Prima di abbandonare del tutto il Kant “illuminista” (l’autore della Critica della ragion pura e della Critica della ragion pratica) riflettiamo sulle consonanze tra il suo pensiero e i principi della rivoluzione francese. In particolare quali consonanze ed eventualmente dissonanze ritieni di individuare tra i diritti dell’uomo e del cittadino proclamati a Parigi nel 1789 e la nozione kantiana di legge morale?
Non sono sicura di aver compreso perfettamente la sua domanda…
Secondo me si può trovare una consonanza tra la nozione kantiana di legge morale e i diritti dell’uomo e del cittadino emanati nel 1789 a Parigi, sopratutto se si prende in considerazione l’articolo 4 di quest’ultimo dove viene detto che la libertà consiste nel fare tutto ciò che non nuoce ad altri. Proprio su questo si basa anche la legge morale di Kant, che non è altro che un riassunto della regola aulica dove uno dei concetti principali è proprio quello di “non fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi stessi”.
Una dissonanza invece è il fatto che per Kant, all’interno della sua legge morale,gli individui sono spinti a seguire la ragione, e quindi essendo “razionale”, ciascuno da a stesso la legge liberamente. Deve essere però allo stesso tempo anche universale poiché altrimenti non sarebbe per tutti vincolante e ognuno sceglierebbe solo i principi che gli fanno comodo.
Hai colto bene il punto. Una differenza, oltre al fatto che Kant insiste sul dovere morale e la Dichiarazione sui diritti, è che Kant discute di morale (riguarda il valore delle nostre azioni) mentre la Dichiarazione, avendo per tema i diritti, ha contenuto giuridico: si può immaginare una persona che agisca rispettando la Dichiarazione in ogni suo articolo (cioè in ultima analisi rispettando il prossimo) per pura paura della sanzione, qualora non lo facesse, e non per nobili moventi morali.
beh direi che il primo punto di concordanza è quello che riguarda la libertà in quanto Kant con il suo pensiero sul libero arbitrio (il libero arbitrio esiste, sostenendo che, pur non potendo sapere se siamo o meno liberi, è ragionevole crederlo, “se devi, allora puoi” ossia: poiché hai doveri, si presume che tu sia abbastanza libero da potertene assumere la responsabilità).
avendo Kant scritto la Critica della ragion pura nel 1781 e successivamente nel 1788 la critica della ragion pratica, qualche anno prima della dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789, in cui vengono espressi i principi della legge morale dell’essere umano e a mio parare vengono ripresi nella dichiarazione
Sì, ma quali principi vengono precisamente ripresi? Per quanto riguarda il libero arbitrio, bisogna distinguere tra esso e la libertà in senso politico e giuridico (difesa nella dichiarazione francese). In linea di principio quella dichiarazione (che si riferisce alla “libertà d’azione”, di fare ciò che non nuoce agli altri) si concilia anche con una concezione deterministica (come quelle di Hobbes e Spinoza, p.e., che, del resto, pure difendevano il diritto di ciascuno all’autodeterminazione, anche se con esiti politico-istituzionali diversi).
La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino riprende per certi aspetti il pensiero kantiano sulla legge morale. L’articolo 4 della Dichiarazione, nella quale si ritiene la libertà un diritto che consiste nel poter far tutto ciò che non nuoce agli altri, si ispira al pensiero di kant “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”. Anche in altri articoli è presente questa regola, anche per quanto riguarda la libertà di comunicazione, il concetto di proprietà privata che non deve essere violata. Come la legge morale che è universale, ogni articolo della costituzione è considerato uguale per ogni uomo.
Bene l’estensione dell’analisi dall’art. 4 ad altri che, implicitamente, lo presuppongono (e, con esso, la legge morale kantiana)
Secondo me possiamo trovare molte analogie con la legge morale di kant nell’articolo 4 de i diritti dell’uomo e del cittadino, il quale dice che la libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri. Questo concetto rispecchia la regola aurea, sostenuta da Kant e riconosciuta da quasi tutte le culture e le religioni, secondo la quale non si deve fare agli altri quello che non si vorrebbe che fosse fatto a noi.
Anche l’articolo 10 (“nessuno deve essere molestato per le sue opinioni, anche religiose…”) sembra rispecchiare il pensiero di kant, che cercava di fondare un’etica laica e razionale, non derivante da principi di tipo metafisico o religioso e che potesse essere condivisa da chiunque.
Buona la sottolineatura dell’art. 4 Altre analogie? Qualche differenza?
Le consonanze che individuo tra “i diritti dell’uomo e del cittadino” e la legge morale di kant sono innanzitutto:
– l’universalità e la necessarietà di una legge capace di essere vincolante per tutti.
– Un altro importante principio che sta alla base della dichiarazione, ma anche di ogni azione onesta dell’uomo, ovvero la trasparenza e il “non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te”.
