Fichte e Mazzini

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2018-05-24 Tutto il giorno

Dopo aver iniziato (si spera) lo studio sistematico, in vista delle verifiche prossime di Filosofia e Storia, degli ultimi argomenti delle due discipline (diciamo dalla scheda di Filosofia sul romanticismo fino a Fichte, per Filosofia, e dalla Restaurazione fino al 1848 per Storia) confronta attingendo liberamente alle pagine dei due rispettivi manuali che giudichi utili (ed eventualmente ad altre risorse on line e off line) il pensiero politico di Johann Gottlob Fichte e Giuseppe Mazzini.

16 pensieri su “Fichte e Mazzini

  1. Johann Gottlob Fichte si sviluppa seguendo un evoluzione, divisa in due fasi: nella prima fase vede uno Stato liberale, che si fa garante solo dei diritti naturali dell’uomo mentre nella seconda fase diventa uno Stato più autoritario. Lui afferma che lo Stato deve avere il compito di garantire i diritti umani, sopratutto quelli legati alla libertà.

    Giuseppe Mazzini invece, mosso da una grande ispirazione religiosa, aspirava a uno Stato unitario, a una repubblica unitaria e democratica, basata per esempio sulla sovranità popolare e sull’adozione del suffragio universale.

    1. Accenni a un confronto (con quell’ “invece”), ma, di fatto, presenti separatamente le due dottrine e lasci al tuo lettore il compito di completare il confronto.

  2. Entrambi gli uomini sostenevano che la diffusione della cultura nei rispettivi stati dovesse avvenire per opera degli studiosi, basti pensare che Mazzini presenta le sue idee nella rivista “Giovane Italia”, rivolta ai giovani studiosi che successivamente si unirono tra le sue fila. Secondo Fichte l’umanità deve fare trionfare lo spirito sulla materia tramite la cultura. Entrambi hanno in sé l’idea di uno stato autosufficiente: Mazzini voleva infatti che l’Italia diventasse libera,indipendente e unita, poiché riteneva che solamente da unita lItalia sarebbe riuscita a liberarsi dal dominio asburgico. Inoltre entrambi ritengo che una nazione libera debba essere organizzata

    1. Hai colto un aspetto originale, sfuggito ad altri, relativo al ruolo della cultura. Tuttavia non hai rimarcato abbastanza certa differenze tra le due dottrine…

  3. Per Fichte la nascita della nazione non è altro che la libertà della stessa di esprimere la propria identità (la nascita del popolo tedesco coinciderebbe con le guerre tra le tribù germaniche contro i romani); popoli politicamente oppressi devono prima costruire la propria identità, difendendo il linguaggio e la storia nazionale, e poi pensare alla lotta per la libertà politica; detto ciò,il pensiero del tedesco si può dividere in due periodi che si pongono tra loro contrapposti: il primo (giusnaturalistica) vede al centro il concetto di individuo e di singolo e dei suo diritti/privilegi; il secondo (nazionalistico) vedeva la negazione dell’uomo come individuo autonomo,i fini individuali devono sottostare ai fini della nazione.
    La patria per Mazzini è “una comunione” di liberi e di eguali legati da un fine comune.
    Il significato della parola “nazione” è indissolubilmente legato all’idea delle libertà civili.A sua volta per Mazzini la volontà di un popolo era direttamente collegata alla volontà di Dio che permette il progredire della società e quindi tutti i popoli hanno diritto alla libertà.

    1. Hai presentato separatamente le dottrine dei due autori, ma non hai esplicitamente evidenziato analogie e differenze tra i loro pensieri.

  4. Secondo me, Mazzini e Fichte hanno dei pensieri comuni. Mazzini, infatti, sostiene l’idea di creare una nazione di persone libere e uguali e secondo lui “si poteva e quindi si doveva lottare per la libertà della patria”. Questo pensiero ricorre anche se in maniera diversa in Fichte; quest’ultimo parla di agire secondo delle “regole universali” cioè di agire in quanto espressione dell’Io assoluto (il cui unico interesse è il trionfo dell’ordine razionale del mondo) e non come singoli Io empirici (apparentemente separati gli uni dagli altri e agitati dai nostri interessi privati). Inoltre, il pensiero del filosofo si avvicina al concetto di idealismo, per cui si dice che una persona è un “idealista”, ossia disposto a tutto per sostenere i propri ideali. Quest’ultimo pensiero si lega all’idea di Mazzini di lottare per la patria.

    1. Hai sottolineato più di ogni altro la comunanza di pensiero dei due autori, che effettivamente sussiste (all’interno di una visione per entrambi al fondo “romantica”). Forse potevi rilevare anche significative differenze, come hanno fatto alcuni tuoi compagni.

  5. Fichte è molto sensibile alla libertà di pensiero; secondo lui infatti lo scopo del contratto sociale è quello dell’educazione alla libertà, di cui è corollario il diritto alla rivoluzione. Qualora lo Stato non la permettesse ciascuno avrebbe il diritto di rompere il contratto sociale e formarne un altro. La società perfetta è dunque un insieme di esseri liberi e ragionevoli. Egli costituisce così uno schema politico liberale.
    D’altra parte invece Mazzini rifiuta la teoria liberalista sul concetto di libertà che, riferito al singolo individuo, mira a tutelarne i diritti.
    Secondo Fichte poi Dio (nell’articolo sul fondamento della nostra credenza nel governo divino del mondo) è l’ordine razionale del mondo e l’eliminazione di un Dio personale non segna l’approdo all’ateismo.
    Mazzini invece rifiuta fortemente le idee atee poiché è convinto che solo la fede renda l’individuo capace di metter e in atto una rivoluzione e che la volontà di Dio si manifesti nella coscienza di ogni individuo che “compone” il popolo.

