Abbiamo esaminati i limiti delle epistemologie a matrice empiristica, nonostante i tentativi, come quello di Hempel, di difendere il principio generale secondo il quale, in ultima analisi, il sapere scientifico deve basarsi sul controllo sperimentale od osservativo delle affermazioni contenute nelle teorie scientifiche.
Abbiamo approfondito in particolare i limiti dell’empirismo logico, gli aspetti insoddisfacenti del modello della legge di copertura di Hempel e i problemi posti dall’induzione, come procedimento dimostrativo.
Alla luce di tutto questo rispondi al seguente quesito:
- Ti hanno convinto le critiche all’empirismo logico (nella versione del Circolo di Vienna e in quella, riveduta e corretta, proposta da Hempel) o ritieni che qualcosa dell’approccio di questi autori vada salvaguardato? Insomma, c’è secondo te un rapporto tra il sapere scientifico e l’esperienza (osservazioni, esperimenti)? E se si, quale?
L’empirismo logico è una corrente filosofica che nasce a Vienna (e viene quindi denominata Circolo di Vienna) agli inizi del Novecento come “risposta” alle domande che sono sorte come conseguenza alle nuove scoperte scientifiche e fisiche.
Secondo gli empiristi logici hanno sognificato soltanto le proposizioni che possono essere verificate empiricamente. Questo approccio però mostra molti limiti, due dei quali a mio parere evidenziano come la teoria degli empiristi logici non sia completa:
1. Si esprimono tramite proposizioni, che però sono prive di senso perché non sono verificabili empiricamente, infatti tutte le proposizioni filosofiche risultano tali
2. Adottano un criterio di verificabilità che ammette che due proposizioni, anche se in contrasto fra loro, risultino contemporaneamente “vere” in quanto “salvano gli stessi fenomeni”.
Hempel invece cerca di colmare alcuni dei limiti dell’empirismo logico e, a mio parere ci riesce parzialmente. Secondo il filosofo, per spiegare un fenomeno, è necessario che ci sia un fenomeno noto da cui possiamo derivarlo e una legge universale che lo possa spiegare. Hempel però non riesce a spiegare da cosa hanno origine le leggi universali senza introdurre concetti metafisici.
A mio parere esiste un rapporto tra il sapere scientifico e l’esperienza ma questo rapporto risulta talmente sottile che ogni qualvolta si prova a definirlo basandosi su una determinata teoria filosofica si rischia di ricadere in contraddizioni. Quindi non mi sento in grado di esprimere un pensiero riguardo il tipo di rapporto tra il sapere scientifico e l’esperienza.
Ottima risposta. Davvero intelligente. Scusa, è un aggettivo che si dovrebbe evitare nelle valutazioni, ma non me ne viene uno migliore.
Personalmente le critiche all’empirismo logico mi hanno convinto ma solamente nell’ottica che la conoscenza scientifica sia la linea guida per definire le cose giuste o sbagliate. Tuttavia alla luce di tutti i problemi della scienza come facciamo a prendere come punto di riferimento una cosa che a sua volta detiene molte incertezze? Probabilmente noi uomini ci chiediamo spesso troppe cose e pretendiamo di avere una certezza anche laddove non si può avere, proprio per questo, secondo me la connessione tra sapere scientifico ed esperienza c’è ma non risiede in una prospettiva di formulare insieme una teoria o rispondere a una domanda ma più in una richiesta che parte dall’esperienza di formulare poi una teoria scientifica. Resta inevitabile, infatti, che le stesse persone che cercano di arrivare ad una verità scientifica attraverso lo studio decidano di procedere in determinati modi. Questi modi tuttavia sono dettati dalla stessa persona che ritiene meglio agire in un modo piuttosto che in un altro proprio grazie alla sua esperienza personale e quindi inevitabilmente viene aggiunta la componente soggettiva che può essere dettata dall’esperienza o dall’osservazione che ci spinge a pensare di dover procedere in un determinato modo.
