Per verificare che tu abbia ben compreso il “funzionamento” del dialogo socratico, esamina alcuni passi dell’Eutìfrone, quelli che trovi in U3, P1, T1, in particolare alle pp. 247-48, dalla richiesta di Socrate a Eutifrone: “Pròvati ora anche tu, nello stesso modo, a insegnarmi ecc.” (vcino al punto C), fino alla fine dell’estratto.
- Riesci a riconoscere alcuni momenti del dialogo socratico, come dialogo maieutico? In particolare qual è la tesi inizialmente “partorita” da Eutifrone che Socrate confuta (che porta all’assurdo), almeno in un suo significato possibile, e in che modo essa viene corretta alla fine da Eutifrone?
P. S. Anche se non ti assegno un esercizio specifico sull’amore platonico ti suggerisco di ripassare globalmente questo argomento, in connessione al tema dell’immortalità dell’anima e della sua origine divina, in vista della verifica p.v. Se qualcosa non ti è chiaro, prepara uno o più quesiti da pormi in aula.
La tesi di Eutifrone dice che la santità rispetto alla giustizia si concentra nella cura che gli uomini prestano alle divinità rispetto che alle cose terrene. Socrate a questo punto però partendo dal fatto che, di solito, se si ha cura di un animale questo diventa migliore rispetto ad uno che non ha ricevuto lo stesso trattamento, per induzione estende l’ipotesi alle divinità, chiedendo ad Eutifrone se queste tramite le cure degli esseri umani potessero diventare migliori. Questo ragionamento ovviamente sfocia nell’assurdo, poiché è impossibile migliorare le divinità, comprendendo ciò Eutifrone si corregge ed esplicita che la cura rivolta alle divinità è piuttosto un servizio come quello dei servi nei confronti del padrone.
In questo dialogo appare evidente la parte maieutica, infatti Socrate inizialmente aiuta Eutifrone a concepire la sua idea e poi lo aiuta a migliorarla e rendendola più corretta.
Esatto, anche l’ultima ipotesi di Eutifrone (che il santo consista nel servire gli dei) è un parto spontaneo di Eutifrone. Ovviamente c’è un errore di distrazione nella tua risposta: non sono gli esseri umani, ma gli dei a non poter diventare migliori se fatti oggetto di cura.
In questo dialogo Socrate e Eutìfrone discutono sul fatto che il santo sia parte del giusto e Socrate gli chiede quale parte del giusto possiamo considerare santo. Eutìfrone risponde dicendo che la parte del giusto che è santa è quella che riguarda la cura che gli uomini hanno verso gli dei, inducendo Socrate a chiedergli una definizione di cura. Inizialmente Eutìfrone dà una definizione errata di questa parola, cioè che la cura che gli uomini hanno verso gli dei è la stessa che si ha per le altre cose. Socrate per mezzo della dimostrazione per assurdo gli fa capire che la sua definizione è errata e lo aiuta a “partorire” una definizione più corretta di cura, cioè la cura verso gli dei è la stessa che hanno i servi verso i padroni.
E perché la definizione di Eutifrone sarebbe errata? In che cosa consiste la dimostrazione per assurdo di cui si vale Socrate? Perché il santo non può consistere nell’aver cura degli dei, in un significato del termine “cura”?
In questo brano tratto dall’Eutifrone di Platone, Socrate esercita un’attività maieutica sul suo interlocutore, lo aiuta cioè a “partorire” i pensieri concepiti dalla sua anima, verificando che siano veri o assurdi, come in questo caso.
Dopo aver affermato che la santità è inclusa nella giustizia e che ne è quindi una parte, Socrate esercità un’attività maieutica chiedendo a Eutifrone di definire la parte della giustizia che coincide con la santità: egli “partorisce” quindi la sua tesi, secondo cui la santità consiste nella cura degli dei, e non delle altre cose.
