C’è qualcosa che tu vorresti cambiare in Italia, ad esempio alcune leggi che non condividi? Supponi di voler fare approvare qualche legge di tuo gradimento (puoi rendere più concreto questo esercizio immaginando effettivamente qualche norma positiva, p.e. l’obbligo per chi ha animali domestici di vaccinarli o qualsiasi altra cosa ti piaccia “sognare”), come dovresti fare per ottenere questo risultato (attraverso quali passaggi), dato l’assetto costituzionale del Paese, come delineato nell’unità didattica dedicata alla nostra Costituzione (che ho completato con una videolezione proprio su questo argomento)?
Cosa vorrei cambiare? La domanda è più complicata di quanto sembri, perché per quanto uno possa immaginare alcuni provvedimenti in campo legale teoricamente capaci di risolvere alcuni aspetti sociali e personali, è comunque difficile cercare di mettere in discussione l’architettura della costituzione italiana, data anche le mie scarse conoscenze a riguardo. Nonostante ciò, lo stesso spunto che il professore ci ha fornito riguardo all’obbligo dei vaccini sui cani, mi ha fatto riportare in mente una questione che oramai caratterizza l’Italia come altri paesi fin dal 1981, ossia l’obbligo dei vaccini sull’uomo. Come sappiamo il dibattito in merito a ciò ha avuto dei riscontri a livello sociale anche non tanto tempo fa, delineandosi nelle tre “fazioni” “pro-vax” e “no-vax” e i “free-vax”, portando addirittura alla nascita di una vera politica vaccinale. Le tre diverse prese di posizione riguardo alla obbligatorietà dei vaccini, ossia a favore, contro e addirittura contro in toto alle vaccinazioni, si sono sicuramente intensificate in seguito al decreto Lorenzin del 2017, che aumentò il numero di vaccini obbligatori per persone tra i 0 -16 anni da quattro a dieci. Tale dibattito fu così acceso che portò a una frattura anche in campo sanitario, che fino a quel momento si era presentato principalmente coeso e favorevole ai vaccini. Tale dibattito assume a mio parere ancora più importanza in una situazione come quella che ci caratterizza oggigiorno, dove prendere una scelta razionale e unitaria è di notevole importanza. Nonostante ciò, la mia discussione si discosta da una vaccinazione per una epidemia o pandemia come il COVID-19, poiché le vaccinazioni di massa, nonostante sia un fenomeno storico abbastanza recente (vaiolo), è complessivamente accettato al fine di salvaguardare la specie umana (influenza spagnola 50-100 milioni di vittime). Ritornando al dibattito, alcuni medici ritengono che non siano necessari, poiché sembrerebbe sufficiente uno stile di vita sano anche perché gran parte delle grandi influenze oramai sono sparite (tasso di mortalità morbillo circa 0 oramai dal 1981). Ma altri epidemiologi sono pienamente coscienti che le epidemie non scompaiono nel nulla per sempre, ma c’è la possibilità che si ripropongano, e l’uomo in questo caso si deve presentare pronto a tutto ciò. Infatti, quest’ultimo non si potrebbe permettere di abbassare mai la guardia e calare le proprie difese. In conclusione, ritengo che si dovrebbe effettuare dei provvedimenti da questo punto di vista in campo legale, riaprendo la questione e non semplicemente mettendola da parte, perché ricopre una notevole importanza e ritengo che non sia stata sufficientemente approfondita.
(non esplicito le mie posizioni in merito)
Non è che abbia capito molto. Anche l’ultima tua nota in parentesi mi ha confuso. In sostanza rendi conto di un interessante dibattito, ma non ti pronunci. Inoltre non è chiaro come un legge proposta su questo tema potrebbe venire approvata (non hai chiarito quale potrebbe essere l’iter legislativo, argomento dell’esercizio per vedere se avete capito come “funziona” lo Stato costituzionalmente). In ogni caso non si trattava di mettere in discussione la Costituzione, ma eventualmente alcune leggi ordinarie sulla base della Costituzione.
Infine registro ancora espressioni non chiare come “la mia discussione si discosta da una vaccinazione per una epidemia”. La tua discussione si discosta da qualcosa? Ma che significa? Dal contesto posso immaginare che tu intenda dire che non intendi mettere in discussione la necessità di una vaccinazione (o qualcosa del genere). Ma quel “si discosta da” è decisamente poco chiaro.
