Alla luce di quanto abbiamo letto e commentato del Principe di Machiavelli esprimi il tuo parere argomentato sulla seguente complessa questione.
- Quanto conta nell’agire politico l’esercizio della forza e quanto, invece, quello della persuasione? Le due cose sono in relazione l’una con l’altra? E, in generale, il fine giustifica i mezzi in questo campo?
Nell’agire politico,a mio parere,è piú importante la persuasione rispetto alla forza, in quanto la persuasione riesce non solo a convincere ma a modificare la mente delle persone.É maggiore il sostegno di persone che credono in ciò che fai o che comunque ti supportano,che il sostegno di persone che sottomette.Se noi prendiamo come esempio una delle figure piú grandi dello scorso secolo:Hitler, che ha persuaso tutta la Germania (seppur in una condizione economica molto a rischio) secondo le sue idee. Oppure prendiamo in esamina figure come Ghandi,Nelson Mandela,Martin Luther King che hanno persuaso milioni di persone con le loro parole di libertà ed ugualianza.Fora e persuasione quindi non sempre strettamente collegate.
Il fine giustifica i mezzi?non sempre, ci sono occasioni in cui questo é giusto (sempre peróseguendo un’etica) ma ci sono molti piú momenti che non necessitano di un intervento radicale.
Molto significativi gli esempi che rechi. Sarebbe interessante capire meglio quando il fine giustifica i mezzi e quando no.
Machiavelli nel capitolo XVIII sostiene che il principe debba essere per metà umano e per metà bestia. È quindi forse vero che per governare bisogna anche al giorno d’oggi essere in grado di separare l’astuzia della volpe dalla forza bruta del leone?
Partendo dal fatto che Machiavelli rifletta e basi tutte le sue tesi considerando costantemente la Fortuna, il susseguirsi imprevedibile e capriccioso degli eventi, come regolatore universale, capiamo subito che ogni insegnamento che ci tramanda non sia affatto assoluto e vada anzi regolato in base alle situazioni ogni volta diverse . L’uomo virtuoso era, come si può notare in alcune composizioni tipo la Mandragola, proprio quello in grado di non farsi cogliere impreparato dalle circostanze e affrontarle garantendosi così il regolare sviluppo dei propri piani. In questo concetto si può subito notare come lo scrittore ritenga la furbizia la base per governare correttamente un regno. Il Principe per raggiungere grandi traguardi deve appunto utilizzare l’astuzia e tutti coloro che hanno cercato di mantenere il proprio reame con integrità morale e buoni precetti hanno sporadicamente raggiunto i loro obbiettivi. Ora, però, si arriva alla seconda componente del Principe giusto, quella animale, dei predatori. Il buon governante dovrebbe quindi essere anche laico e, seppur controllandole, farsi trasportare dalle sue emozioni e non dalle credenze religiose.
Queste due caratteristiche a mio parere sono i classici opposti che si attraggono a vicenda. I punti di debolezza della volpe vengono costantemente compensati dalle virtù del leone e viceversa.
La tua riflessione sembra presupporre che per “persuasione” si debba intendere l’agire tipico di una “volpe” (in senso ovviamente metaforico) e per “forza” ciò che contraddistingue l’agire di un “leone”. Tuttavia, poiché la domanda suggeriva di attingere argomentazioni da Machiavelli, ma non si riferiva direttamente a lui, tale tua presupposizione sembra restringere forse eccessivamente il senso della “persuasione”, non ti sembra? Inoltre, come altri compagni hanno rilevato, in Machiavelli e in generale, persuasione e forza sono talora strettamente correlate (p.e. nella forma della minaccia del’uso della forza).
