Kant, nella terza Critica (la Critica del GIudizio, pubblicata nel 1790, all’indomani della Rivoluzione Francese), si interroga sulla funzione fondamentale del “giudizio“, non riducibile a una meccanica applicazione dei principi razionali all’esperienza: esso incorpora sempre un margine di “discrezionalità” (salvo quando è determinante, oggettivo, come nei casi dei giudizi sintetici a priori – cioè delle leggi fondamentali – propri della matematica e della fisica) che può essere colmato solo dal “sentimento” (in altre epoche si sarebbe detto dall’intuizione) o, nel caso peculiare del giudizio estetico, dal “genio”. Ecco gettati alcuni semi che saranno fatti fruttare dai poeti, letterati e artisti romantici e dai filosofi idealisti tedeschi.
Ecco la mia videolezione su questo argomento:
Cfr. U6, cap. 4, pp. 550-563.