Qui tu sembri andare oltre il quesito e mettere in dubbio la sensatezza stessa della ricerca epistemologica. Tutto sarebbe soggettivo, se ben intendo. Eppure penso che quando va dal medico tu distingua questo esperto dal ciarlatano, il cartomante o simili. Che cosa permette di dire che alcuni saperi sono almeno “più” attendibili di altri (più “scientifici”)? La domanda riguardava se i criteri degli empiristi logici ti sembrassero adeguati. Tutto qui.
Mi hanno sostanzialmente convinto le critiche all’empirismo logico perché di fatto hanno evidenziato le aporie che si nascondevano sotto a esso. Infatti, già la stessa formula di Schlick appare priva di senso, perché non la posso verificare. Che la fisica si basi sull’osservazione dei fenomeni è imprescindibile, ma ormai si è andati ben oltre al semplice osservare e dare una spiegazione che descriva ciò che si nota. L’intento non è quello di salvare i fenomeni, ma pervenire alla vera legge che si cela dietro a ciò che noi vediamo. Inoltre dire che qualcosa ha senso solo perché lo posso verificare andrebbe a banalizzare la scienza ammettendo come scientifiche proposizioni che non lo sono.
Tutto molto condivisibile, tranne il passaggio: “L’intento non è quello di salvare i fenomeni, ma pervenire alla vera legge che si cela dietro a ciò che noi vediamo”. Al contrario ormai si dispera di trovare una “verità” di questo genere (sogno realistico di Galileo e dei positivisti), ma si ammette di doversi limitare a costruire modelli esplicativi del visibile, soggetti a correzione e sostituzione. Ma approfondiremo meglio in seguito questo punto.
Vi è sicuramente un rapporto tra il sapere scientifico e l’esperienza poichè, secondo l’appunto metodo scientifico sperimentale, un’ipotesi non può essere considerata vera e reale se non prima provata materialmente con appositi esperimenti.
Tuttavia bisogna far sì che tali ipotesi e tali esperimenti, come suggerito da Hempel, siano basate su leggi naturali già verificate. Tuttavia, nel verificare tali ipotesi e esperimenti, bisogna far attenzione a scegliere con cura e in modo molto appropriato le proprie argomentazioni in modo da non cadere in paradossi o in problemi, quali quello della simmetria (problema della bandiera), dell’irrilevanza (problema di Gianni) e della casualità e la spiegazione di essa, ritrovabili nella proposta di Hempel.
Dunque, a mio parere, sapere scientifico ed esperienza sono due facce della stessa medaglia: non vi è scienza che non derivi dall’esperienza (dunque non vi è scienza che non possa essere verificata secondo il metodo scientifico sperimentale); tuttavia le argomentazioni a sostegno dell’ipotesi iniziale devono essere accuratamente scelte al fine di non cadere in contraddizioni.
Interessante approccio, anche se, restando nel quadro dell’empirismo, pare difficile evitare i paradossi che abbiamo messo in luce a proposito di Hempel. Inoltre rimane un macigno: come ricavare le leggi generali se i procedimenti induttivi sono inadeguati?
L’idea centrale dell’empirismo logico è la seguente: hanno senso o significato soltanto le proposizioni che possano essere verificate empiricamente. Schlick sostiene che Il significato di una proposizione è il metodo della sua verifica, questo significherebbe che quasi tutti i discorsi sono privi di senso, anche i discorsi in ambito filosofico (intendendo la filosofia come un’attività di critica (o purificazione) del linguaggio) vengono deputati così. La scienza riguarda solo il sapere delle certezze fisiche e numerali e tutto il resto è collocabile in uno spazio indefinito che va ad argomentare sull’individuo. Nell’esperienza comune mai come in questi decenni c’e stata una grande diffusione della tecnologia, questa diffusione ha convinto le persone che la scienza e la ricerca scientifica siano delle esclusive della tecnologia.
La prima parte ripete la teoria del Circolo di Vienna. Le ultime considerazioni che obiettivo hanno? Vorresti suggerire che la tecnologia ha assunto eccessiva importanza? Ma qual è il rapporto con la prima parte? Che significa: “Tutto il resto è collocabile in uno spazio indefinito che va ad argomentare sull’individuo”?
