Come accennato nella pagina dedicata alla relativa unità didattica, il pensiero politico di Hobbes e quello di Locke, pur muovendo da premesse simili, anche se non identiche, pervengono a esiti molto differenti (anche se con qualche residua analogia).
- Alla luce anche dei testi suggeriti in quella pagina confronta il pensiero politico dei due autori (cioè sviscerane analogie e differenze).
Locke e Hobbes, partendo da premesse simili, giungono a delle soluzioni diverse. Entrambi ritengono che lo stato di natura sia caratterizzato da una ugualianza di tutti gli uomini, ma mentre per Hobbes è una uguaglianza di forza, basata sull’egoismo, che genera uno stato di guerra di tutti contro tutti; per Locke è una uguaglianza di diritti, tutti hanno l’identico diritto di disporre di sè e dei propri beni, anche se limitati dalla legge di natura, che impone di non danneggiare gli altri per giungere a una condizione pacifica. Hobbes, inoltre partendo dal pensiero politico che il potere del sovrano non dipende da un diritto divino ma da un contratto sociale, dove gli uomini rinunciano al proprio diritto illimitato e lo trasferiscono al re, argomenta il fondamento dell’assolutismo regio. A differenza sua, Locke ritiene che un uomo non possa, con un contratto, rendersi schiavo di un altro e prevede, quindi, la stipulazione di un contratto tra i sudditi e tra questi e il sovrano; teorizza la “non calpestabilità” dei diritti civili fondamentali e la divisione tra potere legislativo ed esecutivo. Locke è il fondatore, infine, del liberalismo moderno, difensore della libertà dei cittadini, della tolleranza religiosa e della libertà delle Chiese. Per Hobbes, nella vita umana non esiste il libero arbitrio, ma la libertà si riduce a libertà d’azione.
L’analisi è corretta. Buona soprattutto l’enfasi sulla somiglianza dei punti di partenza tra i due autori. Poco pertinente, forse, il riferimento alla teoria hobbesiana del libero arbitrio perché non ha un corrispettivo in Locke (né in termini di identità di vedute, né di contrapposizione), dunque poteva essere lasciata cadere in sede di confronto.
La differenza tra Hobbes e Locke deriva soprattutto dal vicino ma profondamente diverso periodo storico in cui sono vissuti. Mentre il primo è vissuto durante la sanguinosa rivoluzione (una vera e propria guerra civile) degli anni ‘40 del Settecento, il secondo durante quella che viene denominata “Gloriosa” degli anni ‘80 considerata un fatto altamente positivo.
Ciò che accomuna i due filosofi è innanzitutto il presupposto del “contratto sociale”; essi infatti sono tra i maggiori teorici del contrattualismo, secondo cui l’origine della società avviene per mezzo di un contratto tra governanti e governati.
Le differenze tra Hobbes e Locke sono molto evidenti, infatti essi elaborano due teorie diverse, rispettivamente l’assolutismo e il liberalismo, che pur partendo da presupposti comuni arrivano a conclusioni del tutto opposte.
Hobbes afferma che lo Stato è l’unico mezzo in grado di assicurare la pace alla società e creare una situazione di stabilità dato che l’uomo non è capace di convivere con il simile ma solo di combatterlo; lo Stato di natura è guerra. Secondo lui poi lo Stato deve disporre di un potere forte e accentrato e non può dividerlo con nessun altro.
Locke sostiene invece che lo Stato debba assumersi le proprie responsabilità e intervenire nel caso in cui il cittadino si senta minacciato ma se non è in grado di salvaguardarlo, allora può essere abbattuto. Infine, per poter creare stabilità, Locke crede che il potere possa essere diviso (legislativo spettante al parlamento e giudiziario spettante al monarca), cosa inconcepibile per Hobbes. Il filosofo inoltre sostenne per la prima volta l’idea di tolleranza religiosa.
Risposta esauriente. Per quanto riguarda la distanza storica tra i due autori e la sua incidenza cfr. la mia replica a Matteo Rizzi.
La differenza maggiore che si può sottolineare tra Hobbes e Locke è rappresentata dalla differenza di periodo storico e avvenimenti a cui sono legati:il primo scrive durante la sanguinosa rivoluzione degli anni 40 che lo porta a riflettere maggiormente sulla guerra e sulla sicurezza,il secondo scrive successivamente alla Gloriosa rivoluzione degli anni 80 che non provocarono morti e lo portarono a riflettere sul concetto di libertà e liberalità.
Hobbes è il filosofo del caos e della guerra come fondo di tutto mentre Locke dell’ordine.
Lo stato stesso e la figura dell’uomo come singolo vengono dibattute:il primo afferma che il singolo individuo dipende pienamente dallo Stato e che questo non può essere eliminato in alcun modo;il secondo invece afferma che lo stato dipende dai cittadine e che se questo non rispetta quest’ultimi può essere “abbattuto”,inoltre afferma che il potere può essere diviso cosa che Hobbes nega.
Le differenze che sottolinei sono corrette. Non direi, tuttavia, che “la differenza maggiore che si può sottolineare tra Hobbes e Locke è rappresentata dalla differenza di periodo storico”, ma che la differenza di periodo storico può forse spiegare certe differenze di pensiero (tuttavia non è possibile immaginare un rapporto automatico tra storia e pensiero, altrimenti autori coevi dovrebbero sostenere tutti le stesse cose….). Del resto la stessa distanza storica tra Hobbes e Locke è minima, il che sia spiega le analogie nel loro pensiero (sono entrambi contrattualisti), sia suggerisce come certe differenze dipendano dalla diversa prospettiva da cui si può guardare agli STESSI eventi (la prima rivoluzione inglese, ad esempio, vissuta da Hobbes, ma ben nota anche a Locke).
