Alla luce
- dell’intero paragrafo del libro di testo di Filosofia (di terza) dedicato a Plotino,
- dell’antologia di testi tratti dalle Enneadi proposta (e parzialmente letta in aula),
- infine di quanto è emerso durante le lezioni sull’argomento (riportato nella relativa pagina di questo sito, da studiare attingendo anche a tutti i rimandi interni ad altre pagine [ma non necessariamente, pena un regresso all’infinito!, agli ulteriori rimandi interni a queste altre pagine!]),
esprimi la tua opinione argomentata su quanto ti pare ancora attuale o, viceversa, del tutto inattuale delle dottrine (neo)platoniche (in quanto ricapitolazione della filosofia antica e anticipazione di certe concezioni cristiane, rinascimentali e moderne), con particolare riguardo ai seguenti aspetti:
- origine dell’universo,
- metodi per penetrare i suoi misteri (vie di conoscenza),
- indicazioni etiche per noi (vie di salvezza).
Io penso che ciò di cui Plotino parla si possa in qualche modo agganciare anche ai giorni nostri. Dal punto di vista dell’ origine dell’universo (archè), si può dire che anche nell’età moderna un po’ tutte le religioni riconducono ad un UNO soltanto, che quest’ultimo sia Dio, l’aria o qualsiasi altra ”divinità” non importa, solo soltanto parole/simbolismi, infatti ciò che Plotino diceva era che tutto si riconduceva ad uno superiore a tutti.
Come noi, in classe, abbiamo fatto l’esempio del sole che riflette sull’acqua moltiplicandosi, secondo me in questa tesi si nasconde anche la via di conoscenza infatti dal pensiero di uno solo può dividersi in molteplici pensieri più o meno uguali. Questa molteplicità del pensiero è visibile tutt’ora ai giorni nostri che si tratti di politica, di religione o di tendenze/moda, ciò che voglio dire è che la comunicazione o la conoscenza ora come ora si diffonde come molteplicità, siamo abituati a pensare come la pensano tutti, come la pensa uno che per qualunque motivo si crede al di sopra di noi, cosi ci riduciamo a pensare come uno solo, tutti uguali.
Mi sembra che tu legga la “reductio ad unum” a cui invita la filosofia (nella versione neoplatonica) come un invito a “uniformarsi” p.e. alle mode… Interessante prospettiva, anche se forse un po’… riduttiva. Come vedremo, infatti, la prospettiva neoplatonica esalta altrettanto il molteplice e, soprattutto, l’infinito delle possibilità inespresse…
1-Riguardo al primo punto se non erro Plotino aveva affermato che non si poteva capire l’origine dell’universo poiché al di lá dell’immaginazione umana, essendo che l’intelligenza umana lavora per immagini.Per Plotino peró esiste un principio(non un’origine) che lui trova nell “Uno”(Immagine).Riferito a questo punto penso che l’idea che noi non possiamo capire poiché non possiamo immaginare l’origine sia attuale dal momento che,non essendo noi certi di ciò che c’era,possiamo solo supporre,cosa che non basta per convincerci;non sapendo non possiamo immaginarlo
2-Per Plotino l’uomo,o meglio,il filosofo non deve credere ma comprendere attraverso la contemplazione della bellezza(quindi la contemplazione di ciò che più é vicino alla perfezione)e attraverso lo studio della filosofia.Non credo che questo sia attuale poiché in una concezione o mentalità legata molto alla religione cristiana che ha influenzato nei secoli il pensiero umano,é molto importante credere,a volte non é necessario conoscere per “poter sapere”.
3-Le vie di salvezza sono direttamente collegate alle conoscenze infatti la contemplazione della bellezza permette di cogliere le manifestazioni dell’ “Uno”, la filosofia permette di comprendere il mondo intelleggibile e le virtù purificato l’anima;queste tre cose unite permettono quindi all’anima di un uomo di poter raggiungere l’estasi.Questo é per lo piú attuale essendo un carattere ripreso dalle varie credenze/religioni ma modificato dalle varie fedi; nonostante ciò viene abbandonata l’idea del:non basta credere bisogna comprendere;poiché venendo abbandonata l’idea dell’ “Uno” non ci si é data una spiegazione su cosa ci sia dopo la morte e l’unica possibilità per darsi una “risposta” é credere in una religione.
