Nel dialogo Fedone Platone mette in campo un importante argomento (leggi qui il brano tratto dal Fedone dove tale argomento viene sviluppato) a favore della tesi secondo la quale la nostra anima sarebbe immortale.
Tale argomento avrebbe natura “dialettica” e non “matematica”, ossia, nel linguaggio di cui Platone si serve nel dialogo Repubblica (cfr. l’unità didattica che abbiamo svolto in classe su questo argomento con i rinvii alle pagine di questo sito e del manuale, che essa incorpora), sfuggirebbe alla critica tipicamente scettica della logica “sillogistica” (sviluppata soprattutto da Aristotele e dagli stoici) e permetterebbe di dimostrare la “verità” della tesi sostenuta (in questo caso, l’immortalità dell’anima) in maniera inoppugnabile o, come anche si può dire, incontrovertibile (attingendo alle risorse del noûs, cioè della pura intelligenza, piuttosto che a quelle della diànoia, cioè della semplice ragione, adoperata nei teoremi matematici e nei sillogismi scientifici, soggetti, appunto, alla critica scettica).
- Prova a riassumere l’argomento di Platone (in poche parole, anche tue, come dimostra Platone che l’anima è immortale?) e, quindi, solo se te la senti, prova a spiegare perché tale argomento sarebbe incontrovertibile, cioè sfuggirebbe a qualsiasi possibile critica (scettica).
N.B. Nel testo di Platone chi argomenta la tesi è il personaggio di Socrate, mentre il suo interlocutore immaginario (che per lo più si dichiara d’accordo con Socrate) è il pitagorico Cebete. La parola “impari” è sinonimo di “dispari”. Può aiutarti a comprendere il ragionamento complessivo l’osservazione seguente. Socrate invita sostanzialmente Cebete a distinguere (con linguaggio aristotelico) tra sostanze e relative proprietà, p.e. nel modo seguente: la neve (sostanza) è fredda (proprietà: non potrebbe essere calda restando neve), il fuoco è caldo (non potrebbe essere freddo restando fuoco), il tre è dispari (non potrebbe essere pari restando tre). Ciascuna delle sostanze non può, insomma, patire la proprietà contraria a quella indicata (per esempio la neve diventare calda, il fuoco freddo, il tre pari), perché, se costretta in qualche modo a perdere la sua proprietà, perirebbe. Nel caso (speciale) dell’anima, però,…
Nel brano tratto dal Fedone, Socrate dimostra a Cebete che l’anima è immortale spiegando che l’idea della morte non può risiedere nell’anima, che è invece partecipe dell’idea della vita.
A favore della sua tesi dimostra che ogni cosa ha la caratteristica di non accettare il proprio contrario, infatti spiega che, per esempio, la neve partecipa all’idea del freddo ma non a quella del caldo, il due a quella del pari ma non a quella del dispari. Quando a queste cose si avvicina qualcosa che partecipa dell’idea contraria, essi o periscono o vanno via, per esempio la neve, che per essenza è fredda, se avvicinata al caldo si scioglie.
Questo ragionamento viene applicato alla sua tesi, infatti, l’anima partecipa all’idea della vita e per questo motivo essa non potrà morire, poiché altrimenti l’idea della vita non sarebbe più tale; perciò, quando l’anima entra in contatto con la morte, non potendo accogliere su sé stessa tale idea, essa se ne andrà via salva e incorrotta, di conseguenza l’anima è immortale.
Hai restituito in modo ineccepibile la prova (non era facile). Rimarrebbe da chiarire la differenza tra il caso dell’anima e quello delle altre sostanze, infine da spiegare perché la prova sfuggirebbe alla critica scettica.
L’argomento di Platone inizia distinguendo le sostanze neve, fuoco e tre, dalle rispettive proprietà freddo, caldo e dispari. Per prima cosa collega le sostanze con le rispettive proprietà e le dissocia le sostanze dalle proprietà opposte, ad esempio attribuisce alla neve la proprietà di fredda, perciò essa non può essere calda, poiché se a una sostanza viene attribuita una certa proprietà essa sarà opposta a tutte le proprietà opposte alla propria che non potrà mai essere. Da ciò anche il fuoco, che ha come proprietà il caldo, è opposto al freddo, perciò il fuoco non sarà mai freddo e il numero tre, che è dispari, è opposto al pari, perciò non sarà mai pari. Infine Platone presenta come sostanza l’anima la cui proprietà è la vita, poiché tutto ciò che ha un’anima è vivo, dunque essendo la proprietà opposta alla vita la morte, l’anima sarà opposta alla morte, perciò essa non potendo essere morte, sarà di conseguenza sempre vita e perciò immortale.
