Dopo aver letto l’unità didattica dedicata a Hobbes e (riletto) quella relativa alla rivoluzione inglese (con tutti i testi on line e off line ivi richiamati) rispondi al seguente quesito.
- Secondo te la teoria politica di Hobbes poteva venire invocata, a sostegno delle rispettive posizioni, con maggiore pertinenza ed efficacia dai sostenitori delle monarchia assoluta degli Stuart o, piuttosto, dai fautori del potere del parlamento e/o di Oliver Cromwell, quale Lord Protettore e suprema autorità dello Stato? (Argomenta la tua risposta con opportuni riferimenti sia alla teoria di Hobbes, sia alle vicende storiche del tempo)
A mio parere la politica di Hobbes poteva venire invocata a favore della monarchia assoluta degli Stuart. Secondo Hobbes infatti lo Stato è frutto di un contratto fra cittadini i quali affidano il loro potere ad una o più persone, il cui potere diventa irreversibile e unilaterale. Inoltre i cittadini non possono sciogliere questo patto in quanto è un patto fra di loro e non fra loro e lo Stato.
Il potere del sovrano, secondo Hobbes, è indivisibile, quindi il capo dello Stato è anche l’unica autorità religiosa, analogamente il sovrano inglese è anche capo della Chiesa d’Inghilterra.
Secondo Hobbes inoltre lo stato è l’unica autorità capace di giudicare cosa è bene e cosa è male, escludendo i cittadini da questa decisione, situazione che possiamo trovare nell’Inghilterra monarchica assolutista di Giacomo I Stuart e del figlio Carlo I dove entrambi decisero di non contemplare il Parlament nelle decisioni.
Nella teoria politica di Hobbes troviamo inoltre l’idea che lo Stato stesso non sia soggetto alle sue leggi e analogamente troviamo questa ideologia in tutte le monarchie assolute, compresa quella inglese.
Senza dubbio è l’associazione più classica (tra la teoria di Hobbes e l’assolutismo inglese) che spiega, in parte, l’esilio volontario di Hobbes in Francia. Anche il riferimento alla Chiesa anglicana può far propendere per la “tesi Stuart”.
Ritengo che la teoria politica di Hobbes riscontri una maggiore pertinenza tra i sostenitori degli Stuart e dei loro tentativi di instaurare una monarchia assoluta contrastati dal Parlamento.
Nell’assolutismo di Hobbes, il sovrano detiene infatti un potere indivisibile e, conseguentemente, riunisce in se stesso ogni potere, tra cui quello religioso: questo postulato giustificherebbe il motivo per cui la Chiesa anglicana sia governata dal re e non da altre autorità religiose.
Analogamente a quanto sottolineato dal teorico Jean Bodin, il potere del sovrano (conferitogli dal popolo tramite un “patto”) è inoltre irreversibile e unilaterale: egli deve quindi esigere obbedienza assoluta e non è limitato dalle leggi dello Stato di cui egli stesso è la fonte e le quali rappresentano l’unico mezzo di discriminazione del bene dal male.
Hobbes condivide con l’assolutismo il fine di ridurre la frammentazione dello Stato e di garantirne la pace interna, che può essere conseguita unicamente tramite la centralizzazione del potere nelle mani di un unico sovrano con potere assoluto.
Come scritto a Eleonora, è una ricostruzione attendibile e classica. Osservo solo che anche il Parlamento, se detentore di tutti i poteri, come durante la fase del “Commonwealth”, poteva essere considerato titolare di potere assoluto (Hobbes non esclude che “sovrana” possa essere un’assemblea).
Il pensiero Hobbes è apertamente assolutista e può essere ripreso dalla monarchia inglese degli Stuart.
Hobbes nella sua teoria parla di un patto che si viene a formare tra i cittadini di uno stato che promuove un rappresentante della comunità che possiederà un potere assoluto in campo giuridico, amministrativo e politico, in modo tale da riuscire ad organizzare in modo consono ai propri gusti lo stato. Questo sovrano dal potere assoluto ricorda l’ideale portato prima da Giacomo I e poi in modo più consistente dal figlio Carlo I, ideale che però porterà al malcontento sempre più evidente del popolo(succube di ingenti tasse) e del Parlamento.
