La filosofia di Nietzsche, di cui abbiamo letto o riassunto diversi testi e che è stata presentata attingendo sia al manuale in adozione sia a pagine del sito principali (leggi la relativa unità didattica e TUTTI i testi, elettronici e cartacei, a cui essa rinvia), è stata elaborata dal filosofo, come detto in aula, a partire da una profonda meditazione sulla sua stessa vita, prima ancora che da letture di libri o dall’ascolto di lezioni scolastiche o universitarie.
Sapendo questo, rispondi a una delle due seguenti domande (precisando all’inizio della risposta a quale domanda rispondi):
- Se tu dovessi meditare sulla prospettiva di Nietzsche a partire dalla tua personale esperienza giungeresti alle sue stesse conclusioni, riguardo per esempio al fondamento (non morale) della morale o alla possibilità di condurre un’esistenza “al di là del bene e del male”, puramente “estetica”, come quella dell’immaginario superuomo nietzschiano?
- Secondo te oggi il pensiero di Nietzsche, al di là del giudizio che se ne può dare, è ancora attuale, come acuta critica degli imperativi della morale e della religione o, viceversa, come minacciosa proposta di vita a sfondo nichilista? O il nostro mondo è troppo diverso da quello tardo-ottocentesco perché una tale critica corrosiva, fondata o meno che sia, abbia più alcun senso?
1) Riflettendoci attentamente non sono certa giungerei allo stesso ragionamento di Nietzsche ma dopo le lezioni in classe la mia visione è cambiate e ora come ora sono concorde con il suo ragionamento anche se secondo me non si può definire una persona malata solo perché ha dei principi morali che non potrebbero giovarli al 100%, prendiamo come esempio uno stato come potrebbe essere l’Austria che paga le tasse e grazie al fatto che tutti agiscono alla stessa maniera si può usufruire di certi servizi come l’assistenza sanitaria gratuita che magari in altri stati manca, ora pensiamo all’Italia dove molti evadono le tasse e ad esempio i dentisti non sono un servizio gratuito come sono in Austria, da una parte abbiamo un popolo che paga le tasse per il bene proprio e comune, dall’altra invece abbiamo l’Italia che evade le tasse e non ha dei servizi gratuiti, chi dei due stati è malata secondo Nietzsche perché fa del bene comune invece del proprio? nessuno o entrambi? (spero di aver spiegato adeguatamente il mio pensiero)
2) A mio parere questo pensiero giusto o sbagliato che sia è più che attuale e possiamo forse definirlo addirittura universale perché indipendentemente dall’epoca in cui ci troviamo i valori morali anche se possibilmente diversi ci sono comunque e un prototipo di superuomo in ogni epoca c’è sempre.
Il tuo punto di vista è chiaro (anche se c’è qualche incespiscatura formale). L’esempio del confronto tra Austria e Italia è chiaro, ma suppongo che un “superuomo”, essendo privo di scrupoli morali, ti risponderebbe all’incirca: “Appunto per questa ragione a me conviene che molti si comportino più come gli austriaci che come gli italiani, questo mi consente di fruire dei servizi (pagati dal gregge) evadendo in pari tempo le tasse”. Nella prospettiva nietzschiana il classico ragionamento: “Mi comporto bene, perché se tutti si comportassero come me ne guadagneremmo tutti” non tiene (anche se il “gregge” ci fa credere che tenga), perché guadagna ancora di più chi cerca di soddisfare i propri desideri (comportandosi moralmente “male”) mentre tutti gli altri si comportano bene (certo, a condizione di non venire smascherato).
Rispondo alla seconda domanda
Secondo me nel mondo di oggi, il pensiero di Nietzsche è attuale perché ancora oggi, leggendo ciò che riguarda il suo pensiero possono venire in mente situazioni della vita quotidiana. Nonostante siano cambiati i tempi e siano passati oltre due secoli vi sono sempre state da rispettare delle regole, delle imposizioni esterne emesse dallo Stato, dalla cultura religiosa e dai semplici stessi genitori che continuano ad educare i propri figli.
E’ vero come dice Nietzsche che ognuno di noi le segue solo perché viene moralmente ritenuto giusto fare così, essendo ormai stata “propagandata” questa idea attraverso un’ideologia quasi marxiana, ma se non ci fossero, sicuramente ognuno di noi agirebbe in maniera diversa per appunto, seguire il proprio istinto, la propria Natura. D’altronde è anche giusto ragionare sul fatto che se ciascuno si comportasse da super-uomo, allora non esisterebbe più un ordine pubblico, non vi sarebbero Stati “organizzati” e probabilmente anche i rapporti tra gli uomini sarebbero molto più complicati.
Nonostante ciò vi sono alcuni che cercano di seguire il proprio istinto e la propria volontà per esempio evadendo le tasse e non sentendosi minimamente in colpa per ciò che sta facendo (come ha detto lei, il comportamento “da gatto”). La maggior parte di noi però per sentirsi parte di uno stesso gregge per uniformarsi, per non andare controcorrente pagandone poi le conseguenze tende a seguire queste regole di “imposta moralità” anche se dentro di sé vorrebbe agire diversamente.