Ipotizzando di voler fare approvare una legge il procedimento consisterebbe in più passaggi: 1) iniziativa 2) istruttoria 3) esame 4) approvazione 5) promulgazione 6) pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Visto che verrebbe dai cittadini la proposta dovrebbe essere accompagnata da 50 000 firme. Q. La camera quindi incarica le commissioni competenti di discutere le materie trattate. Trovato l’accordo e approvato il testo in commissione, viene presentato in aula, discusso e infine votato dall’Assemblea. Se approvato, viene trasmesso all’altro ramo del Parlamento, che ripete la stessa procedura.
Come avviene l’approvazione definitiva?
Una legge viene approvata definitivamente se entrambi i rami del Parlamento hanno votato lo stesso testo, altrimenti il percorso continua (si tratta della cosiddetta navetta), oppure viene accantonato. Una volta approvato viene trasmesso al Capo dello Stato perché provveda alla promulgazione, salva la possibilità di chiedere una nuova deliberazione. La legge quindi viene pubblicata sulla Gazzetta ufficiale ed entra in vigore dopo 15 giorni.
C’è stato un errore e mi ha inviato un articolo che stavo leggendo per informarmi su come la legge entra in vigore.
Mi è comparso un messaggio con scritto commento duplicato e l’ha pubblicato.
Ora riformulo la risposta come la avrei scritta:
Ipotizzando di voler far approvare una legge che vieti la sperimentazione sugli animali in ogni caso visto che sono un cittadino dovrei
accompagnare la mia proposta con 50 000 firme. Una volta fatto ciò dalla regione questa può passare al parlamento dove dopo aver deciso il testo comune della legge verrebbe messa ai voti dall’assemblea. Una volta fatto ciò la legge verrebbe discussa dall’alto parlamento. Se approvata da entrambi i lati del parlamento passerebbe al capo dello Stato e infine se approvata definitivamente, entrerebbe in vigore dopo 15 giorni.
L’iter (illustrato nell’altro messaggio che mi hai postato) è corretto. Invece di raccogliere 500000 firme potesti anche chiedere a un parlamentare di sostenere la tua proposta (d’altra parte in ogni caso dovresti assicurarti l’appoggio della maggioranza parlamentare se vuoi sperare che la tua legge venga approvata, dunque perché non verificare che almeno vi sia un deputato o un senatore disposto a presentarla).
Si, è giusto. Ma c’era bisogna di consultare un articolo?
Considerando l’assetto costituzionale italiano, se volessi far approvare qualche legge di mio gradimento dovrei predisporre un progetto di legge, composto da uno o più articoli e preceduto da una relazione illustrativa, e presentarlo alla Camera con la sottoscrizione di almeno 50.000 elettori. Questa si chiama iniziativa legislativa popolare e si basa sull’art. 71 della Costituzione.
Giusto, e poi come proseguirebbe l’iter? E quale legge proporresti?
Al fine di esercitare la propria sovranità in un Paese democratico e costituzionale come l’Italia è necessario considerare innanzitutto il secondo comma dell’articolo 1 della Costituzione che sancisce il principio della sovranità popolare nei limiti della Costituzione stessa. Il popolo è infatti il fondamento di ogni pubblico potere in quanto, attraverso il voto, ha il potere di legittimare le istituzioni che andranno a governare il Paese delegando la sovranità a un rappresentante scelto.
La democrazia rappresentativa è quindi un sistema di democrazia indiretta al quale la Costituzione affianca tuttavia un elemento di democrazia diretta rappresentato dal referendum, al quale il popolo deve ricorrere per ottenere l’approvazione o il rigetto di una legge (il referendum del 1946, consentendo agli elettori di determinare la forma governativa dello Stato, rappresenta infatti un’elezione a carattere eccezionale). In questo caso è necessario valersi di un referendum confermativo, nel quale i cittadini possono ottenere l’approvazione di una legge di modifica costituzionale votando “sì”. Per mantenere in vigore una legge sottoposta a un referendum abrogativo bisogna invece votare “no”. Votando “sì”, gli elettori possono far decadere una legge votata dal Parlamento, limitandone il potere (ciò è possibile solo in parte poiché solo alcune leggi possono essere oggetto di referendum abrogativo).
