Dopo aver studiato l’unità didattica relativa agli anni Sessanta con tutte le sue risorse on line (una mia videolezione e due approfondimenti Rai rispettivamente sul boom economico e sul Sessantotto) e off line (non ti scoraggino i numerosi riferimenti al manuale di Storia, ho contato non più di una dozzina di pagine complessive, dal momento che molti riferimenti sono alle sintesi di fine capitolo) rispondi al quesito che dà il titolo di questo esercizio (“Che cosa resta degli anni Sessanta?”), facendo riferimento in particolare alle sette “libertà” di cui parlo nella citata unità didattica.
Gli anni 60 racchiudono un insieme di fattori che hanno portato a dei cambiamenti significativi nel mondo di allora che anche oggi possiamo notare. Il cosiddetto boom del dopoguerra ha dato via a un benessere collettivo non da poco, l’economia si era ripresa e il potere d’acquisto del singolo era notevole, chiunque avesse avuto un minimo capitale per esempio poteva investirlo in costruzioni di edifici e dando lavoro a molti operai e così via. Oltre all’economia un altro punto interessante è il cambio di mentalità che stava attraversando il mondo: se dagli anni del pudore, della guerra e della sofferenza si passava agli anni della “libertà”, agli anni della musica dei Beatles e quindi del futuro rock’n , agli anni della innovazioni nella moda, nella tecnologia con l’avvento delle prime lavatrici, degli hippies e hipster. Il mondo germogliava di innovazioni, di voglia di cambiamento e libertà. Se per allora tutte queste erano novità ora è ordinario che ci siano sempre nuove musiche rivoluzionarie per esempio, gli anni 60 hanmo dato il via a quello che siamo oggi
Forse la tua risposto è meno ricca di riferimenti di quella di altri, ma mi sembra più schietta e sentita, focalizzata come è su alcune eredità che ti hanno colpito particolarmente e che hai richiamato anche al di là di quanto sviluppato nell’unità didattica.
Gli anni Sessanta furono un periodo di profondo rinnovamento sociale, culturale e politico. A mio parere ancora oggi persistono nella società alcuni aspetti che si svilupparono proprio in questo periodo storico. I principali sono:
– le differenze presenti fra Italia del Nord e del Sud, differenze che esistevano già precedentemente ma si accentuarono in questo periodo. Queste differenze sono principalmente dovute al boom economico e demografico, che portò ad un’intensa urbanizzazione e industrializzazione, in particolare al Nord;
– la presenza dei regimi dittatoriali o militari in Africa, in America Latina e nei Paesi in cui sono ancora presenti conflitti interetnici fra le popolazioni locali. Alcuni esempi sono i molti Stati del centro-nord dell’Africa, l’Argentina e il Brasile;
– le tensioni fra gli Stati Uniti e lo Stato di Cuba, che si sono leggermente “allentate” con il governo di Obama
– il dialogo instauratosi fra la Chiesa Cristiana Cattolica, le altre confessioni e i laici, che è un’eredità del concilio Vaticano II;
– la lotta per gli ideali di uguaglianza giuridica e sociale, che avviene ancora oggi in alcuni Stati, prendendo esempio dalle proteste per i diritti delle donne in molti Stati e da quelle per la parità razziale negli USA e in Sud Africa;
– le manifestazioni studentesche e l’idea che gli studenti possano cambiare le cose, per esempio le recenti proteste contro il cambiamento dell’Esame di Stato e le proteste per il clima “Fridays for Future”.
Hai colto diverse eredità rilevanti. Oggi per fortuna, però, le dittature in Africa e soprattutto in America Latina sono meno di quanto non fossero in quegli anni. Dunque forse questo tratto andava meglio chiarito e centrato (forse un’eredità di quegli anni è una certa instabilità economica o il ruolo politico che ancora in molti Paesi conserva l’esercito, pur in un contesto democratizzato).
Gli anni Sessanta sono stati molto densi di eventi e significativi sotto molteplici punti di vista. Infatti, questo decennio è caratterizzato da eventi storici di notevole rilievo sia storico, ma soprattutto culturale, i quali erano spesso rappresentati da una presa di coscienza e posizione della massa (in particolar modo i giovani) contro i valori fondanti della società di quell’epoca e di quelle precedenti. Da questo punto di vista si parla di un vero “vento di libertà” sotto molti aspetti, quali: il raggiungimento dell’indipendenza da parte di molti stati, l’emancipazione di una collettività internazionale in campo economico oppure la volontà di difendere i propri diritti civili e sociali, promuovendo una nuova società pacifista fondata su valori nuovi. Ma cosa ci è rimasto oggi di tutto ciò? qual è l’eredità di tutto ciò?