Tutto molto azzeccato. Resta un problema di fondo: chi riconosce il valore della critica di Nietzsche alla morale, anche se non “si sente” di agire da superuomo (o superdonna), come agirà? Non potrà più fingere di credere che la morale si fondi su valori trascendenti, spirituali, assoluti… Probabilmente (potrebbe essere il caso di Zeno Cosini, il protagonista del celebre romanzo di Italo Svevo) agirà dissimulando la propria “volontà di potenza” e simulando un rispetto esteriore alle regole sociali, per l’ovvio vantaggio che questo comporta…
Buonasera, rispondo alla domanda 2.
Secondo me, il e pensiero di Nietzsche, secondo me specialmente per quanto riguarda la genealogia della morale può essere considerato attuale. Infatti, nonostante sia pervenuto a queste considerazioni in un periodo decisamente diverso dal nostro di oggi, il suo pensiero può essere ritenuto ancora odierno poichè sono gli uomini che in fondo non sono cambiati, e sono animati da un “desiderio” inconscio di essere socialmente accettati, per poter così evitare il conflitto e preservarsi. Il che li porta, come afferma Nietzsche a mistificare le proprie azioni e a nascondere ( anche a se stessi) le cause che li portano ad agire in una determinata maniera. Questo modo di comportarsi è intrinseco dell’uomo, e può essere esemplificato con la storia della donna che afferma di cambiare se stessa per il marito pur in realtà mentendo e non modificando nulla di se.
Ho capito. Mi sembra che ti abbia colpito l’esemplificazione “coniugale” dell’approccio di Nietzsche. In effetti, in quella forma si direbbe tutt’altro che tramontata la sua analisi…
Ripensando alle mie esperienze personali posso affermare di essere giunta e aver riflettuto principalmente su queste conclusioni :
1)non esistono fenomeni morali ma solo interpretazioni morali riguardo i fenomeni.
2)qualsiasi cosa che riportiamo alla morale deve necessariamente far parte di un “accordo” tra gli individui di una comunità (gregge) infatti ci sono delle vere e proprie gerarchie che riguardano gli istinti e le azioni umane. IL SINGOLO VIENE EDUCATO IN FUNZIONE DEL GREGGE.
3)in relazione al punto 2)…non possiamo parlare di vero e proprio egoismo perché è apparente proprio perché siamo stati educati fin da piccoli a seguire un certo tipo di comportamento, siamo stati educati a considerare determinate azioni buone altre cattive ecc.. gli uomini dunque non fanno niente per loro stessi ,per il oro ego ma solo per il fantasma di esso.
4)questo tipo di educazione deriva da quelli prima di noi fino ad arrivare ad una “società originaria”: “determinate azioni furono successivamente compiute da altre generazioni per altri motivi: per paura o per rispetto di coloro che le esigevano e raccomandavano, oppure per abitudine, in quanto fin dall’infanzia le si erano viste fare intorno a sé, oppure per benevolenza, in quanto il compierle creava dappertutto gioia e volti consenzienti, o per vanità, in quanto venivano elogiate. Tali azioni, in cui il motivo principale, quello dell’utilità, sia stato dimenticato, si chiamano poi morali”
Non mi sembra di aver chiesto di “antologizzare” le tesi di Nietzsche che vi sono più congeniali, comunque anche questo è un modo, anche se parziale (perché privo di giustificazioni) di rendere il senso della propria adesione a certi aspetti della filosofia del Nostro.
Pur non essendo d’accordo su alcuni punti della filosofia di Nietzsche concordo nel sostenere che la morale non sia effettivamente morale, perché le ragioni per seguirla sono spesso immorali e anche perché è stabilita dal contesto culturale, sociale ecc in cui si vive. Infatti in diverse nazioni sono ritenute morali o immorali cose diverse e ognuno tende a uniformarsi a ciò che il suo “gregge” ritiene morale. Ritengo però che non sia utile condurre la vita del superuomo al di là del bene e del male, poiché se da una parte guadagnamo spontaneità e libertà di farò ciò che la nostra natura ci spinge a fare, dall’altro lato perdiamo gran parte Delle relazioni (di amicizia, di coppia, ecc) proprio poiché non avremmo più nessun gregge
Buone osservazioni, hai colto bene tanto il senso quanto i limiti (mi pare) della proposta di Nietzsche
Rispondo alla domanda 1:
Tenendo in considerazione tutti i diversi aspetti della dottrina di Nietzsche, mi sento di affermare che non sarei giunto alle sue stesse conclusioni, o almeno non in totalità. Nonostante io personalmente abbia valori solidi e anche una morale forte, cerco di approcciarmi ai concetti più diversi con apertura, senza fare il tifoso ma cercando di coglierne gli aspetti secondo me più interessanti e anche quelli che non sento particolarmente vicini a me, prima con oggettività e poi filtrandoli in minima parte secondo i miei “gusti” e secondo la mia linea di pensiero. Penso infatti che solo dubitando delle nostre stesse convinzioni possiamo poi, risolvendo le contraddizioni o i problemi che ci si pongono di fronte, possiamo riconfermarle e sceglierle davvero. Questo ho cercato di fare analizzando Nietzsche.
