Sulla base delle unità didattiche dedicate rispettivamente alla nascita del comunismo in Russa e del fascismo in Italia confronta i modi nei quali bolscevichi e fascisti, rispettivamente, presero il potere.
Partendo dai fattori che favorirono l’affermarsi di tali regimi, notiamo le prime somiglianze e differenze:
somiglianze nella difficoltà economica in cui si trovavano entrambe le nazioni, nella violenza ereditata dalla guerra, nel malcontento di contadini e operai;
differenze nel fatto che in italia la debolezza delle istituzioni liberali e democratiche diminuì notevolmente il tempo di affermazione della dittatura e rese particolarmente efficace la violenza delle camicie nere.
Sempre la debolezza dei vari governi favorì anche il percorso sì violento, ma superficialmente legale del fascismo, grazie agli incarichi che Mussolini ricevete dal re e al graduale restringimento delle libertà d’opposizione, anch’esso dovuto a stratagemmi legali.
Diciamo che una delle principali differenze tra la presa di potere fascista e quella comunista è che mentre il primo si servì fin da subito della violenza fine a se stessa, dell’aggressività e di un’ideologia già dall’inizio dai connotati totalitari, il secondo ebbe un percorso politicamente graduale, per poi degenerare anch’esso in una dittatura.
Oltre a queste differenze non troppo profonde, molti tratti sia per quanto riguarda la presa del potere, sia per quanto riguarda il successivo regime, sono molto simili in quanto estremizzazioni violente di un’ideologia.
Si, hai colto diversi punti pertinenti. Per quanto riguarda la violenza espressa fin dall’inizio dai due movimenti “rivoluzionari” bisogna intendersi. Il fascismo non produsse vittime deliberatamente, se non in misura molto limitata e senza un preciso disegno politico; perfino il delitto Matteotti secondo alcune ricostruzioni fu un omicidio “preterintenzionale” (gli squadristi volevano “dare una lezione” al deputato socialista e poi la cosa sfuggì loro di mano). Invece durante l’instaurazione del regime comunista a causa della guerra civile i morti non si contarono (a cominciare dalla famiglia dello zar). Ma il discorso è complesso…
Prima di tutto bisogna notare come sia Russia che Italia in questo periodo fossero stremate a causa delle conseguenze della prima Guerra Mondiale ( nonstante la nostra penisola ne sia uscita da vincitrice). La Russia infatti aveva subito numerose perdite di uomini, perdite territoriali (Polonia, parte di Paesi Baltici,Ucraina) e il regime Zarista si mostrava sempre più “lontano” da quelle che erano invece le necessità della nazione. In Italia, allo stesso modo si soffrivano squilibri politici, economici e sociali.
Da notare il fatto però che la presa del potere dei bolscevichi viene definita “rivoluzione”, infatti lo Zar Nicola II prima fu costretto ad abdicare, poi fu arrestato e con la rivoluzione d’ottobre ,la vittoria dei bolscevichi portò al rovesciamento del Governo provvisorio russo e alla nascita della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, per poi vedere scoppiare la guerra civile russa, dove ancora una volta ebbero la meglio i bolscevichi.
In Italia invece il fascismo e la presa del potere di Mussolini avvenne in modo “legale”, poichè questi oltre ad avere l’appoggio del Parlamento, per un certo periodo procedette il suo “governo” collaborando con il re, tanto da chiamare questo tipo di “organizzazione” “diarchia”.
Certo, vi sono queste differenze. Tuttavia, come ho scritto ad altri, anche il bolscevichi rivendicarono a lungo la legittimità, se non la legalità, della loro azione (suffragata dal congresso panrusso dei soviet). Inoltre anche i fascisti chiamarono la “marcia su Roma” (da cui fecero iniziare gli anni dell’era fascista) la loro “rivoluzione”…
Entrambe le forme di governo si posero come una soluzione, un’alternativa al clima di instabilità politica ed economica che regnava il Europa al termine della Grande Guerra. Esse infatti erano guidati da personaggi (Lenin e Mussolini) che promettevano di portare ordine e disciplina nei rispettivi governi.
