Il congresso di Vienna (che era in corso durante i “100 giorni” del ritorno di Napoleone dall’Elba e si concluse qualche giorno prima della sua definitiva sconfitta a Waterloo) ridisegnò la cartina dell’Europa e tentò anche di “restaurare” i sistemi politici e giuridici vigenti (con scarso successo soprattutto per quanto riguarda l’assetto giuridico) prima della Rivoluzione e di Napoleone (dunque un quarto di secolo prima nel caso della Francia) sulla base dei seguenti principi:
- principio di legittimità (in base al quale si sarebbe dovuto ripristinare l’ordine legittimo, perché legittimato da una tradizione secolare, antecedente agli eventi rivoluzionari)
- principio di equilibrio (in base al quale si sarebbe potuto derogare dal precedente principio al fine di mantenere il massimo equilibrio possibile tra le potenze, in modo da evitare futuri conflitti: a rinforzare tali obiettivi venne inaugurato quel “concerto europeo”, realizzato tramite periodiche conferenze, nel quale possiamo riconoscere il germe dell’Unione Europea)
- principio di intervento (in base al quale le maggiori potenze, associate nella Santa Alleanza tra Austria, Prussia e Russia, e nella Quadruplice alleanza tra questi stessi Paesi e la Gran Bretagna, a cui si aggiunse in seguito anche la Francia di Luigi XVIII, erano tenute a intervenire ovunque si fosse messo in discussione tramite moti rivoluzionari o cambi di regime l’ordine della restaurazione)
Ecco la mappa d’Europa dopo il Congresso di Vienna [cliccarla per aprirla]:
Un esempio del modo in cui il principio dell’equilibrio, associato allo specifico desiderio di impedire future aggressioni da parte della Francia, operò in contrasto con il principio di legittimità è offerto dalla mancata ricostituzione delle storiche repubbliche di Genova e di Venezia, a vantaggio rispettivamente del regno di Sardegna (embrione del futuro Stato italiano), potenziato quale “stato cuscinetto” in caso di attacco da parte della Francia, e dell’Austria, che, in cambio di Venezia, cedette le Fiandre cattoliche (futuro Belgio) all’Olanda (la gloriosa Repubblica della Province Unite), in modo da costituire un secondo “stato cuscinetto”, il (neonato) Regno d’Olanda (ancor oggi l’Olanda è un regno, pur essendo stata una delle prime repubbliche d’Europa, per effetto del congresso di Vienna). Anche la Prussia (embrione del futuro Stato tedesco) fu similmente rafforzata nella regione del Reno a scapito di precedenti entità statuali tedesche (gli Stati tedeschi furono ridotti da 360 a 39!) sempre in funzione antifrancese, mentre la Polonia, che Napoleone aveva ricostituito, fu di nuovo smembrata tra Austria, Prussia e soprattutto Russia.
Il Congresso non fece dunque semplicemente ritornare indietro le lancette dell’orologio di 25 anni ca. Anche diverse riforme napoleoniche (come l’introduzione del nuovo Codice Civile), che, peraltro, portavano a termine una razionalizzazione nel campo p.e. del diritto, delle misure ecc., già iniziata dal riformismo del Settecento, non vennero toccate o vennero solo parzialmente rivedute (a dispetto delle pretese dei cosiddetti ultras, cioè dei deputati ultra-reazionari francesi, che volevano ripristinare la situazione antecedente alla rivoluzione francese).
Ecco come lo storico Sabbatucci ci aiuta a dare un valore non solo negativo al Congresso di Vienna.
Seguiamo più da vicino, nella prima parte di quest’altro video, a cura del Museo del Risorgimento, la Restaurazione in Piemonte.
Cfr. § 9.1, pp. 267-76