Stai partecipando a un concorso per poter esercitare una professione per la quale ti senti preparato/a. Alla fine, però, il concorso lo vince un tuo amico che non meritava di vincere e che tu sai che è stato “raccomandato” (cioè ha ottenuto di poter svolgere quel lavoro ingiustamente, al posto tuo, influenzando o, magari, “corrompendo” i commissari d’esame). Questo amico, conosciuto il risultato, comincia a prenderti in giro, facendo della pesante ironia sulla tua presunta incapacità e vantando il suo risultato.
Se tu volessi essere saggio
- Che cosa dovresti fare?
- Che stato d’animo dovresti mantenere?
- Che genere di considerazioni dovresti fare per mantenere questo stato d’animo?
- Che cosa dovresti cercare di provare per il tuo amico?
- Che comportamento dovresti tenere con lui?
- Che insegnamento potresti ricevere da tutta questa vicenda?
Rispondi ai precedenti quesiti, numerando le tue risposte, nel (solito) box relativo ai commenti.
Se dovessi essere saggia
1. Proverei a far uscire la verità in tutti i modi che mi sono disponibili
2. Sarebbe opportuno che non mi facessi prendere dalla rabbia e che quindi restassi calma
3. Forse dovrei pensare che quello che è passato è ormai passato e che devo guardare al futuro, cercando comunque di farmi assumere
4. Pena
5. Forse dovrei risultare indifferente alle sue provocazioni, anche se probabilmente sarei falsa
6. Che gli sciocchi restano tali e che è meglio evitarli
1. Dovrei cercare di fargli capire in cosa ha sbagliato
2. Dovrei rimanere tranquilla in modo da non agitarmi e non insultarlo
3. Dovrei tenere in considerazione che arrabbiarmi danneggia solo me e stare tranquilla potrebbe portare a una soluzione migliore
4. Dovrei provare pena perché lui non capisce in cosa sta sbagliando
5. Dovrei cercare di sembrare indifferente in modo che lui capisca
6. L’insegnamento che potrei trarre è che ognuno di noi deve sempre avere la possibilità di cambiare idea
Risposte molto pertinenti, convincenti e anche… stoiche, salvo forse l’ultima che non è del tutto chiara. Intendi che il tuo amico deve avere la possibilità di pentirsi? N.B. In greco pentirsi si dice “meta-noein”, cioè lett. “cambiare mente” (come in inglese: “to change one’s mind”), ossia “cambiare idea”.
se dovessi essere saggia:
1- Ammettendo che non ho il tempo di registrare le offese o le cose che dice questo mio “amico”, cerco in tutti i modi di far uscire la verità, convincendo lui stesso che l’azione che ha compiuto è sbagliata.
2- Anche se è difficile, dovrei restare calma perché se iniziassi ad’arrabbiarmi darei solo più potere al mio nemico.
3- Dovrei pensare che lui ha già troppo potere e che non ne merita altro, perciò devo ignorarlo.
4- Dovrei provare tenerezza poiché lui per raggiungere i successi deve rubare, sottovalutandosi da solo e ritenendosi non capace di ottenere i risultati che vuole utilizzando le sue capacità.
5- Dovrei rimanere staccata e non mostrargli la mia rabbia. Semplicemente cercare di auto convincerlo che la cosa che ha fatto è sbagliata.
6- Che anche se questa persona ha ottenuto il posto che volevo io, senza esserne all’altezza, poi durante la sua vita sarà incapace di svolgere il suo lavoro al meglio e verrà giudicato, quindi sarà infelice di aver rubato quel concorso mentre io, se so che ho tutte le capacità per ottenere molte soddisfazioni, non ho bisogno che qualcuno me lo dica, di conseguenza non mi scoraggio e riprovo a ottenere ciò che voglio, sarò felice e avrò molte soddisfazioni. Capisco che nella vita non serve a niente rubare ma bisogna raggiungere le proprie ambizioni con duro lavoro e determinazione, alla fine chi ci sembra “agevolato” a raggiungere tali sogni si rivelerà molto inferiore a noi.
Hai colto molto bene il senso della dottrina stoica, soprattutto nell’ultima risposta. Per quanto riguarda la 5, non si tratta, tanto, almeno per gli stoici, di non mostrare rabbia, quanto non di provarla (altrimenti daresti comunque potere all’altro su di te, anche se a sua insaputa).
1. Se volessi essere saggia, in questa situazione dovrei cercare di dimostrare al mio presunto amico, tramite delle valide argomentazioni, che il suo metodo non porterà alcun bene e che in futuro potrebbe avere delle ripercussioni negative non solo per lui ma anche per coloro che lo circondano.
