Leggendo con attenzione l’ultima parte della pagina di questo sito dedicata all’epistemologia di Popper (da “Nasce allora il problema di sapere se nei secoli si sia verificato davvero un progresso scientifico…”) e approfondendo autonomamente l’epistemologia di Thomas Kuhn (sia su questo sito, sia sul manuale, alle pp. 366-67), rispondi al seguente quesito.
- Quali i limiti maggiori dell’approccio epistemologico di Popper con particolare riguardo all’esigenza di definire criteri di misurazione della progressività (cioè dell’attendibilità in termini di valore di verità) di una teoria scientifica?
Il grande limite dell’epistemologia di Popper è quello di non riuscire a definire il concetto di ”progresso” scientifico. Popper tentò di definirlo introducendo l’idea di verosimiglianza: tra due teorie (entrambe falsificate) ce n’è una più verosimile, meno falsificata dell’altra, che è quindi quella più ”giusta” da tenere in considerazione. Secondo Popper tutte le teorie verranno prima o poi falsificate, quindi il concetto di progresso sta nel susseguirsi di teorie sempre più verosimili, più progredite.
Quest’idea si rivelerà subito errata in quanto non si possono stabilire criteri secondo in quali una teoria è più vera di un’ altra. Quindi, se considerassimo esclusivamente l’epistemologia di Popper, andremo in contro al crollo del concetto di progresso scientifico.
Kuhn risolve il problema introducendo il concetto di progresso da un punto di vista culturale, e non strettamente logico come aveva fatto Popper: tra due teorie, entrambe falsificate, quella che è preferibile utilizzare è quella che risponde meglio alla società sulla base di criteri extrascientifici. Inoltre per giungere a questa conclusione egli nega il principio popperiano secondo cui non si possono introdurre ipotesi ad hoc per sostenere una teoria che si rivelasse falsificata. Kuhn afferma che per definire il concetto di progresso è necessario risolvere le anomalie di una teoria partendo sempre dai dogmi (principi fondanti) della stessa teoria. Solo nel caso estremo in cui questo processo non sia possibile bisogna sostituire quella teoria con un’altra che risolva queste anomalie, giungendo quindi ad una rivoluzione scientifica (ciò che avvenne quando si sostituì Newton con Einstein)
Hai colto precisamente il punto. Vedremo con Lalatos e altri se sarà possibile introdurre qualche nuovo concetto di progresso scientifico, meno “irrazionale” di quello proposto da Kuhn.
Ci sono due casi in particolare che evidenziano i limiti dell’approccio epistemologico di Popper: il primo caso è l’idea che la verisimilitudine di una teoria che è stata giudicata falsa AUMENTA se si elimina una proposizione falsa. Questa concezione non può però essere vera perché mettendo a confronto due proposizioni false, non si può dire che una è più vera dell’altra, in quanto sono ENTRAMBE false. Il secondo caso invece, rimanendo sempre nel confronto di due proposizioni false, presupporrebbe che una delle due sia più veritiera in quanto contiene al suo interno più proposizioni vere. Pavel Tichy, David Miller e John Harris hanno dimostrato però che aumentando le proposizioni vere di una teoria aumentano anche quelle false, negano la definizione di Popper.
E da Kuhn non ricaviamo alcun altro limite? Per quanto riguarda il problema sollevato da Tichy ecc., è un po’ più complesso. Proverò a illustrarvelo in aula, perché mi rendo conto che da un testo scritto riassuntivo è difficile coglierne il senso preciso.
Secondo Popper una teoria è meno falsa di un’altra se è più difficile da confutare oppure se la quantità di proposizioni false in essa è inferiore rispetto ad un’altra ( o se, viceversa il numero di proposizioni vere è maggiore). Tuttavia questa visione può essere confutata in quanto non si può definire il grado di falsità così facilmente, in quando una proposizione o è falsa o non lo è. Lo stesso Popper si accorgerà delle seguenti aporie.
Il limite dell’approccio di Popper non sta tanto nel fatto che “una proposizione o è falsa o non lo è”, il che era implicito anche nel legame tra verisimiglianza di una teoria e quantità di proposizioni vere e false delle teoria medesima. Il limite sta proprio nella difficoltà a quantificare il numero delle proposizioni vere e false. Ne riparleremo in aula.
Lo stesso Popper si accorse dei limiti della sua teoria e si convinse del fatto che, in realtà, non esista un assoluto criterio di verità. La teoria più “vera” è quella che risolve più problemi e la cui applicazione è più funzionale. Il limite più grande della teoria di Popper sta nel fatto che non si può definire una teoria falsa come “più vera” rispetto ad un’altra teoria anch’essa falsa. Inoltre, nella teoria di Popper una sola anomalia basta a definire come falsa un’intera teoria che può avere al suo interno alcuni aspetti verificabili dall’esperienza. Popper elimina ogni ipotesi ad hoc che tenta di salvare una teoria che è appena stata falsificata. Questo, secondo Kuhn, va contro il progresso scientifico in quanto anche le stesse anomalie devono essere spiegate scientificamente ed una sola anomalia non basta a sovvertire un’intera teoria. Solo in questo modo, ossia non abbandonando ogni teoria alla prima anomalia, le ricerche scientifiche possono progredire.