Sì le due cose sono in relazione l’una con l’altra, infatti Macchiavelli con forza si riferisce al potere; inteso , però , come ” potere di persuadere” ovvero la capacità di indurre le persone a fare quello che non vogliono perché se facessero ciò che io chiedo o di cui ho bisogno di loro spontanea volontà a quel punto io non avrei più nessun potere su di loro ; questo aspetto è ritenuto da Macchiavelli la forza più grande . Quindi non importa che io sia bravo ,religioso, onesto ecc perché se ho la capacità di persuadere allora ho già i requisiti che mi servono ; questo aspetto si ricollega con il fatto che Macchiavelli sostiene che : “non è necessario avere tutte le soprascritte qualità, ma è bene necessario parere di averle. Anzi, ardirò dire questo, che avendole et osservandole sempre, sono dannose, e parendo di averle, sono utili” questo perché tanti vedono e si basano solo su quello che tu sembri all’apparenza ma pochi vedono ciò che sei realmente e quei pochi che vedono il vero non si opporranno di certo ai molti che , al contrario, non lo vedono. Anche in questo senso è utile avere il “potere di persuadere” perché in questo modo riesci a convincere gli altri (o comunque la maggior parte , riferito in questo caso al popolo ) a vederti in un certo modo piuttosto che in un altro ; così facendo si ottiene ,in un certo senso, anche la fiducia delle persone ,che ti vedono come loro leader proprio perché tu gli hai fatto credere di esserlo e di avere i requisiti necessari (per esempio) , è importante che il principe sia sostenuto dal popolo e per ottenere ciò ,se necessario, è utile che credano a determinate cose affinché il principe possa fare ciò che giusto per lo Stato seppur questo possa non essere moralmente corretto. Per quando riguarda il detto ” il fine giustifica i mezzi” in questo campo se è per il bene dello Stato ,sì. Anche se ,personalmente penso che sia un concetto prevalentemente egoistico perché così facendo ognuno guarderebbe ai propri benefici , sarebbe corretto politicamente ma per poter applicare una cosa di questo tipo si richiederebbe una persona priva di una qualsiasi moralità che non pensi alle conseguenze (per gli altri) di ciò che fa . Secondo Macchiavelli non sarebbe difficile trovare una persona del genere in quanto ,crede che, tutti gli uomini siano malvagi ( perché la loro natura glie lo impone) e suggerisce, di anticipare il male che sicuramente gli altri vorranno farci infliggendolo loro per primi . Io penso che bisognerebbe sempre provare (in caso di una situazione conflittuale) a trovare un compromesso e solo se strettamente necessario ricorrere a questi sistemi. Con questo non intendo dire che il principe debba essere estremamente interessato anche al bene degli altri Stati ma semplicemente deve saper ragionare con lucidità e lungimiranza.
Hai colto molto bene il rapporto tra la capacità persuadere e l’arte di apparire (piuttosto che essere), ossia l’arte della simulazione e dissimulazione, così importante per un principe secondo Machiavelli.
Quanto conta l’uso della forza e quanto quello della persuasione? Sono collegate?
Bisognerebbe prima distinguere due possibili opzioni, la prima prevederebbe un interscambiabilità nell’uso dei due metodi, ipotesi che sostengo, visto soprattutto l’importanza, in Machiavelli, di sapersi adattare secondo una logica quasi darwiniana, mentre la seconda stabilirebbe dei determinati settori o periodi in cui utilizzare o l’uno o l’altro metodo, come ad esempio una politica della forza in tempo di guerra e una della persuasione in tempo di pace, ipotesi che sarei portato ad escludere visto come anche nell’esempio stesso un principe deve, durante una disputa armata, essere sia abile nelle trattative e quindi dal punto di vista diplomatico che da quello militare, come verrà dimostrato dalle guerre europee che saranno combattute nel seicento e nel settecento.
