Come abbiamo visto, dopo la chiusura dell’ultima scuola di filosofia pagana (Atene, 529 d. C.), ad opera dell’imperatore Giustiniano, elementi di tale filosofia, segnatamente di quella di matrice platonica, riemergono di quando in quando nel quadro delle nuove teologie elaborate dalle grandi “religioni del libro” o “abramitiche” (ebraismo, cristianesimo, islam).
Per verificare tale assunto (o per smentirlo) leggi con attenzione e confronta tra loro le sintesi relative ai diversi autori e, in particolare, i testi di Plotino e ibn Aràbi, al fine di rispondere al seguente quesito:
- Quali elementi della tradizione (neo)platonica emergono con maggiore frequenza e visibilità nel quadro delle religioni abramitiche? (Nel rispondere fai riferimento agli autori che ti sono sembrati più significativi).
Per quanto riguarda le tre grandi religioni monoteistiche l’elemento piú presente e il rispecchiasi di Dio nelle cose o meglio:così come per i neoplatonici tutto deriva dall'”Uno”nel senso che assomiglia,così il Cristiano assomiglia a Dio(“Ciò che fate al prossimo l’avete fatto a Dio”) come scrive Ibn Arabi:”Vedrai che Dio non solo ha creato ogni cosa, ma anche che, nel mondo visibile come in quello invisibile, non v’è che Lui, perché questi due mondi non hanno esistenza propria.”Quindi il credente é lo specchio del credente che a sua volta é Dio che agisce attriverso di lui,con lo sguardo e la bocca.
Manca un punto prima di “come scrive Ibn Arabi”
Interessante (anche se parziale, potevi trattare molti altri aspetti) la tua sottolineatura dal rapporto tra Dio e le cose. Lo ritroveremo nel Rinascimento, soprattutto in Cusano e Giordano Bruno, ma anche in Pico.
Il fatto primario che accomuna le religioni abramitiche con il neoplatonismo è l’unicità del Dio in cui queste religioni credono infatti come abbiamo anche letto nei testi di Ibn Aràbi confrontati a quelli di Plotino possiamo vedere come ebrei, cristiani e islamici si riuniscono in un unico e solo Dio da cui non può esistere un prima o un dopo, non può cessare di essere e non cesserà mai di esistere, da Lui non deriva nessun altro dio altrimenti non sarebbe più unicità come abbiamo infatti letto:”La formula «non c’è altro Dio che Dio» [essenziale professione di fede musulmana] significa dunque che non c’è altro
essere che Lui, non c’è altro che Lui.” infatti questa frase può essere riferita anche alle altre due religioni.
Un altro fatto che accomuna queste religioni al neoplatonismo è la simbologia ovvero il fatto che Dio non può essere visto ma tutto ciò che lo rappresenta è un’immagine, un simbolo, non lui stesso realmente.
Esame molto corretto, ma, ricordiamoci, stiamo confrontando il neoplatonismo con alcune figure al limite dell’ortodossia della diverse religioni abramitiche.
Un elemento della tradizione (neo)platonica che emerge con frequenza e visibilità nel quadro delle religioni abramitiche è l’ unicità del principio (archè) chiamato “Uno” da Plotino e “Dio” o anche “Lui” da Ibn Arabi. Un altro possibile collegamento tra i due filoni di pensiero può essere l’ ineffabilità e l’ impossibilità di esprimere questo principio se non tramite simboli e immagini. Infatti se si parlasse del principio si cadrebbe in una serie di contraddizioni che porterebbero alla formulazione di enunciati privi di senso.
Molto preciso. Ma ci sono altre analogie. Chi siamo noi, ad esempio, secondo Plotino e ibn Arabi?