Si, hai colto i limiti fondamentali, anche se il fatto che Popper se ne sia accorto (del primo, almeno) non è molto rilevante e, detto all’inizio, rischia di essere poco pertinente, perché elude la risposta immediata al quesito posto.
Un primo limite delle teorie di Popper emerge parlando di veridicibilità di più teorie.
Appurato che una teoria è scientifica quando viene falsificata da enunciati empirici, se se ne presentano due, ambe due egualmente scientifiche, come è possibile stabilire quale sia più falsa, e quindi più vera? La soluzione avanzata dal filosofo si basa su un criterio di verisimilitudine, secondo cui quanto più complesso risulti avanzare una falsificazione, tanto più aumenta il grado d’importanza della teoria stessa.
Ciò viene concepito come un limite, come dimostrato da Tichy, Miller e Harris, in quanto le definizioni di Popper risultavano, sostanzialmente, inconsistenti perché supporre che tra due teorie, di per sé, false non è possibile che una di esse sia, paradossalmente, più vera dell’altra.
Inoltre questa difetto può essere esplicato anche osservando i criteri adottati ai giorni odierni per cui non esiste una teoria più vera di altre ma solamente una che sia in grado si spiegare un numero maggiore di fenomeni.
Un’ulteriore limitazione può essere evidenziata analizzando il pensiero di Kuhn. Secondo quest’ultimo epistemologo, qualora da una teoria emergessero delle anomalie, non la si doveva abbandonare definitivamente, bensì la si doveva adattare secondo quanto emerso. Analogo ragionamento non venne assunto da Popper, perciò il suo divergente modo di pensare può venir discusso.
Hai colto aspetti importanti dei limiti di Popper così come evidenziati sia da Tichy ecc., sia da Kuhn. Attenzione ad alcuni dettagli. Una teoria non è scientifica quando viene falsificata, ma se è falsificaBILE (possibilmente resistendo a tutti o a molti tentativi di falsificazione). Non è neanche esatto dire che una teoria è migliore o più vera quando è “in grado si spiegare un numero maggiore di fenomeni”, perché, come gli stessi Tichy ecc. rilevano, non si possono “contare” le conseguenze empiriche vere e false di una teoria (cioè i fenomeni che la teoria correttamente prevede o da cui viene viceversa smentita). Ad esempio la teoria di Newton è smentita dal comportamento dei fotoni (e più in generale dei leptoni) in presenza di masse gravitazionali. Quanti sono i “fenomeni” che falsificano la teoria di Newton (cioè la conseguenze false della teoria)? Uno? Tanti quanti i fotoni dell’universo? Uno per ogni tipo di particella che “disobbedisce” alla teoria di Newton (fotone, elettrone, positrone ecc.)? Oppure la teoria delle 55 sfere di Aristotele è falsa. Quanto è falsa? Una volta per ogni sfera? Una volta per ogni meridiano tracciabile lungo ciascuna sfera? Una volta al giorno quando il Sole sembra muoversi sulla sua sfera (mentre è la terra che si muove)?
Secondo Popper se una teoria è facile da falsificare allora la teoria assume minor importanza rispetto ad una molto più difficile da falsificare. In primo luogo si può facilmente notare che se si aumentano le conseguenze vere inevitabilmente aumentano anche quelle false. In secondo luogo tra due teorie false nessuna delle due può essere considerata più falsa dell’altra.
Popper si accorse subito del suo errore.
Hai compreso quello che hai scritto? La prima proposizione è corretta e anche le seguenti (più o meno ricalcate dalla pagina dedicata a Popper del sito), ma non è affatto chiara la connessione tra loro.
Il maggior limite nell’approccio di Popper sta nella futile necessità di porre dei gradi alla verità di una teoria scientifica, questo è insensato se si considera la praticità necessaria alla scienza, logicamente se una teoria presenta una conseguenza falsa, senza considerare errori sperimentali, essa è falsa. Tenendo ovviamente in considerazione il fatto che se una teoria falsa contiene proposizioni vere esse non devono necessariamente essere considerate false.