Stabilita la doverosa premessa, una prima analisi suggerirebbe che sono entrambi metodi che prevedono strategie politiche già decise, la differenza consisterebbe sul come attuarle. Tuttavia, da un punto di vista che definirei storico, seguendo delle analisi simili a quelle che poi saranno condotte da filosofi come Hobbes e Locke, potremmo chiederci da cosa derivi la forza che il principe vanta. Anche qui ci si presentano due possibili opzioni, la prima, che si tratti di un potere che ha origine con lo Stato stesso, il nostro principe avrebbe dunque, ad esempio, degli antenati appartenenti ad una qualche antica gens romana, che, sempre attraverso l’uso della forza, al pari di Romolo che fonda Roma sul terreno bagnato dal sangue del fratello ucciso, avrebbero tracciato un solco sul terreno appropriandosene. Tuttavia sembra difficile che, lungo tutto il corso della storia, questa dinastia abbia basato il suo dominio su quell’unico atto di forza, è più probabile invece che, come sempre succede, questa famiglia abbia dovuto affrontare crisi, rivolte, o qualsiasi evento la fortuna abbia posto loro contro. Dunque come hanno potuto, una volta prossimi al fallimento, risollevarsi e riportarsi alla guida della Stato? Sicuramente non con la forza, che non erano più in grado di esercitare, ma con quella che oggi potremmo definire l’arte dei politici e dei sofisti, l’arte del saper parlare.
Questa è la seconda opzione, che sostengo: ogni grande leader nella storia dell’uomo ha saputo anteporre il carisma alla forza bruta, sono d’esempio gli ultimi dittatori della storia contemporanea che hanno basato il loro potere sull’appoggio delle masse, tramite l’uso di orazioni ricche di sofismi.
In generale potremmo affermare che la base della politica sia la capacità guadagnare la fiducia e l’appoggio dei più, saranno i nostri seguaci o sostenitori a darci la forza che noi sfrutteremo, se necessario, per consolidare il nostro ormai già affermato potere.
L’unica interessante eccezione si trova nei condottieri che, sfruttando la condizione di guerra in cui lo Stato versava, hanno potuto fondare il loro potere politico sì sulla stima dei propri uomini, ma dovuta all’abilità militare che questi comandanti hanno saputo dimostrare, penso a generali come Ottaviano Augusto o Napoleone Bonaparte.
Machiavelli scrive poi di quel modo di agire che sarà semplificato nella famosa frase “il fine giustifica i mezzi”. Il filosofo in realtà voleva dare al suo pensiero caratteri più specifici, intendendo che vi sono circostanze in cui, per un fine più alto, quale la salvaguardia di un popolo, si può ricorrere ad azioni considerate “poco morali”.
Trovo in questo un concetto corretto ma proposto all’interno di un contesto, quello delle leggi che regolano la morale, non sufficientemente approfondito. Infatti, ponendo i casi in cui è giusto agire in un determinato modo Machiavelli sta ponendo lui stesso delle regole morali e quindi l’agire del principe sarà, in qualunque caso, morale.
Credo che un atteggiamento mutevole della morale ben si colleghi alla filosofia precedentemente espressa da Machiavelli.
Inizio dalla fine, caro “ospite”. Hai colto un punto importante. In ultima analisi la celebre massima attribuita a Machiavelli non fa altro che inaugurare una (relativamente) nuova “morale” utilitaristica (già accennata in alcuni sofisti, come p.e. Trasimaco, che, nella testimonianza di Platone, sosteneva che “il giusto è l’utile del più forte”), più che, come spesso si dice, subordinare la politica alla morale.
Non mi è chiarissima la differenza che sembri porre tra lo stile di comando dei condottieri e quello dei capi carismatici. In tutti questi casi la pura forza fisica del singolo individuo capo, infinitamente inferiore alla somma delle forze dei rispettivi seguaci, non sarebbe in alcun modo sufficiente a costringere alcuno all’obbedienza. Dunque occorre comunque senz’altro quello che tu chiami carisma, ossia una forma di persuasione, non trovi?
Io penso che nella politica siano importanti entrambi questi fattori poiché la forza intesa come potere è fondamentale per farsi ascoltare e per risaltarsi ma allo stesso tempo è molto importante anche la persuasione poiché un politico che è solo potente se non ha nessuno che lo segue non fa nulla. È per questo che la persuasione è importante, perché attraverso essa si può “catturare” mentalmente le persone anche con l’esercizio della dialettica.
Io penso anche che questi due fattori siano essenziali l’uno per l’altro quindi collegati tra di loro.
Per quanto riguarda il ‘motto’ il fine giustifica i mezzi che sia in politica o che sia in qualunque altra cosa può essere detto fino ad un certo punto poiché secondo me, prendiamo come esempio la politica, si può arrivare a fare cose che non sono giuste come può essere là corruzione o come ad esempio la mafia che per potere si spinge addirittura fino ad omicidi o altro.