Tuttavia nonostante proponessero dei governi possiamo dire di tipo populista, che parlavano a quella stragrande maggioranza della popolazione esasperata dal clima clima di quegli anni e anche come nel caso dell’Italia impaurita da una possibile attuazione di una rivoluzione di stampo bolscevico in seguito al biennio rosso, una volta al potere stabilirono delle amministrazioni di partito a favore solamente dello stesso. Ecco quindi sorgere in Russia una dittatura non del proletariato ( quindi un mancato compimento del marxismo) ma sul proletariato e in Italia un totalitarismo ostile alle libertà personali e a qualunque dottrina contro il partito. Entrambi i sistemi di governo si sono rivelati se vogliamo una fregatura, ponendosi come salvatori della patria, in grado di risolvere la crisi hanno portato i loro rispettivi Stati in una condizione per alcuni versi anche peggiore di quella precedente.
Una differenza sostanziale sta poi nella modalità di presa del potere: mentre in Russia la rivoluzione ha rovesciato lo Zar, in Italia è avvenuta con la complicità del Re che ha nominato capo del governo Mussolini senza violare lo Statuto Albertino.
Hai toccato una serie di aspetti rilevanti rispetto al quesito anche se, certamente, non tutti quelli possibili. Nota che che la rivoluzione che rovesciò lo zar fu quella “borghese” del febbraio, non quella bolscevica…
Oltre a differire per valori e convinzioni, comunismo e fascismo differiscono anche nella modalità di presa del potere.
I bolscevichi infatti emersero grazie ad un colpo di stato, condiviso dalla massa di operai e soldati stufi della guerra che a loro aveva portato solo disgrazie e sciagure, mentre i fascisti assunsero al potere in modo del tutto legale per mano del re (ricevendo in seguito l’appoggio del parlamento e vincendo oltretutto le elezioni), che insignì Mussolini della carica di primo ministro. È interessante indagare come contesti piuttosto simili abbiano portato a regimi totalitari con premesse diverse: entrambe le nazioni dove si sviluppano vedono un determinato strato della popolazione frustrato e sofferente a causa della guerra che cerca una via di fuga attraverso un taglio netto con il passato, cercando affidamento in una figura o in un ideale che dia loro sicurezza e stabilità, ma mentre in Italia sin da subito il fascismo si manifesta come tendente alla violenza, in Russia il comunismo mantiene e manterrà sempre una parvenza e un’ideale di fondo di democrazia (attraverso i soviet).
Certamente entrambi i regimi consolidano il loro potere attraverso un’intensa propaganda (per quanto riguarda il comunismo si fa riferimento, in quest’ambito, al periodo staliniano) ma mentre il fascismo rimarrà sempre una dittatura personale, il comunismo baserà la sua forza non su quella di una singola persona ma di un intero partito (Stalin infatti nonostante valorizzi molto la propria figura rimane sempre subordinato al proprio partito, unica vera minaccia per il mantenimento del potere).
Ottima analisi. Paradossalmente Stalin fu “indotto” alla celebri e famigerate “Grandi Purghe” dei quadri del Partito proprio perché temeva che il Partito potesse rovesciarlo, cosa assai meno probabile nel caso di Mussolini e del Partito fascista (anche se, ancor più paradossalmente, fu proprio quello che accadde, nel 1943, ma in un contesto del tutto particolare e per impulso soprattutto del Re d’Italia).
Durante la prima metà del 900 , l’Europa fu soggetta all’instaurazione di una serie di regimi totalitari. Fra i vari ricordiamo il comunismo bolscevico in Russia e il fascismo in Italia. Entrambi nascono da una sorta di rivoluzione da parte di movimenti interni, tuttavia differiscono nel fatto che mentre il fascismo ottenne il potete attraverso vie più o meno “legali”, il comunismo non è altro che il risultato di un dominio dittatoriale in un paese di base democratico.
L’eccessiva sintesi ha un po’ nuociuto alla comprensibilità e anche all’esattezza della tua analisi, mi sembra. La “rivoluzione” che diede luogo ai due regimi nasce senz’altro da “movimenti interni”, ma forse si poteva approfondire la differenza tra le classi e i ceti coinvolti (soprattutto operai e contandini in Russia, piccoli borghesi, intellettuali e grande capitale in Italia…). Non direi che il comunismo si sia affermato in modo del tutto illegale (anche se l’assemblea costituente, eletta nel novembre del 1917 fu sciolta con la forza, il congresso panrusso dei soviet aveva riconosciuto il governo bolscevico…). Anche il fascismo fu alla fine un regime dittatoriale in un Paese che era democratico. Forse intendi dire che il fascismo ripudiò formalmente la democrazia come forma politica, mentre i bolscevichi rivendicarono per il loro regime la forma della “democrazia popolare” o sostanziale? Allora la cosa andava chiarita meglio.