    1. Hai colto aspetti dei due stili di pensiero sfuggiti ad altri, in particolare quelli religiosi. In effetti Mazzini celebra quasi più i doveri dei futuri cittadini che i diritti. P.S. Forse intendevi scrivere che per Fichte “l’eliminazione di un Dio personale segna l’approdo all’ateismo” senza il “non”. P.P.S. Si dice “liberali” non “liberalisti”.

  6. Sia Fichte che Mazzini (essendo uno liberale e l’altro democratico) pensano che i diritti originali dell’individuo, libertà, proprietà e conservazione debbano essere garantiti dallo Stato. Fichte sostiene poi un commercio interno libero come Mazzini proponendo però poi anche l’autarchia non contemplata da M. Il filosofo tedesco sostiene poi l’unità della Germania da un punto di vista nazionalistico, il fatto di essere uniti tutti dalla stessa cultura fa sì che lo dobbiamo essere anche politicamente. Mazzini sostiene l’Unità d’Italia al fine che essa possa fronteggiare unita le potenze straniere, possa garantire una stabilità e una certa sicurezza nella penisola.

    1. Hai colto sinteticamente tutti gli aspetti rilevanti. Forse si potrebbe precisare che entrambi gli autori sono nazionalisti, ma il nazionalismo di Fichte è, per così dire, più “presuntuoso” di quello di Mazzini (viene maggiormente sottolineata la “superiorità” del popolo di appartenenza rispetto agli altri popoli, di cui ci si disinteressa, cosa che non si può dire di Mazzini, che fondò la “Giovine Polonia” e la “Giovine Europa”).

  7. Mantenendo come punto di riferimento lo “spettro” degli schieramenti politici analizzato in classe, possiamo identificare il pensiero politico di Mazzini come democratico, mentre quello di Fichte come social-liberale. Entrambe le correnti di pensiero derivano da una comune idea di fondo: il popolo deve essere libero e lottare per la sua libertà. Fichte , in quest’ottica, riprende la visione contrattualistica del potere di Locke, affermando che nel caso in cui il contratto non venga rispettato il popolo è libero di rompere il patto e formare un altro in grado di assicurare un sistema politico giusto. Mentre questa visione di fratellanza, dove tutti gli individui lottano per un obbiettivo comune, viene allargata da Mazzini anche in ottica internazionale, immaginando un’Europa confederata, un’insieme di nazioni uguali tra loro per questo motivo mai in conflitto, in Fichte non si ritrova. Anzi, il filosofo tedesco pensa che per per evitare i conflitti ogni Stato si debba isolare dagli altri, sostituendo quindi l’idea di commercio liberale (una forma di autarchia quindi, ovvero l’autosufficienza sul piano economico), poiché sono proprio i contrasti sul piano commerciale che provocano attrito tra le nazioni.
    I due pensatori si differenziano anche su un’altra cruciale questione: mentre Mazzini negava la lotta di classe e preferiva proporre idee interclassiste, Fichte si colloca su una base socialista. Fichte propone infatti propone un modello di statalismo socialistico: lo Stato deve, oltre a tutelare i diritti originare, rendere impossibile la povertà regolamentando la vita pubblica.

    1. Hai colto interessanti analogie e differenze. Non va dimenticato che entrambi gli autori sono nazionalisti e tendenzialmente idealisti, con la differenza che Fichte considera il popolo tedesco culturalmente superiore a ogni altro.

  8. Mazzini: fondatore della giovane Italia, voleva rendere l’Italia una nazione indipendente e unita. Considerava una nazione come una comunità di discendenti legati da vincoli di parentela e amore, che doveva conquistare una vita politica indipendente, libera, repubblicana nell’ambito di uno stato democratico. Identificava invece il popolo come unità intermedia tra l’individuo e la nazione: l’unico in grandi di fondare in ogni paese una nazione libera. Mazzini sosteneva anche che ogni popolo avesse una missione storica da compiere in un determinato periodo (ad esempio l’Italia, che aveva già diffuso l’idea dell’impero e del cristianesimo tramite Roma, doveva adesso diffondere l’idea delle libere nazioni). Identificava Dio con lo spirito radicato nella storia dei popoli.

    Fichte: inizialmente condivide una visione contrattualistica e anti dispotica dello stato, affermando che “lo scopo del contratto sociale è l’educazione alla libertà, di cui è corollario il diritto rivoluzionario”. Sostiene inoltre che lo stato deve rendere inutile se stesso a favore di una società di persone libere e repsonsabili, poi lo identifica come garante del diritto(che vale anche senza la buona volontà). Pervenendo a una forma di statalismo socialistico e autarchico, afferma che lo stato deve anche rendere impossibile la povertà e sorvegliare la produzione e distribuzione dei beni, organizzandosi senza avere contatti con l’estero. Il pensiero di fichte si evolve poi in senso nazionalistico, che si concretizza in “discorsi alla nazione tedesca” in chi afferma il primato e la suoeriorita della Germania e il suo popolo (oggi lo potremmo definire nazista)

    1. La presentazione della dottrina dei due autori è ineccepibile, ma, come altri, “scarichi” sul “povero” lettore l’onere di effettuare il confronto! Attenzione, perché è un errore tipico nel quale si può incorrere anche nelle verifiche formali.