Dopo aver studiato l’unità didattica sul fascismo rispondi al seguente quesito:
- Premesso che il fascismo come fenomeno storicamente determinato non può ripresentarsi integralmente nella forma che assunse negli anni Venti e Trenta del secolo scorso, quali suoi tratti, elementi o componenti potrebbero, a tuo giudizio, riproporsi o sono di fatto riemersi, anche in forma nuova e modificata, ai nostri giorni (o, magari, non sono mai cessati fino ad oggi) e quali, invece, non potrebbero riproporsi? (Evita riferimenti diretti ed espliciti a personaggi e movimenti politici contemporanei, concentrandoti sulle forme dell’azione e della comunicazione politica e sociale che in qualche modo potrebbero ricordare aspetti di quella del fascismo)
A mio parere ci sono alcuni tratti ed elementi del fascismo sviluppatosi in Italia negli anni Venti e Trenta dello scorso secolo che potrebbero riproporsi in futuro, anche se in modalità leggermente differenti.
Un’elemento che contraddistingue il fascismo, ma anche molti altri regimi totalitari, è la creazione del consenso. Nel Novecento avveniva tramite una forte propaganda sui giornali, nelle radio e persino prima della visione delle pellicole di intrattenimento, mentre ai giorni nostri potrebbe avvenire (e avviene) tramite la manipolazione delle informazioni presenti in internet, per esempio il fatto che alcune notizie vengono considerate “più importanti” di altre in base all’interesse che dimostriamo nei confronti di determinati argomenti. L’importanza data dal fascismo al consenso dei cittadini e delle altre forme di potere presenti nello Stato, cioè il re e la Chiesa, è un elemento che sia oggi, sia in futuro, potrebbe essere riproposto e porterebbe alla nascita di movimenti politici totalitaristi.
Un elemento che però non credo possa riproporsi è la creazione di un ideale nazionalista e patriottista, che invece avvenne in periodo fascista tramite la creazione di associazioni giovanili nelle quali i bambini e i ragazzi venivano educati secondo le idee fasciste.
Ottime osservazioni. Attenzioni ai troppi “ista”. Non si dice né “totalitarista”, né “patriottista” (e, neppure, se ti venisse in mente di scriverlo, come succede a molti, “liberalista”), ma, pur essendoci gli astratti “totalitarismo”, “patriottismo” (e “liberalismo”), si dice rispettivamente: “totalitario”, “patriottico” (e “liberale”).
Ritengo che nel ventunesimo secolo il fascismo non possa riproporsi così come si è verificato negli anni Venti: le condizioni sociali ed economiche erano infatti troppo diverse da quelle di allora, soprattutto a causa della presenza di una classe proletaria fortemente massimalista e rivoluzionaria che minacciava la borghesia.
Tuttavia, il fascismo basa la propria efficacia su alcuni concetti facilmente applicabili a contesti ed epoche diverse: primo fra tutti il nazionalismo, attualmente associato alla recente Brexit, e il razzismo, anch’esso un elemento fascista che trovò la sua massima espressione nelle “leggi per la difesa della razza” e nell’antisemitismo. Vi è poi la difesa della tradizione contro le politiche progressiste, viste come una minaccia ai valori morali di un tempo.
Tutti questi elementi hanno in comune una reazione istintiva e non razionale del popolo in quanto basata su paure e presunte minacce: determinante nella formazione del fascismo negli anni Venti fu proprio la paura da parte degli industriali e dei proprietari terrieri nei confronti dei socialisti, a causa del crescente potere che avevano acquisito grazie ai compromessi di Giolitti. Fondamentale per il regime fascista fu anche la creazione del consenso popolare tramite diverse forme di propaganda quali la stampa, la radio e il cinema: oggi questi mezzi si sono estesi anche ai social, utilizzati da molti politici per comunicare in modo quasi diretto con il popolo.
Ottima riflessione, nella quale metti in luce possibili elementi di continuità tra lo ieri e l’oggi in modo dettagliato e analitico.
Una caratteristica del pensiero attuale simile alla filosofia fascista è la paura del diverso che suscita negli animi delle persone diffidenza e che ha come conseguenza l’emarginazione. Durate il periodo fascista furono emanate le leggi raziali, provvedimento che al giorno d’oggi è impossibile da riproporsi.