La tesi riguardante l’immortalità dell’anima pare inconvertibile in una visione scettica poiché essa presenta unicamente tesi che non devono essere dimostrate attraverso altre tesi che a loro volta devono essere dimostrate arrivando ad un circolo infinito.
Hai colto gli aspetti essenziali (non era facile). Rimarrebbe da chiarire la differenza tra l’anima e le altre sostanza (che, a differenza dell’anima, possono patire la proprietà opposta a condizione di “morire”, mentre l’anima non può). Come vedremo, inoltre, l’incontrovertibilità della prova, che, certamente, come scrivi, sfugge p.e. al regresso all’infinito (non “circolo”, il circolo è quello c.d. vizioso o “diallele”) consiste nella sua dimostrabilità per assurdo.
Platone dimostra che l’anima è immortale dicendo che qualunque cosa di cui si generi dall’anima è vivo, ovvero essa (l’anima) dove entra arreca vita. Tuttavia la morte è il contrario della vita, l’anima allora non potrà mai accogliere in sé ciò che è il contrario di ciò che ella reca vita (con sé). Perciò siamo anche sicuri che ciò che non riceve morte è immortale, dunque se l’anima non riceve morte essa è immortale. Questo argomento sarebbe incontrovertibile per Platone poiché siamo sicuri che ciò che è immortale è anche imperituro, allora l’anima oltre che immortale è anche imperitura; inoltre possiamo dire che l’immortale è eterno e ciò non ha controversie.
Hai colto importanti passaggi dell’argomentazione platonica, anche se non esaurienti (non si comprende il ricorso di Platone all’esempio del fuoco, del tre ecc.).
Platone dimostra che l’anima è immortale tramite un dialogo tratto dal Fedone, in cui stabilisce una relazione tra proprietà contarie e le relative sostanze. Queste, pur non essendo contrarie fra loro, possono possedere proprietà contrarie, come nel caso della neve, avente la proprietà di essere fredda, e il fuoco, con la proprietà di essere caldo. Secondo Platone, la neve non potrebbe mai diventare calda, poichè il calore è una proprietà contraria a quella posseduta dalla neve, cioè il freddo. Infatti, se la neve diventasse calda, non sarebbe più neve poiché si scioglierebbe e perirebbe. Platone estende questo discorso all’anima, che secondo il filosofo non può ricevere la morte in quanto possederebbe una proprietà (la morte) contraria a quella da lei generata (la vita). Ma siccome un corpo che non può accogliere la morte si dice immortale, allora anche l’anima è immortale. A differenza delle altre sostanze, è però anche imperitura per il ragionamento sopra riportato: poiché è impossibile che riceva la morte, non potrà perire.
Per sostenere la sua tesi, Platone usa una prova dialettica, parte cioè da un’ipotesi (la neve non può diventare calda/ il numero 3 non può diventare pari) per poi arrivare, tramite dei presupposti, a un principio (una sostanza non può avere una proprietà opposta a quella già posseduta poichè altrimenti perirebbe). Questo principio può essere definito incontrovertibile in quanto è dimostrabile: la neve, a contatto con il calore (proprietà contaria a quella posseduta dalla neve) si scioglie e quindi perisce e, per assurdo, non potrebbe mai sciogliersi a causa del freddo.
Esattamente. Hai colto che la prova dialettica è una prova per assurdo (almeno in un’accezione di “dialettica”). Ottimo lavoro, che approfondiremo in aula.
Parto dal presupposto che, nonostante abbia letto più volte il testo di Platone, le sue argomentazioni mi risultano poco chiare.
Tuttavia mi sembra di capire che il filosofo giunge alla conclusione dell’immortalità dell’anima dopo una lunga argomentazione che parte dall’introduzione di elementi e delle loro proprietà, le quali non possono cambiare per ciascun elemento, poiché nel caso in cui mutassero, gli elementi perirebbero.
Così avviene anche nel caso dell’anima. Essa infatti ovunque entri porta vita e Platone, avendo dimostrato che le essenze non possono cambiare le loro proprietà nel loro opposto, considerato che la proprietà opposta dell’anima è la morte, dimostra che l’anima è immortale.
Nonostante le difficoltà che dici di avere incontrato hai colto l’argomentazione essenziale.