Altra caratteristica interessante è il fatto che il potere del re non può essere divisibile perché porterebbe una serie di scontri riguardo cosa sia più giusto fare. Dunque bisognerebbe liberarsi di altri poteri che potrebbero limitare quello del sovrano, cosa che Carlo nel 1625 e 1626 provò a fare sciogliendo il Parlamento.
Nell’assolutismo di Hobbes il sovrano non può essere soggetto alle leggi dello stato poiché egli non può essere limitato in alcun modo dai cittadini, Carlo I tentò di stare al di sopra delle leggi producendo però rivolte e malcontento generale che portarono alla sua decapitazione .
Potrei replicare come ho fatto con Eleonora e Chiara. Il fatto che il potere del sovrano non possa essere diviso depone, effettivamente, a favore di un’applicabilità della dottrina di Hobbes alla monarchia degli Stuart (al modo in cui gli Stuart intendevano la loro monarchia), perché il Parlamento, obiettivamente, anche nella fase di suo massimo potere, durante il Commonwealth, ha di fatto, se non di diritto, condiviso tale potere con altri, in particolare con il Lord Protector.
A mio parere la politica di Hobbes poteva venire invocata in parte con la monarchia assoluta degli Stuart poiché, secondo il filosofo inglese, il primo vero obiettivo era dare valore alle leggi naturali garantendo la pace e questo stato di tranquillità si poteva raggiungere solamente se gli uomini riuscivano a rinunciare al loro diritto su tutto e affidarlo ad un’unica persona, il sovrano, che avrebbe mantenuto la quiete. Questa politica assolutistica prevedeva delle tesi tipiche come l’irreversibilità del patto, il dovere all’obbedienza, l’inglobamento della Chiesa sotto il potere del sovrano e la mancata sottomissione del sovrano alle leggi. Tutti questi punti stavano anche alla base della politica degli Stuart per esempio, per quanto riguarda la chiesa, Giacomo I potenziò la chiesa anglicana con lo scopo di controllare le nomine dei vescovi e si distaccò dalle leggi non convocando il parlamento per le decisioni legislative. Un’altra caratteristica del sovrano di Hobbes è che possedeva il potere legislativo, giudiziario ed economico e così, anche Carlo I, figlio di Giacomo I, deteneva questi privilegi tanto che per far fronte a tutte le spese per mantenere le numerose guerre, impose tasse nuove. Ma dall’altra parte il filosofo pensava anche che l’assolutismo non avrebbe dovuto controllare le menti delle persone poiché l’obbedienza sarebbe dovuta provenire da una convinzione personale e non da un obbligo. Questo tipo di pensiero non si può accomunare con gli Stuart che, per il loro bisogno morboso di controllare tutto, scatenarono molte guerre violando il vero obiettivo: mantenere la pace.
Interessante la tua puntualizzazione: anche la Chiesa, come quella anglicana, doveva essere soggetta al sovrano (il che suggerisce che Hobbes avesse in mente gli Stuart). Non sono sicuro che gli Stuart volessero “controllare” le menti più di quanto avrebbe dovuto fare il “Leviathan” hobbesiano. Il “totalitarismo” nel senso di regime che pretende un controllo assoluto anche sull’ideologia delle persone è di là da venire…
Ritengo che la teoria politica di Hobbes sia più pertinente se applicata ai sostenitori del potere del parlamento e/o di Oliver Cromwell, in quanto egli sosteneva che il potere politico del sovrano o capo dello Stato dovesse basarsi su un contratto sociale tra i soli cittadini (non tra i cittadini e il sovrano) e soprattutto non per diritto divino o di successione. Questi affidavano al capo dello Stato tutto il potere e le sue decisioni non potevano essere messe in discussione o non eseguite. La fiducia dei cittadini verso queste persone che sceglievano non era verso una dinastia (Stuart) bensì verso una singola persona, il cui successore poteva avere idee, orientamento politico e religioso diverso dal precedente e on consono con la scelta della maggioranza dei cittadini.
