Dopo aver tracciato il quadro del “sistema” di Hegel, esposto nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche (1817 e ss.), e dopo aver esemplificato l’approccio “dialettico” di Hegel con la prima triade della logica (essere, nulla, divenire), trattata sia nell’Enciclopedia, sia, in modo più approfondito, nella Scienza della logica (1816), passiamo ora ad approfondire alcuni passaggi della cosiddetta “filosofia dello Spirito” di Hegel, svolti ancora in forma dialettica.
Ecco la videolezione introduttiva a questo passsaggio:
Se la “logica” costituiva l’esposizione sistematica dei principali concetti filosofici “astratti” e la “filosofia della natura” era una trattazione del modo in cui lo Spirito opera nascostamente nella Natura (sulla falsariga della concezione dei romantici e di Goethe), la filosofia dello spirito riguarda i modi in cui nell’uomo lo Spirito prende progressiva coscienza di sé fino a riconoscersi tutta la realtà attraverso la Storia.
Riporto qui per comodità lo schema relativo al sistema di Hegel già presentato nella relativa pagina del sito principale (cliccare per ingrandire):
Come abbiamo visto questa sezione del “sistema” parte dallo “spirito soggettivo”: si tratta del modo in cui lo Spirito si manifesta in modo ancora indistinto (non più individuale che universale), ma già “incarnato” come uomo (contraddistinto dalle passioni dell’uomo e dalla volontà, oggetto della psicologia). La fenomenologia è la sezione del sistema, che riprende alcune parti dell’omonima opera giovanile di Hegel, in cui lo Spirito perviene all’autocoscienza, intesa come coscienza di sé come individuo distinto da altri individui. Il passaggio chiave a tale riguardo è costituito dalla cosiddetta dialettica del servo e del signore.
Ecco la videolezione sulla dialettica del servo e del signore:
Nell’opera giovanile Fenomeonologia dello Spirito (1807) e, poi, nella sezione dell’Enciclopedia dedicata allo spirito soggettivo Hegel sviluppa la dialettica del riconoscimento reciproco tra (auto)coscienze. Per ciascuno di noi, noi siamo soggetto e gli altri sono nostro oggetto anche se per ciascuno degli altri è il contrario. Di conseguenza sorge il problema del riconoscimento reciproco delle coscienze come auto-coscienze (coscienze di sé come soggetto distinto da altro soggetto). La prima risposta che ha dato il giovane Hegel a questo problema è stata che l’amore reciproco permette il riconoscimento di ciascuno come autocoscienza. Ma il filosofo nella Fenomenologia sceglie un’altra strada (probabilmente ispirato dalla nozione di “stato di natura” di Hobbes), quella della “lotta per la vita e per la morte” ovvero della competizione tra i vari soggetti per la sopravvivenza.
Al termine di tale lotta colui che ha superato l’avversario (il padrone, in cui Hegel vede p.e. il signore feudale) resta privo della coscienza di non essere l’unico soggetto, mentre chi gli si sottomette (il servo, in cui Hegel vede p.e. il contadino medioevale), avendo temuto per la propria vita, è doppiamente cosciente: di sé (infatti, proprio per non perdere la propria vita si è sottomesso), dell’altro (infatti, lo serve come prima serviva se stesso, riconoscendone così la soggettività, facendo che i suoi desideri siano i propri).
Inoltre il servo si riconosce come vivente, come corpo, mentre il padrone, sprezzante della vita, si concepisce ancora come un Io astratto, privo di corpo. Il servo perciò ne sa più del padrone.
Infine, il servo, per soddisfare l’appetito proprio e del padrone, lavora, cioè trasforma le cose in prodotti o, come dice Hegel, oggettiva se stesso nelle proprie opere, scoprendo nell’operare un tratto essenziale della coscienza (noi diremmo: dell’umano).