Nel dialogo Fedone, Platone inizialmente spiega che la neve è fredda, il fuoco è caldo, il tre è dispari e il due è pari. Ciascuna di queste sostanze non può avere una proprietà contraria ad esempio il fuoco non può diventare freddo, come il tre non può diventare pari. Secondo questo ragionamento, se l’anima è l’elemento presente nella vita, e la vita è l’opposto della morte, essa sarà anche incompatibile con la morte,e quindi immortale. Gli scettici mettono in discussione la capacità dell’uomo di trarre conoscenze certe ma semplicemente poiché le tesi da cui si parte per sviluppare una qualsiasi teoria ‘universale’ non è sempre verificata, ovvero ci possono essere dei mutamenti. Ad esempio se mia mamma mi prepara il pranzo ogni giorno alle 13 non significa che un giorno non possa prepararmelo più tardi, quindi non posso formulare una teoria certa che ogni giorno il pranzo viene preparato alle 13 perché c’è sempre l’eccezione. Per quanto riguarda Platone, però, è certo che ogni sostanza non può assumere le caratteristiche di sostanze opposte quindi questa teoria si può definire incontrovertibile.
Ottima riflessione! Il paragone con l’azione di tua mamma è illuminante. Si può mettere in discussione una tesi ricavata da uno o più casi empirici ma non una tesi tale che se la neghi ti contraddici (dimostrazione per assurdo). Non l’hai detto chiaramente, ma eri sulla strada giusta.
Prendiamo per esempio la neve(sostanza) che ha la proprietà di essere fredda. Questa però non può essere calda perchè è una proprietà del fuoco. Quindi se la neve diventa calda si scioglie quindi perisce.
Se parliamo dell’anima(sostanza) invece la sua proprietà è la vita: l’anima infatti non può ricevere la morte(proprietà) perchè è contraria alla vita e quindi il corpo che non riceve la morte è immortale. Di conseguenza l’anima è immortale.
Anche tu come molti altri hai colto l’essenziale, ma non la paradossale specificità della condizione dell’anima.
Platone nel dialogo Repubblica dimostra perché secondo lui l’anima è immortale. Platone parte dal presupposto che l’anima si generi solamente in un corpo con vita. Dato che l’anima non può ricevere il contrario di cio che è non può “ricevere l’idea della morte” e ciò porta alla conclusione che l’anima è immortale.
Hai riferito il nocciolo dell’argomento, ma da come tu l’hai esposto esso appare un po’ ovvio. Approfondiremo in classe la caratteristica incontrovertibilità della prova di Platone.
Platone in primo luogo divide le sostanze dalle proprietà, un esempio ne è la neve (intesa come sostanza) che ha la proprietà di essere fredda; nel caso in cui una sostanza venga a “contatto” con una proprietà non sua, essa (la sostanza) perisce. Con questa linea di pensiero possiamo individuare l’anima come una sostanza e la vita come sua proprietà, a questo punto essendo la morte (proprietà) opposta alla vita, l’anima non può ricevere la morte (come la neve non può ricevere il calore), l’anima è perciò immortale. Secondo me questo argomento non è confutabile da parte degli scettici perché non c’è una vera e propria tesi da mettere in discussione.
Hai colto la prova nell’essenziale. Peccato che tu non abbia anche messo in luce (eri a un passo da farlo) la “specialità” del caso dell’anima rispetto a quello della neve (ne parleremo in aula). Hai ragione a dire che l’argomento non sarebbe confutabile dagli scettici, ma ciò che manca non è la tesi da mettere in discussione (la tesi è chiarissima, ed è: “l’anima è immortale”), ma la catena di ragionamenti da cui la tesi sarebbe stata dedotta. La tesi non è la conclusione di un sillogismo, ma si ricava immediatamente “per assurdo” dalla definizione di anima come “vita” (sarebbe assurdo che la vita morisse).
Premessa: ritengo questo brano un po’ complicato , ho provato a svolgere i compiti ma non so se siano giusti.
In questo brano,( Fedone) Platone spiega in primo luogo che la neve è fredda, i fuoco caldo, il 3 è numero dispari e il 2 è un numero pari. Queste cose che Platone definisce Sostanze non possono avere proprietà contrarie. Viene fatto l’esempio secondo cui il fuoco non può diventare freddo oppure il numero 3 non può diventare un numero pari.
. Ciascuna delle sostanze non può, insomma, patire la proprietà contraria a quella indicata perché perirebbe.
Nel caso (speciale) dell’anima, elemento che da la vita pertanto opposta alla morte, essa sarà dunque incompatibile con incompatibile con la morte e quindi l’individuo che non riceve la morte sarà immortale.
Hai colto l’essenziale, salvo un piccolo paradosso di cui parleremo in aula, credo.