Partendo dai fattori che favorirono l’affermarsi di tali regimi, notiamo le prime somiglianze e differenze:
somiglianze nella difficoltà economica in cui si trovavano entrambe le nazioni, nella violenza ereditata dalla guerra, nel malcontento di contadini e operai;
differenze nel fatto che in italia la debolezza delle istituzioni liberali e democratiche diminuì notevolmente il tempo di affermazione della dittatura e rese particolarmente efficace la violenza delle camicie nere.
Sempre la debolezza dei vari governi favorì anche il percorso sì violento, ma superficialmente legale del fascismo, grazie agli incarichi che Mussolini ricevete dal re e al graduale restringimento delle libertà d’opposizione, anch’esso dovuto a stratagemmi legali.
Diciamo che una delle principali differenze tra la presa di potere fascista e quella comunista è che mentre il primo si servì fin da subito della violenza fine a se stessa, dell’aggressività e di un’ideologia già dall’inizio dai connotati totalitari, il secondo ebbe un percorso politicamente graduale, per poi degenerare anch’esso in una dittatura.
Oltre a queste differenze non troppo profonde, molti tratti sia per quanto riguarda la presa del potere, sia per quanto riguarda il successivo regime, sono molto simili in quanto estremizzazioni violente di un’ideologia.
Si, hai colto diversi punti pertinenti. Per quanto riguarda la violenza espressa fin dall’inizio dai due movimenti “rivoluzionari” bisogna intendersi. Il fascismo non produsse vittime deliberatamente, se non in misura molto limitata e senza un preciso disegno politico; perfino il delitto Matteotti secondo alcune ricostruzioni fu un omicidio “preterintenzionale” (gli squadristi volevano “dare una lezione” al deputato socialista e poi la cosa sfuggì loro di mano). Invece durante l’instaurazione del regime comunista a causa della guerra civile i morti non si contarono (a cominciare dalla famiglia dello zar). Ma il discorso è complesso…
Prima di tutto bisogna notare come sia Russia che Italia in questo periodo fossero stremate a causa delle conseguenze della prima Guerra Mondiale ( nonstante la nostra penisola ne sia uscita da vincitrice). La Russia infatti aveva subito numerose perdite di uomini, perdite territoriali (Polonia, parte di Paesi Baltici,Ucraina) e il regime Zarista si mostrava sempre più “lontano” da quelle che erano invece le necessità della nazione. In Italia, allo stesso modo si soffrivano squilibri politici, economici e sociali.
Da notare il fatto però che la presa del potere dei bolscevichi viene definita “rivoluzione”, infatti lo Zar Nicola II prima fu costretto ad abdicare, poi fu arrestato e con la rivoluzione d’ottobre ,la vittoria dei bolscevichi portò al rovesciamento del Governo provvisorio russo e alla nascita della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, per poi vedere scoppiare la guerra civile russa, dove ancora una volta ebbero la meglio i bolscevichi.
In Italia invece il fascismo e la presa del potere di Mussolini avvenne in modo “legale”, poichè questi oltre ad avere l’appoggio del Parlamento, per un certo periodo procedette il suo “governo” collaborando con il re, tanto da chiamare questo tipo di “organizzazione” “diarchia”.
Certo, vi sono queste differenze. Tuttavia, come ho scritto ad altri, anche il bolscevichi rivendicarono a lungo la legittimità, se non la legalità, della loro azione (suffragata dal congresso panrusso dei soviet). Inoltre anche i fascisti chiamarono la “marcia su Roma” (da cui fecero iniziare gli anni dell’era fascista) la loro “rivoluzione”…
Entrambe le forme di governo si posero come una soluzione, un’alternativa al clima di instabilità politica ed economica che regnava il Europa al termine della Grande Guerra. Esse infatti erano guidati da personaggi (Lenin e Mussolini) che promettevano di portare ordine e disciplina nei rispettivi governi.