Risposta interessante e articolata. Per quanto riguarda il potere mafioso difficile considerare il suo fine buono così da giustificare alcunché… Per essere invocato a giustificazione di frodi e violenza il fine, infatti, deve essere adeguatamente buono (altrimenti non avrebbe senso dire che i mezzi ne sono “giustificati”).
La storia (soprattutto quella moderna, per esempio i regimi di Hitler e di Stalin) ci ha insegnato che nell’agire politico l’utilizzo della forza ha sì importanza e valore (la forza è comunque un mezzo di autorità capace di sottomettere), ma richiedere degli altri fattori che possono favorirla e renderla “credibile”.
Facendo un esempio concreto e utilizzando la mia esperienza da alunno, può capitare che un professore (capace ovviamente di esercitare la sua forza con interrogazioni o verifiche a sorpresa, o note disciplinari) non venga comunque rispettato o preso sul serio dai propri studenti. Questo perché, secondo Machiavelli, alla virtù del professore, del comandante, del dittatore, deve affiancarsi la fortuna propizia, il vado e le circostanze devono essere dalla sua parte.
Più che la forza, è efficace la persuasione, l’essere in grado di creare forme di fedeltà non tanto con l’uso diretto della violenza, ma della minaccia. È evidente quindi che disporre di una grande forza o di un grande esercito non sia sufficiente: il popolo, quando è sottoposto ad angherie, tende a ribellarsi.
Secondo la mia opinione la persuasione e l’abilita strategica sono quindi indispensabili per un riuscito uso della forza.
Per quanto riguarda la celebre frase “il fine giustifica i mezzi”, ho dei pensieri
contrastanti: di per sè, mi sembra un’opinione corretta e un modo di pensare che talvolta mi è capitato di avere, ma come si fa a sapere con certezza quale sia il giusto fine? Come si fa a capire se si stia agendo per il bene?
Un bene personale può rivelarsi un bene egoistico, un male per gli altri, sia per quanto riguarda la vita di ognuno di noi, sia per quanto riguarda la politica.
Per questo non condivido e non mi sembra vantaggioso e possibile utilizzare certi mezzi come la guerra o le stragi, seppur anche per un fine positivo.
Molto interessante… Curioso l’esempio del professore. La cosa in questo caso è complicata. Il “potere” di un prof è finalizzato al rendimento dello studente che richiede ben altro che la minaccia della sanzione per essere elevato (direi fondamentalmente la motivazione).
Molti si chiedono cosa sia meglio esercitare in politica tra la forza e la persuasione, alcuni preferiscono la forza perchè dicono che nessuno alscolterebbe un debole, mentre altri preferiscono la persuasione, dicendo che usando questa le vie per il successo si aprono facilmente, abbindolando tutti con le parole. Io ritengo che per aver successo in politica bisogna esercitare sia la forza che la persuasione, perchè se si usa solo la forza il popolo si può ribellare per le troppe ingistizie e gli avversari possono sfruttarti a loro favore, mentre se si usa solo la persuasione gli avversari politici, notando che non ha potere potrebbero sottometterlo con la forza, quindi come Machiavelli scrisse nel “Principe”:”Il lione non si defende da’ lacci, la golpe non si defende da’ lupi. Bisogna adunque essere golpe a conoscere e’ lacci, e lione a sbigottire e’ lupi.”.
Per quano riguarada i fini che giustificano i mezzi, non sempre è giusto, prendiamo per esempio Kim Long-un che nella Corea del Nord ha ucciso migliaia di persone solo per restarte al potere e far seguire le proprie regole.
Ben argomentata la prima parte della tua riflessione. Per quanto riguarda la questione del fine che giustifica i mezzi, l’esempio del dittatore coreano non mi sembra del tutto pertinente. Infatti il fine di Kim, ossia “il potere per il potere”, non è esattamente un fine che possa giustificare alcunché. Altro discorso se Kim fosse stato costretto alle misure dure che ha preso dalla minaccia rappresentata da pericolosi vicini imperialisti o simili… cioè per difendere il suo popolo (che è probabilmente l’argomento propagandistico di cui egli si sarà più volte valso).