Una forma di democrazia ancora più diretta è rappresentata dalla legge di iniziativa popolare, prevista all’articolo 71 della Costituzione: grazie a questo sistema, i cittadini possono presentare al Parlamento un progetto di legge, dopo aver raccolto 50.000 firme, in modo che questo venga poi discusso e votato. Nel caso degli Statuti regionali il progetto di legge può essere rappresentato da 5000 cittadini, tre Consigli comunali o da un Consiglio provinciale.
Chiara, ma il “gioco” consisteva in altro: avresti dovuto semplicemente immaginare di volere che fosse approvate una legge (da illustrare) e dirmi come avresti potuto tecnicamente fare. In ogni caso tutto quello che scrivi è corretto e preciso.
Personalmente non ritengo di avere le competenze necessarie per cambiare le leggi nel nostro Paese ma secondo me sarebbero da apportare alcune modifiche a livello burocratico.
In primo luogo credo che i politici svolgano solamente una funzione rappresentativa e quindi l’approvazione delle leggi dovrebbe essere effettuata da esperti competenti in quella determinata materia (per esempio le leggi che modificano l’assetto economico dovrebbero essere approvate/modificate da economisti, le leggi riguardanti la scuola da un consiglio di insegnanti e dirigenti, ecc).
Un’altra cosa che andrebbe modificata è la burocrazia. Un esempio sono i processi giudiziari, per i quali, oltre agli innumerevoli documenti necessari, i rinvii sono frequentissimi. Ciò comporta una dilatazione dei tempi e il rischio che il processo venga “dimenticato” o non sia più necessario, per esempio il decesso dell’imputato.
Fantasticando, se dovessi cambiare qualche legge, inventerei una legge che favorisca le persone “oneste” (per esempio coloro che pagano sempre le tasse) garantendo loro un “premio” in modo da incentivare il maggior numero di cittadini ad adempiere il proprio dovere.
Non hai però illustrato come concretamente si fa per modificare le leggi, che era lo scopo dell’esercizio.
Limitare i politici a una funzione rappresentativa e cedere i loro poteri a cosiddetti “tecnici” significa cambiare la democrazia in tecnocrazia (la “sociocrazia” del filosofo positivista Comte) o in sofocrazia (lo stato platonico governato da saggi). Il rischio è alto. Il popolo non avrebbe più voce in capitolo, ma comanderebbero i cosidetti esperti. Tuttavia, l’attuale crisi sanitaria e il modulo sull’epistemologia che stiamo svolgendo dovrebbero suggerire quanto segue: gli esperti si dividono sulle decisioni da assumere politicamente, essi forniscono solo un parere tecnico. Ad esempio, una “politica” nell’attuale emergenza potrebbe consistere nel lasciare libero il coronavirus di infettare la maggioranza della popolazione in modo da raggiungere la famosa “immunità di gregge”. I guariti avrebbero rafforzato la loro difese immunitarie e alla fine l’economia potrebbe venire rilanciata assai prima che con le attuali politiche di lock down, che, rallentando i contagi, salvano numerose persone, ma allontano indefinitamente la fine dell’epidemia. Ora la decisione tra il privilegiare la vita delle persone o la ricchezza comune è di tipo etico e politico, non tecnico. I tecnici danno i “numeri” e illustrano gli scenari (peraltro congetturali, non certi). Ma non esiste una “scienza del bene comune” salvo la filosofia (che, tuttavia, in una civiltà liberale, non è possesso di nessuno in particolare, ma comune patrimonio dei cittadini adulti e pensanti).
La burocrazia può fare danni. Tuttavia bisogna anche stare attenti che certe “lungaggini” non siano rese necessarie dall’opportunità di evitare di prendere decisioni affrettate (condannando innocenti, per non aver esaminato le prove; lasciando crollare viadotti, per non aver effettuato tutti i controlli e i collaudi ecc.).
