“Moderno” deriva dal latino “modo” nel significato di “adesso, ora” (da “modo” deriva, ad esempio, il romanesco “mo’” in frasi come “E mo’che je dico?”). Dunque “moderno” è ciò che è contraddistinto da assoluta “novità” (tant’è che in tedesco per indicare l’ “evo moderno” si dice “Neuzeit“, letteralmente: “epoca nuova”). Una filosofia che si pretende moderna, dunque, è una filosofia che si propone come radicalmente nuova.
Sotto questo profilo possiamo riconoscere in Francesco Bacone da Verulamio e in Renato Cartesio i due iniziatori di questa forma di filosofia. Entrambi, anche se in modo diverso, hanno esplicitamenteinteso fare “terra bruciata” della “tradizione” filosofica e ricominciareda capo la ricerca, seguendo un metodo nuovo e più rigoroso rispetto a quelli seguiti in passato.
La modernità della filosofia di questi autori non consiste, tuttavia, soltanto nella sua novità, ma anche nel peculiare approccio alla conoscenza che da questi autori è derivato, un approccio che per essere radicalmente nuovo si è voluto centrare sul soggetto stesso della conoscenza;
- sia che, come in Cartesio, sia messo in gioco il procedimento razionale mediante la quale tale soggetto può acquisire conoscenza;
- sia che, come in Bacone, sia messa in gioco l’esperienza che tale soggetto può acquisire, secondo un metodo rigoroso.
La filosofia moderna, che si dibatte, pertanto, tra razionalisti ed empiristi (a partire da Cartesio e Bacone, iniziatori rispettivamente dell’una e dell’altra corrente), rifiuta, in ogni caso, radicalmente il principio di autorità.