– la razionalità
– il fatto di essere assoluta
– l’essere libera (non essere determinata da altro se non la ragione)
Le caratteristiche della legge morale kantiana (considerabile secondo la mia opinione come utopica e lontana dalla praticità) che si allontanano dalla visione della dichiarazione sono invece:
– autonoma (la dichiarazione è infatti posta da altri per tutti, ovviamente a causa di motivi logistici)
– categorica (nella “vita reale” è inevitabile compiere azioni per uno scopo)
– formale (la dichiarazione lascia poco spazio a interpretazioni personali)
Valgono le medesime considerazioni fatte per Fraulin (la cui analisi è curiosamente identica alla tua, salvo che si interrompe prima ed è scritta a scuola già iniziata…)
Kant precursore delle idee esposte nei “Diritti dell’uomo e del cittadino” della Francia rivoluzionaria ricerca una legge morale che sia universalmente condivisa e indipendente da principi religiosi, politici o metafisici. Anche l’Assemblea nazionale, in un certo senso aveva come obbiettivo giungere a questo scopo: volevano infatti rendere ufficiale un insieme di diritti validi per tutti gli uomini e i cittadini francesi, i quali dovrebbero sentirli come propri. Si può anche paragonare il principio di uguaglianza e libertà propagandati dalla dichiarazione all’idea di Kant secondo cui la legge morale si riassume nella regola aurea in base alla quale non si deve fare agli altri quello che non si vorrebbe fosse fatto a noi. Similmente a quello che proponeva il filosofo, anche questo documento è necessario (altrimenti ciascuno sceglierebbe i valori che gli fanno più comodo), categorico, non ipotetico e incondizionato. Al contrario però esso non è autonomo (= ciascuno dà la legge a se stesso) ma eteronomo, ovvero posto da altri. Secondo Kant infatti la legge è autonoma in quanto razionale. La ragione dunque è in grado sia di fissare una legge morale universale sia di dare la forza di osservarla, se liberamente lo vogliamo.
Bisogna distinguere: la dichiarazione dei diritti in quanto “calata dall’alto” e imposta sembra “eteronoma”. Tuttavia gli estensori non pensavano di imporre diritti arbitrari, ma diritti “naturali” che, infatti, non “deliberano”, ma si limitano a “dichiarare”. Se ci rifletti, questo dissolve l’apparenza di eteronomia, almeno nelle intenzioni degli estensori.
Ritengo che i diritti dell’uomo e del cittadino (che abbrevieró in DU) siano stati originati da un pensiero indubbiamente influenzato dalla morale kantiana.
Si nota a primo impatto come i DU sostengano fortemente l’uguaglianza di tutti i cittadini, sia tra di loro sia davanti alla legge (articoli 1, 6, 7, 9); allo stesso modo la legge morale di Kant mette tutti gli individui sullo stesso piano, essendo universale. Ogni uomo deve cercare di svincolarsi dai suoi impulsi e seguire la ragione. La regola aurea garantisce peró ad ogni individuo la possibilità di esprimersi ed autodefinirsi se questa espressione non danneggia gli altri, proprio come viene affermato nell’articolo 4.
Questo elemento si diversifica a seconda del contesto (ad esempio gli articoli 10 e 11 applicano questo concetto alla libertà di stampa e di espressione) ma le fondamenta restano le stesse.
Approfondendo altre affinità ho l’impressione di ripetermi, forse perchè vedo queste consonanze come talmente evidenti da non capire come orientarmi.
Ho notato, sia durante le lezioni che a casa rivedendo gli argomenti, che l’etica di Kant, almeno per quanto abbiamo visto, è molto affine alla mia (dando per scontata un analisi laica della suddetta legge morale). Certamente penso che in alcuni casi, ad esempio, si possa arrivare ad un accordo dove io cedo parte della mia libertà all’altro perchè vedo che per lui è importante, come in un dono di relazione, peró lasciando da parte i casi particolari o altre ramificazioni del mio pensiero vedo che le fondamenta della mia etica sono molto simili a quelle della morale kantiana.
Forse ci dovremmo chiedere se questa curiosa impressione di “accordo” tra il nostro pensiero e le teorie di Kant, nonché la concezione dei diritti dell’uomo, non sia conseguenze del fatto che siamo “figli” di una certa storia. La differenza fondamentale tra la dichiarazione dell’ 89 e la teoria di Kant forse è una sola: nella prima l’accento cade sui diritti, nella seconda sui doveri (anche se, in un certo senso, per la regola aurea, si tratta di “due facce della stessa medaglia”).
Le consonanze che individuo tra “i diritti dell’uomo e del cittadino” e la legge morale di kant sono innanzitutto:
– l’universalità e la necessità di una legge vincolante per tutti;
– la trasparenza e il “non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te”.;
– il fatto di essere assoluta
– la razionalità
– la libertà (non essere determinata da altro se non la ragione)
Le caratteristiche della legge morale kantiana (considerabile secondo la mia opinione come utopica e lontana dalla praticità) che si allontanano dalla visione della dichiarazione sono invece categorica, autonoma e formale.
Interessante analisi. Perché trovi utopica la legge morale? I diritti dell’uomo non sono sostenuti categoricamente?