Hobbes e Locke partono dal presupposto che il sovrano non sia tale per diritto divino o tradizione dinastica quanto per un contratto sociale stipulato con il popolo. Hobbes non elaborò questa dottrina per giustificare il diritto dei sudditi a resistere al sovrano che violasse il patto costituzionale e deporlo per sostituirlo con un altro a loro gradimento, quanto per sostenere il fondamento dell’assolutismo regio. Al contrario Locke partendo sempre dalla stessa premessa (sovrano per contratto sociale) giunge alla conclusione opposta ovvero che per tali motivi il popolo aveva il potere di sostituire il sovrano con uno che rispettasse maggiormente la loro volontà e i loro diritti
Risposta sintetica ma esauriente (salvo forse per il fatto che avresti potuto aggiungere due parole sull’introduzione, da parte di Locke, della teoria della divisione dei poteri).
Innanzitutto Hobbes concepisce la figura del sovrano come il frutto di un “contratto” con il popolo e non come origine divina. Tuttavia con queste premesse egli vuole giustificare l’assolutismo. A mio parere è un’idea molto controversa ma che può avere un senso. Il popolo infatti sceglie di essere governato e si affida ciecamente ad una persona. È diciamo quindi un concetto assolutostico.
Locke invece è molto più liberale. Egli sostiene la separazione tra potere legislativo (appartenente al parlamento) e tra potere esecutivo (appartenente al sovrano). Questo quindi ha come conseguenza un maggiore controllo sul sovrano che non può regnare in modo assoluto.
Infine egli crede nella separazione tra politica e religione e nella libertà di professare il proprio credo (purché sia cristiano). Hobbes ha invece idee più tradizionaliste-conservatorie.
Le differenze sono quelle che sottolinei, ma non ha sottolineato abbastanza l’analogia: anche per Locke il potere scaturisce da un contratto e non è di origine divina!
Thomas Hobbes e John Locke presentano filosofia simili per molti tratti, ma completamente opposte per altri. Fra le differenze più rilevanti ricordiamo il pensiero politico: mentre Hobbes tenta di giustificare il sistema assolutistico ponendosi totalmente contro le teorie di Bodin, Locke si schiera col popolo esaltando i suoi diritti e sostenendo apertamente la divisione dei poteri.
Un po’ troppo sintetico. Lo stesso pensiero politico, infatti, nonostante le apparenze, presenta notevoli analogie (innovazioni rispetto p.e. a Bodin), come il contrattualismo di entrambi.
Non ho compreso molto bene questo argomento, ma quello che ho capito è che: Hobbes ritiene che, per uscire dallo stato di natura, in cui tutti gli uomini nemici degli altri a causa dei 2 postulati certi: ogni uomo vuole per sè ciò che è messo in comune, e ogni uomo cerca di evitare una morte violenta, si devono delegare tutti i diritti di natura allo Stato che non solo non ha doveri ma è ineliminabile. Al contrario, secondo Locke se lo Stato non assolve il proprio dovere di salvaguardia dei cittadini può essere abbattuto; per Locke, inoltre, il potere può essere diviso, cosa che per Hobbes è inconcepibile.
Le ultime cose che ricordi sono le più importanti ai fini del confronto richiesto. L’evocazione dei postulati di Hobbes, anche se questi sono corretti, è andare un po’ troppo nel dettaglio dell’autore (bisognerebbe chiedersi il rapporto tra questi postulati e quelli da cui muove Locke ecc.).
Hobbes, nel suo pensiero, è molto pragmatico e “geometrico”, per lui la politica deve essere trattata come una scienza oggettiva al di là della realtà.
La natura dell’uomo è quella di far guerra, spinto dalla paura e dall’egoismo, e per questo egli è poco incline a rispettare le leggi naturali. Per riuscire invece a rendere tali leggi “efficaci”, c’è bisogno che il potere illimitato posseduto da ogni uomo venga trasferito a una sola entità: gli uomini quindi rinunciano al loro diritto illimitato per trasferirlo a un solo individuo.
Locke, a differenza di Hobbes, non crede che l’uomo sia limitato e forzato dalla ragione e dalle leggi di natura, ma lo considera perfettamente libero, e questo lo porta a conclusioni diverse, come un forte liberalismo: l’esempio più grande è la tolleranza religiosa.
Interessante la tua ipotesi circa il “minor geometrismo” di Locke come ragione del suo liberalismo. Ricordiamo che comunque per Hobbes, come sarà poi per il nostro Vico, “verum et factum convertuntur”, cioè possiamo conoscere come vero solo ciò che noi stessi facciamo (dunque almeno nella sua prospettiva la politica non è una scienza “al di là della realtà”, ma derivante anzi dalla realtà del nostro agire, dunque, paradossalmente, più soggettiva e reale, che, come tu sembri suggerire, oggettiva e irreale). Ma si tratta di intendersi.
I due filosofi hanno una visione simile per certi tratti , ma diversa per altri ; Hobbes predilige l’assolutismo , secondo una visione cartesiana e contrastando totalmente le teorie di Bodin, mentre Locke da più importanza alla democrazia e alla divisione dei poteri