Nelle religioni abramitiche è senza dubbio la visione di Dio come l’Uno di Plotino il maggiore elemento di tradizione neoplatonica presente in esse. L’ uno in Plotino è “l’essere”, un entità che esiste e che sta al di sopra di tutto e di tutti. Può quindi essere accostato a un Dio cristiano o a un Allah islamico. Loro sono i generatori di tutto ciò che esiste sulla terra e che quindi non può fare a meno di esistere, e come tali stanno al di sopra del resto del mondo, proprio come l’Uno. Inoltre sia l’Uno che Dio sono entità immortali. Una differenza che però può essere vista tra queste entità è relativa alla loro possibilità di generare e al loro “gesto” di generare. Per l’Uno il generare è un gesto completamente naturale, quasi automatico, privo di ogni tipo di amore verso quello che va a generare. Tutto questo è però decisamente l’ opposto di quello che avviene con il Dio Cristiano che genera. Egli infatti genera per amore del prossimo, suo figlio, che senza l’ amore di Dio Padre sarebbe perso.
Altro elemento di vicinanza tra il neoplatonismo e le religioni abramitiche, e che emerge soprattutto nel testo di Ibn Arabi è il ” conoscere te stesso”. Si tratta semplicemente di riconoscere, come dice anche Plotino, che noi stessi siamo Dio, e che Dio è in chiunque. Per capire bene questo basta pensare a un esempio del profeta cristiano Matteo che ci dice che Dio è in qualunque uomo, dai ricchi principi, agli uomini più poveri, ai mendicanti. Inoltre, citando ora un pezzo delle Enneadi di Plotino se vogliamo trovare una qualsiasi cosa nella nostra vita, dobbiamo prima trovare noi stessi.
Hai colto similitudini importanti (e anche differenze, come quella relativa al ruolo dell’amore nel cristianesimo, che, tuttavia, andrebbe approfondito).
Matteo, poi, non è un profeta, ma un evangelista…
Un’altra cosa, in Plotino l’Uno è per la precisione oltre l’essere e il non essere, anche se è vero che presenta molti tratti di similitudine con l’essere di Parmenide.
Secondo Proclo il punto di partenza è l’Uno che ritiene inconoscibile e inesprimibile (come Plotino), secondo Filone di Alessandria alla base c’era Dio come unico creatore (quindi con la stessa funzione dell’Uno), anche se talvolta Filone non vede Dio come creatore ma come azione ordinatrice, cioè che opera su una materia preesistente, ma Dio non ha fatto il genere umano da cose preesistenti infatti in altri testi Filone afferma che Dio produce le cose dal non essere.
Avicenna filosofo arabo, riteneva che la creazione fosse qualcosa che aveva la sua prima origine in Dio e che si svolgeva necessariamente, dal momento che la filosofia araba è caratterizzata dall’affermazione che tutto ciò che accade non potrebbe accadere in modo diverso da come è accaduto.
Nelle religioni abramitiche si fa riferimento ad un Dio che ha creato ogni cosa, come appunto il Dio di Filone, di Avicenna e l’Uno di Proclo e Plotino.
Come ho scritto ad altri l’oscillazione tra “creazione dal nulla” e “creazione da una materia preesistente” (in Platone, Timeo, chiamata “chòra“) è propria sia delle prospettive religiose che di quelle filosofiche. Probabilmente la “materia” originaria va intesa come uno specchio o come un’immagine dello stesso nulla.
Buongiorno,
secondo me possiamo trovare alcune similitudini fra i testi o la filosofia neoplatonica e le religioni abramitiche. L’elemento, che collega questi in particolar modo, è l’esistenza all’apice di unico Dio che è il Principio di tutte le cose. Quest’ultimo, come dice Plotino ma anche Ibn Arabi, è impensabile e inesprimibile; si può parlare di Lui solo attraverso immagini, delle metafore che si usano anche nelle religioni abramitiche. Dio è unico, perfetto.
