Dopo aver argomentato, contro Parmenide e Zenone, come ciò che è possa essere considerato molteplice (perché ciascuna cosa può benissimo non essere un’altra, nel senso di essere diversa dall’altra), bisogna vedere se possiamo “smontare” anche gli argomenti di Zenone contro il movimento (p.e. l’argomento di Achille).
Aristotele giustifica il divenire, dopo avere giustificato il molteplice (qui in accordo con Platone), attraverso due fondamentali mosse:
- ridimensionando il principio di non contraddizione (che, nella versione “forte” di Parmenide, rende inconcepibile come una cosa, nel tempo, possa diventare diversa da quello che era prima, cfr. U4, cap. 2, § 3, Dal principio di non contraddizione ecc. da L’assioma fondamentale della filosofia, p. 279);
- introducendo la dottrina della distinzione tra la potenza e l’atto (cfr. anche il manuale, U4, cap. 2, § 5, pp. 284-87)