In primo luogo, negli anni Sessanta molti stati all’epoca ancora sottomessi a livello economico o politico da i due grandi fronti (capitalista e comunista) raggiunsero finalmente l’indipendenza, preservando tale assetto geografico e libertà ancora oggi. L’indipendenza del continente indiano raggiunta nel 1947 segnò la nascita di due stati: l’Unione Indiana (parlamentare) e il Pakistan (dittatoriale), che a sua volta si divise in due nel 1971 con la nascita del Bangladesh. L’indipendenza del sud-est asiatico, che a causa della conflittualità tra le colonie occidentali e l’Indocina comunista si arrivò a una guerra che segnò la nascita degli stati di Laos, Cambogia e Vietnam del Nord e Sud. Oppure, l’indipendenza dell’Algeria nel 1962, di una parte dell’America Latina.
In secondo luogo, si può dire che lo stesso boom economico ebbe un notevole impatto nella crescita economica e industriale di alcuni stati come l’Italia e la Germania, influenzandone l’assetto economico anche oggi giorno. Infatti, grazie al boom economico e il nuovo allineamento occidentale legato all’America (“American way of life”, interventismo statale e liberalismo) l’Italia aumentò nel giro di un decennio le sue capacità economica con la nascita di una industria avanzata specializzata in molti ambiti (autoveicoli, elettrodomestici, materie plastiche, fibre tessili sintetiche…).
Dal punto di vista culturale gli anni Sessanta sono stati fondamentali per la battaglia per la libertà dall’oppressione giuridica e sociale, come la famosa questione femminile, la quale nonostante all’epoca raggiunse molti obbiettivi, rimane ancora aperta oggigiorno a causa della mancante uguaglianza salariale e lavorativa in alcuni settori delle donne. Il 1968 fu un anno importante per i molti movimenti popolari di carattere pacifista per la difesa di una nuova immagine di società basata su costumi differenti, che ebbero un impatto notevole sulla mentalità delle persone fino ai giorni nostri. Tutto ciò portò alla nascita di una nuova mentalità popolare, influenzata da valori alla base del marxismo, materialista, guardiana di valori antirazziali. Tutto ciò, ebbe un impatto anche sulla Chiesa, la quale fu costretta a cambiare il suo assetto per allinearsi con questa società moderna sempre meno legata al tipico aspetto dogmatico di quest’ultima (Concilio Ecumenico 1962: per esempio la messa non è più in latino)
Infine, dal punto di vista scientifico si può citare i vari programmi di ricerca avviati dal 1961 per mandare l’uomo nello spazio e in seguito sulla Luna (Neil Armstrong 21 luglio 1969), che stimolarono la necessità dell’uomo, presente ancora di più oggi, di guardare oltre la Terra e porsi dei nuovi limiti.
Ottima risposta, ricca di riferimenti pertinenti. Anche tu rischi di cadere negli “eccessi” che ho segnalato a Chiara Cernoia. Dunque bene, ma attenzione.
Possiamo affermare di aver ereditato agli anni ’60 uno stile di vita essenzialmente materialista e consumista affermatosi grazie al boom economico e demografico che portò all’industralizzazione e al miglioramento del grado di benessere dei Paesi occidentali.
Alla diffusione del consumismo seguì tuttavia una critica ai modelli capitalistici che animò i movimenti giovanili del ’68, caratterizzati da un’aspirazione al pacifismo sicuramente tuttora condivisa. Alle rivoluzioni di quest’anno dobbiamo anche una maggiore sensibilità verso le tematiche dell’uguaglianza tra i sessi e razziale, rivendicata rispettivamente dal movimento femminista e dall’abolizione delle leggi segregazioniste ottenuta grazie a Martin Luther King.
Di carattere emancipativo fu anche la decolonizzazione che interessò in particolare l’Africa, la quale condivise con l’Asia l’idea di una “terza via” di sviluppo politico ed economico non allineato con i due blocchi statunitense e sovietico.
Quest’ultimi, con la Corsa allo Spazio, contribuirono significativamente allo sviluppo del campo aerospaziale tramite la creazione dei primi satelliti artificiali e il primo atterraggio umano sulla luna grazie al potenziamento della tecnologia dei razzi.
A una società che negli anni ’60 subì un così rapido cambiamento la Chiesa dovette adattarsi tramite un rinnovamento (proposto nel Concilio Vaticano II) che prendeva le distanze dai tradizionalismi ecclesiastici e che mirava ad instaurare un dialogo costruttivo non solo con le altre fedi religiose ma anche con i laici: tale cambiamento incise significativamente sull’immagine della Chiesa, tanto che la si definisce ancora “postconciliare”.