Socrate analizza alcuni dei contesti in cui si fa uso del temine “cura”, per poi arrivare alla conclusione che qualsiasi attività di questo genere reca un vantaggio all’oggetto curato: Eutifrone accetta quindi di essere caduto in contraddizione, poichè la cura degli dei non reca loro vantaggio come quella delle cose. Grazie all’ultimo dialogo maieutico, Eutifrone si corregge, ridefinendo la santità come un modo di servire gli dei.
Ottima e perfetta analisi.
Eutifrone risponde alla domanda postagli da Socrate, elaborando la tesi iniziale: ovvero che il ‘santo’ è la cura riservata solamente agli dei e non alle altre cose. A quest’ affermazione, però, Socrate mette in luce un significato comune della parola ‘cura’ dicendo che è la capacità di occuparsi di qualcosa portandone vantaggio ( ad esempio il medico giova gli uomini e l’allevatore giova i cani..). Ma Eutifrone non intendeva dire che se si compie un’azione santa si rende migliore gli dei poiché cadrebbe in contraddizione paragonando gli dei alle altre cose, quindi la tesi finale viene modificata specificando che la cura per gli dei è quella devozione che hanno i servi verso i padroni, un modo per servire gli dei. Nel dialogo di Socrate ci sono molti elementi del dialogo maieutico:
Socrate inizialmente pone domande a Eutifrone fingendosi ignorante su quel determinato argomento e volendo imparare da lui (Provati a insegnarmi qual è quella parte del giusto che diciamo santo);
Successivamente Eutifrone “partorisce” la sua ipotesi per rispondere ai dubbi di Socrate ( il ‘santo’ consiste nella cura degli uomini verso gli dei);
Socrate attraverso ironia e astuzia porta Eutifrone a riconoscere la sua ignoranza, dimostrando che la sua tesi era sbagliata, e avviandolo alla ricerca del bene;
Infine, Eutifrone comprende di essere caduto in contraddizione (Ma no di certo… Ma neanche per sogno!..) e trova la verità come una conquista personale, proveniente dalla sua stessa mente, portandolo a riformulare un’altra ipotesi ( la cura degli dei è quella cura che hanno i servi verso i padroni);
Ottima analisi. In effetti l’ultima ipotesi è “parto” nuovo di Eutifrone, suscitato da Socrate.
Nel dialogo socratico, è possibile riconoscere diversi momenti simili al dialogo maieutico. Socrate si finge ignorante perché vuole sapere quale parte della giustizia coincide alla santità, perciò vuole indurre in suo interlocutore, in questo caso Eutifrone, a “ partorire” un’ipotesi per spiegare che specie di cura degli dei potrà essere la santità, essendo che la parte del giusto che è pia e santa, si riferisce alla cura che gli uomini hanno degli dei. Queste sono tutte caratteristiche presenti nei dialoghi maieutici.
Socrate confuta i diversi significati che la parola “cura” può assumere, essendo che Eutifrone l’ha utilizzata per dire che il “santo” consiste nella CURA che gli uomini dedicano espressamente agli dei, e non alle altre cose. Socrate dice che la “cura” è una capacità di occuparsi di qualcosa arrecandogli un vantaggio; così Eutifrone cade in contradizione perché non può ammettere che la cura degli dei rechi loro vantaggio pari a quello delle cose, uomini o animali. Socrate perciò “smantella” la teoria di Eutifrone mostrandogli che essendo caduto in contradizione è impossibile continuare a sostenerla.
Ottima analisi. Solo due rilievi: il dialogo socratico non ha “momenti simili al dialogo maieutico”, ma è un dialogo maieutico; alla fine Socrate non si limita smantellare la prima ipotesi di Eutifrone ma gliene fa “partorire” una seconda, che il santo sia qualcosa che cura nel senso di qualcosa che “serve”.
In tutto il testo Socrate “manovra” i ragionamenti di Eutifrone. Lo si nota maggiormente quando gli chiede di spiegargli quali cose giuste sono al contempo sante e quando confuta la sua ipotesi.
Eutifrone inizialmente sostiene che sia sia giusto che santo onorare e portare cura degli dei. Socrate però lo fa cadere in contraddizione facendogli notare che se si porta cura di qualcosa quest’ultima per forza ne reca vantaggio e che quindi gli dei recherebbero vantaggio dagli onori che gli vengono fatti dagli uomini.