Buonasera prof,
Secondo me l’esercizio della forza e la persuasione, sopratutto quando come Machiavelli si parla di governare, sono strettamente collegati.
Secondo me la persuasione può essere vista molto semplicemente come l’esercizio della forza in maniera pacifica. Per capire, in una situazione qualunque in cui il mio scopo è ottenere qualcosa, mi si presentano più vie per raggiungere il mio obbiettivo. La via più “tranquilla” e pacifica è quella della persuasione, tramite la persuasione con il semplice uso della parola o comunque con mezzi pacifici riesco nel mio intento. Sempre nella stessa situazione se non riesco nel mio intento con la persuasione sono costretta a percorre la via della forza ( sempre secondo il principio che il fine giustifica i mezzi). Il risultato in cui vado ad incorrere è lo stesso. Tuttavia io personalmente credo di più nell’esercizio della persuasione, attività che ritengo anche “migliore”, siccome che per persuadere sono richieste abilitá dialettiche e argomentative.
Per la quanto riguarda la questione del fine che giustifica i mezzi, è molto difficile rispondere. Secondo me questa affermazione può essere presa alla lettera in determinate situazione, non in tutte. Ognuno deve agire cercando di raggiungere i propri scopi e gli obbiettivi che si è prefissato, e per fare ciò deve usare tutte le risorse che gli sono possibili, sempre però nel rispetto degli altri.
Interessanti le tue puntualizzazioni. “Nel rispetto degli altri…”. Direi che questa piccola “condizione” limita fortemente l’approccio machiavelliano, perché pone una cornice morale molto forte. Anche la preferenza per la persuasione sembrerebbe andare nella stessa direzione, sebbene forme di persuasione possano essere indotte anche dall’arte sofistica dell’inganno.
Buongiorno,
secondo me, come diceva Machiavelli, nell’agire politico l’esercizio della forza e della persuasione sono fondamentali e sono in relazione l’una con l’altra. La forza è collegata alla persuasione. La prima, come si dice nel Principe, non è efficace tanto in quanto sia esercitata, ma solo in quanto sia minacciata, in modo da suscitare in chi la subisce la credenza nel valore di ciò che afferma chi la detiene. Si può parlare di “potere” quando si è capaci di indurre le persone a fare quello che non vogliono. Ed è importante far credere che chi sembra avere il potere, ce l’abbia effettivamente. Nell’agire politico, poi, è importante il modo in cui si appare (fedeli, gentili, religiosi,..) ma saper cambiare in base alle situazioni (che variano anche in base al caso/fortuna). Quindi come dice o, per meglio dire, si pensa volesse dire Machiavelli il fine giustifica i mezzi.
Anche tu hai colto essenziali concetti machiavelliani che sembri condividere… Interessante…
Credo che l’uso della forza nell’esercizio politico sia indispensabile quanto quello della persuasione. Se per ottenere qualcosa si sceglie o l’una o l’altra via, per poi mantenerla esse vanno usate parallelamente. L’esempio più facile che mi viene in mente è quello di un sovrano che ha intenzione di ampliare il suo dominio. Per farlo deve inizialmente decidere se procedere in modo “rapido” e quindi usando la forza, rischiando di suscitare tensioni, ribellioni o malcontenti o in modo più lento e meditato usando la persuasione e quindi trovando un compromesso. La prima però va usata quando si è sicuri di avere alle spalle “mezzi” più potenti del nemico, essendo quindi certi di ottenere il risultato voluto. La seconda invece è una scelta più rischiosa poiché, come sottolinea Macchiavelli, le vie di mezzo sono nocive: o scendi a patti con il nemico o lo distruggi. Per il mantenimento di ciò che si è ottenuto poi, bisogna essere in grado di usare razionalmente entrambe le “strategie”.