Dopo questo credo che la cultura/filosofia neoplatonica sia presente attualmente o per lo meno alcuni concetti essendo una corrente che ha influenzato il cattolicesimo che a sua volta ha influenzato per secoli la mentalità occidentale.
Interessante la tua contrapposizione tra il “comprendere” filosofico e il “credere” religioso, riferibili alle medesime cose. Avremo modo di approfondire la questione studiando il rapporto tra filosofia e cristianesimo. Forse il neoplatonismo ha influenzato non solo la religione, ma anche la scienza (come pure approfondiremo).
Secondo me la dottrina di Plotino sull’ origine dell’ universo è una dottrina abbastanza attuale: non ci sono infatti solo cause prettamente scientifiche, fisiche e tecniche che fanno si che le varie cose vengano determinate, ma esse vengono determinate anche dalla loro ” funzione ” sulla terra, e quindi anche da cause finali. Sempre citando l’ esempio del fegato, questo è tale non solo per la sua forma, ma anche per la funzione che svolge all’ interno del nostro organismo: se non svolgesse le funzioni per cui è stato creato la sua esistenza sarebbe pressapoco inutile.
Per quanto riguarda le vie di salvezza per noi uomini, ritengo che queste siano concrete e attuali sopratutto per coloro che credono in una religione che comprenda una vita dopo la morte del corpo, siccome così l’uomo ha uno “scopo” per condurre una vita nelle virtù e circondato dal bene e dal bello, che è quello del “risalire”.
Plotino mi sembra un filosofo attuale, che può essere letto anche con un occhio religioso: molto di quello che dice può essere ricollegato a una sfera religiosa, soprattutto per le teorie sulla salvezza dell’uomo.
Al contrario p.e. di Alessia tu rilevi gli elementi di attualità di Plotino. Certamente, la tesi, che io personalmente condivido, che non possiamo fare a meno, anche oggi, di “cause finali”, è una tesi abbastanza “fuori del coro”. Per sostenerla occorre attrezzarsi bene sul piano filosofico e scientifico, perché, come sappiamo e approfondiremo soprattutto in quinta, dopo l’elaborazione della teoria di Darwin secondo molti è finalmente possibile fare del tutto a meno delle cause finali.
Plotino riteneva che ogni realtà contenesse una presenza spirituale e quindi invece di parlare di “origine dell’universo”, parlava di “anima del mondo”; secondo lui la vita parte da un principio unitario e intelligente, cioè è possibile comprendere i gradi inferiori della natura partendo da questo principio universale, e non viceversa. Nella mentalità moderna invece l’origine del mondo è associata al Big Bang e alla teoria dell’evoluzione di Darwin.
Per quanto riguarda la conoscenza umana secondo Plotino ci si deve liberare dal corpo e dalle passioni, in questo modo l’anima potrà ricongiungersi con l’Uno, sostanzialmente le strade per far ricongiungere l’anima e l’Uno corrispondono agli ideali, in pratica si deve condurre una vita valorosa; ai giorni d’oggi invece quando si parla di metodi per raggiungere la conoscenza si pensa alla scienza e ai suoi studi.
Hai sottolineato soprattutto le divergenze tra approccio neoplatonico e mentalità “scientifica” moderna, che sono senz’altro quelle che rilevi e altre ancora. Ci chiederemo presto se non vi siano anche punti di convergenza.