Manca la conclusione. Dunque è possibile dire che è santo curare gli dei, ma nel senso di servirli. Inoltre attenzione alla lingua: non si dice “gli dei recherebbero vantaggio di onori”, ma “gli dei riceverebbero vantaggio da onori” ecc.
Socrate nel dialogo di Eutifrone, a differenza dei numerosi dialoghi di altri filosofi, come quelli di Platone, si identifica un dialogo maieutico, cioè lui parte dando una ipotesi, come se stesse spianando la strada, per poi lasciare ragionare il suo discepolo.
Infatti i passi in cui si nota questo cedimento del “testimone” lo si identifica con la frase: “Pròvati ora anche tu, nello stesso modo, a insegnarmi ecc…”; da quel punto tocca a Eutifrone gestire la richiesta di Socrate, cioè di capire quali cose siano giuste e sante e quali no.
Eutifrone presuppone che la parte che è sia giusta e santa la si riferisce alla cura che gli uomini hanno degli dei, tesi che però Socrate confuta, deducendo che se bisogna avere cura di qualcosa, in questo caso degli dei, allora si arriva al compromesso che li si renda migliori facendo una azione santa, fatto che sarebbe inconcepibile.
Giovanni! Ma perché non sei più semplice e lineare? Che significa “Socrate ecc ecc. si identifica un dialogo maieutico”? A parte la forma, come fai a distinguere il dialogo di Socrate da quello di Platone, visto che è Platone che lo scrive? Al limite si può tentare di distinguere una “filosofia dialogica” di Socrate da una filosofia più teorica di Platone, ma non vi sono testimonianze relative a dialoghi di Platone, nel senso di dialoghi tenuti da Platone oralmente. Poi parli di un “cedimento” del “testimone”, in che senso? Nel senso che Socrate lasciare parlare l’altro? E quale sarebbe il testimone? La parola? Perché non essere più chiari e semplici? Più parole “nuove” aggiungi più ti “imbrogli” in questioni che poi è difficile gestire e controllare (ogni parola per un filosofo è una miniera di significati e di problemi). Nel dubbio usa il minor numero di parole nuove possibili e ripeti quelle che trovi nei diversi testi limitandoti a collegarle le une con le altre, soprattutto se devi riassumere. Poi alla fine che significa che nel caso degli dei si arriva al compromesso che li si rende migliori? Non c’è nessun compromesso. Forse intendevi dire che, se cura è intesa come attività che rende migliori coloro di cui ci si cura, nel caso degli dei si arriva a una contraddizione (o incongruenza, o aporia)… Ma se usi la parola “compromesso” non si capisce più alcunché! Verifica sul dizionario il significato esatto dei termini, soprattutto di quelli “chiave” che adoperi nelle tue analisi.
Nel brano analizzato, tratto dall’ Eutifrone di Platone, vi è un dialogo tra Socrate e Eutifrone. Quest’ultimo, dopo essere stato guidato da Socrate, che lo ha aiutato attraverso un’azione maieutica a comprendere che la santità rientra nella giustizia, partorisce una propria tesi nella quale afferma che ciò che è santo è riferito alla “cura” degli uomini nei confronti degli dei.
Tuttavia Socrate mette nuovamente in dubbio questa tesi riportando alcuni esempi comuni di “cura”, concludendo con l’affermare che il curarsi di qualcosa arreca un vantaggio alla cosa stessa. Eutifrone così cade in contraddizione poiché la loro cura nei confronti degli dei non arreca alcun vantaggio agli dei stessi. Eutifrone,proseguendo il proprio ragionamento, conclude infine riformulando la propria tesi, intendendo la propria “cura” verso gli dei come un servizio agli dei.
L’azione maieutica di Socrate, in questo brano, è riportata più volte, in quanto, Socrate non impone la propria tesi su quella di Eutifrone, bensì lo aiuta a ragionare facendo confutare per assurdo a lui stesso la propria tesi; così facendo Socrate aiuta Eutifrone a partorire i pensieri che la sua anima già possedeva.