Per quanto riguarda il concetto “il fine giustifica i mezzi” penso sia valido solo nel caso in cui i mezzi siano efficaci e certi per portare a termine dei fini. Nel caso contrario, il fine perderebbe di validità; se i mezzi non sono “abbastanza”, meglio direttamente non usarli. Inoltre il fine deve essere di un certo spessore e deve avere una certa valenza perché, in caso contrario, non ci sarebbero “sostenitori” della scelta fatta.
Sei del tutto d’accordo con Machiavelli, si direbbe, di cui hai colto fondamentali argomentazioni e concetti
Secondo me, riprendendo quanto letto nel Principe di Machiavelli, nell’agire politico l’esercizio della forza si presenta uguale a quello della persuasione poiché, come dice anche lui stesso, sono due cose collegate tra di loro. Collegate, secondo me, perché se ad esempio si decide di fare una determinata cosa in campo politico queste sono veramente le uniche due cose a cui si può ricorrere nella maggior parte dei casi poiché o si usa la forza e si impone il proprio pensiero personale o si cerca di persuadere “gli avversari” a pensarla allo stesso modo così da attuare il proprio cosiddetto piano. Ritengo poi che, la questione de “il fine giustifica i mezzi” con Machiavelli assuma una valenza morale e che queste cose abbiano pari peso, tanto che, come espresso nel Principe, i fini non hanno alcun valore se non si è in grado di mettere assieme i mezzi giusti per conseguirli. Credo quindi che in questo campo, in generale, il fine giustifichi i mezzi.
Mi sembra che si debba distinguere due piani. Da un lato senz’altro i fini non sono perseguibili se non si è in grado di mettere in campo in mezzi per conseguirli. Tuttavia la celebre massima in esame dice qualcosa di più: dice che questi mezzi necessari talora possono essere anche “immorali” (o, per meglio dire, apparire tali se giudicati come se fossero adoperati da un privato cittadino).
Riguardo alla connessione tra forza e persuasione, non mi sembra che nessuno abbia rilevato la seguente: se la forza non viene esercitata, ma solo minacciata, essa stessa, in quanto “minaccia di se stessa”, assolve un effetto “persuasivo” (o, come spesso avviene, “dissuasivo”). Tipicamente, la disponibilità di armi nucleari da parte di una nazione tende a persuadere le altre a non aggredirla (cioè a dissuaderle dal farlo), ossia svolge una funzione, come si dice, “deterrente”.
La forza e la persuasione sono sicuramente in relazione l’una con l’altra in quanto, come dice Machiavelli, la forza si rivela efficace solo quando viene non solo esercitata ma minacciata, in modo che chi la subisce creda effettivamente a ciò che afferma chi usa la forza.
La forza e la persuasione insieme, o spesso anche prima una e poi l’altra, sono efficaci metodi per portare le masse o i singoli a fare ciò che chi detiene il potere (nel caso di Machiavelli il principe) vuole, come abbiamo visto numerose volte nel corso della storia.
Personalmente penso che in alcuni casi questo tipo di metodo funzioni solo fino a un certo punto, poiché se non c’è un costante uso della forza al primo segnale di debolezza da parte di chi comanda coloro che sono costretti a subire si rivolteranno. Un governo ideale secondo me non si dovrebbe basare ne sulla forza ne sulla persuasione, ma ovviamente una politica di questo genere non è realistica.
Possiamo dire che per ottenere ciò che si vuole, all’interno della politica ma non solo, bisogna usare una giusta combinazione di forza e persuasione a seconda della situazione e delle persone con cui si ha a che fare.
Riguardo all’affermazione “il fine giustifica i mezzi” credo che sia qualcosa a cui tende la natura umana, poiché ognuno ha a cuore i propri scopi e, magari anche per antico spirito di sopravvivenza, è portato a fare qualunque cosa pur di raggiungerli, (ne abbiamo parlato citando il familismo amorale).
Riguardo all’attuale argomento dell’indipendenza della Catalogna invece, penso che il re di Spagna dovesse semplicemente rimanere fermo sulla costituzione, che vieta l’indipendenza di un territorio, semplicemente non dando validità al referendum e non intervenendo con la forza di uomini armati. In questo modo non sarebbe passato dalla parte del torto e i cittadini catalani non avrebbero avuto pretesti per pretendere un’indipendenza non dovuta.