Riguardo l’ebraismo, ci si può collegare a Filone di Alessandria che parla di un Dio unico e creatore; Dio riordina un caos iniziale (“Dio creò il cielo e la terra” il verbo ebraico usato nella genesi è barah che viene tradotto in greco poiéin, lo stesso usato da Platone per descrivere l’azione del Demiurgo) ma Filone afferma pure che Lui produce anche cose dal “non essere” ( creatio ex nihilo). Il Logos, o “intelletto divino” (mondo delle idee platonico) , è l’intermediario tra Dio e il mondo sensibile o modello ideale per creare il mondo sensibile; di questo si parla anche nell’Antico Testamento, là dove si parla della “sapienza creatrice” di Dio.
Nel cristianesimo, poi, si parla dell’anima dell’uomo che dopo la morte raggiunge Dio (o il paradiso), come dicono Plotino e Ibn Arabi, si ricongiunge al Principio.
Questi sono gli elementi della tradizioni neoplatonica che, secondo me, emergono con maggiore frequenza nelle religioni abramatiche.
Hai colto aspetti importanti. La questione della “creatio ex nihilo” è complessa. Comunemente si pensa che nella prospettiva ebraico-cristiana Dio abbia creato dal nulla, mentre per Platone il demiurgo avrebbe creato da una preesistente materia originaria o “chòra”. Tuttavia, in Plotino la materia è detta “simile al non essere” (cioè al nulla, nihil), mentre nella qabbalah ebraica si precisa che Dio avrebbe creato “per contrazione” di se stesso “ex nihilo dei”, cioè dal nulla di se stesso… Il tutto suona alquanto neoplatonico, no? Forse Filone dipende dal platonismo più che dal Genesi biblico, dove, alla lettera, non sembra che Dio crei dal nulla, visto che si legge che “lo Spirito aleggiava sopra le acque” (prima della creazione, quali acque?).
Uno degli aspetti più ricorrenti è il considerare Dio come principio unico e assoluto cosa che si può ritrovare sia nel ebraismo e islam sia nel cristianesimo, nonostante Dio oltre che uno venga anche considerato trino il tutto, però , viene spiegato in questo modo (secondo Origine,cristiano ) :il mondo sensibile da noi conosciuto si sarebbe originato quando le “intelligenze” ovvero gli esseri sovrasensibili che ovviamente facevano parte e costituivano Dio stesso( il principio) si sono volte al male tranne quello che viene chiamato “Figlio di Dio”, tutti gli altri hanno iniziato la loro “caduta” nel mondo e da intelligenze sono diventate anime , destinate ad abitare in un corpo più o meno buono a seconda della gravità della colpa originaria; tutte queste anime , però, sono destinate a ritornare alla loro condizione originaria di intelligenze e tornare nel mondo intellegibile . Tutto questo racchiude un altro degli aspetti più importanti del neo-platonismo ovvero il fatto che noi stessi siamo il principio : ” Alla fine ,tutti gli esseri si saranno risollevati e saranno ritornati a Dio , e DIO SARA’ TUTTO IN TUTTI, quindi il” Figlio di Dio” è Dio stesso , per quanto riguarda lo Spirito Santo viene visto come una forza puramente religiosa( aspetto che si ricollega anche al conoscere se stessi per conoscere il principio) . Anche nell’ islam ritorna il concetto di Dio unico e eterno , impensabile e il conoscere e comprendere se stessi , infatti come dice Ibn- Arabi : ” 1. Dio, la cui unicità non ha anteriori se non Lui, che è il primo; la cui singolarità non ha «dopo», se non Lui, che è il seguente. In Lui non c’è prima né dopo, né alto né basso, né vicino né lontano, né come né cosa ; 2.Egli non esce da nulla e nulla esce da Lui; 3. Nessuno può conoscerlo, tranne Lui stesso; 3. Dire che una cosa ha cessato di esistere equivale ad affermare che essa è esistita. Dunque, se conosci la tua anima, cioè te stesso, se riesci a comprendere che non esisti e che perciò non ti estingui, allora conosci Dio – altrimenti no”. Anche nell’ebraismo si ritrovano questi concetti tramite Filone di Alessandria , che nonostante differisca per il fatto che in alcuni testi affermi che Dio è anche creatore, ritiene che Dio sia intelligenza che pensa gli intelligibili , immanenti al suo pensiero.