Esattamente. Ottima analisi.
Sì quando Socrate porge delle domande a Eutrifone.
Eutrifone afferma che il santo consiste nella cura che gli uomini dedicano agli dei e non ad altro. Però ad un certo punto Eutrifone cade in contraddizione perché non può ammettere che la cura per gli dei rechi loro vantaggio al pari degli altri. Alla fine però cede e da ragione a Socrate
Più che limitarsi a dare ragione a Socrate, Eutifrone partorisce un’ultima ipotesi…
La parte iniziale del dialogo può essere considerata di tipo “maieutico” perché Socrate sta sottoponendo a Eutifrone dei ragionamenti riguardo la tesi formulata da quest’ultimo, cioè che la parte santa di un uomo è quella che cura l’attenzione verso gli dei, mentre il resto riguarda gli uomini.
Socrate cerca di far ragionare Eutifrone proponendogli degli esempi di curatori e cose di cui avere cura (cavallari – cavalli / allevatore di cani – cani / bovari – bovi) dicendo che, queste ultime ne giovano e ne traggono vantaggio dalla cura dei loro curatori. Facendo così espone il lato debole della teoria di Eutifrone perché sembra dimostrare che il santo quindi debba giovare e essere di vantaggio agli dei, dato che essere santo consiste nella cura di questi ultimi.
Allora Eutifrone, una volta capito, grazie alla dialettica, il problema della sua teoria la corregge e specifica a Socrate che la cura che porta alla Santità dovrebbe essere la stessa che esiste tra servo e padrone.
Esatto. Dunque Socrate riduce all’assurdo la prima tesi “partorita” da Eutifrone.
L’inizio di questo dialogo può esser definito maieutico visto che Socrate, dopo aver ascoltato la tesi di Eutifrone, secondo il quale tutto ciò che è santo è sicuramente giusto, lo porta a ragionare sulla sua tesi e la confuta.
Sei sempre troppo sintetico, Alessandro. Eutifrone non si limita a dire che ciò che è santo è giusto, ma che è anche ciò che cura. La confutazione come avviene?
Socrate sottopone Eutifrone a dei ragionamenti ed é maieutico quando gli dice che la parte santa di un uomo é quella che cura l’attenzione verso gli dei mentre tutto il restante riguarda gli uomini. In seguito porta degli esempi di curatori e cose di cui avere cura come cavallari e cavalli o allevatore di cani e cani, portando questi esempi sostiene il vantaggio che si ha curando i curatori.
Espone quindi la parte debole della teoria di Eutifrone infatti il santo deve giovare agli dei visto che l’essere santo significa curare questi ultimi. Una volta capito ciò modifica la teoria(Eutifrone) enunciando che la cura che porta una persona a esser santa dovrebbe essere la stessa del rapporto servo padrone.
Nella tua analisi giustapponi diversi passaggi, ma non è molto chiaro il senso globale dell’azione di Socrate. Alcuni passaggi poi sono del tutto incomprensibili p.e. “sostiene il vantaggio che si ha curando i curatori” (?).
Riconosco un dialogo maieutico all’inizio del dialogo, poiché Socrate pone a Eutifrone dei ragionamenti riguardo alla propria tesi, ovvero che la parte santa di un uomo è dedicata agli dei, mentre la parte restante è dedicata agli uomini. Socrate vuole far ragionare Eutifrone con l’esempio dei curatori e delle cose di cui aver cura, le quali ne traggono beneficio; Socrate quindi smentisce la teoria di Eutifrone, dicendo che l’essere santi consisterebbe nell’essere curatori, dato che si fa stare bene e da vantaggio agli dei. In fine Eutifrone si corregge dicendo che la stessa cura che c’è tra un padrone e un servo è la stessa che porta alla santità.
L’analisi è corretta, ma non è molto chiara. Se qualcuno non avesse letto il dialogo, non capirebbe molto bene in che cosa consiste l’esempio dei curatori ecc.