Dopo aver approfondito certe prospettive logiche, ontologiche e fisiche riprendiamo la ricerca (della scienza) del bene che Socrate ci aveva additato come necessaria per vivere una vita degna di essere vissuta e di cui quelle prospettive possono costituire lo sfondo.
Come sappiamo, in generale, il problema etico (che cosa è bene o saggio fare) può essere risolto, verosimilmente, solo se sappiamo chi siamo e, più in generale, che cos’è il mondo, tutto ciò che è qualcosa. Il problema etico rimanda, dunque, al problema antropologico (concernente l’uomo, in greco ànthropos) e al problema ontologico (concernente tutto “ciò che è”, in greco on, plurale onta).
Se, ad esempio, esistesse Dio e noi ne fossimo figli, se Dio avesse creato il mondo e ci avesse fatto a Sua immagine e somiglianza, se Gesù fosse il Figlio di Dio ed Egli stesso Dio, Egli ci indicherebbe la via per la nostra salvezza e sarebbe sensato comportarsi e agire come suggeriscono i comandamenti dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Se, tuttavia, così non fosse, fossimo soltanto animali evoluti casualmente in questo modo, corpi viventi e destinati a dissolversi nella morte, senza senso, come sembra suggerire la scienza moderna (così come le antiche dottrine atomistiche), probabilmente sarebbe sensato agire diversamente: perseguire il piacere ed evitare il dolore e, a questo fine, ricercare l’amore degli altri e rifuggire il loro odio ecc.
Se fosse corretta l’interpretazione della natura offerta dai buddhisti le cose sarebbero ancora differenti e così via…
Si capisce come la ricerca ontologica, cosmologica e fisica (la filosofia come ricerca della sapienza), che abbiamo finora condotto seguendo soprattutto Aristotele, sia per noi fondamentale, perché a seconda di come rispondiamo, anche implicitamente, alle domande ontologiche, cosmologiche e fisiche (ad esempio se il mondo sia “fatto a caso” o sia ordinato secondo “fini”) decidiamo come vivere e morire (cioè possiamo rispondere anche alla domanda etica, quella relativa al bene). E, come sappiamo, a tale ultima domanda non possiamo non rispondere, anche se volessimo evitarlo, perché, se non rispondiamo verbalmente, rispondiamo col nostro comportamento.
Insomma, per impostare la risposta corretta alla domanda intorno al bene abbiamo prima dovuto rispondere alla domanda intorno all’essere. La perfetta saggezza (la scienza del bene) richiede la sapienza (la scienza dell’essere). La filosofia come ricerca della sapienza, se questo è vero, non si è rivelata meno utile e necessaria, per vivere bene, della filosofia come ricerca della saggezza.
Prima di esaminare nel dettaglio le diverse ipotesi filosofiche riguardo al bene, in quanto, come detto, dipendono da altrettante ipotesi filosofiche riguardo all’essere, possiamo concordare con Aristotele che il bene di un essere intelligente, in quanto “causa finale”, sia la felicità. La felicità, infatti, è qualcosa che si desidera solo come scopo e mai come mezzo per altro. Cfr. U4, cap. 5, § 1, Felicità e ragione, pp. 338-39.
Cfr. questo testo di Aristotele.
Ma la domanda semplicemente si sposta. Come si fa ad essere felici?