Prima di tutto bisogna dire che anche se il neoplatonismo è l’ultima manifestazione del platonismo, esso è ancora molto presente nella mentalità moderna,anche se non ce ne rendiamo conto. Prendiamo come esempio il Cristianesimo, sia il pensiero della creazione dell’universo e sia le vie per comprenderlo sono simili. Infatti, per quanto riguarda l’origine, i cristiani ritengono di essere stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, e quindi è come se Dio si fosse specchiato in uno specchio rotto vedendo migliaia di suoi riflessi, gli uomini, che sono simili a Dio ma non identici, se no sarebbero loro stessi Dio, infatti sono molteplici e mortali; inoltre il la percezione di Dio è triplice, poichè viene ritenuto tre e uno; entrambi i concetti rispecchiano le idee che Plotino e i neoplatonici avevano sull’uno. Per quanto riguarda le vie della conoscenza sia nel cristianesimo sia nei neoplatonici si ritiene che per raggiungerle bisogni meditare, studiare, riflettere su Dio fino ad avvicinarsi ad esso (nel caso dei platonici è ricordare di essere essi stessi Dio). Infine, rivolgendosi alle vie di salvezza ci si accorge che le idee cristiane non sono più in linea con quelle platoniche, dato che i cristiani ritengono che per salvarsi bisogna ricevere l’aiuto di Dio, invece per i platonici ci si salva da soli (rendendosi conto di essere Dio), questo ideale risiede più negli atei, che, pur non ritenendo che per salvarsi bisogna riconoscere di essere Dio, non credono che serva un aiuto da questo(dato che non credono alla sua esistenza) ma che comunque ci si salvi con le proprie forze.
Buona l’analisi delle analogie e delle differenze tra neoplatonismo e cristianesimo. Non credi, poi, che il neoplatonismo abbia “qualcosa da dire” (oltre a quello a cui alludi alla fine tu stesso) anche al pensiero “laico” moderno, in particolare alla scienza? Ne riparleremo prossimamente, discutendo la rivoluzione scientifica del Seicento.
Stella Mancin, 4B
Ecco il mio commento, dato che inizialmente non trovavo dove pubblicarlo gliel’avevo inviato anche per mail.
Plotino, esponente della filosofia neoplatonica, riassume all’interno del suo pensiero quello della maggior parte dei filosofi a lui precedenti. Possiamo ritrovare molti elementi delle sue teorie anche al giorno d’oggi, soprattutto nelle religioni.
Plotino trova l’archè, ossia il principio di ogni cosa, in un “ente” chiamato Uno (o Bene) ineffabile, impensabile e inesprimibile e perciò il filosofo dichiara di poterlo descrivere solo tramite immagini. Sostiene anche che l’Uno abbia generato il mondo delle idee e questo a sua volta abbia generato l’anima del mondo (principio di movimento). Qui troviamo la prima somiglianza con una religione, il cristianesimo, poiché l’uno, il mondo delle idee e l’anima del mondo vengono presentati come triplice rappresentazione dello stesso ente, come se l’uno si riflettesse in uno specchio. Allo stesso modo si può vedere la trinità del padre, il figlio e lo spirito santo.
L’elemento di differenza invece è che mentre nel cristianesimo Dio ha creato gli uomini volontariamente per un atto di amore, l’Uno invece ha generato spontaneamente perché non poteva essere altrimenti.
Plotino inoltre come Aristotele ha una visione del tutto diversa rispetto a quella di oggi (derivante dal Darwinismo) rispetto alle forme viventi, non crede che si siano evolute grazie alla selezione naturale ma che siano forme “a priori”.
L’elemento che diamo per scontato anche oggi però è che ogni cosa abbia al suo interno una causa finale, cioè il fine per cui esiste (esempio del fegato).
Rispetto alle vie di salvezza si rifà a Platone, perché pensa che l’anima sia immortale (come nella maggior parte delle nostre religioni) e reincarnabile. Ciò che bisogna fare è seguire un percorso analogo a quello che Platone indicava per l’educazione dei filosofi, governanti della città da lui ipotizzata.
Come nel cristianesimo noi uomini siamo stati creati “a immagine e somiglianza di Dio”, così Plotino dice che ognuno di noi è Dio, “caduto” nel mondo materiale.
La filosofia di Plotino ha quindi ispirato molti dei pensieri moderni ma presenta anche alcuni elementi tipici solo delle filosofie antiche.