Hai colto una serie di rilevanti eredità. Attenzione al rischio che corri spesso: il desiderio di mostrare che hai studiato qualcosa di interessante, uscendo però dalla pertinenza. Ad esempio questo periodo: “Di carattere emancipativo fu anche la decolonizzazione che interessò in particolare l’Africa, la quale condivise con l’Asia l’idea di una “terza via” di sviluppo politico ed economico non allineato con i due blocchi statunitense e sovietico”, riferisce di un processo avvenuto in quegli anni, ma non è chiaro che cosa essa ci abbia lasciato in eredità. Forse gli Stati africani attuali? Ma sotto questo profilo perché evocare il fatto che in quell’epoca tali Stati militassero tra i Paesi non allineati? Questo è un tratto poco attuale, dal momento che la guerra fredda è finita.
Con il riferimento alla politica di “non allineamento”, non volevo “mostrare di aver studiato”, ma ritenevo che tale aspetto potesse sottolineare l’emancipazione dei paesi del “Terzo Mondo” dal mondo occidentale e industrializzato: mi è sembrato piuttosto significativo in quanto si tratta di un tentativo da parte dei paesi decolonizzati di prevenire ulteriori forme di subordinazione e di far valere per la prima volta le proprie idee politiche anche se diverse da quelle proposte dai due blocchi.
Il Movimento dei Paesi Non Allineati è tutt’ora esistente, rappresenta oltre due terzi di tutti gli Stati del mondo e, in opposizione al colonialismo, ha lo scopo di dar voce alle istanze politiche, culturali ed economiche dei paesi in via di sviluppo che prima non avevano mai avuto questa possibilità.
Perdona se insisto, ma questo “tentativo da parte dei paesi decolonizzati di prevenire ulteriori forme di subordinazione” è attuale o si riferisce a quell’epoca e poi può dirsi sostanzialmente fallito?
Senz’altro il Movimento dei Paesi Non Allineati esiste ancora, come esiste ancora il Partito Socialista Italiano (per dire) o il Partito Repubblicano Italiano (hanno una sede, uno statuto ecc.), ma bisogna chiedersi se oggi questi organismi hanno ancora la rilevanza che avevano un tempo e, in caso negativo, perché no. Del resto, basta chiedersi “non allineati rispetto a che cosa?”. Alla contrapposizione USA – URSS. Che non c’è più.
E comunque, al di là dei contenuti, guarda al tuo linguaggio: “Di carattere emancipativo FU anche ecc.”. Tutto il tuo testo pullula di verbi al passato, ma la domanda riguardava l’eredità di questi eventi, dunque avrebbero dovuto venire coniugati, almeno in gran parte, al presente o, al limite, al passato prossimo (perfetto latino), ossia adottando tempi verbali esprimenti l’attualità delle cose (pensa se avessi solo scritto: “è stato emancipativo…”, cioè lo fu e lo è ancora).
Perdona ancora la pignoleria, ma non ho più molto tempo per allenarti a dare non un’ottima, ma un’eccellente prova conclusiva del tuo percorso di studi.
Gli anni sessanta segnarono uno svolta nel mondo e diedero la spinta economica, sociale e etica per riaffermare un clima di serenità dopo le lunghe guerre. In Italia, pur essendoci un boom economico, erano presenti degli squilibri tra nord, industrializzato, e sud, più arretrato, proprio per questo ci fu l’esodo dal Sud al Nord che portò ad un contrasto tra i beni di consumo e la carenza delle strutture ricettive e di servizi primari. Questo divario lo troviamo purtroppo anche ai giorni nostri, basti pensare ai molti militarsi del sud Italia che, per trovare lavoro, sono costretti a venire nel nord. Spostandoci in oriente, invece, se lo stato di Israele venne fondato nel 1948, quello palestinese non venne mai riconosciuto e possiamo dire che anche adesso è inesistenze. In Asia meridionale, invece, il Pakistan, diviso a sua volta internamente, deteneva una maggioranza musulmana dove prevalse un modello dittatoriale che, purtroppo, possiamo dire essere presente tutt’ora. Il confronto tra nord e sud del mondo era, ed è, ben evidente soprattutto a causa della differente idea di ordine internazionale. Più eticamente possiamo dire, infatti, che se tutte le rivoluzioni e proteste per i diritti delle donne, per la parità dei sessi e per la parità di razza hanno avuto un risvolto positivo in gran parte del mondo, ci sono ancora stati dove, a causa della religione o semplicemente per determinate convinzioni, la parità dei sessi, ad esempio, non è nemmeno contemplata come in Siria, Pakistan e Yemen. Se, quindi, possiamo notare come sia il movimento femminista, che rivendicava la parità dei diritti, sia la protesta non violenta di Martin Luther King, che proclamava l’abolizione delle leggi razziali, e sia tutti i movimenti non violenti che vennero attuati per migliorare eticamente il mondo (religiosi, economici..,) abbiano ottenuto risultati duraturi anche ai giorni nostri tuttavia la strada per spianare definitivamente queste disuguaglianze è ancora lunga.
