientifica di Galileo e Copernico (come approfondiremo in un prossimo modulo).
In ambito islamico possiamo evocare tra moltissimi altri autori il medico Avicenna (XI sec., il quale risolse il senso neoplatonico la questione posta dagli scritti psicologici di Aristotele relativa all’immortalità dell’anima, negando, di fatto, l’immortalità individuale [vol. I, pp. 226-27]) e soprattutto la tradizione cosiddetta sufi, nella quale possiamo collocare anche Ibn Arabi (Trattato dell’Unità [letto in aula]) tra XII e XIII sec.