Nello studio di Hegel abbiamo incontrato diversi esempi di “triadi” dialettiche, cioè di sviluppi del pensiero attraverso “tesi”, “antitesi” e, talora, non sempre, “sintesi”. Questi esempi li abbiamo tratti dalla logica, dalla fenomenologia (con riferimento al sorgere dell’autocoscienza individuale), dalla filosofia del diritto, dell’etica e della politica.
Prova a illustrare con parole tue (nel modo più chiaro possibile, come se volessi spiegarlo a qualcuno che non ne sa nulla) la triade dialettica (o la diade, nel caso che manchi la sintesi) che ti è sembrata più significativa. Illustra quindi le ragioni per le quali essa ti ha particolarmente colpito.
Hegel ritiene che la dialettica sia il metodo filosofico per eccellenza. La dialettica compie un movimento preciso: dalla tesi (cioè l’affermazione di un concetto) all’antitesi (cioè la negazione di tale concetto e nel passaggio ad un concetto opposto) per poi concludersi in una sintesi (cioè la ri-affermazione e negazione della negazione). Ogni sintesi costituisce a sua volta una tesi contradditoria che implica una nuova sintesi tra sé e la propria antitesi fino al sistema completo della filosofia. Il sistema ripercorre la storia della filosofia cioè “Storia dello Spirito” dove lo Spirito si riconosce come Assoluto.
Un esempio di triade è il “comincimento” del “sistema”.
L’essere è il primo modo in cui lo Spirito appare a sé , come essere puro senza determinazioni; ma, essendo privo di determinazioni, è indeterminato, è vuoto. L’essere è nulla. Ma dicendo che l’essere non è alcunché parto dal presupposto che anche il nulla esista perché è appunto il nulla. Il puro essere e il puro nulla sono dunque la medesima cosa e ciascuna delle due tesi implica la contraria. Hegel, tuttavia, deduce una sintesi tra i due contrari: il divenire, come passaggio dall’essere al nulla e viceversa.
È significativo ed interessante vedere come Hegel, attraverso questo prima triade, riesca a passare dialetticamente dalla filosofia di Parmenide a quella di Eraclito e a superare l’antinomia dell’essere e del nulla rispetto a filosofi a lui precedenti. La dialettica di Hegel permette quindi di superare problemi passati e di ricostruire l’intera Storia della filosofia.
Ottima analisi. Chissà se riusciresti a produrne una simile anche senza consultare testi…
Le argomentazioni dialettiche di hegel secondo cui non è lo stato a nascere per contratto sociale ma è il concetto di contratto che viene dallo stato.
Il paradosso che esprime è il seguente: come fa lo stato ad essere il risultato di un contratto se è il presupposto della convalidazione di ogni contratto?
Segue poi la dialetfica proprietà privata -contratto. Apparentemente il contratto viene prima della proprietà privata, ma per hegel è l’inverso ovvero la proprietà privata presuppone lo stato. Infatti la proprietà privata per essere tale deve essere di pubblico riconoscimento e quindi presupposto dello scambio. Ora la possibilità di scambio implica quella del contratto. Il contratto per essere tale esige una forza in gradodi farla rispettare ovvero lo Stato( che deve già essere esistente), quindi si ha alla fine che i concetti di proprietà e contratto non avrebbero senso al di fuori del concetto di scambio.
Lo stato appare quindi originarioe sovrano in modo assoluto.
Hai esaminato un nodo teorico davvero rilevante anche se non hai giustificato la tua scelta. Attenzione all’intreccio tra le due “dialettiche” (quella, privatistica, tra proprietà e contratto e quella tra entrambi e lo Stato). Non direi che “apparentemente il contratto viene prima della proprietà privata”. Immediatamente e comunemente si direbbe che la proprietà è il presupposto o fondamento del contratto (tesi), dunque “viene prima” di esso: è perché possiedo determinati beni che posso venderli. Poi, però, “a ben vedere” – ecco il rovesciamento dialettico – ci si accorge che è vero il contrario: in tanto possiedo qualcosa, in quanto l’ho acquistata (il contratto costituisce titolo di proprietà).
L’Essere, per quanto possa sembrare reale è, invece, indeterminato, nel senso che quando si pensa a questo, non ci viene in mente niente. Questo porta l’Essere a cascare nel Nulla, che a sua volta in realtà è. Infatti, in questo caso, se si prova a pensare al nulla si ha un’idea, se non precisa almeno ideale, di questo. Qui interviene il Divenire, il quale comprende sia l’Essere che il Nulla, cioè, il Divenire è sempre qualcosa che è e non sarà, o qualcosa che non è e sarà.