Per quanto riguarda le leggi “pro-onesti” le vedo difficili. Tuttavia, gli onesti ricavano certamente un beneficio dal fatto che, grazie alle tasse da loro pagate, i servizi (p.e. la scuola) sono fatti funzionare (e voi, p.e., potete fruire delle mie eccellenti lezioni…). Il guaio è che tale beneficio è ricavato anche dai disonesti. Dunque sarebbe sufficiente scovare costoro e sanzionarli: questo avrebbe un duplice vantaggio: aumenterebbe proporzionalmente il beneficio per gli onesti (che non sarebbero sanzionati) e rastrellerebbe ulteriori risorse (ricavate dalle sanzioni pecuniarie) per migliore i servizi. Che ne pensi?
Se volessi far approvare una mia proposta di legge prima di tutto dovrei presentarla in parlamento. Per fare ciò dunque mi servirebbe fare prima propaganda al fine di avere il supporto di molte persone a favore della mia proposta. Dunque, poi presenterei la domanda in parlamento, la quale verrebbe sicuramente accettata in quanto qualunque massa popolare o qualunque soggetto parlamentare può avviare una proposta di legge.
Tale legge poi deve essere approvata dal parlamento, anche grazie a commissioni organizzate e formate da membri del parlamento.
Di seguito la legge farà ritorno al parlamento per l’approvazione finale, per poi, se la maggioranza è a favore di tale legge, essere divulgata e firmata dal presidente della repubblica.
Nel caso in cui il presidente non condivida tale legge o presenti dei dubbi al riguardo, la legge può tornare al parlamento per essere modificata e approvata nuovamente, ma, se la maggioranza del parlamento sostiene che tale legge sia giusta e completa così com’è, il presidente sarà forzato a firmare anche senza la propria volontà.
Ma che legge proporresti?
La “massa di persone” a cui alludi è pari 50 mila firmatari. Il Presidente non “divulga” le leggi, ma le “promulga”.
A mio parere la legge sulla legittima difesa domiciliare che afferma che non è punibile chi si è difeso solamente in proporzione all’offesa subita è completamente sbagliata poichè non è possibile classificare in un momento di pericolo una difesa equa bensì si utilizza quella che apparentemente ci sembra più adatta a salvaguardarci. E’ assurdo che una persona possa andare in prigione per aver reagito non equamente verso qualcuno che viola il domicilio.
Per quanto riguarda la creazione di una legge, pur ritenendo che se venissero effettivamente applicate tutte le leggi che sono già presenti non servirebbe crearne altre, cercherei di far approvare una legge che abolisca le valutazioni scolastiche poichè penso che distolgano lo studente dal vero obiettivo dell’istruzione ovvero studiare per imparare e non solo per il perseguimento di un voto migliore. A questo punto, per far approvare questa legge, dovrei ottenere 50000 firme per poi presentarla al Parlamento (articolo 71). Successivamente il disegno di legge verrebbe inviato alle due camere dalle quali verrebbe modificato e/o approvato per poi essere inviato al presidente della repubblica. Esso potrà decidere se firmare, e quindi approvare il disegno rendendolo una legge vera e propria, o suggerire dei cambiamenti reinviando il disegno alle due camere le quali decideranno se apportare questi cambiamenti. Infine la proposta verrebbe inviata di nuovo al presidente il quale sarebbe obbligato a firmarla.
L’iter legislativo è corretto. Hai considerato la possibilità di chiedere a qualche parlamentare, magari friulano, di presentare il “tuo” disegno di legge, per risparmiarti la fatica di raccogliere tante firme? Per quanto riguarda la tua interessante proposta avrei qualche perplessità. Forse tu vorresti che le valutazioni non fossero “fiscali”, cioè non impedissero agli studenti di proseguire negli studi venendo respinti (“bocciati”) e perdendo l’anno. Ci si può ragionare. Ma qualche valutazione dovrà pur essere data, magari condivisa con gli studenti, per informare gli studenti stessi se hanno veramente imparato oppure no e se quel tipo di studi è adatto o meno a loro?
Oltre ai membri del governo, ai parlamentari e ai consiglieri regionali possono proporre una legge anche i singoli cittadini. La legge deve essere presentata in uno dei due rami del Parlamento, Camera e Senato, e, se approvata, viene presentata anche nell’altro ramo per essere approvata nuovamente.
Infine la legge deve essere firmata dal Presidente della Repubblica.
Hai ripetuto il dato tecnico, ma non hai esemplificato la cosa, come richiesto dalla consegna.