Spesso per aumentare la paura e l’ostilità nei confronti del diverso si ricorre all’orgoglio nazionale e al senso di appartenenza alla nazione in modo tale da vedere il nemico, ovvero colui che è diverso, come un assediatore e come fonte di pericolo.
Alcuni aspetti del fascismo che però non sono tutt’oggi presenti sono l’ostentazione alla forza fisica e alla guerra, il culto dell’eroismo il cui fine è la difesa della patria e il rifiuto e la negazione del mondo moderno e della tecnologia.
Hai messo in luce diversi tratti che possono accomunare e distinguere aspetti del fascismo e della società odierna. Non direi, però, che il fascismo si contraddistingua per un rifiuto della modernità e della tecnologia (se pensi che lo sostennero inizialmente i futuristi!).
Credo che l’atteggiamento populista, che consiste nel basarsi sul consenso popolare con promesse a breve termine, sia un atteggiamento politico che può aver trovato una base nella politica fascista.
Sicuramente alcuni aspetti che non è possibile riprodurre al giorno d’oggi sono l’opera di propaganda e censura effettuata dal regime; precisamente, non intendo che non ci possano essere episodi o atteggiamenti riconducibili a tali aspetti del fascismo, ma non è possibile riprodurli su larga scala come durante il periodo fascista, perché la libertà d’espressione è (quasi sempre) rispettata nei governi democratici.
Sicuramente una linea politica reazionaria o conservatrice può sembrare “figlia del fascismo” perché condividono lo schieramento politico (cioè la “destra”) ma credo che ai giorni nostri quasi nessun politico (escludendo chi si dichiara, apertamente o meno, fascista, o neofascista) si ispiri a quel modello di regime, per il semplice fatto che governi di tipo democratico si sono dimostrati sempre e comunque vantaggiosi per gli Stati che hanno avuto passati regimi totalitari.
Un aspetto però che sembra non essersi mai estinto è la “ricerca” del Leader, un capo, sempre maschio, dalla retorica forte e dalle idee chiare che pare sia “tornato di moda” nelle varie scene politiche; questo perché una figura del genere, ispirata al Duce o meno, sembra possa dare una sensazione di sicurezza in mezzo ad un clima di tensione, il quale è però messo in atto, a volte anche in maniera subdola o ingannevole, proprio dalla loro retorica e dai loro discorsi (manipolando fatti di cronaca o opinioni pubbliche, per esempio).
Interessante analisi. Non escluderei, comunque, che anche un donna oggi possa assumere il ruolo di leader di formazioni che in qualche modo si richiamano al fascismo (ve ne sono esempi non solo in Italia, ma anche p.e. in Germania).
Come la stessa consegna dice, nonostante ci potrebbero essere delle parvenze di alcuni germogli simili a quelli da cui scaturì l’esperienza fascista della prima metà del 900, potrebbero essere colti aspetti ancora oggi che potrebbero rimandare a una idea di una sorte di “sequel” di tale esperienza anche se più labile. Ma quali sono questi aspetti?
In primo luogo, come abbiamo studiato dall’unità didattica, si sa che l’esperienza della dittatura fascista (o come spesso chiamato totalitarismo fascista) è stata la conseguenza di una alta variabilità e incostanza della politica italiana dell’epoca, dove l’alternarsi continuo di partiti politici non ha fatto altro che scombussolare la stabilità politica italiana (già messa a dura prova a causa della Grande guerra), e quindi fagocitando l’interessa alla ricerca di una stabilità, assumendo la connotazione della dittatura fascista. A mio parere, tale situazione si potrebbe riproporre pure oggi, infatti negli ultimi decenni abbiamo assistito a un alternarsi quasi nauseante di partiti politici con piani politici molto distanti fra di loro, che potrebbe far nascere il desiderio nell’animo collettivo di bramare una stabilità che dovrebbe rincuorare. Sebbene tale aspetto parrebbe veritiero, e necessario dire che la situazione oggi come oggi non è la situazione sociale ed economica in cui si trovava allora, situazione in cui era devastata dall’esperienza della guerra.