Hai colto molto bene i tratti platonici di Origene, congratulazioni. Hai anche notato l’ambiguità del riferimento di Filone alla creazione.
Dopo aver letto e cercato di comprendere i testi di Plotino e Ibn Arabi, credo che ci siano delle similitudini tra di loro. Come il primo, anche il secondo afferma che il Principio di tutte le cose, ovvero Dio, è Unico, perfetto e non mutevole. “Esso” inoltre è impensabile ed inesprimibile, se non attraverso alcune metafore.
Inoltre Plotino sostiene che l’anima, quando il corpo muore, si separa da quest’ ultimo e ritorna al principio; allo stesso modo nel Cristianesimo, essa si ricongiunge a Dio attraverso il paradiso.
Filone di Alessandria parla di un Dio unico, che svolge la stessa azione del demiurgo platonico: egli infatti riordina il mondo da un caos iniziale. Questo si può ricollegare all’ ebraismo; nella Genesi si afferma infatti che Dio creò il cielo e la terra. Ciò può essere sottolineato dal fatto che nella religione ebraica venga usato lo stesso verbo usato da Platone per la figura del demiurgo.
Questo è quello che ho capito, anche se non sono sicura della sua correttezza.
Hai colto i tratti comuni. Ci sarà da interrogarsi su possibili differenze…
Partendo da quelle che sono le caratteristiche date all’essere da parmenide, poi ripetute e interpretate dai suoi successori e infine rielaborate nel neo-platonismo, è possibile riscontrare diversi punti di somiglianza tra queste filosofie e le religioni abramitiche. Ponendo infatti le parole Dio ed essere sullo stesso piano si scopre quanto abbiano in comune fra loro: Parmenide diceva “l’essere è per cui non può non essere” oltre ad affibiarli aggettivi come unico, immortale, imperito… Il dio abramitico non ammette là molteplicità e non ammette neppure il divenire mettendosi sotto una luce classica ed eliminando il fatto di essere ciò che non è riprendendo infine il principio di non contraddizione.
Ottima l’intuizione di ricondurre l’origine di tutte queste speculazioni agli albori della filosofia greca e, in particolare, a Parmenide.
Le tradizione neoplatonica presenta sicuramente degli aspetti che possiamo ritrovare nelle religioni abramitiche. Ad esempio sia Plotino che Ibn Aràbi sostengono che Dio sia uno e uno solo e che anche tutte le cose esistenti siano Dio, inoltre l’Uno è impensabile e perciò rappresentabile solo tramite immagini (cosa che ritroviamo nel cristianesimo).
Un altro elemento è quello del
conoscere se stessi, poiché come nelle religioni anche i filosofi neo platonici ritengono che l’uomo per arrivare a Dio debba conoscere se stesso.
Ma tra ciò che predicano le religioni e ciò che scrive, ad esempio, Ibn Aràbi c’è un grosso divario. Il rapporto con Dio è visto in modo diverso, in quanto per Aràbi (ma anche per Plotino) conoscendo se stessi gli uomini scoprono di essere il nulla e perciò Dio stesso, poiché non c’è niente al di fuori di Dio. Per i cristiani o gli islamici invece ci si può avvicinare a Dio ma non si è mai la stessa essenza, si rimane “separati”.
Le visioni possono essere diverse anche in base a come ognuno interpreta la fede, ogni credente può prendere alla lettera ciò che trova ad esempio nelle sacre scritture o considerare tutto un simbolo che rappresenta qualcosa di più profondo.