Ho scelto questa triade poichè il concetto del Divenire è una delle basi del pensiero hegeliano, impostato sul continuo sviluppo dialettico.
Ottima risposta. Buona anche la giustificazione della scelta.
Buonasera,
Non sono sicura di aver compreso totalmente la sua domanda…
Il sistema hegeliano diventa lo schema di ogni processo della realtà; si presenta suddiviso nella “triade dialettica”, la quale comprende una tesi (affermazione di un concetto astratto/limitato), un’antitesi (negazione del concetto precedente) e infine una sintesi (ovvero l’unione delle due precedenti in un unica soluzione positiva).
Hegel applica ció in qualsiasi dottrina. Un esempio, anche se non ne sono sicura, potrebbe essere il modo in cui lo Spirito appare a se stesso, ovvero come qualcosa che è. Ma, per Hegel, se mi limito a distinguere che qualcosa è, non riesco a distinguere due cose tra loro e quindi cado nel nulla, arrivando alla conclusione che quindi il nulla esiste. Il nulla e l’essere diventano allora le due tesi e ciascuna implica l’altra, contraria. In questo esempio, si arriva dunque alla sintesi delle due cose opposte attraverso il divenire.
Hai risposto correttamente. Se volevi essere più precisa e pertinente bastava che facessi l’esempio della triade essere – nulla – divenire (senza introdurla coll’inquadramento generale, non richiesto, ma neppure fuori argomento). Eventualmente avresti potuto dire perché questa triade ti è sembrata più significativa di altre (forse perché più chiara?).
la triade dialettica che mi è sembrata più significativa è quella della legge morale.
L’etica di Kant secondo la quale ciascuno di noi deve agire come ciascuno di noi immagina che anche gli altri debbano agire non ha nessuna prescrizione concreta, e questa sua astrattezza genera contraddizioni diventando immorale (poiché trasforma una legge individuale in una legge universale senza accettare il reciproco).
Hegel riconosce così la legge dello Stato come l’unica legge morale, che evolve insieme al diritto e che deve essere estranea a ogni interesse personale.
Mi ha particolarmente colpito perché esprime al meglio la metodologia di Hegel: la legge morale di Kant sembra infatti perfetta, ma esaminata a fondi ci rendiamo conto invece della sua inefficacia.
Hai ragione. Forse la critica della morale kantiana ha il pregio di unire alla chiarezza logico-teorica (che condivide p.e con la triade essere – nulla – divenire) la rilevanza per la nostra vita (come altre “figure” dello Spirito, la cui dialettica è tuttavia meno limpida, come p.e. quelle relative all’arte o alla religione). Forse la si può associare sotto questo profilo alla celebre dialettica servo – padrone (di cui curiosamente nessuno finora ha trattato).
La dialettica in Hegel è il modo in cui si “muove” l’assoluto, passando rispettivamente per tre momenti:
1) affermazione di un concetto astratto e limitato, cioè la tesi
2) negazione di questo concetto come limitato e finto e elassaggio a un concetto opposto, che funge da antitesi
3) unificazione di tesi e antitesi e sua negazione in una nuova sintesi, che comprende entrambe, e che è una riaffermazione potenziata dell’affermazione iniziale.
Successivamente dalle varie sintesi si possono poi creare nuovi concetti che andranno analizzati come delle tesi.
Un’esempio di triade è quello della famiglia.
La tesi è, appunto, la famiglia, che si fonda sull’amore e su delle regole interne precise, l’antitesi della famiglia è invece lo stato civile che noi si fonda più sulla famiglia ma si basa tutto sul lato economico.
La sintesi di questa tesi e antitesi è lo stato, che unisce la famiglia basata sull’amore e lo stato civile, basato sull’economia. Lo stato di Hegel difende e protegge gli individui e gli consente allo stesso tempo di realizzarsi.
