Puoi studiare direttamente la sintesi sincronica che ho elaborato negli anni su Marx e che ho proposto in aula.
Per un quadro diacronico dello sviluppo del pensiero di Marx puoi consultare il manuale [di Filosofia], il paragrafo su Marx (cap, 3, § 6, pp. 97-107), soffermandoti sui passaggi che maggiormente risuonano con quanto è stato presentato e discusso in aula e ritrovi pure nella sintesi sopra evocata.
Non dimenticare, per una più profonda comprensione della novità rappresentata da Marx e dal marxismo, di riprendere anche quanto abbiamo ricordato in riferimento alle origini storiche del socialismo.
A tutto questo possiamo aggiungere le seguenti riflessioni (che riprenderemo in altro modulo) sul mancato crollo del capitalismo, quale era stato previsto da Marx.
La crisi di sovrapproduzione prevista si verificò solo molto parzialmente durante la cosiddetta Grande Depressione di fine Ottocento (in Europa occidentale) (1873-95) e non comportò il collasso del sistema.
Generalmente si ritiene che ciò sia comprensibile se si considerano due “errori” previsionali della teoria di Marx:
a) la classe media, che avrebbe dovuto sparire, a seguito della polarizzazione della società nelle due classi antagoniste della borghesia e del proletariato, si conservò e anzi, per certi aspetti, si ampliò (per il funzionamento del sistema erano necessari sia “quadri” di impiegati nelle aziende, sia professionisti afferenti alla c.d. sovrastruttura, quali avvocati, medici, sacerdoti, poliziotti, insegnanti, giudici ecc., le cui competenze più o meno elevate dovevano essere retribuite con stipendi superiori ai salari riservati agli operai); il che mantenne in essere un relativamente ampio mercato per il consumo della produzione industriale (curiosamente, ma non troppo, fu soprattutto il ceto medio così costituito che, qualche decennio dopo, sosterrà il fascismo in Italia, incuneandosi per rivendicare i propri interessi, per così dire, tra alta borghesia industriale e proletariato);
b) gli stessi operai, le cui rivendicazioni erano sostenute da partiti e sindacati sempre più di ispirazione marxista, conseguendo, tra le altre cose, crescenti aumenti salariali (anche per le politiche di pacificazione sociale attuate da governi di sinistra come di destra, cfr. il caso di Disraeli in Gran Bretagna e di Bismarck in Germania, politiche che inaugurarono il moderno “stato sociale” o “welfare“), finirono per contribuire a “salvare” il sistema, mantenendo sufficientemente alto il livello dei consumi
In passato si assegnava importanza, per spiegare il mancato collasso del sistema capitalistico, anche al colonialismo europeo, propagandato spesso, in effetti, come occasione per creare nuovi mercati di consumo, ma la più recente storiografia porta ad escludere che i crescenti possedimenti coloniali costituissero significativi sbocchi in questo senso (a causa della miseria delle popolazioni via via soggiogate).