Come Socrate argomenta (e Platone ancor più sottolineerà), la scienza del bene o saggezza (sophìa) è quel sapere (di cui è alla ricerca la filo-sofia), senza il quale gli altri saperi possono finire per essere inutili o addirittura nocivi.
Si potrebbe, tuttavia, osservare che non sempre agiamo secondo quello che noi sappiamo (o crediamo di sapere) essere buono (e giusto). A volte, come dice p.e. San Paolo in una sua lettera, facciamo quello che non vorremmo (nel senso di cedere alla tentazione – in termini cristiani commettendo così un “peccato” – di fare qualcosa che sappiamo cattiva). Se così fosse, la scienza del bene non sarebbe ancora sufficiente a farci agire bene, ma si richiederebbe altro (“forza di volontà” o, come penseranno i cristiani, l’aiuto, chiamato grazia, di Dio). Ma è davvero così?
Socrate, ma, in fondo, un po’ tutti i filosofi greci, con diverse accentuazioni, aderiscono al cosiddetto intellettualismo etico, ossia alla dottrina secondo la quale, se so [con l’intelletto] che cos’è il bene, non posso non [volerlo, con la volontà e quindi] farlo.
Su questi argomenti cfr. il manuale, 1A, U1, cap 2, § 7 La morale di Socrate, pp- 135-138; § 8, pp. 138-39 [esclusa La religione di Socrate]