Interessante la riflessione finale sulla Catalogna (che, per la verità, appare un po’ fuori di tema, cosa che avresti potuto evitare introducendola, invece che con un “riguardo all’attuale argomento ecc.”, con una frase del tipo: “Un esempio attuale di ricorso a mezzi eccessivi rispetto al fine, pur giusto, che si voleva perseguire è quello del re di Spagna che ecc.”).
Comunque ricordate (perché sfugge a molti) che “il fine giustifica i mezzi” non significa “puoi fare qualsiasi cosa, anche immorale, se serve ai tuoi scopi soggettivi” (come nel familismo amorale), ma significa “puoi compiere anche azioni comunemente considerate immorali, in casi particolari, se serve a nobili fini, che tutti possono in linea di principio condividere e comprendere” (come la salvezza dello Stato ecc.).
Buongiorno prof,
L’esercizio di forza e persuasione nell’ambito politico è ritenuto assolutamente necessario da Macchiavelli e queste sono pure collegate tra loro. Come dimostrazione di forza può essere addirittura usata la minaccia. Infatti secondo Macchiavelli il potere è la capacità di far fare alle persone ciò che loro non vogliono e nel caso tu non abbia il potere è importante far credere agli altri che tu lo detenga. E’ favorevole però agire in modo gentile apparendo inoltre disponibili ad aiutare le persone seppur poi si sia in realtà disposti ad agire nel male, anche quello più estremo come uccidere. Si può dire quindi che senz’altro per Macchiavelli il fine giustifichi i mezzi anche in questo campo.
Nicola, la tua risposta è straordinariamente simile a quella di Laura… Che coincidenza! Se si trattasse di una prova formale (lo dico a te come potrei dirlo a Laura o a tutti gli altri), sicuramente nella discussione successiva della medesima dovrei verificare con molta attenzione quanto riesci a ri-argomentare quello che hai scritto.
Vi devo, poi, un chiarimento. La nozione del potere come “capacità di far fare alle persone ciò che loro non vogliono” non è letteralmente di Machiavelli, che, eventualmente, la presuppone. L’ho introdotta io a commento dei testi di Machiavelli (devo l’indicazione al filosofo politico Norberto Bobbio, recentemente scomparso) perché tale definizione di potere ci consente, in generale, di riflettere su di esso e di intendere il discorso di Machiavelli e di molti altri (o di criticarlo).
Buonasera prof.,
L’esercito di forza e la persuasione nell’ambito politico sono collegate tra loro e per Macchiavelli sono assolutamente necessarie. Infatti quest’ultimo ritiene che il potere é la capacità delle persone di far fare agli altri ciò che non farebbero se non fossero costretti. Se invece non possiedi potere é importante far credere agli altri che lo detieni; come dimostrazione di forza si può addirittura arrivare ad usare la minaccia. Però chi detiene il potere sarebbe bene che agisse in modo buono e gentile, seppure debba essere disposto ad agire nel male quando ce né bisogno, arrivando fino ad uccidere.
Dunque in conclusione si può notare che per Macchiavelli il fine giustifica i mezzi anche in questo caso.
Perché sarebbe bene che chi detiene il potere agisse in modo buono e gentile? Il “però” con cui introduci questa tesi comporta che essa contrasti con quanto finora hai asserito. E, di fatti, così sembra. Ma, allora, da dove deduci o come puoi argomentare questa affermazione?
Senz’altro in Machiavelli “il fine giustifica i mezzi”, ma la domanda riguardava il tuo giudizio su questa prospettiva.
Mi scuso per il ritardo nel postare il commento ma il cambio di giornata mi ha causato qualche difficoltà. Ci tenevo comunque a farLe avere il mio pensiero su questo argomento.
Da sempre la forza e la persuasione sono strumenti importantissimi per governare. Gli esempi di regnanti, dittatori o più generalmente uomini politici che hanno fatto uso di questi espedienti (a volte uno solo, a volte entrambi) per mantenere o acquisire il potere sono infatti innumerevoli (Hitler, Berlusconi, Obama…Solo per citare alcuni tra i più famosi).