Hai colto diverse interessanti eredità degli anni Sessanta, ma hai anche evocato situazioni, come quelle relative al Pakistan o alla Palestina, che non mi sembrano specifiche di quegli anni, ma, se vogliamo, dell’intero secondo dopoguerra (o della guerra fredda).
Tra le eredità più importanti che abbiamo ricevuto dagli anni Sessanta del 1900 possiamo sicuramente ricordare la libertà da una concezione della religione piuttosto ristretta e discriminatoria. Infatti durante il 1960 si iniziano a vedere le altre religioni non più come eresie ed iniziò anche un dialogo tra di esse.
Inoltre gli anni Sessanta ci hanno lasciato anche tutte le libertà e le idee derivate dai movimenti per i diritti civili. Possiamo ricordare infatti le lotte femministe, quelle per i diritti dei neri e quelle studentesche.
Un po’ sintetico e affrettato non trovi? Come va, Viola? Hai sempre problemi di connessione?
Si scrive “Novecento” e non 1900 (che indica un solo anno, non il secolo).
Di quale religione parli? Di quella cattolica, immagino. Ma andava specificato (io potrei essere buddhista). A che cosa ti riferisci? Al Concilio Vaticano II, suppongo. Anche questo andava specificato…
Dagli anni ’60 resta sino ai giorni d’oggi:
– il conflitto nord/sud dovuto al divario economico presente tra le due sezioni che possono tranquillamente essere ricondotti a questo periodo storico, dal momento che in molti migrano dal sud italia verso il nord al fine di cercare un lavoro per vivere;
-la presenta di un prototipo di governo dittatoriale/musulmano nel Pakistan dei giorni d’oggi
-a differenza del territorio di Israele che viene proclamato stato indipendente negli anni post seconda guerra mondiale, il territorio appartenente alla Palestina non è tutt’ora riconosciuto come stato autonomo
C’è da sottolineare però che la libertà nei costumi con particolare riguardo a quelli sessuali, la parità di sesso e la libertà di religione e di pensiero non sia ancora stata raggiunta uniformemente in tutto il mondo a causa dell’ignoranza e dellla crudeltà di un gran numero di persone.
La tua risposto mostra scarsissima considerazione dell’unità didattica proposta, che potevi eventualmente anche discutere, ma non ignorare. L’emigrazione interna si svolse in Italia a partire dagli anni Cinquanta (in ogni caso non è chiaro quale ne sarebbe l’eredità attuale). Il Pakistan nacque come l’India nel 1947 e si diede subito regimi poco democratici… Non mi sembra un esempio significativo della temperie culturale degli anni Sessanta. La questione palestinese risale anch’essa al 1947-48. Negli anni Sessanta vi fu la guerra dei sei giorni (1967), ma sia prima che dopo questo conflitto la questione restò aperta…
Durante gli anni Sessanta si è assistito ad un profondo cambiamento a livello ideologico, culturale e politico, che ha avuto conseguenze tali da essere tutt’ora ancora presenti nella nostra società, sia a livello locale che globale.
Ad esempio, negli anni Sessanta c’è stata un’ondata di proteste popolari pacifiste in tutto il mondo, che miravano ad un rinnovamento nei valori o a far valere la propria idea per una causa in cui si crede, in Italia queste si sono concentrate nel 1968. Queste sono presenti anche al giorno d’oggi, però si protesta per raggiungere per motivi diversi, non più per la pace in Vietnam o per il Sessanta politico ma per tematiche come il cambiamento climatico e l’esame di maturità.
Inoltre, in seguito al boom economico e alla diffusione del consumismo si sono sviluppati nuovi tipi di arte, come la pop art che raffigura oggi di fabbricazione umana e non paesaggi o oggetti trovati in natura, e di musica, come la canzoni di John Lennon e di Bob Dylan (Blowin’ in the Wind) che promuovevano ideali di pace e solidarietà tra i popoli, che tutt’ora volte persone apprezzano. Purtroppo, questo boom economico, unito a quello demografico, ha avuto anche conseguenze negative: in Italia, per esempio, esso ha aumentato notevolmente il divario tra il Nord e il Sud Italia, dove il Nord era caratterizzato da grandi apparati industriale e un’importante urbanizzazione mentre al Sud si trovavano ancora latifondi e si viveva principalmente di agricoltura. Questa differenza è tutt’ora presente, seppur non in modo altrettanto drastico.
Anche la Chiesa ha dovuto adattarsi alla nuova società moderna, in seguito al Concilio Ecumenico del 1962, ha smesso di recitare le messe in latino e iniziato a farle nella lingua dei fedeli, salvo per alcune formule religiose, caratteristica tutt’ora presente se si va in chiesa.