2. Il mio stato d’animo dovrebbe essere calmo in modo tale da affrontare la questione con diplomazia.
3. Innanzitutto dovrei chiedermi se ritengo giusto il metodo utilizzato dal mio amico e, una volta confermata la mia posizione, dovrei agire nel modo che ritengo migliore: gli dimostrerei quindi che il metodo da lui è utilizzato è incorretto e che potrebbe causare dei danni a se stesso e agli altri, al fine di conseguire un bene collettivo.
4. Dovrei cercare di compatirlo per il male che si sta infliggendo, ma dovrei anche essere costruttiva nei suoi confronti dandogli consigli che ritengo utili.
5. Il mio comportamento con lui dovrebbe essere diplomatico e costruttivo.
6. L’insegnamento che potrei ricevere da questa vicenda è quello di fare sempre quello che ritengo giusto per il mio bene e quello degli altri, anche quando questi non si comportano in modo corretto nei nostri confronti, in modo da creare una società più solidale e quindi migliore.
Hai colto molto bene il senso della dottrina stoica, soprattutto nelle risposte 3 e 6.
1. Penserei che è inutile protestare visto che è raccomandato però comunque cercherei di dimostrare la colpevolezza del mio avversario.
2 Uno stato calmo e rilassato ma riflessivo e razionale sul da farsi
3 Dovrei analizzare i fatti e capire che perdere la calma sarebbe inutile e non migliorerebbe di certo la situazione
4 Dovrei essere felice per lui ma comunque sarei infastidito dall’esito del concorso
5 Calmo ma comunque sarei infastidito dal suo comportamento e di certo l’amicizia subirebbe dei cambiamenti
6 Meglio svolgere il proprio lavoro al massimo delle proprie capacità senza prendersela per ingiustizie che la vita ti può porre davanti.
1. Probabilmente cercherei di smentire e fare uscire allo scoperto la verità.
2. Anche se provassi rabbia e angoscia nel confronto di questa persona, cercherei di mantenermi neutra, per non fare trasparire le mie emozioni, dando così soddisfazioni a questa.
3. Come affermato prima cercherei di fare di tutto per non dare qualsiasi soddisfazione ad altri, inoltre non sprecherei né tempo né energia a carico di questi.
4. Proverei compassione e molta tristezza per questa persona.
5. Allontanerei questo in modo che non mi faccia più male e non sia felice attraverso le mie pene.
6. Ovviamente non farei la stessa cosa sapendo come ci si sente e sarei molto più forte e sicura volendo prendermi i meriti solo di ciò che ho fatto con le mie forze ed energie.
Risposta 6: non faresti quello che hai fatto tu o quello che ha fatto il tuo amico? Nelle tue risposte sembra tu sia particolarmente attenta a non dare soddisfazioni agli altri, ma ti preoccupi meno di non stare male tu. Sembra, cioè, che tu dia per scontato che tu non possa che rimanere assai amareggiata dall’episodio. Non c’è proprio niente che tu non potresti dirti per non dare potere all’altro su di te (a prescindere del fatto che l’altro lo sappia o meno)?
1. Se fossi saggio cercherei con l’astuzia di risolvere la situazione e ,nel caso in cui non ci riuscissi, passerei all’occasione successiva.
2. Dovrei mantenere la calma per poter ragionare con lucidità.
3.Dovrei considerare il fatto che il mio “amico” raccomandato è una persona ignobile, che valgo moralmente più di lui e quindi che non merita più le mie attenzioni.
4. Proverei disprezzo e forse un po’ di pena , anche se i primi sentimenti sarebbero rabbia e invidia.
5. Non essendosi comportato da amico significa che non lo è mai stato perciò chiuderei ogni sorta di rapporto con lui tagliandolo fuori dalla mia vita.
6. Trarrei un insegnamento negativo: ossia mi accorgerei che basta l’ingegno o i soldi per raggiungere i miei obbiettivi e che l’uomo (in quamto specie) è debole, per certi aspetti, e che cede facilmente alle tentazioni (es. commissario corrotto)
Se fosse come nella tua risposta 6 senza altre considerazioni, ci sarebbe da chiedersi perché tu non abbia agito come il tuo “amico” o tu non lo prenda a modello per le tue prossime azioni. Rabbia e invidia, sentimenti indubbiamente comprensibili, sarebbero chiamati dagli stoici “propàtheia”, cioè qualcosa come “pre-passioni”, da mettere subito a tacere sulla base della filosofia (come tu stessa suggerisci). Forse, però, il disprezzo non sarebbe da coltivare, ma la meditazione su come fare a correggere il tuo amico.