A mio parere lo strumento della persuasione, per quanto possa essere complesso da applicare, è quello che permette all’uomo di potere di governare con più stabilità e in modo più efficace. La forza permette di giungere al potere in modo più rapido, ma rende anche il potere stesso più fragile e debole.
Io penso che il governo più stabile possibile sia quello dove la persuasione è massima, poiché in questo modo si ha sempre il popolo dalla propria parte, e dove la forza (intesa non come atto di violenza fisica ma come severità, intransigenza) solo contro i malvagi. Se il popolo è convinto della bontà delle scelte del proprio governo infatti non mugugnerà troppo nel momento in cui sarà necessario togliergli qualcosa, garantendo quindi al regnante una maggiore libertà di movimento e di azione.
Forza e persuasione non sono collegate, poiché se usassi la forza per persuadere qualcuno andrei contro al concetto stesso di persuasione (la quale non prevede l’uso della forza) e finirei per esercitare solamente la forza.
Per quanto riguarda infine la famosa frase mai pronunciata da Machiavelli che riassume il suo pensiero, ovvero “il fine giustifica i mezzi”, non mi trovo d’accordo. Io penso che alcuni mezzi siano necessari per raggiungere un fine, ma non sempre giustificabili: se si compie un’azione immorale, a meno che non sia compiuta per salvare delle persone, bisogna accettarne le conseguenze. Devo però fare una precisazione: non contemplo nelle azioni giustificabili per salvaguardare lo Stato la violenza e la minaccia di violenza, assolutamente aberranti ed eticamente sbagliate sotto ogni punto di vista. Uccidere delle persone per raggiungere i propri scopi è fuori da ogni discussione, poiché la vita ha un valore immenso e non è ammissibile pretendere di avere il potere decisionale su come la vita di una persona debba finire.
Ti sei messo chiaramente in gioco con le tue risposte sincere e personali e questo è molto apprezzabile. Forse, però, sarebbe stato preferibile ridurre il numero delle tue tesi e aumentare quello delle loro argomentazioni/giustificazioni. Ad esempio, perché il potere basato sulla forza sarebbe più debole? Perché forza e persuasione non sarebbero collegate? (Se minaccio qualcuno con una pistola e lo induco a fare ciò che voglio, senza di fatto fargli male fisicamente, non esercito una forma di persuasione basata sulla forza, almeno sulla forza minacciata?). Perché uccidere persone sarebbe fuori discussione? A volte si è costretti farlo (per legittima difesa o, nel “triage”, quando si deve scegliere, in un pronto soccorso affollato a seguito di una catena di gravissimi incidenti, da quale paziente iniziare, ma non si ha tempo e risorse per occuparsi di tutti (tema bioetico che riprenderemo il prossimo anno). Puoi uccidere (azione immorale) qualcuno per salvare altre persone? Si può trattare di un terrorista torturato a morte per farci dire dove ha collocato certi ordigni o, più semplicemente, il naufrago che vorrebbe salire sulla tua scialuppa dove sono già imbarcate troppe persone mettendo a rischio la vita di tutti… Insomma, dobbiamo sempre ragionare il più possibile, in filosofia, lasciando per un attimo da parte l’emotività e giustificando, agli occhi di chi ci legge, le nostre asserzioni.
La capacità di un uomo di persuadere deriva, oltre che dalla sua abilità retorica, principalmente da un fattore importantissimo: la fede. La convinzione che riesce a trasmettere nei suoi discorsi è proporzionale alla convinzione stessa dell’oratore nelle sue parole. La capacità di un uomo di imporre un idea, di cambiare un opinione e di ritirarla a proprio piacimento è un arma potente, molto forte, molto più forte della forza stessa. Per quanto per raggiungere un fine sia utilizzabile qualsiasi mezzo violenza e crudeltà non cambieranno mai completamente le idee delle genti creando un governo con svariate lacune e che quindi è destinato a non perdurare.
Forse hai “sbagliato” esercizio…