Buona analisi. Da quello che dici, allora, la differenza non passa tanto tra neoplatonismo e religioni abramitiche (a cui apparteneva anche p.e. ibn Arabi), ma tra le diverse interpretazioni, più o meno ortodosse o mistiche, di queste stesse religioni (in particolare del rapporto tra uomo e Dio).
Ritengo che l’elemento che emerge con maggiore frequenza nel quadro delle religioni abramitiche sia il concetto di Uno di Plotino, o più precisamente il concetto di unità divina.
Prendendo come esempio l’ebraismo, possiamo citare Filone di Alessandria poiché anche lui era giunto alla nozione di un Dio unico e creatore.
In ambito cristiano invece, secondo quanto citato da Maestro Eckhart nelle sue dottrine, per conoscere Dio l’uomo deve prima conoscere se stesso, e questo può essere un altro elemento ripreso dalla tradizione (neo)platonica.
Leggendo poi il pensiero di Pseudo-Luigi, possiamo dire che secondo lui la deificazione per cui la creatura ritorna al suo principio, a cui tende, non è propria soltanto dell’uomo, ma di ogni essere. Il filosofo ritiene inoltre che la divinità è dunque superiore a tutto e che un attributo fondamentale di Dio è la bontà, ma si presenta anche con altri attributi quali la bellezza e l’amore.
Anche nel filosofo Giovanni Scoto ritroviamo sempre questo concetto di unità riguardante Dio, secondo il quale tutto ciò che è creato possiede la sua unità.
In ambito islamico invece, viene ripresa la dottrina, derivante dal pensiero aristotelico, secondo la quale sono presenti nell’uomo tre diversi tipi di intelletti: quello attivo, quello materiale e quello acquisito. Da qui, il filosofo Avicenna considerò l’intelletto attivo come l’unico ad essere immortale, in quanto divino.
Hai svolto una buona analisi. E’ vero che i diversi autori appartenenti alla tradizione “platonica” accentuano aspetti diversi (p.e lo Pseudo-Dionigi e, in generale, i cristiani, il ruolo dell’amore e della grazia), anche se, per essere certi di isolare aspetti assenti in altri autori, dovremmo leggerne molto di più!
Per quanto riguarda il pensiero islamico considera che abbiamo letto anche la mistica di ibn Arabi, assai più “platonica” di quella di Avicenna. Lo stesso Avicenna, comunque, perviene alla sua dottrina dell’intelletto unico probabilmente perché, da neoplatonico, considera l’intelletto la seconda ipostasi divina e, su questa base, “legge” Aristotele.
Nelle religioni abramitiche emergono chiaramente degli elementi della tradizione neoplatonica.
Per prima cosa, Ibn Arabi indica Dio come unico, e fa notare la sua ineffabilità e la sua inesprimibilità.
Successivamente, elabora un pensiero sull’anima dell’uomo: se conosciamo la nostra anima, conosciamo noi stessi, conosciamo Dio perché scopriamo di essere non esistenti, scopriamo di non poterci estinguere, scopriamo e ci rendiamo conto di essere noi stessi Dio.
