Dopo la rivoluzione scientifica il pensiero filosofico che si annuncia come moderno, nuovo, si caratterizza per lo stretto intreccio con la ricerca scientifica, talora condotta dagli stessi autori (“filosofi naturali”, come si consideravano p.e. Galileo e Newton).
Emergono due caratteristici problemi (soprattutto nel campo dei filosofi c.d. “razionalisti”) legati alla nuova immagine meccanicistica del mondo, problemi tra loro connessi:
- come conciliare il determinismo apparentemente sotteso al meccanicismo con la difesa (legata in alcuni anche alla fede cattolica) del libero arbitrio
- come riuscire davvero a evitare di ricorrere a nozioni come quella di “forza” (agente a contatto o, peggio, a distanza) e quella di “causa finale” e “formale“, che sembrano “fare a pugni” con l’immagine dell’universo come macchina cieca e senza scopo, mossa da sole cause meccaniche (tipicamente, p.e. in Cartesio, da combinazioni di urti regolate soltanto da leggi geometriche e dal principio di conservazione della quantità di moto complessiva)
Vi è, poi, la classica controversia che oppone razionalisti ed empiristi, relativa alla fonte della conoscenza, in particolare della conoscenza “scientifica” (ragione o esperienza?).