Le conclusioni sono le seguenti:
Concordo sul fatto che la morale sia una specie di accordo tra gli uomini per mantenere il quieto vivere e per permettere l’affermazione di tutti gli individui, ma penso anche che non sia solo una scelta di convenienza, razionale, ma che sia anche sentita. La nostra esistenza non può che essere legata a doppio filo a quella degli altri. Per lo stesso motivo, non posso concordare con la teoria del superuomo, che vive noncurante del bene e del male, perché non si può agire lontano da essi. Infatti, sebbene individualmente ci si possa estraniare da un giudizio di questo tipo, le nostre azioni saranno comunque soggette al giudizio degli altri, che avranno una morale e dei valori ben precisi. Possiamo scegliere di allontanarci dagli altri per affermarci individualmente, ma così facendo non riusciremmo ad essere realizzati e a raggiungere la completezza. È come se una persona compisse gli anni ma nessuno gli facesse mai gli auguri; il suo compleanno non avrà valore, o almeno non pienamente.
Oltretutto trovo che questo tipo di esistenza sia inattuabile anche a livello pratico per il seguente motivo: un individuo che vuole affermarsi individualmente senza tenere conto degli altri e senza morale, naturalmente negherà l’espressione altrui. Più è grande questa negazione, più aumenta la possibilità che le persone si coalizzino per impedirgli ulteriori progressi e, nel migliore dei casi (o peggiore a seconda del punto di vista), ridurne o cancellarne l’esistenza.
Personalmente inoltre mi sovviene spontaneo pensare al caso in cui due superuomini si scontrino: quale dei due dovrebbe vincere, e perché? Sarebbe una lotta stile selezione naturale? In questo caso, vorrebbe dire che solo un superuomo è destinato a prevalere, poiché vista l’assenza di morale è impossibile che i superuomini prendano accordi tra loro senza il rischio di essere traditi.
In ultima analisi, la teoria dell’”a-moralità” non potrebbe essere essa stessa una morale? Uno stile di vita? L’assenza di coerenza nelle scelte deve necessariamente delineare un’assenza di moralità? Non ne sono convinto al 100%, ma siccome non sono pienamente convinto nemmeno del contrario evito di formulare giudizi.
D’altra parte però concordo con Nietzsche sul fatto che l’uomo non dovrebbe ingannarsi, ma dovrebbe in primo luogo riconoscere i suoi veri bisogni, poi trovare il modo per soddisfarli e infine agire. Solo così le persone potranno veramente realizzarsi, vivere una piena esistenza. L’autoinganno porta a scelte sbagliate, a farsi vedere diversi da come si è realmente, a vizi, porta ad un consumismo eccessivo… A questo proposito, penso che l’uomo (per perseguire questa linea d’azione) dovrebbe incorporare in sé il famoso aforisma di Aristotele, che personalmente mi è molto caro e che sto gradualmente incorporando nella mia vita:
“Se c’è una soluzione perché ti preoccupi? Se non c’è una soluzione perché ti preoccupi?”
In questo modo possiamo smettere di concentrarci su problemi inutili e convogliare la nostra attenzione su ciò che veramente è importante per noi.
Una riposta davvero eccellente, da meditare a fondo, complimenti.
Rispondo alla seconda domanda
A mio parere il pensiero di Nietzsche lo si può identificare principalmente come proposta di vita a sfondo nichilista in quanto i vari elementi che suggerisce all’interno delle proprie teorie entrano in conflitto con leggi comportamentali di altissimo valor etico-morale. Si tratta in oltre di un pensiero da non considerare né attuale né passato, bensì universale in quanto a tempo e luogo in quanto, nonostante non lo condivida, lo considero compatibile ai giorni nostri come ai passati o a quelli futuri.
Se un pensiero è universale, è anche attuale, non trovi?
Ho scelto la seconda domanda.
Ritengo che tutt’oggi la sua critica sia più che valida. Infatti l’abuso di potere molto presente nella nostra società, molto spesso si rivela essere uno sfruttamento della morale, della legge e della religione da parte di alcuni individui a proprio favore, ovvero ciò che viene criticato da Nietzche
Come sempre, un po’ troppo sintetico e, in questo caso, anche poco argomentato, Gabriele…
2) La prospettiva di un superuomo che vive seguendo i propri desideri, non curante delle conseguenze delle sue azioni, inaffidabile, irresponsabile è inuattuabile. Consisterebbe una minaccia per la società. Se tutti vivessimo così la società cadrebbe nell’anarchia. Il superuomo costituirebbe una prospettiva fallimentare come la dottrina economica delle serie passionali. Tuttavia considero abbastanza postivo l’invito ad emergere dalla società e dai suoi sensi di colpa per perseguire la propria volontà.