Se volessi far approvare una legge da me proposta:
1. come prima cosa dovrei innanzitutto presentare un progetto di legge, composto da uno o più articoli, sostenuto dalla raccolta di 50mila firme di cittadini.
2. la proposta di legge deve essere ricevuta dalla Camera per essere esaminata, discussa ed eventualmente modificata. Successivamente viene messa ai voti per l’approvazione. A questo punto il progetto di legge viene posto in discussione ad una delle Camere del Parlamento (deputati). Nel caso in cui il testo di legge venga votato positivamente dalla maggioranza della prima Camera passa in discussione alla seconda Camera, ovvero il Senato (quest’ultimo come previsto dalla Costituzione Italiana ha il potere esecutivo). Se si sono verificati dei cambiamenti al testo di legge esso deve ritornare alla Camera dei deputati per l’approvazione delle modifiche.
3. la terza fase dell’iter legislativo spetta esclusivamente al Presidente della Repubblica. Se egli ritiene che la nuova legge rispetti la Costituzione allora la promulga, ovvero la firma. In caso contrario la rinvia al Parlamento, rifiutando la promulgazione.
4. dopo la promulgazione la legge viene pubblicata entro trenta giorni e diffusa attraverso la gazzetta ufficiale( giornale che riporta le nuove leggi). La legge entra in vigore dopo quindici giorni dalla pubblicazione.
L’iter è corretto. Ma che proposta presenteresti?
Partendo dal presupposto che sono ancora, purtroppo, abbastanza ignorante in materia legislativa e costituzionale, quindi evitando di addentrarmi troppo in tecnicismi nel rispondere al come potrei rendere realizzabile una proposta di legge o di modifica di una già esistente, ci sono alcuni ambiti nei quali, in Italia, siamo molto arretrati. Penso, ad esempio, alla differenza salariale, e non solo, dettata dal genere, cioè il gap fra gli stipendi che, in molti mestieri, pone uomo e donna su un livello non paritario (vedi articolo Vice “Le donne guadagnano meno degli uomini, ma non nel senso in cui crediamo), oppure al dibattito sulla legalizzazione della cannabis che, senza addentrarsi in un discorso troppo ampio e fuorviante potrebbe essere, in particolare in un momento economicamente e biologicamente cruciale come quello che stiamo vivendo, un’ottima risorsa per indirizzare la ripresa economica verso un mondo ecosostenibile (basti pensare che la cannabis assorbe un volume di CO2 pari a quattro volte quello assorbito dagli alberi), viene addirittura negata, o fornita in dosi irrisorie, come medicina a molte persone (perché si, è legale a scopo terapeutico, ma molte persone non rientrano nei ristretti canoni o non possono permettersi la cura per motivi economici). Per concludere, rispondendo in breve a come si potrebbe concretizzare una proposta di legge, penso che anche con l’appoggio di molte persone, sia gente comune che parlamentari, vi sia una spropositata quantità di modi per posticipare la discussione ad essa relativa, quindi, arrivando a ciò che mi interessa particolarmente, quello che ritengo il punto centrale del cambiamento necessario nel nostro paese è un maggiore coinvolgimento delle persone in ambito politico. Con questa frase non intendo dire che chiunque deve andare in parlamento a proporre l’obbligatorietà dei giubbottini per i cani in inverno, ma un attaccamento e una minore indifferenza verso la salute sociale della nostra nazione e della nostra democrazia (penso all’intervista ad Emilio Gentile che ci aveva proposto nello studio del modulo sul fascismo), tale da scongiurare fenomeni da circo come alcune figure politiche degli ultimi anni, ma possibile solamente grazie all’insegnamento e alla sensibilizzazione verso queste problematiche e, soprattutto, verso le loro conseguenze, quindi in definitiva, tramite un rinnovamento del sistema educativo e scolastico, con annessa revisitazione di obiettivi e priorità, che instaurino una naturale gratificazione negli studenti non per un’estate libera da esami di recupero, ma per un futuro migliore per il proprio figlio e per i propri nonni, fasce d’età che dipendono quasi totalmente da quelli fra i 20 e i 65 anni.
