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E’ possibile credere ed essere filosofi?

Riflettendo sul rapporto tra fede e ragione nei secoli, prendendo ispirazione anche dal film Agorà di cui abbiamo fruito e dalla figura della filosofa Ipazia che vi è rappresentata, discuti se e (in caso positivo) in che modo si possa aderire a una prospettiva religiosa come quella cristiana (ma un discorso analogo può essere fatto per le altre religioni abramitiche, come quella ebraica e quella musulmana) e praticare la filosofia.

Cristianesimo e filosofia

Alla luce del percorso storico-filosofico fin qui svolto quale rapporto ti sembra che sussista tra cristianesimo e filosofia? In particolare quali elementi della dottrina cristiana, così come fu “codificata” nel Credo e approfondita da Agostino, ti sembrano riconducibili a una concezione di tipo filosofico (già nota, come il platonismo, o eventualmente anche nuova, ma pur sempre simile ad altre concezioni filosofiche greche) e quali elementi ti sembrano irriducibili a una concezione di questo tipo perché caratteristicamente “religiosi”?

Puoi aiutarti leggendo anche questa pagina del sito, nonché quest’altra, relativa, più in generale, al rapporto tra religioni e filosofia (con particolare riguardo alle religioni più “spirituali”, tendenzialmente monoteistiche, ancora molto diffuse ai nostri giorni).

Come leggere “intelligentemente” un testo sacro?

Come accennato in aula, la “filosoficizzazione” del cristianesimo (comunemente chiamata “ellenizzazione”) non è stata solo determinata dal progressivo diffondersi di questa nuova religione presso Greci e Romani, pagani imbevuti di cultura filosofica e mitologica (per i quali, ad esempio, non costituiva problema che un uomo potesse essere “divino”), ma anche (il che, peraltro, vale per tutte le religioni basate su “Scritture”, dall’induismo fondato sui Veda all’islam basato sul Corano) da intrinseche esigenze legate alle ambiguità e alla contraddizioni inevitabilmente presenti in un corpus di scritti ritenuti, a torto o a ragione, sacri, anzi divinamente ispirati.

Approfondisci tale problematica leggendo  questa scheda (aprendo, in questo caso, anche i link interni  a tale scheda e scorrendo le pagine a cui tali link rinviano, per avere un quadro più approfondito della relativa problematica, salvo l’ultimo, “Per approfondire“, la cui apertura è, invece, facoltativa, data la lunghezza e complessità dell’approfondimento proposto). Puoi trascurare anche l’ultimo capoverso della scheda, dedicato al principio di autorità (su cui dovremo ritornare).

Quindi, forte di questo quadro generale, prova a

  • riassumere (in non più di una decina di righe) l’ultima parte (pp. 6-8, lettera E) dei Principi del filosofo cristiano-platonico Origene  (III sec. d. C.), il quale, ispirandosi al metodo allegorico di Filone, dà una serie di indicazioni (che hanno fatto scuola) su come leggere i testi sacri.

N.B. Il testo è un po’ lungo. Leggilo velocemente cercando di coglierne il senso complessivo, senza soffermarti sui dettagli. Il “messaggio” di Origene (quello che intende dire e argomentare) è abbastanza chiaro e spesso ripetuto. Come sempre, non preoccuparti di sbagliare o di dire cose inesatte. Gli esercizi si fanno per mettersi alla prova e, sotto un certo profilo, sono più utili gli errori della risposte corrette, perché consentono al docente di rispiegare e allo studente di riflettere sulle ragioni per le quali non aveva compreso.

P.S. Questo esercizio può sembrare di scarso interesse e anche poco filosofico, perché (sembra) inerente a studi di tipo teologico. Considera, tuttavia, quanto si stiano diffondendo ai giorni nostri tendenze c.d. fondamentaliste, in ambito non solo islamico, ma anche cristiano, ovvero letteraliste: prendere “per oro colato” questo o quel testo sacro semplifica la vita, perché evita di pensare. Comprendere, invece, concretamente, sperimentandolo, non solo che il fondamentalismo è “cattivo” o “pericoloso”, ma anche che esso è semplicemente “impossibile” per la natura stessa dei testi sacri da interpretare può costituire un buon antidoto e aiutarci a difendere sul piano strettamente filosofico, e non solo etico o giuridico o politico, valori come la libertà di pensiero e il pluralismo religioso.

Come funziona il dialogo socratico?

Per verificare che tu abbia ben compreso il “funzionamento” del dialogo socratico, esamina alcuni passi dell’Eutìfrone, quelli che trovi in U3, P1, T1, in particolare alle pp. 247-48, dalla richiesta di Socrate a Eutifrone: “Pròvati ora anche tu, nello stesso modo, a insegnarmi ecc.” (vcino al punto C), fino alla fine dell’estratto.

  • Riesci a riconoscere alcuni momenti del dialogo socratico, come dialogo maieutico? In particolare qual è la tesi inizialmente “partorita” da Eutifrone che Socrate confuta (che porta all’assurdo), almeno in un suo significato possibile, e in che modo essa viene corretta alla fine da Eutifrone?

P. S. Anche se non ti assegno un esercizio specifico sull’amore platonico ti suggerisco di ripassare globalmente questo argomento, in connessione al tema dell’immortalità dell’anima e della sua origine divina, in vista della verifica p.v. Se qualcosa non ti è chiaro, prepara uno o più quesiti da pormi in aula.

I paradossi dell’uno

Rileggi il “denso” estratto del Parmenide di Platone che abbiamo letto in aula, quindi

  • prova a riassumere sinteticamente le diverse ragioni per le quali, secondo Platone (dietro la “maschera” di Parmenide), l’uno, se è qualcosa, finisce paradossalmente (antinomicamente) per non essere alcunché.