In seguito alla diffusione degli ideali di pace, uguaglianza e solidarietà, negli anni Sessanta in Sud Africa, negli Stati Uniti e in molti altri Paesi, si è intrapresa una lotta giuridica con il fine di eliminare le disuguaglianze tra razze e tra uomo e donna. Questa lotta è ancora in atto sia nei paesi industrializzati che nei paesi in via di sviluppo, seppur in modo diverso.
Inoltre, in quel periodo, molti Stati sottomessi economicamente o politicamente dalle grandi potenze dell’URSS e degli USA hanno raggiunto l’indipendenza, andando a costituire l’assetto geografico attuale.
Ottima e articolata risposta, ricca di riferimenti anche tratti da altre discipline o da conoscenze personali.
Peccato l’ultimo periodo un po’ oscuro, quando scrivi che “molti Stati sottomessi economicamente o politicamente dalle grandi potenze dell’URSS e degli USA hanno raggiunto l’indipendenza”. Questi popoli, non ancora Stati, erano sottomessi soprattutto a Gran Bretagna e Francia, trattandosi di popoli coloniali. Divennero Stati e furono a lungo influenzati economicamente e politicamente, una volta già resi indipendenti, da USA, URSS e anche dalla Cina (cosiddetto neo-colonialismo).
Gli anni sessanta sono stati un periodo di grande rivoluzione in ambito politico, culturale, economico. Diverse cose ci sono rimaste di questi anni “rivoluzionari” come:
-la lotta per l’uguaglianza ed emancipazione della donna che nei paesi del Nord Africa
-la lotta contro gli abusi sulle donne
-la presenza dei regimi dittatoriali in America Latina come l’Argentina e il Brasile
– la lotta per gli ideali di uguaglianza giuridica e sociale che avviene ancora oggi in alcuni Stati come negli USA e in Sud Africa;
– le manifestazioni studentesche come le proteste per il clima “Fridays for Future” nate da una ragazza di 15 in Svezia da Greta Thunberg.
-la voglia degli stati per il dominio dello spazio
-rimane inoltre il sistema scolastico democratizzato
-manifestazioni per sensibilizzare la gente sui diritti per le persone lesbiche, transgender, bisex, queer e gay e per poter esprime liberamente la loro sessualità
Alcune di queste eredità sono plausibili. In altri casi incorri in inesattezze. Argentina e Brasile sono oggi democrazie come la gran parte degli Stati sudamericani dopo la fine della guerra fredda; non c’è una lotta per gli ideali di uguaglianza giuridica negli Stati Uniti e in Sudafrica perché i neri e le donne in questi Paesi hanno orma piena parità di diritti (permangono solo sperequazioni sociali); non si registra una grande “corsa allo spazio” come in passato (ma si può discutere). Sicuramente alcune “lotte” tipicamente contemporanee come quelle per i diritti delle persone LGBT sono un’eredità delle lotte per i diritti degli anni Sessanta.
Durante gli anni Sessanta emersero molti cambiamenti che contraddistinsero quel periodo influenzando i successivi, quindi lasciando il segno. A favorire questi cambiamenti ci fu di sicuro il boom economico che fece riprendere l’economia di molti stati facendo arricchire, non solamente le persone già ricche, ma anche tutti i lavoratori. In Italia questo però rese maggiore il divario tra Nord e Sud, preesistente; questo lo si può ritrovare anche ai giorni d’oggi infatti molti giovani vengono alla ricerca di lavoro nel Nord Italia.
Un elemento che ritroviamo tutt’ora grazie a questo periodo è di sicuro la creazione di movimenti popolari di protesta di tipo pacifista mossi dai giovani e anche la creazione di movimenti volti alla ricerca di una parità razziale e tra i sessi che hanno portato sostanziali miglioramenti in costante crescita ancora tutt’ora.
Gli anni Sessanta sono quindi sinonimo di libertà e crescita economica, infatti in questi anni ci fu una ricerca di estensione della scoperta volta allo spazio che iniziarono con il lancio di satelliti e poco dopo portarono l’uomo sulla Luna nel 1969.
Nell’ultimo capoverso hai perso di vista il quesito (che chiedeva quale fosse l’eredità degli anni Sessanta e non che cosa accadde allora). Mancano altri importanti riferimenti relativi alla conquiste sociali e politiche di quegli anni ancora vigenti.
