Nel dialogo Teeteto, come abbiamo visto, Platone attribuisce a Eraclito (oltre che ad Empedocle a ai “poeti più grandi”) la segreta dottrina che avrebbe ispirato il relativismo di Protagora, ossia la dottrina secondo la quale “tutto scorre” (pànta rrhei), sicché nulla sta fermo sempre nello stesso modo (“Non ci può bagnare due volte nello stesso fiume”, ragionava Eraclito), ragion per cui delle “cose” possiamo solo avere opinioni sempre tra loro discordi.
Ma è proprio questa la dottrina di Eraclito? Approfondiamola un momento.
Cfr. U1, cap. 2, § 4, pp. 28-30.
Leggi anche qualche frammento qua e là tratti dagli scritti, perduti, di Eraclito: U1, cap. 2, T10, pp. 84-85.
Quale che fosse, comunque, l'”oscura” dottrina Eraclito, una cosa rimane vera, secondo Platone: se tutto veramente divenisse, non potremmo avere scienza di alcuna cosa, neppure dello stesso divenire (non potremmo accorgerci ad es. che l’acqua di un fiume scorre, perché non potremmo confrontare lo scorrere dell’acqua alla “stabilità”, almeno relativa, delle sponde rispetto al flusso della corrente).
Proprio per fondare la scienza (in un modo che ha fatto scuola, nel senso che, in qualche modo, anche la moderna nozione di “scienza”, attraverso Aristotele, ne dipende) Platone, ispirandosi al magistero di Socrate, elabora la spesso fraintesa dottrina delle idee;
anche se – bisogna dire – essa non è mai stata argomentata (salvo forse, in modo tuttavia più implicito che esplicito, che nei due celebri passi dei dialoghi Cratilo e Fedone che abbiamo letto), ma viene per lo più, nei dialoghi che ci sono rimasti, presupposta (data per scontata).
Cfr. U2, cap. 2, § 1, pp. 194-198 (esclusa La conoscenza delle idee)