Quindi, anche alla luce delle suggestioni provenienti dal celebre mito della caverna (cfr.   questo video, il testo del mito in U3, P2, T6-7, pp. 259-63 e la sintesi alle pp. 215-217), rispondi al seguente quesito:

  • Perché, secondo te, Platone si sarebbe dato la pena di scrivere un dialogo così bizzarro, nel quale, dopo pagine e pagine di antinomie, si finisce per dover ammettere che dell’uno si può dire (predicare, affermare), contraddittoriamente, tutto e il contrario di tutto? Perché, soprattutto, Platone voleva che i suoi discepoli si esercitassero in “meditazioni” dialettiche di questa natura?

Come dimostrare l’immortalità dell’anima?

Nel dialogo Fedone Platone mette in campo un importante argomento (leggi qui il brano tratto dal Fedone dove tale argomento viene sviluppato) a favore della tesi secondo la quale la nostra anima sarebbe immortale.

Tale argomento avrebbe natura “dialettica” e non “matematica”, ossia, nel linguaggio di cui Platone si serve nel dialogo Repubblica (cfr. l’unità didattica che abbiamo svolto in classe su questo argomento con i rinvii alle pagine di questo sito e del manuale, che essa incorpora), sfuggirebbe alla critica tipicamente scettica della logica “sillogistica” (sviluppata soprattutto da Aristotele e dagli stoici) e permetterebbe di dimostrare la “verità” della tesi sostenuta (in questo caso, l’immortalità dell’anima) in maniera inoppugnabile o, come anche si può dire, incontrovertibile (attingendo alle risorse del noûs, cioè della pura intelligenza, piuttosto che a quelle della diànoia, cioè della semplice ragione, adoperata nei teoremi matematici e nei sillogismi scientifici, soggetti, appunto, alla critica scettica).

  • Prova a riassumere l’argomento di Platone (in poche parole, anche tue, come dimostra Platone che l’anima è immortale?) e, quindi, solo se te la senti, prova a spiegare perché tale argomento sarebbe incontrovertibile, cioè sfuggirebbe a qualsiasi possibile critica (scettica).

N.B. Nel testo di Platone chi argomenta la tesi è il personaggio di Socrate, mentre il suo interlocutore immaginario (che per lo più si dichiara d’accordo con Socrate) è il pitagorico Cebete. La parola “impari” è sinonimo di “dispari”. Può aiutarti a comprendere il ragionamento complessivo l’osservazione seguente. Socrate invita sostanzialmente Cebete a distinguere (con linguaggio aristotelico) tra sostanze e relative proprietà, p.e. nel modo seguente: la neve (sostanza) è fredda (proprietà: non potrebbe essere calda restando neve), il fuoco è  caldo (non potrebbe essere freddo restando fuoco), il tre è dispari (non potrebbe essere pari restando tre). Ciascuna delle sostanze non può, insomma, patire la proprietà contraria a quella indicata (per esempio la neve diventare calda, il fuoco freddo, il tre pari), perché, se costretta in qualche modo a perdere la sua proprietà, perirebbe. Nel caso (speciale) dell’anima, però,…

 

Proviamo a fare gli scettici

Se tu fossi uno scettico (antico), come giudicheresti il seguente ragionamento “stoico”? In particolare, con quali argomenti ne metteresti in discussione la tesi?

Poiché è bene praticare la virtù e poiché chi fa ciò che è bene è felice, chi pratica la virtù è sempre necessariamente felice, anche tra i tormenti, come nel caso del filosofo Zenone che, condannato dal tiranno Falaride a bruciare vivo nel toro di metallo, non emise un solo lamento.

Come distinguere un filosofo antico

Prendi la “macchina del tempo” e ti trasferisci nell’Atene del II a.c. Un uomo, vestito con una tunica candida, è frugale nel mangiare, sereno nel volto, non si adira, offeso non risponde alle offese, sopporta il dolore con tranquillità, appare imperturbabile…

  • A quale scuola (corrente) filosofica costui potrebbe appartenere? Per quali ragioni? Come potresti accertarlo?

Come agirebbe uno stoico?

Stai partecipando a un concorso per poter esercitare una professione per la quale ti senti preparato/a. Alla fine, però, il concorso lo vince un tuo amico che non meritava di vincere e che tu sai che è stato “raccomandato” (cioè ha ottenuto di poter svolgere quel lavoro ingiustamente, al posto tuo, influenzando o, magari, “corrompendo” i commissari d’esame). Questo amico, conosciuto il risultato, comincia a prenderti in giro, facendo della pesante ironia sulla tua presunta incapacità e vantando il suo risultato.

Se tu volessi essere saggio

  1. Che cosa dovresti fare?
  2. Che stato d’animo dovresti mantenere?
  3. Che genere di considerazioni dovresti fare per mantenere questo stato d’animo?
  4. Che cosa dovresti cercare di provare per il tuo amico?
  5. Che comportamento dovresti tenere con lui?
  6. Che insegnamento potresti ricevere da tutta questa vicenda?

Rispondi ai precedenti quesiti,  numerando le tue risposte, nel (solito) box relativo ai commenti.

Si vive per il piacere? E di che genere?

Dopo aver approfondito l’etica di Epicuro a partire dalla sua fisica atomistica, leggendo la pagina dedicata a tale argomento con tutte le pagine, di Epicuro, del manuale e di questo stesso sito a cui essa rinvia, svolgi il seguente esercizio:

  • Discuti l’etica di Epicuro (esprimi cioè una valutazione argomentata sul fine/bene che Epicuro ritiene che dovremmo perseguire e sui mezzi dei quali ritiene che ci dovremmo servire per perseguirlo: ti convincono? quali i loro punti deboli? che cosa potrebbe altrimenti essere più convincente?)