Per essere più saggio dovrei cercare di provare che per vincere ha barato o corrotto i giudici.
Perciò dovrei rimanere calmo e non dovrei reagire alle sue provocazioni.
Per rimanere calmo non dovrei ascoltarlo e invece dovrei cercare un modo per rialzarmi dalla sconfitta.
Per il mio amico dovrei provare disprezzo e dovrei essere indifferente alle sue offese.
Da questo si può trarre come insegnamento che il mondo è ingiusto e solo chi è più furbo riesce a “sopravvivere”.
Ma posso anche trarre come insegnamento che è meglio vincere essendosi preparati che vincere corrompendo il giudice visto che poi la verità “viene a galla”.
Non sono così sicuro che la verità venga a galla. soprattutto se fosse vero che “solo chi è più furbo riesce a sopravvivere”. In quest’ultima ipotesi, perché non ti penti di non aver agito come il tuo “amico”? Per quanto riguarda il disprezzo bisogna vedere se, per caso, non intacca la tua serenità. Se così fosse, daresti potere al tuo ex amico.
1. Dovrei mostrarmi impassibile, magari ironizzare sull’accaduto.
2. Dovrei rimanere rilassata.
3. Dovrei pensare che non sarà la mia ultima possibilità e che avendo già studiato potrei benissimo provare a fare qualche altro concorso.
4. Dovrei provare ad essere felice per lui (anche se sarebbe molto difficile) o per lo meno indifferenza.
5. Un comportamento neutrale, magari ironico, potrei ridere dell’accaduto assieme a lui.
6. Che ci saranno sempre persone come lui e che non c’è motivo per arrabbiarsi ogni volta con queste.
La 6 risposta è molto “stoica”. La 5 andrebbe giustificata. Perché ridere insieme al “delinquente”? Il rischio potrebbe essere che lui non comprenda la gravità del suo agire. Per quanto riguarda la risposta 3 Epitteto forse penserebbe che non vale la pena dare al “delinquente” potere anche sul nostro animo, dopo che egli ha intaccato il nostro patrimonio (o la nostra carriera). Ma la tua considerazione può andare ugualmente bene (se precisata nel senso che ho suggerito a Francesca Sofia: dovresti puntare a vincere i concorsi non per te, ma per il bene di tutti).
1. Che cosa dovresti fare? Proverei a utilizzare qualsiasi mezzo necessario, anche legale, per far valere il fatto di essere maggiormente qualificata.
2. Che stato d’animo dovresti mantenere? Dovrei mantenermi fredda, ragionevole e, possibilmente, calma. In tal modo potrei dimostrare anche di essere stabile e affidabile anche in situazioni di pressione.
3. Che genere di considerazioni dovresti fare per mantenere questo stato d’animo? Dovrei continuare a ricordarmi di essere migliore e continuare a fare tutto il possibile per raggiungere il mio obiettivo.
4. Che cosa dovresti cercare di provare per il tuo amico? L’amicizia non dovrebbe significare che lui mi può superare perché è stato “raccomandato”, quindi mi manterrei calma e amica, ma tenterei comunque di ottenere la posizione.
5. Che comportamento dovresti tenere con lui? Gli rimarrei amica, ma tenterei, forse in maniera un po’ egoistica, di pensare prima a me stessa.
6. Che insegnamento potresti ricevere da tutta questa vicenda? Potrei trarre l’insegnamento che, nonostante tu possa essere il migliore, c’è sempre qualcuno che ti può “sorpassare”.
Hai interpretato bene la parte della “saggia stoica” (anche se, come detto in aula, all’epoca solo gli epicurei ammettevano le donne alla filosofia), salvo, forse, che nella risposta 5. Dovresti certamente cercare di ottenere tu il posto “usurpato”, ma non per amore di te stessa, bensì del bene comune, per il fatto di essere più competente dell’altro. Se, ad esempio, ti accorgessi di non meritarlo, se fossi saggia e onesta, dovresti rinunciarvi (secondo la logica stoica). Dunque non dovresti mai pensare a te stessa più che agli altri. Semmai: dovresti pensare a te stessa in funzione degli altri, perché, conoscendoti meglio degli altri (anche se la cosa non è scontata), potresti auto-valutarti meglio e sapere meglio degli altri dove vali (e puoi essere d’aiuto) e dove non vali (e saresti d’impaccio).
1 Innanzitutto non darei corda alle sue prese in giro poiché sarei a conoscenza del fatto che lui ha vinto il concorso con l’inganno. Per seconda cosa cercherei di “far venir a galla ” la verità.