Concordo con la tua conclusione. Certamente, soprattutto il prossimo anno, dovremo approfondire bene le implicazioni filosofiche (e gli eventuali loro limiti) del darwinismo (che è, per così dire, per metà scienza e per metà filosofia) e il senso in cui anche oggi, in modo esplicito o, più spesso, implicito, anche in campo scientifico si ricorra a nozioni “antiche” come la cause formali e finali.
Premesso che devo ancora elaborare in maniera più chiara il modo di pensare del filosofo (neo)platonico Plotino, credo che le sue idee possano avere una valenza anche nel mondo dei giorni nostri; infatti se leggendo le teorie dei filosofi precedenti ritenevo fossero assurde e impensabili, in questo caso non è stato così.
Per quanto riguarda l’origine dell’universo, Plotino afferma l’esistenza di un principio da lui denominato Uno; esso è impensabile ed inesprimibile, perciò avverte di non poterne parlare che mediante immagini. Questo equivale a Dio, che tutt’oggi viene rappresentato è reso a noi visibile tramite uno stereotipo, infatti non sappiamo se fosse realmente così.
Allo stesso modo per spiegare le cose, cerchiamo anche noi le cause formali (ovvero le idee, essenze delle cose). Basti pensare che quando nel campo della scienza si studia il corpo umano, non si studia uno in particolare, ma il corpo umano in quanto tale.
Non sono sicura però che oggi i viventi ricerchino la felicità (alcuni uomini infatti hanno come obbiettivo il potere o la sopravvivenza), ma sono d’accordo sul fatto che il corpo possa imprigionare l’anima e possa allontanarla dalla sua pura intelligenza.
Mi sembra che tu abbia sottolineato aspetti importanti.
Non mi è chiara la tua allusione alla ricerca della felicità (termine caro forse più ad Aristotele che a Plotino). Sicuramente la “soteriologia” neoplatonica ci risulta alquanto estranea. Chi di noi, sinceramente, aspira a “separare l’anima dal corpo” in questa vita, invece che ricercare i piaceri del corpo? Solo qualche “guru” che pratica a livelli molto elevati lo “yoga”, forse, o qualche monaco o monaca tutto/a preso/a dall’amore di Dio… A meno che la “separazione” non significhi, come presso gli stoici, non dipendere troppo dal corpo, non diventare schiavi di vizi che non ci fanno crescere ecc.
Io penso che Plotino con le sue dottrine sia abbastanza attuale per molti aspetti, come per esempio riguardo il ricongiungimento con Dio, il quale sembra essere una via di salvezza per l’uomo. La concezione di Dio per il filosofo è simile al nostro modo di concepirlo, dove lui stesso si presenta immateriale, infinito e onnipotente ed esiste al di sopra del mondo in modo non corporeo.
Anche le cause poi possono riprendere un po’ l’attualità perché non ci sono solo le cause meccaniche (efficienti e materiali), ma anche cause finali (anche se noi non le indichiamo propriamente con questo termine) che vengono utilizzate per distinguere una cosa da un’altra. Per far capire meglio questo tipo di cause si può prendere come esempio il fegato, la cui funzione è quella di purificare il sangue, ed è proprio questo il fine per cui esso esiste.
Con il “ritorno” dei molti all’Uno si può trovare una somiglianza con il cristianesimo in quanto questo può far pensare ad un pellegrino che desidera fare ritorno alla casa del Padre, attraverso l’abbandono della parte materiale.
Un aspetto inattuale della sua dottrina può essere invece il fatto che lui riteneva la materia come “non essere” e “male” mentre nel mondo consumistico di oggi la materia è il fattore principale, che muove tutto.
In conclusione, ritengo che molte dottrine neoplatoniche possano essere ritenute attuali, in particolare quelle che si affacciano sul mondo religioso.