In secondo luogo, però è da dire che una sorta di dittatura fascista avrebbe molta fatica a riproporsi per il semplice fatto che la democrazia, e quindi l’importanza del cittadino in relazione dello stato e la mancanza di un re d’Italia, renderebbero meno agibile l’ascesa di una dittatura, perché dovrebbe relazionarsi ancora di più con il parere collettivo. Infatti, la nascita della costituzione italiana (successiva all’esperienza fascista) rappresenta un ostacolo non da poco a tale ascesa.
Nonostante ciò persistono vari aspetti eredi dell’esperienza fascista a livello politico ancora oggi.
Noi ricordiamo la figura di Mussolini anche per le sue grandi capacità di retorica e di comunicazione, che in molti casi usufruiva di mezzi comunicativi come la radio, e a mio parere tale carattere “scenografico” persiste ancora oggi. Infatti, anche se i mezzi di comunicazione sono cambiati, passando dalla radio alla TV e dalla TV ai social, molti politici e esponenti del governo italiano conferiscono una grande importanza a tali mezzi al fine di promuovere la loro campagna politica e quindi di convincere le persone. Quindi da questo punto di vista, questa tipologia di fare politica si può ritenere un po’ erede di quella dell’epoca.
Interessante la tua riflessione anche se a tratti un po’ prolissa. Calzante, in particolare, mi sembra, l’osservazione sul rapporto tra ascesa del fascismo e instabilità politica.
Alcuni aspetti della propaganda del fascismo basati sul consenso popolare ottenuto strettamente su promesse a breve termine si può trovare anche ai giorni nostri in molte propagande dei partiti attuali.
La censura effettuata dal fascismo non potrà mai essere replicata poiché la libertà d’espressione è una delle nostre libertà diritti e non potrà mai essere tolta del tutto.
Inoltre non potremmo mai assistere alla nascita di un nuovo partito poiché i governi di tipo democratico sono quasi sempre vantaggiosi per lo stato.
Un’elemento però è rimasto molto presente ovvero la necessità quasi istintiva di scegliere un leader politico (quasi sempre maschile)con forte carattere e che sappia infondere sicurezza nel popolo.
Interessante e condivisibile analisi. Non mi è chiaro perché “i governi di tipo democratico [sarebbero] quasi sempre vantaggiosi per lo stato”.
Il populismo in sé è un esempio di dinamica ispirata al “modello fascista”, il consenso popolare totale anche attraverso mezzi discutibili come far sparire l’opposizione e gli altri rivali politici è una politica adottata da Mussolini e che nel ventennio fascista ha dato i suoi frutti. Se si potesse ripresentare è una bella domanda io credo che con l’esempio che ha dato il Duce e con la fine che gli è stata riservata penso dopo tutti gli avvenimenti terribili del nazi fascismo sia difficile si ripresenti almeno in Italia una situazione del genere. È vero che in molti la figura di un uomo a capo di tutto che dimostri sicurezza e che dica di volere cambiare le cose ha sempre destato un certo fascino in noi italiani. Certo è che se mai si dovesse ripresentare un “comandante” nessuno tollererebbe I metodi con cui Mussolini è riuscito ad andare al potere, le leggi razziali conseguenza dll’ alleanza con la Germania sono cose tutt’ora impensabili e che mai si ripresenteranno.
Che ti devo dire… Speriamo!
E’ fascista chi si considera erede del fascismo storico, pensa e agisce secondo le idee e i metodi del fascismo storico, milita in organizzazioni che si richiamano al fascismo storico, aspirano a realizzare una concezione fascista della nazione e dello Stato, non necessariamente identico allo Stato mussoliniano. Se il fascismo dovesse tornare avrebbe sempre come elementi: il razzismo è una chiave di volta per ogni sistema fascista o parafascista, che insegue il consenso esasperando la naturale paura nei confronti della differenza. Il primo appello di un movimento simil-fascista è contro gli intrusi, prima di tutto gli stranieri o coloro che sono percepiti come estranei, la frustrazione sociale e individuale è usata come lievito dall’autoritarismo. Infatti una caratteristica comune anche a tutti i “vecchi” fascismi è stato l’appello a classi sociali in difficoltà per qualche vera o presunta crisi economica o umiliazione politica. E quasi sicuramente ci sarebbe anche il nazionalismo diventa il collante per coloro che si sentono privi di un’identità sociale. Il fascismo eterno cerca di convincerli del fatto che la loro qualità fondamentale è quella di appartenere a un “popolo” che ha radici in un unico Paese. Quindi, per consolidare questa “identità”, occorre avere sempre nemici: minoranze, stranieri, presunte caste e ipotetici complotti sovranazionali. Gli adepti devono sentirsi circondati e, ovviamente, la xenofobia è il mezzo più semplice per garantire questa sensazione.