Gli anni Sessanta furono anni di grande cambiamento e sviluppo. Di questo decennio possiamo ricordare:
-il riconoscimento dei diritti dei lavoratori e di quelli sindacali;
-l’instabilità economica dei paesi del terzo mondo;
-il ruolo politico assunto dall’esercito in vari Paesi;
-il divario tra il nord e il sud Italia: il primo molto più sviluppato e pieno di opportunità rispetto al secondo, ancora arretrato;
-l’emancipazione della donna e l’uguaglianza della stessa rispetto all’uomo, partendo dalla conquista del diritto al voto;
-l’acquisizione di diritti da parte delle persone di colore, stufe di essere sfruttate e trattate in maniera differente e degradante rispetto all’uomo bianco;
-le proteste pacifiste avvenute in tutto il mondo, per un cambiamento dei valori e per la dimostrazione dei propri ideali.
La domanda non era che cosa possiamo ricordare degli anni Sessanta, ma che cosa ci resta di quel periodo (p.e. in termini di diritti civili, di evoluzione del costume ecc.). Leggi con attenzione i quesiti e cerca sempre di rispondere in modo pertinente a maggior ragione in vista del colloquio in cui consisterà l’esame di Stato.
Gli anni Sessanta furono anni caratterizzati da cambiamenti ideologici economici e politici.
Sul piano economico, già dagli anni ’50 era iniziata una ripresa economica che raggiunse il suo apice negli anni ’60, boom economico sia sul piano internazionale sia in Italia dove la nuova situazione economica favorì la ricerca di nuove soluzioni politiche come quella del Centrosinistra; sul piano ideologico invece con la nascita di movimenti sociali come quelli per i diritti civili per le persone di colore e per le donne, si iniziava un processo di liberazione dall’oppressione che portò poi al raggiungimento di traguardi come la riforma del diritto di famiglia, la legge sul divorzio e sull’aborto, l’abolizione dei manicomi e, dato il carattere rivoluzionario di questi movimenti, si registrò una maggiore libertà nei costumi e nella cultura.
Questo cambio di ideali “obbligò” a cambiare anche le istituzioni tra cui anche quelle di carattere religioso, infatti con il Concilio Vaticano II ci si allontanò dall’idea di una religione rigida e indiscutibile concentrata sulla legalità e dalla minaccia dell’inferno, per avvicinarsi alle Scritture e al dialogo ecumenico in modo da consentire confronto costruttivo con i valori del mondo moderno.
Inoltre sempre negli anni Sessanta, più precisamente il 21 luglio 1969, ci fu la tanto attesa conquista dello spazio e della luna , traguardo che fu sicuramente risultato della rivalità tra le due superpotenze, gli USA e l’URSS, le quali cercavano di dimostrare la propria potenza anche attraverso il progresso scientifico.
Ma la domanda riguardava l’eredità di questi anni, non gli avvenimenti principali che li contraddistinsero.
Gli anni sessanta possono essere considerati l’inizio dello stile di vita di cui oggi siamo figli, il consumismo e il materialismo sono intrinsechi nella società odierna, per non parlare della devastazione ambientale che da quegli anni ci portiamo ancora oggi. Dunque la popolazione, che ha un’improvvisa crescita esponenziale, si concentra nelle città e abbandona la terra per lavorare sempre più nelle grandi industrie o nel settore terziario che si inizia a formare. Il cinema ha un grande sviluppo e diventa accessibile sempre a più, così come la possibilità di viaggiare e fare le “vacanze estive” che oggi ci sono tanto care.
La visione religiosa più diffusa oggi è frutto del concilio vaticano secondo che negli anni Sessanta portò a una completa rivoluzione della chiesa. Questo importante passo portò all’affermazione di una chiesa pastorale, volta all’ascolto e non all’oppressione dei propri seguaci.
L’emancipazione femminile di oggi e i movimenti femministi che sono presenti nella nostra società sono frutto di questi anni che hanno dato una solida base di appoggio a quelli che sarebbero stati i grandi moti femminili degli anni Settanta. La donna iniziò a richiedere una nuova posizione sociale e si impegnò a valorizzare la figura femminile liberandola da stereotipi e dalla figura materna. Sempre più donne si impegnarono a dimostrare che il loro valore e la loro intelligenza erano allo stesso livello degli uomini, purtroppo il loro lavoro deve essere portato avanti ancora oggi, ogni giorno, poiché questa distinzione sociale è ancora molto presente nella nostra società.
La lotta per l’emancipazione non fu solo femminile, infatti le persone di colore furono costrette a lottare per la propria rilevanza sociale in quegli anni e la posizione che oggi occupano nella nostra società, seppur ancora non integrata del tutto (sono all’ordine del giorno i fenomeni razziali che non sono portati avanti solamente da singoli, ma anche da partiti e gruppi politici), è stata ottenuta a partire dagli anni Sessanta. In particolare è importantissima la lotta combattuta da Martin Luther King contro la segregazione.
