Leggi questa antologia di testi fondamentali (in buona parte letti in aula) della Riforma luterana (tratti da Lutero e dal suo amico e seguace Filippo Schwarzerd, detto Melantone).
Integra poi questa lettura con i documenti riportati nel manuale di storia (U3, D1, p, 392; D4, p. 395 (le ulteriori tesi di Lutero e la confessione augustana scritta ancora da Melantone).
Rispondi quindi ai seguenti quesiti:
- Con quali argomenti i luterani negano il valore salvifico delle opere (compreso l’acquisto delle indulgenze) e che cosa, secondo loro, viceversa salva (o, come dicono loro, “giustifica”)?
- Perché, secondo loro, se le opere non sono utili alla salvezza, le Scritture comunque le prescrivono (p.e. con i dieci comandamenti)?
- Perché, secondo Lutero, non dobbiamo obbedire al papa e ai vescovi (al magistero della Chiesa) e a chi o a che cosa, viceversa, tutti, compreso il papa, dobbiamo obbedire?
Dopo aver approfondito il tema della crisi del Trecento sui materiali a cui rinvia la pagina dell’u.d. ad essa dedicata, leggi autonomamente il § 6.4 del manuale, dedicato alle strategie che furono messe in atto per uscire dalle difficoltà e rispondi al seguente quesito:
- Quali di queste strategie per uscire dalla crisi ti pare più intelligente o efficace o perché?
Dopo aver studiato le vicende dei popoli con cui via via l’Europa si confrontò durante il Basso Medioevo, in particolare Vichinghi, Arabi, Mongoli, Russi, Turchi ottomani, attraverso la pagina dedicata a questo argomento e attingendo a tutti gli strumenti a cui essa rinvia (il documentario di Rai Storia di cui abbiamo fruito anche in aula, le pagine del manuale pertinenti, le cartine geo-storiche dinamiche per quanto riguarda gli anni di cui si tratta) fai il seguente esperimento mentale:
- Supponi che uno a tua scelta dei popoli sopra elencati non avesse avuto il successo politico-militare che ha storicamente avuto in una certa fase storica e fosse rimasto, viceversa, una nazione insignificante. Che cosa sarebbe potuto cambiare della storia dei popoli vicini e, in particolare, della storia europea?
N.B. Un luogo comune recita “Non si fa la storia con i se”. Tuttavia, come approfondiremo meglio nel quinto anno, insigni storici e teorici della metodologia storiografica, come il sociologo Max Weber (vissuto nella prima metà del Novecento), hanno suggerito la tecnica della c.d. “possibilità oggettiva”. Si tratta, come nel nostro esercizio, di togliere immaginariamente alcuni “fattori” dal “gioco” per formulare ipotesi su che cosa sarebbe accaduto in loro assenza. Quanto più si può congetturare che le cose sarebbero andate diversamente, tanto maggiore deve essere considerata l’incidenza causale del fattore immaginariamente tolto. Viceversa, se si potesse ragionevolmente ritenere che poco o nulla sarebbe stato diverso, al fattore in questione si dovrebbe assegnare un ruolo causale corrispondentemente piccolo o nullo.
In vista della verifica di mercoledì 10 gennaio ripassa gli argomenti del 2° modulo di storia, seguendo le unità didattiche e approfondendo puntualmente i diversi temi sulle pagine del manuale indicate, sui video “obbligatori” e su quant’altro indicato.
Prepara eventuali quesiti e richieste di chiarimento da formulare in aula il giorno antecedente quello della verifica.
Dopo avere studiato le pagine del manuale e i documenti (estratti dalla Magna Charta) fin qui assegnati (dal manuale di storia, vedi le unità didattiche finora svolte, con particolare riguardo a quella relativa alle vicende inglesi), dai una scorsa rapida al testo complessivo della Magna Charta libertatum (che qui puoi scaricare), senza soffermarti sulle singole norme (salvo gli artt. 39 e 61 che sono riportati anche sul manuale e che abbiamo letto in aula), per farti un’idea del suo contenuto (del modo in cui il re si esprime e del genere di concessioni che fa); quindi rispondi al seguente quesito.
- A tuo parere la Magna Charta è più un accordo di tipo feudale (dunque tipicamente “medioevale”, tradizionale, culturalmente arretrato) tra un signore (il re) e i suoi vassalli (i baroni) a reciproco vantaggio o è veramente l’inizio di nuovo modo, “moderno”, di concepire lo Stato e, in particolare, il potere regio, come un potere controllato e limitato da quello di altri organi e vincolato al rispetto della legge (come nel moderno stato “costituzionale” o liberale o stato di diritto)? Argomenta la tua posizione citando, se credi, questo o quel passo della Magna Charta (o altre fonti, come p.e. l’intervista a Igor Mineo ecc.).
Nel 1077, ritornato “malconcio” da Canossa, l’imperatore Enrico IV di Franconia decise di riconoscere e assegnare il potere temporale su tutto il Friuli (fino alla Livenza e al Cadore), sottraendolo ai conti del Friuli e ai duchi di Carinzia, al patriarca (vescovo) di Aquileia (allora residente a Cividale) Sigeardo, che lo aveva aiutato nel suo ritorno in Germania, dopo l’umiliazione di Canossa. [cfr. Tito Maniacco, Storia del Friuli, Newton-Compton, Roma 1990, p. 67].
- Sulla base degli argomenti di storia finora trattati (senza altri approfondimenti specifici sulla storia del Friuli) che idea ci si può fare di questo gesto? Sulla base di quali considerazioni (legate alla lotta per le investiture? alla pratica di nominare vescovi-conti che fu già degli imperatori sàssoni? al desiderio di compiacere il Papa? all’aiuto ricevuto nella ritirata da Canossa?) l’imperatore avrà deciso di dare tanto potere al patriarca Sigeardo? (Prova a immaginarlo immedesimandoti nell’imperatore)
- La concentrazione del potere in Friuli nelle mani di una sola autorità, in questo caso ecclesiastica, avrà giovato ai contadini friulani del tempo o li avrà danneggiati?