Hai colto, mi sembra, aspetti significativi. Nel modulo che svolgeremo presto su filosofia e religione, con particolare riguardo al cristianesimo, approfondiremo i punti di tangenza e differenza tra prospettive di tipo filosofico, segnatamente neoplatoniche, e prospettive religiose.
In che senso oggi, secondo te, la materia muove tutto? Ti riferisci a un’etica a sfondo materialistico-consumistico? Forse, allora, più che la materia è la credenza in essa (forse erronea, frutto di un inganno o di un “gioco di specchi”, per evocare Plotino) che muove tutto. D’altra parte la fisica delle particelle contemporanea, come accennato in classe (e confermato dal collega di matematica e fisica), sembra escludere che si possa parlare di “materia” in senso banale (come la materia era intesa tra Seicento e Ottocento, massa solida e compatta, inerte). Dunque le credenze contemporanee su che cosa si fondono? Forse più che sulla “materia” (in senso tecnico, fisico) si fondano su valori come il “piacere”, l’esperienza dei sensi ecc., trascurando ciò che è invisibile e puramente ipotetico (come il divino ecc.).
La cosa andrebbe approfondita…
Gli interrogativi riguardanti chi siamo, perché esistiamo e da dove proveniamo sono ricorrenti nella storia dell’uomo, ed anche al giorno d’oggi l’essere umano cerca di darsi una spiegazione plausibile. Per chiunque cercasse un filosofo in grado di aiutarlo a comprendere meglio il mondo o perlomeno in grado di fornirgli un punto di vista differente, Plotino si rivela attualissimo, con tesi solidamente argomentate che hanno influenzato culture (ad esempio quella rinascimentale) e credi (come il cristianesimo) nei secoli a venire. A mio parere Plotino risulta così contemporaneo poiché non da un’interpretazione dell’essere fortemente caratterizzata (come la trinità per il cristianesimo) ma si limita a cercare di definire (utilizzando spesso metafore, poiché l’essere in se per se non è esprimibile) l’incomunicabile nel modo più diretto possibile. Dico questo perché, ragionando attentamente, il cristianesimo, il Buddhismo o l’ebraismo non sono altro che diverse interpretazioni di quel sentire definito da Plotino come “principio”.
Dal principio scaturisce per generazione, illuminazione e/o irradiazione il mondo delle idee, da cui poi deriva tramite lo stesso processo il mondo come lo conosciamo. Questo processo avviene spontaneamente, poiché secondo Plotino qualcosa di perfetto non può far altro che generare. Ma il nostro mondo non è nient’altro che una derivazione del principio stesso, solamente molteplice e in divenire (spiega Plotino);il mondo delle idee e il nostro mondo non sarebbero altro che diversi punti di vista del principio. Questa è a mio parere un’affermazione di fondamentale importanza: possono gli esseri umani essere parte del principio, se non addirittura il principio stesso? Io la ritengo una tesi plausibile riscontrabile anche nelle dottrine moderne. Seguendo questo ragionamento infatti l’estasi cristiana (ovvero il ricongiungimento temporaneo con Dio) potrebbe essere il ricongiungimento con il principio e quindi con tutti gli esseri umani e il mondo conoscibile.
Anche per quanto riguarda il nostro destino le varie dottrine sembrano tendere verso un’unico epilogo: il ricongiungimento con il principio (il corrispondente di Dio per i cristiani e del nirvana per i buddisti).
Chissà, magari tutte le credenze e religioni in apparenza così diverse sono, in realtà, facce diverse della stessa medaglia.
Hai colto il senso e anche l’importanza storica del neoplatonismo, mi sembra. In effetti, come forse vedremo, nei deismo del Settecento e in altri momenti (come in certi movimenti “new age” del nostro tempo) si riaffaccia l’idea che tutte le religioni esprimano, in modo diverso, la medesima “spiritualità”. Naturalmente il rischio di questo approccio “naturalistico” è quello di misconoscere l’eventuale rilevanza delle “rivelazioni” storiche, attraverso le quali, per i credenti, Dio si sarebbe manifestato in modo più determinato (attraverso Gesù, il profeta Muhammad ecc.).