Hegel dimostra, quindi, che se il servo e il padrone si separano (p.e. se il servo fugge in città e da contadino diventa borghese) il padrone, non avendo acquisito la capacità di trasformare la natura per sopravvivere, è destinato a soccombere (come accadde durante la Rivoluzione Francese). Colui che appare indipendente, si rivela dipendere da colui che ne dipende, mentre il dipendente, in verità, è libero nel suo rapporto con la natura.
Cfr. anche 2B, U8, cap. 2, § 3, Signoria e servitù, pp. 729-31.
La filosofia dello spirito oggettivo è oggetto di trattazione, oltre che nell’Enciclopedia, in modo più approfondito nei Lineamenti di filosofia del diritto (1821) che costituiscono un’opera imprescindibile di filosofia del diritto, materia tuttora studiata all’università da chi si iscrive a scienze giuridiche.
Dalla filosofia del diritto astratto: l’istituto giuridico del contratto sembra presupporre la proprietà privata, ma questa si fonda a sua volta sul contratto (cfr. U8, cap. 3, § 5, Il diritto astratto, p. 757). Ecco la relativa videolezione:
Dalla filosofica politica: lo Stato sembra poter essere fondato sul contratto sociale, stipulato da individui viventi in uno “stato di natura”, allo scopo di porre fine alla violenza reciproca (Hobbes, Locke, Rousseau); ma, in effetti, nessun contratto può avere vigore in assenza di uno Stato che lo faccia riconoscere e rispettare: dunque lo Stato si rivela un presupposto di quello stesso contratto dal quale sembra viceversa derivare.
Dalla filosofia morale: proprio per obbedire all’imperativo categorico (Kant) che mi impone di agire secondo una legge che possa valere universalmente (per tutti gli altri), non posso, come sembrerebbe in prima battuta, agire illegalmente alla sola condizione di accettare che anche tutti gli altri possano farlo, perché io stesso non sarei affatto disposto ad agire come un altro, che la pensasse diversamente da me, vorrebbe che anche io agissi (ad esempio un militarista, se io sono un pacifista), e, quindi, volendo imporre arbitrariamente a tutti soltanto la mia regola di condotta, rifiutando in pari tempo quella di altri, violerei lo stesso imperativo categorico che mi impone di seguire una legge che possa avere valore universale (e non una legge personale, soggettiva e arbitraria); pertanto, per agire moralmente, devo seguire la sola legge che è riconosciuta come effettivamente comune, la legge dello Stato (sicché l’agire morale deve essere sempre anche un agire legale, né si dà la possibilità di “obiezioni di coscienza” agli obblighi giuridici) (cfr. U8, cap. 3, § 5, La moralità, p. 757-58). Ecco la relativa videolezione:
In questa pagina del sito principale puoi approfondire l’etica e la politica di Hegel. Cfr. anche U8, cap. 3, § 5, L’eticità, pp. 759- 64 fino al titoletto La monarchia costituzionale e i suoi poteri escluso.
Sulla distinzione tra società civile e Stato in Hegel e, più in generale, sul significato della sua filosofia politica ecco una videolezione conclusiva:
Concludiamo ora il nostro percorso su Hegel (e, così, l’intero percorso di filosofia di quest’anno) con la trattazione di quello che Hegel denomina Spirito Assoluto, articolato nelle tre forme dell’arte, della religione e della filosofia, e massimamente manifesto nell’ordine della Storia (dominata a sua volta dal principio “il reale è razionale e il razionale è reale”, nonché contraddistinta dalla cosiddetta astuzia della ragione). Ecco le mie videolezioni al riguardo (scusandomi per la qualità non ottimale dell’audio):
Cfr. anche la pagina del sito principale dedicata allo Spirito assoluto e queste precisazioni sull’identità di reale e razionale e sull’astuzia della ragione. Cfr. U8, cap. 3, §§ 6-7, pp. 766-73; U8, cap. 1, § 2, da Ragione e realtà a Il dibattito sul “giustificazionismo” hegeliano, pp. 711-14.