Tuttavia nonostante proponessero dei governi possiamo dire di tipo populista, che parlavano a quella stragrande maggioranza della popolazione esasperata dal clima clima di quegli anni e anche come nel caso dell’Italia impaurita da una possibile attuazione di una rivoluzione di stampo bolscevico in seguito al biennio rosso, una volta al potere stabilirono delle amministrazioni di partito a favore solamente dello stesso. Ecco quindi sorgere in Russia una dittatura non del proletariato ( quindi un mancato compimento del marxismo) ma sul proletariato e in Italia un totalitarismo ostile alle libertà personali e a qualunque dottrina contro il partito. Entrambi i sistemi di governo si sono rivelati se vogliamo una fregatura, ponendosi come salvatori della patria, in grado di risolvere la crisi hanno portato i loro rispettivi Stati in una condizione per alcuni versi anche peggiore di quella precedente.
Una differenza sostanziale sta poi nella modalità di presa del potere: mentre in Russia la rivoluzione ha rovesciato lo Zar, in Italia è avvenuta con la complicità del Re che ha nominato capo del governo Mussolini senza violare lo Statuto Albertino.
Hai toccato una serie di aspetti rilevanti rispetto al quesito anche se, certamente, non tutti quelli possibili. Nota che che la rivoluzione che rovesciò lo zar fu quella “borghese” del febbraio, non quella bolscevica…
Oltre a differire per valori e convinzioni, comunismo e fascismo differiscono anche nella modalità di presa del potere.
I bolscevichi infatti emersero grazie ad un colpo di stato, condiviso dalla massa di operai e soldati stufi della guerra che a loro aveva portato solo disgrazie e sciagure, mentre i fascisti assunsero al potere in modo del tutto legale per mano del re (ricevendo in seguito l’appoggio del parlamento e vincendo oltretutto le elezioni), che insignì Mussolini della carica di primo ministro. È interessante indagare come contesti piuttosto simili abbiano portato a regimi totalitari con premesse diverse: entrambe le nazioni dove si sviluppano vedono un determinato strato della popolazione frustrato e sofferente a causa della guerra che cerca una via di fuga attraverso un taglio netto con il passato, cercando affidamento in una figura o in un ideale che dia loro sicurezza e stabilità, ma mentre in Italia sin da subito il fascismo si manifesta come tendente alla violenza, in Russia il comunismo mantiene e manterrà sempre una parvenza e un’ideale di fondo di democrazia (attraverso i soviet).
Certamente entrambi i regimi consolidano il loro potere attraverso un’intensa propaganda (per quanto riguarda il comunismo si fa riferimento, in quest’ambito, al periodo staliniano) ma mentre il fascismo rimarrà sempre una dittatura personale, il comunismo baserà la sua forza non su quella di una singola persona ma di un intero partito (Stalin infatti nonostante valorizzi molto la propria figura rimane sempre subordinato al proprio partito, unica vera minaccia per il mantenimento del potere).
Ottima analisi. Paradossalmente Stalin fu “indotto” alla celebri e famigerate “Grandi Purghe” dei quadri del Partito proprio perché temeva che il Partito potesse rovesciarlo, cosa assai meno probabile nel caso di Mussolini e del Partito fascista (anche se, ancor più paradossalmente, fu proprio quello che accadde, nel 1943, ma in un contesto del tutto particolare e per impulso soprattutto del Re d’Italia).
Durante la prima metà del 900 , l’Europa fu soggetta all’instaurazione di una serie di regimi totalitari. Fra i vari ricordiamo il comunismo bolscevico in Russia e il fascismo in Italia. Entrambi nascono da una sorta di rivoluzione da parte di movimenti interni, tuttavia differiscono nel fatto che mentre il fascismo ottenne il potete attraverso vie più o meno “legali”, il comunismo non è altro che il risultato di un dominio dittatoriale in un paese di base democratico.
L’eccessiva sintesi ha un po’ nuociuto alla comprensibilità e anche all’esattezza della tua analisi, mi sembra. La “rivoluzione” che diede luogo ai due regimi nasce senz’altro da “movimenti interni”, ma forse si poteva approfondire la differenza tra le classi e i ceti coinvolti (soprattutto operai e contandini in Russia, piccoli borghesi, intellettuali e grande capitale in Italia…). Non direi che il comunismo si sia affermato in modo del tutto illegale (anche se l’assemblea costituente, eletta nel novembre del 1917 fu sciolta con la forza, il congresso panrusso dei soviet aveva riconosciuto il governo bolscevico…). Anche il fascismo fu alla fine un regime dittatoriale in un Paese che era democratico. Forse intendi dire che il fascismo ripudiò formalmente la democrazia come forma politica, mentre i bolscevichi rivendicarono per il loro regime la forma della “democrazia popolare” o sostanziale? Allora la cosa andava chiarita meglio.