Dopo aver approfondito il tema della crisi del Trecento sui materiali a cui rinvia la pagina dell’u.d. ad essa dedicata, leggi autonomamente il § 6.4 del manuale, dedicato alle strategie che furono messe in atto per uscire dalle difficoltà e rispondi al seguente quesito:
- Quali di queste strategie per uscire dalla crisi ti pare più intelligente o efficace o perché?
Ritengo la strategia dei ceti borghesi quella più intelligente in quanto la ripresa dei rapporti feudali da parte della grande nobiltà e lo sviluppo dell’allevamento costituiscono una forma di arretramento verso una strategia che si è già dimostrata essere inefficace: con il sistema feudale la ricchezza è infatti concentrata in poche mani, mentre la maggior parte della popolazione vive in condizioni di povertà; l’allevamento, dal momento che richiede meno manodopera, esclude molte persone dal guadagno e sottrae molti terreni adibiti alle colture industriali.
La strategia del ceto borghese porta invece a una forma di progresso in quanto, con la diffusione del lavoro salariato, offre a un maggior numero di persone la possibilità di ottenere le risorse necessarie al sostentamento delle loro famiglie. Inoltre, l’introduzione delle nuove coltivazioni (di canapa, lino ecc…) promuove lo sviluppo di nuove attività come l’artigianato e l’industria, garantendo maggiori opportunità di lavoro e quindi di guadagno, che prima era ristretto solamente all’ambito agricolo e dell’allevamento.
Certo, considerando che una maggiore diffusione di ricchezza, oltre che dare luogo a una società meno iniqua, favorisce a sua volta l’incremento della produzione, specialmente artigianale e proto-industriale, innescando un ciclo virtuoso.
A mio parere tra le strategie descritte per uscire dalla crisi nel § 6.4 del manuale, quella più efficace è la diffusione della mezzadria. Ossia un nuovo tipo di rapporto tra contadino e proprietario secondo il quale il proprietario forniva al contadino un’abitazione, gli strumenti agricoli e gli animali e in cambio il contadino coltivava i campi che circondavano una casa colonica; i raccolti venivano poi divisi a metà. Questa strategia permette sia al contadino che al proprietario di ottenere ciò di cui hanno bisogno senza diventare schiavi ( i contadini) oppure dover dare soldi in cambio di mano d’opera dato che in questo periodo di crisi il denaro mancava (i proprietari)
Probabilmente hai ragione. Inoltre, poiché in questo sistema l’aumento del rendimento delle colture è conveniente per entrambe le parti, viene favorita l’innovazione tecnica, l’intensificazione delle attività produttive ecc., in modo spontaneo, senza ricorrere a forme di coercizione, che non danno mai risultati sperati.
Secondo il mio parere la migliore strategia utilizzata per uscire dalla crisi é stata quella di affittare le grandi proprietà, l’uso della mezzadria e anche i contratti di breve durata a cui erano sottoposto i braccianti. Queste tecniche si diffusero nel nord Europa, nell’ Europa meridionale e i contratti nel nord Italia.
Queste tecniche per uscire dalla crisi sono risultate efficaci perché come prima cosa si eliminava il rapporto quasi servile dei contadini nei confronti del Signore, I contratti dei braccianti erano variabili a variazioni del mercato e sebbene il Signore riusciva a ottenere meno profitti rispetto al vecchio sistema feudale, adesso anche i contadini riescono a ottenere dei piccoli profitti e si migliora la condizione di vita.
La mezzadria, utilizzata dalle regioni più meridionali d’Europa stabiliva un interessante rapporto tra contadino e proprietario, poiché l’ultimo forniva gli attrezzi e lo spazio al primo per lavorare e trarne profitti. Questi profitti in seguito erano divisi , ciò portò un grande vantaggio specialmente ai contadini che prima erano sottomessi e oppressi dai proprietari, mentre ora avevano addirittura la metà di ciò che producevano. Sembra essere un interessante accordo e modo equilibrato per mantenersi e cercare di rialzarsi dalla crisi senza danni.
A dire il vero nessuna tra le strategie descritte mi sembra particolarmente indicata o intelligente per controbattere la crisi del trecento, tuttavia ritengo una mossa sveglia (e probabilmente costretta) quella del passaggio dall’agricoltura all’allevamento (in quanto se ne riesce a ricavare un miglior profitto e si riesce a diminuire almeno parzialmente la carenza di cibo dovuta agli scarsi raccolti).
Importante inoltre fu anche la nascita dei contratti di breve durata (ovvero del salariato) nell’Italia settentrionale in quanto, a mio parere, oltre a offrire lavoro a molte persone impoverite e in difficoltà , è la base dei contratti della rivoluzione industriale che seguirà all’inizio del novecento.