Nel testo datoci ritroviamo il famoso Platone, il quale ci espone tramite il suo colloquio ipotetico con Cebete, la sua teoria sull’immortalità dell’anima.
Infatti quest’ ultimo parte col discutere tra essenze e le proprietà annesse di elementi più generali e terreni come il fuoco e la neve, dicendo che la nave, essendo essa stessa non può non essere calda, perché è una proprietà del fuoco, ma in effetti fredda, quindi se ne deduce che ciascuna sostanza (pari o dispari) non può non essere altro che diversa dalla proprietà della opposta.
In conclusione Platone, partendo da questi esempi , riesce ad identificare l’immortalità dell’anima, nominando la proprietà dell’anima cioè la vita e quella dell’opposta cioè la morte, infatti in base alla tesi dimostrata prima l’anima non può essere caratterizzata dalla proprietà del suo opposto, cioè la morte o meglio dire la mortalità, quindi l’anima secondo Platone non può essere altro che immortale unicamente per questioni tra sostanze e prorietà.
Hai colto elementi importanti dalla prova, ma ti invito a servirti di un linguaggio più chiaro e preciso. Non è necessario scrivere ad es. “ritroviamo il famoso Platone”… Quando mai l’avevamo perduto? E in che senso sarebbe famoso? Rispetto a questa prova? Sono considerazioni fuori luogo che distolgono dall’argomentazione. Nello sviluppo di un’equazione matematica accanto a un binomio p.e. (x + 2a) scriveresti “ecco dunque il famoso (x + 2a)”? Che significa che Cebete discute “tra essenze e le proprietà annesse di elementi più generali e terreni”. Forse Cebete discute le proprietà attribuibili a certe sostanze (non “tra proprietà ecc.”…), ma più precisamente è Socrate a sviluppare l’analogia tra l’anima e altre sostanze (non discute ancora niente!). Poi che significa che queste proprietà sono “annesse”? Annesse da chi? Gli “elementi” sono diversi dalla sostanze? E che significa “più generali e… terreni”? Più generali di che cosa? Terreni? In che senso? Il fuoco o il tre sono “terreni”? Perché introdurre aggettivi che complicano solo il quadro e non aiutano in alcun modo a chiarirlo? E potrei continuare..
Platone inizia usando l’esempio della neve e del fuoco.
La neve (sostanza) possiede la proprietà di essere fredda e non possiede la proprietà di essere calda. Se essa incontra il caldo , perde la sua proprietà iniziale e quindi si scioglie (perisce). Per il fuoco vale lo stesso ma viceversa: se incontra il freddo perde la proprietà di essere caldo e quindi si spegne (perisce).
Poi, utilizzando come esempio il numero 3, spiega come sia possibile che in natura alcune idee non possano ricevere il proprio contrario(3 : dispari =>contrario : pari), a meno che non ci sia un cambiamento (3+1=4 pari).
Quindi, dato che l’anima è una sostanza fatta di pura vita e visto che è essa stessa a dare la vita al corpo, essa non può accogliere il suo contrario ovvero la morte direttamente,(risultando quindi immortale) ma può farlo solo il corpo che perisce (cambiamento).
La neve considerata come (sostanza) ha come sappiamo la proprietà di essere fredda e solida, se la avviciniamo al caldo suo opposto questa si scioglie quindi muore. L’anima che dona la vita al corpo Non può ricevere il suo contrario bensì riceve il suo contrario tramite il corpo ed essa risulta immortale in quanto non è lei a morire ma solo il corpo.
Platone il concetto dell’immortalità dell’anima ha un significato diverso in quanto è in stretta relazione con la dottrina delle idee e con il compito della filosofia. Platone parla di anima immortale che come le idee è invisibile ed è sempre esistita per cui l’immortalità dell’anima non è uno stato che si manifesta dopo la morte del corpo ma preesiste al corpo stesso.
teoria dell’immortalità dell’anima è la teoria dell’apprendere che Platone espone nel Menone e che poi riprende e amplia nel Fedone in cui spiega come l’oggetto dell’apprendere ossia l’idèa presupponga l’immortalità dell’anima.
Platone insegna che l’anima è immortale perchè ciò che si muove è sempre immortale e, in base al principio del movimento, non può subire arresti in quanto non può nè nascere nè morire.
Platone dimostra in tre modi che l’anima è immortale: come in natura ogni cosa deriva dal suo contrario così anche la morte si genera dalla vita, e la vita dalla morte, nel senso che che l’anima rivive dopo la morte del corpo; l’anima essendo vita non può accogliere l’opposto, ovvero la morte; l’anima avendo natura simile alle idee, ed essendo loro eterne, anche essa è eterna.