Ti sei coraggiosamente avventurata a trattare una triade di non immediata evidenza e che noi stessi non abbiamo analizzato approfonditamente in aula. Ne hai colto meritoriamente l’essenziale. Forse potevi essere più… chiara sul modo in cui lo Stato “invera” ciò che famiglia e società promettevano. Certamente lo Stato presuppone un’economia che lo faccia esistere come potenza, dunque implica la società, che, a sua volta, lo implica. In termini attuali si può mostrare come in uno Stato sano pubblico e privato debbano coesistere in sfere separate ma interagenti. L’eccessiva esaltazione di uno dei due termini porterebbe rapidamente alla crisi della stessa società (troppo Stato deprimerebbe l’economia perché soffocherebbe l’iniziativa privata, troppo poco Stato avrebbe per conseguenze la diffusione di comportamenti illeciti e corruttivi, che finirebbero parimenti per danneggiare il processo economico e far perdere di vista il bene comune). L’amore tra i membri di una famiglia non può letteralmente essere trasferito allo Stato (nel senso che i cittadini si debbano amare come se fossero familiari, come nel modello rappresentato dai custodi della repubblica di Platone). Tuttavia Hegel intendere dire che le leggi civili devono essere osservate non per il timore di sanzioni in caso contrario, ma “spontaneamente”, per dovere morale (come in famiglia si obbedisce al capofamiglia per amore). Uno Stato le cui leggi fossero osservate solo per timore di essere puniti in caso contrario è uno Stato in cui nell’ombra i cittadini si darebbero ai peggiori delitti e anche all’estrema pigrizia (nel caso p.e. di dipendenti pubblici, certi di non essere scoperti nell’evitare di lavorare quanto dovrebbero). Un tale Stato si dissolverebbe da solo o al primo scontro con uno Stato maggiormente “sentito” dai propri cittadini.
Secondo il mio parere la triade più interessante è quella trattata nell’ultima parte, riguardante lo spirito assoluto. In essa infatti vi è la sintesi, il “risultato”, la “conclusione” di tutto il percorso intrapreso da Hegel, dove lo spirito conosce finalmente se stesso in modo perfetto.
Vi sono tre momenti: l’arte, la religione e la filosofia. In tutte e tre vi è una sintesi tra spirito soggettivo e spirito oggettivo, infatti sono caratterizzate da una singola personalità che compie un’azione spontanea (spirito soggettivo) ma allo stesso tempo tale “genio” è l’espressione di un’intera epoca, quella in cui agisce (spirito oggettivo). Dunque, tanto più uno è se stesso, tanto più è tutti gli altri.
Tutto inizia dall’arte, in cui ogni forma, ogni opera esprime un certo modo di vedere il mondo; tale figura però è limitata poiché esprime lo spirito solamente attraverso la materia e quindi, da un certo momento diventa qualcosa di passato ( si parla di “morte dell’arte”) .
Si passa dunque alla religione (dove la più elaborata è sicuramente il cristianesimo) che è sì espressione dello spirito, ma in una forma ancora “rozza” per così dire. Essa infatti si esprime in forma metaforica con dei racconti, dunque è adatta a menti semplici, portando così a un momento dello spirito “infantile”.
Ed ecco dunque la filosofia che risolve tutti in problemi, tutte le contraddizioni poste anche dalle precedenti filosofie e grazie alla quale lo spirito puó riconoscere se stesso in maniera assoluta. Essa è il ripercorrimento dell’intero sistema, infatti lo spirito solo ricomprendendo in sè tutti i momenti della propria storia dialettica vi riconosce, appunto, compiutamente se stesso.
Condivido la tua sottolineatura della rilevanza dei momenti nei quali si svolge lo Spirito Assoluto. Tuttavia, come ho fatto anch’io in aula, anche per ragioni di tempo, non hai fatto altro che “narrare” una serie di passaggi la cui “necessità” può forse essere più intuita che dimostrata, non ti sembra? Viceversa triadi più semplici, come quella iniziale (essere – nulla – divenire) appaiono anche più evidenti sotto il profilo logico (o, se preferisci, dialettico). Ad esempio come si dimostra che la religione è più vicina allo Spirito assoluto dell’arte? E perché il cristianesimo sarebbe la religione assoluta? Insomma, non abbiamo approfondito la cosa sotto il profilo strettamente teorico. Ci rimane solo una sequenza “storica” per così dire.
La dialettica di Hagel vede “protagoniste” una tesi, una sua antitesi e una sintesi ( anche se non è propriamente corretto chiamarle in questo modo) che sarebbe la dimostrazione del fatto che la tesi a fondo ragionata non è altro che l’antitesi stessa. Tutto quello che abbiamo analizzato in classe alla fine dei conti “ruota” attorno a questi concetti infatti Hegel dice che ogni concetto scaturisce dalle contraddizioni di concetti antecedenti e pervenendo all’autocontraddizione genera i concetti successivi (se ci si pensa bene questa affermazione ha caratteristiche di quella che noi chiamiamo storia, che Hegel considera essenziale per lo Spirito poiché grazie alle diverse epoche lo spirito prende coscienza di sé). Allo spirito non si può attribuire un concetto preciso e definito così come per tutte le cose ma lo si può considerare come “assoluto “. Purtroppo non sono riuscita a spiegare come volevo la sua dialettica ma visti il numeroso concatenarsi di ragionamenti e un po’ di fretta non penso di aver reso.