Questa teoria di “ricerca interiore” riprende chiaramente il pensiero di Plotino secondo il quale “per conoscere il principio, l’anima deve conoscere se stessa”
Hai colto alcuni punti interessanti. Peccato che tu non abbia “verificato”, sia pure sommariamente, la loro presenza in altri autori e correnti…
Gli ideali neoplatonici sono molto presenti nella mentalità moderna, e questo grazie anche alle religioni che, influenzate da queste idee le ha portate fino a noi. Infatti nel Critianesimo emergono principalmente due aspetti del neoplpatonismo: il pensiero della creazione dell’universo e le vie per comprenderlo. Per quanto riguarda l’origine i cristiani ritengono di essere stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, inoltre la percezione di Dio è triplice, poichè viene ritenuto tre e uno,e questo rispecchia la teoria del riflesso in uno specchio infranto di Plotino. Per quanto riguarda le vie della conoscenza sia nel cristianesimo sia nei neoplatonici si ritiene che per raggiungerle bisogni meditare, studiare, riflettere su Dio fino ad avvicinarsi ad esso, nel caso dei platonici è ricordare di essere essi stessi Dio. Mentre per Ibn Arabi nulla può percepire o pensare Dio tranne Lui stesso, e per conoscerlo si può solo conoscere la propria anima, rendendosi conto che non esisti e quindi non puoi estinguerti, e quindi che tu stesso sei Dio e che il tuo scopo sei tu stesso. Tutta la sua ideologia ruota intorno al fatto che Dio è tutto e che solo lui si può riconoscere, e pre conoscerlo, per conoscerti ti devi rendere conto che questo è solo un mondo che non esiste, e che quindi non può estinguersi. Questa ideologia ha molti tratti simili a quella neoplatonica, soprattutto riguardo alla salvezza che può avvenire solo riconoscendo di essere Dio.Gli ideali neoplatonici sono molto presenti nella mentalità moderna, e questo grazie anche alle religioni che, influenzate da queste idee le ha portate fino a noi. Infatti nel Critianesimo emergono principalmente due aspetti del neoplpatonismo: il pensiero della creazione dell’universo e le vie per comprenderlo. Per quanto riguarda l’origine i cristiani ritengono di essere stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, inoltre la percezione di Dio è triplice, poichè viene ritenuto tre e uno,e questo rispecchia la teoria del riflesso in uno specchio infranto di Plotino. Per quanto riguarda le vie della conoscenza sia nel cristianesimo sia nei neoplatonici si ritiene che per raggiungerle bisogni meditare, studiare, riflettere su Dio fino ad avvicinarsi ad esso, nel caso dei platonici è ricordare di essere essi stessi Dio. Mentre per Ibn Arabi nulla può percepire o pensare Dio tranne Lui stesso, e per conoscerlo si può solo conoscere la propria anima, rendendosi conto che non esisti e quindi non puoi estinguerti, e quindi che tu stesso sei Dio e che il tuo scopo sei tu stesso. Tutta la sua ideologia ruota intorno al fatto che Dio è tutto e che solo lui si può riconoscere, e pre conoscerlo, per conoscerti ti devi rendere conto che questo è solo un mondo che non esiste, e che quindi non può estinguersi. Questa ideologia ha molti tratti simili a quella neoplatonica, soprattutto riguardo alla salvezza che può avvenire solo riconoscendo di essere Dio.
Hai “postato” due volte lo stesso testo, ti sei accorto?
In generale la tua analisi è accurata. Come vedremo meglio nel prossimo modulo, tuttavia, non direi che “sia nel cristianesimo sia nei neoplatonici si ritiene che per raggiungerle bisogni meditare, studiare, riflettere su Dio fino ad avvicinarsi ad esso”. Questo può valere p.e. per il cristianesimo (eretico) degli gnostici. Per i cristiani “normali” per raggiungere Dio occorre soprattutto pregare e ricevere da Lui la grazia (cioè non basta la conoscenza di se stessi, la filosofia).
Sono diversi e molteplici gli elementi della filosofia (neo)platonica che riemergono nelle diverse religioni del libro.
A mio parere l’ebraismo è sicuramente la religione nella quale i fondamenti platonici risultano più marcati. Questo diventa lampante nel caso di Filone di Alessandria. Per lui il principio, “Uno” di Plotino non era altro che Dio, ma le caratteristiche in fondo erano le stesse; il rapporto di causa-effetto che infatti lega Dio e il mondo è definito in questo modo:
1)Deve essere una causazione o produzione libera.
2)Deve essere una causazione o produzione di un effetto interiore rispetto alla causa.
3)Deve essere una causazione o produzione dal nulla.