Interessante la riflessione sulle nuove tipologie di contratto. Ho qualche dubbio sull’efficienza dell’allevamento
Secondo me, una delle tecniche più efficaci per sconfiggere l’ondata di carestia fu l’avvio di una nuova produzione. Visto che per quanto riguarda la crisi agricola causata dal maltempo non è che si potesse far molto e, per evitare il sovraffollamento delle città, abbassare gli affitti delle terre non servì, l’idea di provare a ricavare denaro in altro modo mi sembra l’unica strada da percorrere; infatti sia in Italia che in Spagna la coltivazione di cereali venne convertita con l’allevamento di pascoli e in Castiglia i terreni vennero convertiti per la pastorizia al fine di avviare la produzione di lana. Anche questa soluzione non funzionò fino infondo poiché il sovrano inglese bloccò i traffici di lana e quindi la mancanza del materiale primo causò la chiusura di molte imprese tessili fiamminghe ma, a differenza di tutte le altre, la produzione tessile continuò in Inghilterra, Lombardia, Brabante, Francia, Spagna e Germania con materie prime di minor pregio. Un’altra strategia molto efficace fu quella che adottarono per la gestione del credito, ovvero le compagnie formarono diverse società, giuridicamente autonome, in modo che se falliva una non sarebbe fallita l’intera compagnia.
L’ultima soluzione a cui alludi, in ambito finanziario, fu effettivamente molto moderna. L’adozione dell’allevamento, invece, comportò un certo impoverimento dei territori in cui esso venne introdotto e una diminuzione degli addetti (dunque una riduzione della popolazione attiva).
Come abbiamo visto il trecento è stato tappezzato di economie e carestie nonostante l’apogeo, quindi lo sviluppo culturale, concluso nel duecento. Abbiamo studiato come le società dell’epoca abbiano reagito in base al territorio e la spartizione del potere su di esso, e da questo abbiamo identificato varie tipologie di soluzione in modo da migliorare la situazione socio-politica.
Per esempio nei paesi in cui il feudalesimo era ancora molto presente i diritti e il rapporto di vassallaggio tra i contadini si fece molto più duro quasi paragonato alla schiavitù; oppure come nel Nord Europa le grandi proprietà vennero frazionate e date in affitto.
Il mio parere è che il migliore metodo usato fu quello adoperato nelle regioni meridionali nelle quali si diffuse la mezzadria, un nuovo rapporto tra contadino e proprietario in cui si spartivano il ricavato, sempre se nessuno ingannava l’altro.
Successivamente la soluzione adoperata dal nuovo ceto borghese, cioè di acquistare terreni e stipulare contratti con dei braccianti, può essere definito un buon metodo, poiché riattiva il ricircolo del denaro e poi è proprio la Borghesia che in questi secoli e vero e proprio ceto di sviluppo culturale.
Mi sembra che tu abbia colto effettivamente gli approcci economici più promettenti (forse, però, avresti potuto specificare, riguarda all’adozione della mezzadria, che essa venne introdotta nelle regioni “merdionali”… rispetto a che cosa?).
Secondo me trasformare i rapporti sociali delle campagne. Reastaurare un regime di tipo feudale in alcuni stati, invece in altri le grandi prorietà vennero frazionate e si diffusero nuovi sistemi di conduzione come la mezzadria.
In Italian la borghesia migliora il settore agricolo grazie all’introduzione di colture di pregio e alla stipula di contratti perchė erano più facilmente adattabili alle variazioni del mercato.
Grazie al ritorno al sistema feudale riescono a risollevare l’agricoltura e l’economia. Invece adottare dei contratti modificabili in base alle esigenze i proprietari non rischiano di perdere niente. Questo metodo sembra simile ai voucher che si utilizzano adesso quando i grandi proprietari terrieri chiamano altri braccianti solo per il periodo della vendemmia e basta, essi vengono pagati con i voucher.
Premetto che non ho trovato molti rimedi alla carestia ma quello che mi è sembrato più convincente è sata la strategia dei proprietari terrieri che hanno diviso i loro territori per far lavorare diversi contadini, a cui veniva donata la casa,l’aratro e gli animali. Inoltre il contadino non era uno schiavo ma era libero di andarsene.
Secondo me è molto efficace perchè comunque la popolazione era molto aumentata, molte persone si erano ritrovate senza lavoro e quindi questo poteva essere un rimedo ad entrambi i problemi
Secondo me la strategia più intelligente e efficace per uscire dalla crisi è stata quella di andare alla ricerca di nuove terre per trovare metalli preziosi e ricercare nuove vie più veloci e sicure per raggiungere l’Oriente. Proprio grazie a questa ricerca Cristoforo Colombo riuscì a scoprire un nuovo continente, l’America.
Ci furono diversi modi di reagire alla crisi economica del 1300 in base alle diverse zone. Tuttavia trovo più efficace la soluzione adottata in Italia meridionale dove venivano stipulati accordi lavorativi salariati di breve durata. Questa soluzione si rivelò conveniente anche per il ceto borghese, che in questo periodo possedeva alcune proprietà terriere ritenute un ottimo investimento. Esse infatti garantivano una rendita sufficiente per sfamare la famiglia e davano la possibilità di avere ulteriori entrate attraverso la vendita dei prodotti agricoli.