Ho riletto solo ora, cioè dopo aver terminato la mia risposta, la domanda di partenza che presupponeva lo studio di quei tecnicismi che io ho citato, ma sarebbe un peccato non farla ridere per questo inconveniente, quindi evito di riformularla, ma ripeto, per farla ridere non perché non ne avrei la voglia…
Caro Michele, non mi hai fatto ridere per nulla. Ti segnalo, appunto, che la tua risposta, pur interessante, è poco pertinente, e mostra dunque non scarsa o nulla preparazione sul modulo relativo alla Costituzione (con riguardo all’assetto istituzionale e alla funzione dell’organo legislativo).
Se ad esempio volessi far approvare una legge che obbliga ogni comune a piantare ogni anno un determinato numero di alberi a seconda del proprio territorio, dovrei per prima cosa dovrei creare una petizione e raccogliere 50.000 firme in questa per poterla presentare in parlamento. Una volta portata in parlamento questi sarebbero costretti a considerarla e discuterla, se qui fosse approvata in maggioranza questa passerà al presidente che potrà firmarla e approvarla, oppure rimandarla in parlamento per essere modificata e approvata di nuovo, qualora il parlamento sia convinto della legge così com’è potrà obbligare il presidente a firmalrla.
Dovevi precisare che la legge deve venire approvata da entrambi i rami del parlamento nello stesso testo. Inoltre mi chiedo se non sia più semplice contattare un parlamentare conosciuto, magari della tua regione, per chiedergli di presentare il disegno di legge invece di raccogliere le 50.000 firme e passare a questa raccolta solo in una seconda fase. Del resto, se manca una volontà di una maggioranza parlamentare, anche se riesci a presentare il disegno, non riesci a farlo approvare. Dunque, tanto vale contattare fin da subito una o più forze politiche, non trovi?
In Italia un cittadino ha la possibilità di presentare una legge di iniziativa popolare, l’articolo 71 della Costituzione prevede infatti che, se supportato da almeno 50.000 firme, un cittadino abbia la possibilità di presentare al Parlamento un progetto di legge che poi può essere discusso e votato.
Inizialmente il progetto di legge viene discusso in una delle due camere e, una volta approvato con la maggioranza dei voti, dalla prima camera passa alla seconda dove deve venire nuovamente discusso e approvato. Nel caso nella seconda camera siano apportate delle modifiche al testo, questo dovrebbe essere nuovamente presentato alla prima camera con i nuovi emendamenti. Quando il progetto di legge viene approvato da entrambe le camere, quindi sia dalla camera dei deputati sia dal senato, esso viene esaminato dal Presidente della Repubblica che poi può procedere con la promulgazione. Infine la legge viene pubblicata sulla Gazzetta ufficiale e dopo la vacatio legis entra finalmente in vigore.
Se dovessi pensare ad una legge da far approvare probabilmente penserei a qualcosa che facesse in modo che crimini come ad esempio lo stupro fossero trattati in maniera più concreta e che gli venissero attribuite adeguate pene.
Chiaro anche se tardivo.
Se ora come ora dovessi pensare a una legge da approvare sicuramente mi accerterei che vada a tutela dell’ambiente, sempre più maltrattato e sfruttato, e probabilmete comporterebbe una sanzione monetaria o un obbligo legislativo nei confronti delle grandi aziende produttirici porpozionalmente ai metri cubi di CO2 emessi nell’atmosfara.
A questo proposito dovrei in primo luogo raccogliere un minimo di 50000 mila
firme (o consultare direttamente un parlamentare di mia conoscenza) a favore del mio ipotetico modello di legge, dopodiche tale raccolta viene consegnata e discussa nella prima camera, una volta modificata e votata dalla maggioranza dei parlamentari la proposta viene portata nella seconda camera la quale a sua volta è chiamata a potenzialmente modificare e votare alla maggioranza la mia proposta di legge: a questo punto nel caso in cui ci sia stata una modifica al testo la proposta torna alla prima camera; questo scambio di proposte avviene fino alla votazione della maggioranza da parte di entrambe le camere al medesimo testo.
Infine avvenuto questo lungo processo di stipuazione della legge, la versione finale di essa viene portata al presidente della repubblica il quale la promulgherà.
In questo modo la (non più tanto mia) legge viene viene pubblicata sulla Gazzetta ufficiale ed entrerà in vigore dopo 15 giorni.