Anche il mondo delle idee trova il suo corrispondente in Filone, ovvero il logos o “intelletto divino” ovvero il modello ideale secondo il quale Dio crea il mondo sensibile.
Sicuramente anche la quabbalah ebraica presenta diversi tratti caratteristici Plotinei, come la riunione di forma e materia, somigliante alla tendenza dell’anima a riunirsi al principio caratteristica neoplatonica.
Per quanto riguarda il cristianesimo, trovo che oltre a Meister Eckhart che abbiamo già analizzato a fondo in classe e sul quale non mi dilungo, anche la corrente di pensiero gnostica presenti delle analogie con il neoplatonismo. Mi ha colpito molto la loro visione di Gesù Cristo, identificato non come il messia bensì come il principio stesso, presente in ognuno di noi, e il loro considerare la fede come un mezzo propedeutico alla conoscenza intellettiva.
In ambito islamico invece bisogna necessariamente fare riferimento ad Ibn Arabi che si distingue per la sua interpretazione simbolistica del Corano.
Dio infatti, similmente al neoplatonismo, è definito come ineffabile, inesprimibile, irraggiungibile. Dio è in ogni cosa, e poiché è in ogni cosa nulla esiste, tranne Lui stesso.
A mio parere è sicuramente plausibile che diversi filosofi siano entrati in possesso dei testi di Plotino e che ne siano stati conseguentemente influenzati, ma non è necessariamente detto. Se presupponiamo che la verità sia una sola, e che la ricerca filosofica sia predisposta al conoscimento di questa verità, allora tutte le filosofie tenderanno naturalmente ad avvicinarsi sempre di più alla destinazione finale tramite diversi percorsi e diverse interpretazioni. Seguendo questo ragionamento si può quindi dedurre che gli elementi in comune tra le varie dottrine non siano necessariamente derivanti gli uni dagli altri, ma bensì siano i risultati di due percorsi autonomi e paralleli di conoscenza di noi stessi e dell’essere.
Riflessioni davvero molto interessanti. Le tue ultime considerazioni, in particolare, potrebbero venire suffragate (cioè sostenute) dal fatto che una visione “monistica” affine a quella plotiniana (non “plotinea”!) si ritrova nel vedanta dell’induismo. Qualcuno ha azzardato possibili influenze hindu su Plotino, ma la cosa appare piuttosto improbabile, per ragioni storiche e linguistiche.
Per quanto riguarda l’analogia tra Filone e Plotino considera, tuttavia, un aspetto: in Filone la creazione viene descritta come un atto libero di Dio (che avrebbe potuto anche NON creare), mentre in Plotino essa si direbbe piuttosto qualcosa di necessario. La stessa contrapposizione si avrà tra Moses Maimon e p.e. Avicenna secoli dopo.
Buongiorno prof.
Spero di essere riuscito a notare correttamente alcuni elementi di similitudine tra la tradizione neo-platonica e le religioni abramitiche, ovvero ebraismo,islam e cristianesimo.
Intanto, come riportato nei testi di Plotino e Ibn Aràbi, essi sostenevano Dio come perfetto, unico e non mutevole, localizzabile all’apice e oltretutto impensabile, presente quindi solamente in immagini; in questo caso Plotino e Ibn Aràbi si avvicinano alla definizione di Dio da parte del cristianesimo.
Un collegamento con il cristianesimo riguarda pure il concetto di anima che quando muore si separa dal corpo tornando a Dio giungendo dunque al paradiso per recarsi in un luogo divino.
Filone di Alessandria, invece, utilizza un verbo ebraico all’interno della Genesi, usato anche da Platone con l’intento di descrivere l’azione del Demiurgo ed infine sempre Filone sostiene in modo simile al cristianesimo come Dio abbia riordinato le cose a partire dal caos.
Ottima risposta, piuttosto esauriente, nei limiti dell’argomento vastissimo che ho proposto. A che verbo ebraico ti riferisci?