Inoltre la libertà nei costumi, ma allo stesso tempo l’estrema sessualizzazione del corpo femminile, sono frutto di questo periodo, infatti si iniziò ad avere una maggiore libertà nel modo di vestirsi e di esprimere sé stessi, cosa che ancora oggi ci accompagna. Questa libertà fu promossa attraverso il cinema e le pubblicità che valorizzavano lo sviluppo della moda e delle concessioni mai viste prima, queste però allo stesso tempo trattavano il corpo femminile come un oggetto del desiderio maschile e promuovevano ideali di bellezza irraggiungibili, cosa che ancora oggi è presente.
Hai opportunamente valorizzato gli aspetti che hai ritenuto più rilevanti.
Con gli anni Sessanta si assiste al boom demografico, economico e tecnologico. Furono un periodo di ricostruzione e rinnovamento sociale, culturale e politico da cui ereditiamo lo stile di vita estremamente materialista e consumista (fattori tali del Capitalismo, sebbene oggi non potremmo più definirla tale la nostra economia) ma che ci permisero di migliorare il grado di benessere soprattutto in Occidente.
Degli anni Sessanta rimane oggi la distinzione (che la maggior parte delle volte si trasforma in una vera e propria ‘discriminazione’) tra Nord e Sud in Italia: ciò è dovuto alla maggior evoluzione del Nord del Paese rispetto al Sud, rimasto arretrato demograficamente, economicamente e politicamente; rimanendo sempre in Italia, il graduale allentamento della Chiesa Cristiana Cattolica verso chi non professava tale religione (o non ne professava alcuna). Con il Concilio Vaticano II, infatti, la Chiesa Cattolica abbandona i tradizionalismi ecclesiastici accettando ed instaurando un dialogo costruttivo non solo con le altre fedi religiose, ma anche con i laici. Da questi anni ereditiamo inoltre le manifestazioni studentesche e le prime ribellioni al mondo borghese-capitalista, mirati alla libertà dell’individuo da quel mondo meschino (un esempio che mi viene in mente è il libro “Il giovane Holden” del 1951 di Salinger esprimente a pieno la prospettiva con la quale un ragazzo degli anni Sessanta osservava il mondo) e per concludere la lotta per i diritti umani in ambito sociale e giuridico ancor’oggi presente in molti Paesi (come quella delle donne in Afghanistan) che prese spunto dalle lotte per la parità razziale, ad esempio, negli Stati Confederati d’America contro il Ku Klux Klan e in Sud Africa contro l’Apartheid.
Buona risposta anche per gli agganci pluridisciplinari (Salinger ecc.).
Gli anni ’60 furono un periodo segnato da diverse novità e cambiamenti sociali, economici, politici e culturali, alcuni dei quali persistono ancora oggi.
In primo luogo, il boom economico vissuto negli USA e in Europa, ha trasformato la società rendendola globalizzata e più avanzata, ispirando nuova fiducia nel progresso e nella Scienza: la corsa agi armamenti della Guerra Fredda si è trasformata anche nella conquista della frontiera spaziale, nello sviluppo di nuove comodità e comfort tecnologici e in una maggiore diffusione di beni considerati prima “di lusso” (es. automobili, elettrodomestici…) all’interno di diversi ambiti sociali, aprendo di fatto la strada verso una società di stampo consumistico che trascina con sé, insieme alle novità, le conseguenze economiche e climatiche che si fanno sentire al giorno d’oggi.
Fuori dal mondo occidentale, si assistette ad una progressiva decolonizzazione, (a volte violenta, altre pacifica) che permise anche la creazione di nuove identità per dei Paesi che rimasero a lungo oppressi culturalmente e politicamente dall’imperialismo europeo, dalla quale è nato anche il concetto di Terzo Mondo, o di Paesi non allineati all’interno dei due blocchi; da notare però che alcune decolonizzazioni portarono alla formazione di dittature militari, di cui alcune anche sostenute dagli stati occidentali, mentre altre a governi di ispirazione liberale/democratica (dei quali però, non sempre la classe dirigente “occidentalizzata” risultava efficace o adatta a governare), con parecchie differenze all’interno di ciascun singolo Stato, quindi non è possibile formulare un giudizio unico ed uniforme su questo fenomeno.
I cambiamenti nella dottrina cattolica venutisi a creare con il Concilio Vaticano II e l’apertura della Chiesa al dialogo inter-religioso e tra confessioni diverse, segna una svolta nella concezione religiosa che tutt’ora risulta attuale (guardando, per esempio, all’atteggiamento e alla retorica del Papa attuale), fornendo anche maggiori basi per un allontanamento dal tradizionalismo e dal dogmatismo, in favore di una maggiore apertura a nuove idee anche nell’ambito religioso.