Ecco, hai sottolineato le ragioni per cui alcuni studiosi ritengono che Hobbes potesse avere scritto anche a favore di Cromwell e del tipo di regime da lui messo in piedi (anche se in modo talora non lineare e ancora, per così dire, “acerbo” sotto il profilo costituzionale)
Secondo me la teoria politica di Hobbes poteva venir evocata maggiormente dagli Stuart in quanto Hobbes, nella sua forma di governo, privilegia la monarchia ritenendo che essa abbia i maggiori requisiti al fine di assicurare al meglio l’ordine pubblico e l’assetto dello stato, egli infatti suggerisce un potere centralizzato a un sovrano il quale, non essendo legato da patti, non deve osservare alcuna regola in quanto lui stesso è fonte di ogni regola o legge.
Il sovrano inoltre, secondo questa teoria politica, gode anche dell’autorità religiosa che lo rende anche capo della Chiesa oltre che capo dello Stato.
Tutto ciò è affine alla politica degli Stuart.
Essi infatti tentarono di imporre l’assolutismo riaffermando anche la Chiesa Anglicana. Tuttavia i sovrani fallirono il tentativo dando origine a contrasti con il Parlamento che sfociarono in una guerra civile che vide la vittoria dei parlamentari.
Valgono le mie osservazioni fatte a chi tra voi ha optato per la “tesi Stuart”. Sei sicura che la notizia del fallimento degli Stuart, dato senz’altro storico, sia pertinente al quesito? Forse lo sarebbe, se essa servisse a precisare che il potere assoluto degli Stuart era più “desiderato” da loro che realizzato (come invece fu per Luigi XIV in Francia).
Hobbes è uno dei grandi teorici dello stato assoluto, ma non necessariamente della monarchia assoluta verso la quale, comunque, nutre grandi simpatie. Nello stato assoluto secondo Hobbes Dio non centra nulla, il potere non deriva dall’alto, ma dal basso: gli uomini guidati dalla loro ragione decidono di associarsi e di rinunciare a porzioni della propria libertà in favore di un’istanza superiore (il sovrano). Il sovrano può tutto fuorché mettere in pericolo lo stato stesso e i cittadini, se non è in grado di garantire la sicurezza, la sovranità si disfa da sola. Ciò può portare ad una guerra civile. in ogni caso per Hobbes la cosa che va evitata più di ogni altra è la guerra civile. Hobbes mira alla sicurezza. Lo stato per terribile o aggressivo che possa essere, rimane l’unico mezzo per non piombare nello stato di natura (legge del più forte). Per questo Hobbes “apprezzava” anche Cromwell: ciò che conta è che ci sia un potere forte, valido, non importa di quale natura purchè ci sia.
Hai colto il punto. Non si trattava, tanto, per Hobbes di decidere tra Cromwell e gli Stuart, ma di assicurare la pace in Inghilterra dopo tante divisioni sulla base del potere assoluto del sovrano, chiunque ricoprisse tale ruolo.
Secondo me la politica di Hobbes può essere invocata per sostenere la monarchia degli Stuart perchè il potere dello Stato è indivisibile dall’autorità religiosa. Inoltre Hobbes sostiene come idea che i cittadini scelgono delle persone a cui affidare il potere creando così un contratto tra cittadini e non tra cittadini e Stato, lo Stato non è soggetto alle sue leggi come si verifica nelle monarchie.
Il fatto che i cittadini scelgano il detentore del potere supremo suggerisce che lo Stato di cui fanno parte sia piuttosto una repubblica (noi diremmo: “presidenziale” o “plebiscitaria”) che una monarchia, non ti pare? Se volevi sostenere la “tesi Stuart” avresti dovuto tacere questo aspetto oppure, sottolineatolo, chiarire la sua compatibilità con la “tesi Stuart” (si potrebbe p.e. argomentare che la scelta di cui parla Hobbes sia “teorica”, astratta, e abbia la sola funzione di legittimare qualsiasi monarchia).