Le cose non stanno esattamente come le poni tu. La “futile necessità” non è tanto di Popper (in ultima analisi alla luce del suo criterio un teoria o è vera o è falsa, punto, esattamente come intendi tu, non ci sono gradi di verità), ma dei suoi critici. L’esigenza di distinguere gradi di verisimilitudine (nel lessico di Popper) è meno futile di quello che sembra che se consideri che a) tutte le teorie note, vecchie e nuove, sono in qualche loro implicazione falsificate, dunque a rigore sarebbero false; b) in una teoria non si possono separare le proposizioni vere da quelle false perché tutte le proposizioni sono tra loro logicamente connesse; c) dobbiamo avere comunque qualche criterio che ci permetta di decidere che la teoria di Einstein è migliore di quella di Newton e che la stessa teoria di Newton è migliore di quella di Aristotele.
Popper riteneva che le prove della scienza devono essere imposte in termini di falsificabilitá: uno scienziato deve a tutti i costi cercare di smentire una data teoria di modo da verificare se essa regga oppure no; in questo modo la scienza progredisce. Al contrario, Kuhn, ha dimostrato che il successo di una teoria scientifica é continuamente modificato e perfezionato fino a che non viene sostituita dalla stessa ipotesi che il processo aveva definito .
Non è molto chiara la tua descrizione dell’approccio di Kuhn. In ogni caso non sono chiari i limiti dell’approccio di Popper. Presenti i due approcci, ma non si capisce perché quello di Kuhn dovrebbe essere preferibile. Rispetto a quale esigenza?
La prima limitazione del sistema di Popper riguarda il dover “ricominciare da zero” ogni qual volta si presenta un’apparente incongruenza e dunque la mancanza di flessibilità che per lo scienziato sarebbe addirittura ciò che ci permettere di distinguere ciò che è scienza da ciò che non lo è. Inoltre secondo Thomas Kuhn dal fatto che non esista teoria scientifica esente da confutazioni, limiti o anomalie deriva che un paradigma sia preferito a un altro sulla base di criteri extrascientifici.
Terminerei proponendo un terzo limite della teoria di Popper: non si capisce quali siano i limiti oggettivi entro i quali una teoria rimane uguale a se stessa, esistono questi limiti oggettivi? Se anche qualche cosa fosse implicito, si dovrebbe eliminare comunque la teoria? In questo caso dovrei inserire infinite premesse ad ogni mia affermazione. Kuhn mantiene un atteggiamento più flessibile ma manca di marcare i limiti di questa flessibilità in maniera oggettiva: fino a quando appunto posso piegare una teoria affinché combaci a delle nuove scoperte.
il pensiero di Popper è contraddistinto dal dare molta importanza alla falsificabilità di una qualsiasi teoria scientifica; questo metodo di analisi però ha un grande falla cioè visto che ogni teoria scientifica è destinata a essere falsificata come è possibile stabilire quale teoria ha portato maggior progresso nella storia della scienza? Popper propone il grado di falsificabilità cioè più una teoria è stata difficile da confutare più questa è considerata importante per spiegare e prevedere un fenomeno, anche se è stata falsificata.
Secondo lo studioso Thomas Kuhn invece la teoria di popper risulta troppo radicale poichè abbandonare una teoria per un’altra non permettendo alla precedente di essere corretta in base ai risultati di qualche esperimento. Lo scienziato si basa su alcuni assiomi nei suoi studi e solo in alcuni casi straordinari è possibile sovvertirli per crearne di nuovi.
Secondo Karl Popper non esiste una scienza più giusta di un’altra e la sua veridicità dipende dal fatto che possa essere falsificabile.
Di ogni teoria, Popper, si preoccupa di fornirne quanti più errori e contraddizioni, affinché essa si riveli più plausibile e giusta; quando l’esperienza è contrapposta ad ogni precedente previsione, si presenta un problema, ed è ruolo della scienza risolvere tale incertezza.
Un altro punto che il filosofo austriaco sottolinea è il fatto di eliminare ogni irregolarità, abbandonando ogni tipo di ipotesi formulata per salvare quanto emerso dal principio di falsificazione.
Tale idea viene però contraddetta da Thomas Kuhn, il quale sostiene che l’eliminazione di ogni anomalia, così da lui chiamata, non sia proficua per la scienza, in quanto ogni ricerca continuerebbe ad essere ripresa dall’inizio finendo in un circolo vizioso che non avrebbe termine. Inoltre egli afferma che nessuna scienza è priva di anomalie, e senza queste non potrebbe essere tale.
Il grado di attendibilità di una teoria scientifica, secondo Popper, si basa sulla difficoltà nel falsificare una teoria: più una teoria è difficile da falsificare più essa è meno falsa. Ma meno falsa rispetto a cosa, ad un’altra teoria falsa? Insomma, Popper ammette che il suo metodo ha dei limiti nel verificare proprio la verificabilità di una teoria. Io penso che questi limiti però, rendano ancora più solida la teoria elaborata da Popper invece che indebolirla, poichè dimostrano come la sua teoria rispetti la sua idea epistemologica.