La tua analisi corrisponde a un comune sentire. Tuttavia sottace alcune differenze che abbiamo rilevato ad esempio tra fascismo e nazismo. Nel lessico soprattutto anglosassone “fascism” assume le connotazioni che tu attribuisce al termine “fascismo”. Ci sarebbe, tuttavia, da discutere se il razzismo fosse un carattere originario del fascismo storico o qualcosa di acquisito successivamente. Ad esempio, nelle nostre zone le popolazioni slave, in una prima fase, non furono allontanate, separate dagli Italiani o, peggio, eliminate (come fecero i nazisti con gli Ebrei). Ma si cercò (più “nazionalisticamente” che “razzisticamente”) di assimilarle cambiando i nomi di persone e luoghi da slavi in italiani. Inoltre, molti Ebrei si iscrissero al Partito Fascista.
A mio parere l’atteggiamento populista, ovvero quello di basarsi sul consenso del popolo facendo promesse a breve termine, può essere considerato come un elemento che può aver trovato la propria origine nella politica fascista. Mentre se prendiamo in considerazione l’opera di propaganda, questa non è possibile riprodurla ai giorni nostri, in quanto, a differenza dell’epoca fascista la libertà di espressione oggi è rispettata nei governi democratici. Sicuramente anche una politica di tipo conservatore può essere considerata come discendente del fascismo in quanto entrambe condividono lo schieramento politico, ovvero la destra.
I primi due tratti sono senz’altro condivisibile. L’ultimo è più discutibile. Non basta essere di destra per essere fascista. Si farebbe torto, ad esempio, a figure come quelle di Winston Churchill, il primo ministro conservatore inglese che durante la seconda guerra mondiale si batté con vigore contro il nazifascismo.
Al giorno d’oggi, Sicuramente, Uno dei caratteri del fascismo che non si sono trasmessi e che non verranno mai più rivisti, o meglio, che speriamo non si siano trasmessi e speriamo non verranno mai più rivisti sono i forti atteggiamenti di censura nei confronti della stampa contemporanea, mentre si può ritenere un carattere derivante dal fascismo la ricerca da parte dei partiti politici di un uomo (preferibilmente), o comunque un Leader, carismatico capace acquisire la fiducia dei cittadini attraverso la retorica e la sua capacità di interagire con il pubblico.
Mi sembra una diagnosi convincente, anche se forse parziale. Forse oggi più che la censura diretta conta la concentrazione dei mezzi di comunicazione nelle mani di pochi soggetti.
A mio parere ciò che non si può riprendere del governo fascista è disicuro l’attuamento di leggi restrittive sulla libertà civile che portarono quasi alla perdita della libertà d’espressione e quindi alla censura.
Un altro elemento che non si può applicare ai giorni nostri è la propaganda messa in atto tramite l’utilizzo della violenza o le minacce; è anche vero che tuttora vengono utilizzati metodi di propaganda, non completamente corretti ma nei linmiti della legge, che sembrano innoqui ma che alla fine dei conti vanno a toccare in modo mirato aspetti estranei alla politica ma cari ad una parte degli elettori.
Ciò che invece è rimasto al giorno d’oggi è di sicuro la ricerca del consenso popolare tramite promesse esposte durante discorsi pubblici quindi a contatto diretto con gli elettori.
Il fascismo fu un movimento che presentò diverse fasi tra loro a volte contrastanti, per procurarsi il più ampio consenso sia estero (con ad esempio l’adesione alle leggi razziali naziste) che nazionale.