2Dovrei sicuramente rimanere calma.
3Dovrei concentrarmi sul fatto che questa persona ha vinto ingannando e che se non avesse ingannato non avrebbe vinto lui. Inoltre penserei alle conseguenze che subirà poiché incapace di svolgere il suo lavoro .
4Proverei pena per lui perché penserei che anche lui ha una talmente bassa concezione su se stesso che sente il bisogno di ingannare per passare un test invece che impegnarsi e provare a passarlo con le sue abilità.
5Non lo considererei e non gli mostrerei il mio fastidio.
6anche se il mio amico ha vinto il posto con l’inganno e deve vivere con la consapevolezza di ciò ,io sono consapevole delle mie abilità e capacità e questo è sicuramente più importante.
1) Dovrei dirgli che mi ha deluso molto il suo modo di fare, e che per le sue capacità avrebbe potuto sforzarsi e comportarsi in modo giusto
2) Cercherei di rimanere positiva, perchè prima o poi il fatto verrà fuori
3) Dovrei sperare che ad un certo punto venga fuori che ha barato e che abbia di conseguenza un sacco di problemi
4) Per il mio amico dovrei provare pena, perchè si è abbassato a tanto solo per passare un concorso, per il quale alla fine non è minimamente preparato
5) Dovrei comportarmi in modo indifferente così da fargli capire che della sua raccomandazione e delle prese in giro non me ne importa nulla
6) Da questa vicenda potrei ricevere gli insegnamenti che il mondo è ingiusto e che dovrei cambiare amicizie
1) Ottenere più informazioni possibili per poterlo incastrare con la sua stessa superbia
2)Cercherei di rimanere calmo e di non farmi prendere dall’istinto assassino che nascerebbe in me
3)Penserei ai possibili problemi che il mio “amico”potrebbe causare con le sue lacune e riuscirei a stare calmo
4) Un lieve disprezzo misto a pena
5) Un comportamento che all’apparenza sembrerebbe indifferente anche se non potrei ignorare ciò che ha fatto
6) Che nella vita solo i furbi e gli amici vanno avanti senza problemi.
1 Dare consigli alle persone che ne hanno bisogno
2 secondo me neutro normale sempre pacato
3 cercare divedere il lato positivo delle cose e non farmi intimorire dagli altri oppure influenzare dagli altri
4 empatia
5 normale cercare di non criticarlo e immedesimarmi in lui per poterlo capire meglio
6 che dobbiamo controllare le nostre e mozioni quindi non farci sopraffare da esse e immedesimarmi nelle persone che mi chiedono aiuto senza criticarle. Rimanere indifferenti alle critiche altrui
se io dovessi essere stoica reagirei in questo modo:
1)Cercherei di far uscire la verità,proverei a far ragionare il mio “amico”
2)Dovrei restare calma con la mente lucida e sempre pronta a ragionare e ad agire giustamente
3)Dovrei prendere tutto come una lezione,anche se la vita in qualche momento sembra scorretta dovrei pensare che tutto questo può aiutarmi a crescere e a diventare più accorta.
4)Proverei pena poichè non è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi da solo e io ho la consapevolezza di essere più preparato e aver fatto tutto da solo,
5)Doveri provare ad essere indifferente,odiare qualcuno non porta mai a nulla di buono
6)Posso pensare che tutto questo mi ha insegnato a crescere, che comunque ho sempre lottato e mi sono impegnata per raggiungere i miei obiettivi e che anche se nella vita potrò imbattermi più volte in delle incorrettezze almeno so che avrò sempre fatto il massimo
Se io volessi essere saggia,
1. Ignorerei i suoi commenti e le sue frecciatine ma allo stesso tempo cercherei di far conoscere a tutti la verità su quanto è accaduto.
2. Dovrei mantenere la calma e apparire quasi indifferente nei confronti del mio amico e dei suoi commenti.
3. Dovrei ricordarmi che in un modo o nell’altro, prima o poi, la verità verrà fuori e che è sufficiente avere pazienza per aspettare che l’amico perda il suo posto o comunque tutta la fiducia degli altri nei suoi confronti.
4. Dovrei cercare di provare indifferenza.
5. Dovrei tenere un comportamento distaccato.
6. Da questa vicenda potrei imparare che le persone non sono sempre sincere e leali e che nel mondo le ingiustizie esistono e sono molto più frequenti di quanto crediamo. Ma soprattutto imparerei a comportarmi nel modo migliore in una situazione che senz’altro mi ricapiterà nell’arco della mia vita.