Dopo aver concluso lo studio del modulo sull’epistemologia con l’unità didattica su Feyerabend e Quine riconsidera le altre unità didattiche e rifletti autonomamente sul seguente duplice quesito:
- Che cosa rende una proposizione, una formula o un teoria (tra quelle che hai incontrato nelle discipline scientifiche) qualcosa di scientifico e che cosa ci fa considerare tra diverse teorie scientifiche la teoria migliore?
Non rispondere a questo quesito ora. Medita su quale approccio epistemologico tra quelli studiati (Schlick, Popper, Kuhn, Lakatos, Feyerabend e Quine) ti sembra più convincente e per quali ragioni. Sarà l’argomento del prossimo colloquio orale oggetto di valutazione a distanza e anche una possibile domanda all’esame di Stato.
Sfrutta questo appuntamento inserito in calendario non per rispondere alla mia domanda, ma per fare eventuali richieste di chiarimento (facoltativamente).
Sicuramente una teoria/ proposizione/ formula è considerata scientifica quando è empiricamente dimostrata, quindi verificata tramite osservazioni ed esperimenti.
Le teorie scientifiche non sono mai definitive, ma possono assumere continue trasformazioni. Il fatto che le teorie scientifiche derivino da osservazioni ed esperimenti comporta che esse debbano sempre essere sottoposte a nuove prove.
A parer mio quindi la conoscenza scientifica non può essere considerata verità immutabile poiché potrebbe cambiare da un momento all’altro anche solo con un esperimento che ne dimostra la falsità.
Inoltre, come sosteneva Popper, una teoria è scientifica solo se è anche falsificabile e quindi può essere confutata da nuove verifiche sperimentali.
Molti scienziati sono spesso in contrasto tra di loro per quanto riguarda gli studi e le elaborazioni di teorie scientifiche ( basti pensare alla situazione attuale sul Covid 19). Tra le varie teorie scientifiche secondo me la migliore è ritenuta tale quando presenta il maggior numero di esperimenti verificati che ne dimostrano la veridicità. Inoltre più il campione è numeroso e maggiore è la validità dei dati raccolti. Probabilmente tra varie teorie anche se tutte giuste una può essere migliore perché dimostra di essere più completa o più applicabile.
Fermo restando che non era necessario che tu rispondessi al quesito qui, mi sembra che tu abbia offerto una prospettiva abbastanza persuasiva. Il resta il problema di quantificare quel “maggiore numero di esperimenti verificati”. Come sappiamo, non è possibile quantificare questo genere di dato.
Domande:
Mi chiedevo se, quando si parla di Quine che dimostra l’indistinguibilitá tra giudizi analitici e giudizi sintetici, ci si riferisce a un problema di “parola”; cioè empiricamente non sappiamo cosa uno possa intendere per “scapolo” (es.) rispetto a un altro e quindi non si può sapere se, i due presi ad esempio, sono “sulla stessa lunghezza d’onda” (?)
Il problema quindi si risolverebbe nel momento medesimo in cui si riuscisse a trovare un modo (di cui possiamo essere certi della sua funzionalità/veridicità) per far sì che i due individui “campione” la pensino uguale quando di fronte alla parola “scapolo”? (es.)…
Altra osservazione/domanda:
Quindi, secondo Feyerabend e Quine, non sarebbe stata incorretta la mia precedente risposta (quella sul trovare “cos’è scientifico e cosa non”) tenendo conto del “indistinguibilitá logica tra teorie scientifiche, filosofiche e religione “(?) (Se corretto quello che ho detto allora sono felice di aver azzeccato qualcosa ma anche preoccupata su la “poca sicurezza” nel sapere quindi di quale teoria avvalersi e prendere per buona…)
Infine avevo qualche dubbio sul principio di incommensurabilitá ma se l’esempio relativo a spiegare tale principio è quello dell’hot-dog…allora credo di aver capito …
Risposta alla prima domanda: Si, la questione è lessicale, semantica. Vale per l’espressione “gavagai” che un indigeno potrebbe pronunciare (mi sono dimenticato nella videolezione di riprendere questo esempio di Quine, che potete trovare nella sintesi sul mio sito) come per l’equazione che esprime la forza.
Risposta alla seconda domanda: In questo momento non ricordo esattamente il tenore della tua risposta di allora, ricordo solo che era interessante e promettente. Non mi sembra però che tu espressamente affermassi l’indistinguibilità tra teorie scientifiche e filosofiche. Comunque, per il problema dell’intraducibilità delle parole adoperate da qualcuno sollevato da Quine, sei la sola a sapere se quello che intendevi allora andava o meno nella direzione di Quine e Feyerabend. Comprendo il disagio che questi autori possono suscitare. Personalmente credo che una possibile soluzione della questione di come “demarcare” scienza e non scienza consista nell’accettare che vi siano teorie più marcatamente scientifiche e teorie che lo sono meno, facendone, cioè, una questione di misura, più che di sostanza. Naturalmente si potrebbe obiettare che proprio questa “misurazione” è difficile.
Non so quanto l’esempio dell’hot-dog sia stato felice (l’ho concepito mentre “videolezionavo”, dunque avrei potuto congegnarne di migliori…). Sono lieto se ti ha illuminato. L’idea è comunque quella che ogni termine è definito all’interno di ciascuna teoria e le assonanze tra termini simili o identici (come “forza” o “massa”) in teorie diverse devono essere rubricate come “omonimia” e non come “sinonimia”.
Grazie
Secondo me, con questo percorso di filosofi che tentano di avvicinarsi sempre di più all’odierno metodo/modo di sperimentazione scientifica, ho compreso nettamente ed è stato esposto in maniera soddisfacente l’argomento e il susseguirsi di teorie sempre più vicine al modo di pensare di oggi (Da Popper, il più ‘antiquato’, fino a Feyerabend, il più esaustivo). Sinceramente è oggettivamente chiaro quale sia il filosofo che si è più avvicinato alla teoria soddisfacente, ma questo perchè ognuno ha studiato e perfezionato (attraverso la falsificazione di certi punti o pensieri delle teorie dei filosofi precedenti) la teoria precedente, quindi avendo già delle basi su cui partire e da dove iniziare lo studio. A me ha colpito moto la teoria di Lakatos, e ritengo tutt’ora la sua quella che mi è più piaciuta e mi ha più convinto, ma aggiungerei quella piccola parentesi di Feyerabend riguardo al principio di Serendipity: ovvero che si può trovare qualcosa di scientificamente provato involontariamente, cioè senza una vera e propria intenzione. Come appunto nell’esempio citato nella pagina del sito sulla scoperta dell’America di Colombo, che era partito con l’intento di andare in India.
Riguardo il primo quesito posto, una teoria è scientificamente valida se vale per tutti i casi possibili sperimentati, anche se ammette delle anomalie (poi confermate e risolte anche in una maniera diversa), e non deve esser confutata. Quindi una teoria che nonostante le anomalie, riescano lo stesso a spiegare e prevedere altri fenomeni che potrebbero successivamente verificarsi.
Grazie della risposta. Ma non era necessario rispondere adesso. L’obiettivo era che vi preparaste a discutere il quesito in un colloquio a distanza oggetto di valutazione.