Ai giorni nostri, in Italia, alcune caratteristiche del fascismo come la sua estrema violenza persistente (che allora era praticata contro la popolazione dagli squadristi) sarebbero piuttosto difficili da ricreare, altre invece come il populismo, il nazionalismo estremista che porta a forme di intolleranza contro il prossimo e la creazione di un’identità religiosa sono già state messe in atto da più rappresentanti politici. In particolare non ci sono nuove le politiche populiste volte unicamente alla presa di potere che recitano continui spettacoli in cui una volta eletti portano cambiamenti radicali alla struttura del governo, che sembra non sembra essere capace di fare il volere del popolo per suo capriccio e necessità di grandi uomini coraggiosi che si facciano rispettare. Inoltre qui in Italia da anni soffia un vento di discriminazioni che colpisce le minoranze come la LGBT+ community o quelle degli immigranti che paiono intaccare valori fondamentali quali quelli della famiglia, della cristianità oppure quelli della nazione che viene distrutta a causa di questi individui provenienti da paesi in crisi o in guerra. In sintesi oggi sta ritornando quel ritorno al nazionalismo e il voler affermare il valore dell’Italia nel contesto mondiale che ricorda molto ciò che Mussolini voleva raggiungere.
Hai colto diversi tratti che spesso vengono invocati per qualificare come “fasciste” o “para-fasciste” certe tendenze politiche attuali. Tuttavia, se si approfondisce il fascismo storico, bisognerebbe usare una certa prudenza. Sicuramente l’omosessualità non era “amata” dai fascisti, ma all’epoca era una tendenza sessuale oggetto di biasimo da parte di quasi tutti. L’insistenza sui valori nazionali e patriottici era ed è comune a molte formazioni politiche non necessariamente fasciste (conservatori, nazionalisti, cattolici). Altri tratti a cui alludi sono senz’altro più propri del fascismo.
Premesso che non sono molto informata sulla politica attuale ritengo che il modo con cui si sia affermato il fascismo ovvero facendo “buon viso a cattivo gioco” rispecchi molto ciò che spesso avviene nella politica attuale dove tutti promettono determinate cose per compiacere il popolo e una volta ottenuto il consenso e il voto non mantengono più la parola. Questo velo di falsità quindi possiamo dire che non sia mai cessato tuttavia penso che le violenze esplicite che capitavano nel dopoguerra non possano essere praticate così liberamente al giorno d’oggi.
Metti l’accento su un tratto del fascismo di cui non si parla molto, la sua “duttilità”, il suo trasformismo, per quanto riguarda i suoi programmi politici. In effetti è un tratto che si ritrova spesso in certe formazioni politiche, anche attuali, forse di ascendenza “machiavellica”. L’obiettivo di queste formazioni è il potere. Le idee sono solo lo strumento per conseguirlo. Se utile, si possono quindi cambiare a piacimento. Tuttavia, si tratta di un tratto talmente generico e comune che è difficile considerarlo sufficiente a considerare le formazioni che ne sono contraddistinte come “fasciste”.
Essendo che il fascismo negava l’autonomia di gruppi etnici-culturali che non sono considerati parte della nazione fascista e che rifiutano di essere assimilati, possiamo notare come ciò avvenga anche oggi nonostante non nel modo plateale con cui si verificò a partire dalla prima metà del 1900: tutt’ora, infatti, in Italia sono presenti gruppi etnici e culturali aventi religione e usanze differenti da coloro che sono gli “originari” dell’Italia, coloro che nacquero e vissero da sempre in questo paese e gran parte di questi vede ancora una minaccia in coloro che possono risultare “diversi” anche solamente per il colore della pelle non permettendo a coloro che vengono ritenuti appunto diversi di integrarsi nella società; un esempio ne sono i partiti politici di estrema diversa scagliatosi apertamente contro coloro che fuggono dai paesi nativi per scappare da guerre e miseria credendoli “pericolosi” per lo stato italiano.