I movimenti per i diritti civili, delle donne e delle minoranze nati in quegli anni hanno posto le basi per le conquiste in ambito di libertà sessuale, eguaglianza sociale ed economica e la lotta alla discriminazione che è tuttora ancora in atto e non risolta; in particolare credo che siano interessanti i movimenti studenteschi del ’68: infatti essi dimostrano lo sviluppo di una nuova idea di “mettere in discussione l’autorità” in favore di maggiore libertà sociale che nasce proprio dallo sviluppo della società consumistica e dalla presa di coscienza dei giovani di pregi e difetti di quest’ultima; di questi movimenti sentiamo ancora oggi l’eco nelle proteste studentesche, nei movimenti giovanili e nei cambiamenti che la scuola, l’educazione e l’ambito familiare hanno subito.
Ottima e ricca risposta. Buona anche l’esposizione.
Degli anni Sessanta ci sono rimasti alcuni aspetti sia politici che culturali. Di tale periodo si può ricordare, ad esempio la progressiva decolonizzazione, ossia la libertà dal dominio coloniale, dell’Africa e del Sud-Est Asiatico. Questo avviene nella ex-colonia inglese dell’India, in seguito al movimento nazionalista di Gandhi, nel 1947, che però vede contrasti tra gli hindu, che andranno a costituire l’Unione Indiana, con un assetto parlamentare, e i musulmani di quello che diventerà il Pakistan (a sua volta quest’ultimo si dividerà in due, con la parte orientale che andrà a costituire il Bangladesh), in cui sarà in vigore un regime dittatoriale. Dal punto di vista culturale, invece, di grande rilievo fu i 1968 con le sue proteste studentesche, iniziate negli Stati Uniti come reazione pacifista alla guerra del Vietnam, che si battevano per la libertà giuridica e sociale, in particolari sono messi in discussione i costumi sessuali dell’epoca precedente.
Scusa, Francesca, ma come tu stessa scrivi la decolonizzazione dell’India si svolse alla fine degli anni Quaranta..
Noi, come società, dobbiamo molto agli anni Sessanta. A tale periodo storico dobbiamo in particolare una nuova visione della vita più materialistica (causata da un boom economico).
Inoltre, tale visione della vita, a mio avviso, è stata alimentata da una nuova concezione religiosa più comprensiva e ancora in atto. Il concilio vaticano II, infatti, seppur indotto al fine di contrastare una visione più materialistica della vita, secondo me, essendo più comprensivo e dando più libertà ai credenti, non ha fatto altro che alimentare tale visione materialistica.
Inoltre, dobbiamo agli anni Sessanta, innumerevoli vittorie per quanto riguarda le leggi razziali e la migliorazione della condizione della donna. Tale miglioramento, infatti, ha portato ad una migliore e ad una più equa visione della società, basata infatti su una visione di eguaglianza che, seppur non totale, ha portato ad un notevole miglioramento.
Infine, un ulteriore eredità che dobbiamo agli anni Sessanta il forte progresso in ambito scientifico ed astronomico causato dalla cosiddetta “corsa allo spazio” e dal tentativo di affermare la propria supremazia delle grandi potenze USA-URSS. Entrambe le potenze, infatti, si adoperarono nello studio e nella ricerca spaziale sino ai grandi traguardi del primo uomo nello spazio (russo) e il primo allunaggio (americano).
D’accordo.
Gli anni Sessanta sono stati importanti in quanto hanno portato cambiamenti significativi in quanto a rinnovamenti sociali, culturali e politici. Ancora oggi ci portiamo dietro questi cambiamenti come, per esempio, in campo sociale/culturale, i diritti per le donne e la parità razziale in seguito a difficili lotte per difendere i propri ideali di uguaglianza giuridica e sociale oppure le manifestazioni studentesche che tutt’ora facciamo ma anche la libertá di professare diverse religioni grazie al dialogo della Chiesa Cattolica che sentiva il bisogno di evolversi; in campo politico-economico invece possiamo notare come in Italia tutt’oggi ci sia questo divario tra Nord e Sud dovuto al boom economico e demografico che ha portato le regioni del Sud ad essere piú arretrate.
Dal mio punto di vista (come anche detto durante il colloquio orale e per questo non mi dilungo) le “libertà” che hanno caratterizzato gli anni 60′ e di cui siamo più eredi sono, in primis, la liberta dall’oppressione giuridica e sociale sentita da gruppi socialmente e giuricamente discriminati come le donne e le persone di colore, e in secondo luogo la “liberta” dal bisogno ovvero la tendenza (conseguente al boom economico) a avere uno stile di vita di tipo consumistico al fine di risollevarsi dal periodo di crisi dal quale si er eppena usciti (post seconda guerra mondiale).
Ritengo infatti che queste due libertà sia particolarmente importanti perchè sono fenomeni sociali che troviamo tutt’ora all’interno della società che ci circoda.