Non dovevi spiegare la dialettica ma farne un esempio.
La triade che mi è risultata più interessante è quella secondo cui non è lo Stato a nascere per contratto sociale ma è il concetto stesso del contratto che deriva dallo Stato.
Il paradosso riguarda il fatto che lo stato non possa essere il risultato di un contratto
In seguito troviamo la dialettica riguardante proprietà privata e contratto: la proprietà privata presuppone lo stato, la proprietà privata deve essere di pubblico riconoscimento e conseguentemente presupposto dello scambio che a sua volta implica il contratto. Il contratto ha bisogno dello stato che lo faccia rispettare. Quindi proprietà e scambio non avrebbero senso al di fuori del concetto di scambio.
Lo stato sembra dunque essere un potere assoluto
E perché questa triade ti è sembrata interessante? Ci trovi qualcosa di attuale?
Mi scuso per l’inadempienza dell’esercizio ma non sono riuscito a risalire ad esempi chiari di triade/diade senza far ricorso alle Sue dispense. Il concetto in sé mi è chiaro e penso che riuscirei a spiegarlo, ma non riesco a concretizzare le conoscenze in mio possesso in un esempio.
Mi stupisce questa tua difficoltà. Se ti è chiaro il concetto, dovresti riuscire a esprimerlo. Ad esempio, perché l’essere si rovescia nel nulla ed entrambi nel divenire? (prima triade studiata). O perché la proprietà presuppone quel contratto che, viceversa, in prima battuta sembra presupporre a sua volta la proprietà? Non riusciresti a illustrarlo a chi non l’avesse capito?
La triade che probabilmente mi ha colpito di più è quella dell essere poiché è un argomento discusso da praticamente tutti i filosofi studiati fino ad ora
Tesi, affermazione di ciò che è L essere ovvero la pura indeterminatezza e il puro vuoto, L essere non è
Antitesi, cos’è allora questo nulla se L essere che dovrebbe essere non è allora il nulla che non dovrebbe essere nulla è qualcosa
Sintesi, spiegazione finale di tesi e antitesi, L essere e il nulla sono la stessa cosa, sono la completezza, sono L unione di due opposti che formano un elemento a se
L’unione di essere e nulla forma un elemento a sé? Quale? Il divenire. Forse meglio esplicitarlo e spiegare perché, se si vuole essere esaurienti, non credi?
buongiorno,
se da una parte mi è apparsa interessante la triade dialettica sulla legge morale, risulta forse più attuale e quindi più significativa la triade riguardante la filosofia politica contrattualistica per la quale si pone il paradosso dello Stato e di come possa essere il risultato di un contratto se è lo stesso Stato a presupporre la convalidazione dei contratti. Hegel afferma che è in particolare la proprietà privata a presupporre il contratto. La proprietà privata ( che è di pubblico riconoscimento ) non sarebbe però rilevante se non possibilitasse lo scambio ,implicando dunque il contratto. Deduciamo quindi che il contratto presuppone la proprietà privata e che entrambi presuppongano il riconoscimento reciproco tra i soggetti; e poichè il riconoscimento pubblico non basta, Hegel conclude che sia lo Stato a dover farci rispettare il contratto.
Hai colto l’essenziale della triade proprietà – contratto – Stato. Perché ti sembra una triade significativa?
Hegel, fra le sue varie trattazioni di carattere morale, ma anche politico, espone lo sviluppo della dialettica tramite diadi o triadi. In particolare ho trovato particolarmente interessante lo sviluppo riguardante la politica contrattualistica con il relativo contratto riguardante il possesso di una proprietà privata e conseguente disputa fra le due parti e lo Stato.
Una delle triadi dialettiche di Hegel riguarda l’essenza. Partendo dall’affermazione che una cosa è, non specifichiamo cosa è o non è ma lo identifichiamo come qualcosa di “vuoto” e astratto(tesi). Se diciamo che non è nulla però presupponiamo che anche il nulla esista, (antitesi). Quindi il nulla e l’essere sono due idee opposte che si implicano a vicenda. Il “passaggio” tra le due, cioè l’antitesi, è identificato da Hegel con il divenire: il movimento che porta l’essere a sconfinare nel nulla e viceversa