Forse volevi scrivere “estrema destra” non “estrema diversa”. Comunque questi partiti sono (almeno per ora) in netta minoranza, almeno se ci riferiamo a coloro che espressamente si dichiarano razzisti nel modo che tu intendi. Oppure ti riferisci a una tendenza culturale più ampia, ma nascosta, che coinvolgerebbe formazioni più consistenti? In ogni caso la cosa andrebbe approfondita. Il fascismo non fu razzista, almeno inizialmente, nello stesso modo del nazismo, ad esempio. La sua politica non si limitava alla discriminazione razziale. Tratti propri del “fascismo” si possono ritrovare anche in altri campi.
A mio parere vi sono ancora in vigore atteggiamenti nati e promossi durante il periodo fascista. Primo fra tutti la ricerca del consenso popolare da parte dei politici. Il regime all’epoca infatti promosse un sistema di propaganda censurato in grado di fare leva sulla frustrazione sociale e individuale al fine di promuovere determinati ideali e riunire la nazione sotto un unico pensiero.
Un altro punto cardine utilizzato dal fascismo in poi è la promozione dell’ideale di tradizione e di identità culturale. Parecchi politici infatti, come diversi dittatori della storia, tendono a promuovere e ad esaltare l’ideale di tradizione, di famiglia e di patriottismo al fine di essere a capo di una nazione più solida e unita al di sotto di uno stesso ideale.
Tuttavia è difficile che questo, ai giorni nostri, sfoci in una dittatura poichè la diffusione dell’informazione e nettamente più difficile da controllare, in quanto vi è molta più libertà di espressione.
Cercare di consenso popolare per il proprio partito e valorizzare la propria identità culturale è attività comune a diversi movimenti politici che non sono necessariamente fascisti, non credi? Ad esempio un partito “repubblicano”, che si ispira a Mazzini, potrebbe agire in questa duplice direzione. E’ anche naturale l’aspirazione di una forza politica di porsi come guida dell’intera nazione. Ciò che rende “democratica” e “liberale” un’azione politica è il fatto di ammettere l’esistenza di opposizioni e minoranze, di rispettare certi diritti inviolabili, la Costituzione, di accettare il “gioco” elettorale ecc.
A mio parere ci sono alcuni tratti del fascismo che si potrebbero riproporre nella società odierna, come ad esempio: il controllo di tutti i mezzi mediatici quali la televisione, la radio, i giornali, internet e i social network; la pratica della censura di alcuni testi che vanno contro gli ideali del regime al potere; la presenza di un leader dal grande carisma che riesce attraverso un uso attento dei mezzi di comunicazione, più che con il suo programma politico, a conquistare la fiducia della maggioranza del popolo, che magari non considerando la politica come un aspetto importante del proprio paese, non trova il tempo di informarsi adeguatamente attraverso più canali mediatici anche internazionali, aventi proprietari e finanziatori diversi, con filosofie e politiche diversi e/o contrastanti, così da farsi un’idea il più oggettiva possibile su quanto sta accadendo. Trovo invece decisamente improbabile che riemergano aspetti come l’unanimità religiosa imposta dallo Stato, in quanto l’Italia non è più un paese di maggioranza cristiana ma, attraverso la globalizzazione, presenta numerose religioni diverse e una grande diffusione dell’ateismo quindi l’imposizione di una qualsiasi di queste andrebbe contro le credenze della maggior parte della popolazione e ritengo che un vero credente nonostante le minacce non rinuncerebbe mai alla sua fede.
Interessante la tua analisi. In effetti l’uniformazione religiosa non era così centrale nel fascismo e meno ancora nel nazismo. La “religione” che stava davvero a cuore a questi regimi era quella “laica”, se non “pagana”, consistente nell’adorazione del leader e nella fede nel regime stesso (“credere, obbedire, combattere”). Per quanto riguarda il controllo dei mezzi di comunicazione di massa e la censura, forse oggi il rischio maggiore è che qualcuno assuma il controllo dei mezzi di comunicazione. La censura non è più diretta ed esplicita, ma si traduce spesso, negli Stati che tendono verso forme di autoritarismo, nel soffocare la voce del dissenso riducendo i mezzi economici di cui dispongono p.e. le emittenti radiotelevisive e i giornali indipendenti (o nell’arrestare i giornalisti che ad essi fanno capo).