Mi sembra che molte delle critiche fatte all’empirismo logico possano essere considerate valide: inconfutabile è l’autocontraddizione della filosofia neopositivistica stessa, la quale, basandosi su proposizioni non verificabili, risulterebbe a sua volta essere priva di senso; numerosi sono inoltre gli esempi del passato che dimostrano come uno stesso fenomeno possa essere verificato in modi diversi, come la teoria copernicana; nemmeno il problema delle generalizzazioni particolari in universali costituisce una novità: come era già stato rilevato, non è mai possibile escludere la totale assenza di eccezioni che smentiscano la verità finora attestata da numerose osservazioni. Quest’ultime, coinvolte nella sperimentazione e nella verificabilità di una proposizione, costituiscono tuttavia il primo mezzo di conoscenza della realtà. E’ grazie all’osservazione che l’uomo inizia a porsi domande e a dubitare delle apparenze: osservando, è possibile sviluppare delle ipotesi e successivamente delle proposizioni, giuste o sbagliate che siano; molte verità che ora riteniamo scientifiche non esisterebbero senza una iniziale osservazione e tentativo di darne una spiegazione. Queste stesse verità verranno probabilmente confutate in futuro, ma ogni nuova confutazione rappresenta un avvicinamento alla verità che non si verificherebbe se non vi fosse stato un iniziale tentativo di raggiungerla.
La prima parte è chiara e condivisibile. La seconda andrebbe approfondita. Ci sarebbe da discutere ad esempio che ripetute osservazioni possano aver ispirato la teoria copernicana (che sembra smentita dall’osservazione dell’immobilità della Terra) e non invece considerazioni di carattere matematico o teologico. Ma ne riparleremo.
Personalmente ritengo che le critiche all’empirismo logico, proposte dal Circolo di Vienna e in seguito da Hempel, non siano pienamente convincenti poiché sono ancora necessarie le osservazioni e gli esperimenti. Infatti l’esperienza empirica è ancora necessaria per la determinazione delle proposizioni universali e usata nella loro sotto determinazione.
Non è chiaro il tuo pensiero. Le critiche all’empirismo logico non possono provenire dal Circolo di Vienna, perché gli empiristi logici non erano altro che i membri di questo circolo. Ciò premesso, le critiche che abbiamo messo in luce non portano necessariamente ad abbandonare l’esperienza, ma suggeriscono di non limitarsi ad essa. Le proposizioni universali sono proprio un esempio di proposizioni che non si possono inferire per esperienza, appunto perché risultano “sottodeterminate” dai fenomeni (gli stessi fenomeni sono compatibili con diverse teorie in competizione). Invece tu sembri credere che l’esperienza sia decisiva. Vedremo che in un certo senso è così, ad es. per Popper, ma bisogna spiegare come.
Alla luce delle critiche verso l’empirismo logico, la mia opinione su tali teorie è mista; da un lato si possono riconoscere degli aspetti positivi, ma dall’altro le limitazioni risultano piuttosto evidenti una volta esposte.
Tra i punti di forza, si possono annoverare una rivisitazione e perfezionamento del metodo scientifico, dal quale deriva una maggiore attenzione alla terminologia usata nelle ricerche e nella formulazione di nuove teorie (sicuramente, un passo importante verso la Scienza Moderna e i modelli attuali) e l’eliminazione delle proposizioni a sfondo teologico/emotivo dall’ambiente scientifico.
Per quanto riguarda le limitazioni, la non applicabilità di questo metodo alle proposizioni di carattere universale, risulta quella più invalidante: si può arrivare ad una progressiva svalutazione di buona parte del sapere scientifico disponibile, ma non direttamente verificabile.
Credo che questo problema possa essere un interessante spunto per riflettere sul valore che la scienza ha per l’essere umano; per natura, la nostra mente tende a creare modelli, mappe o scorciatoie al fine di poter comprendere “pezzo dopo pezzo” la realtà attorno a noi. Data la nostra disponibilità, principalmente, dei sensi e della ragione, credo sia inopportuno dare il compito a una singola di queste due capacità di aiutarci a comprendere la realtà; come dimostrato in passato dal susseguirsi e migliorarsi del nostro approccio alla Scienza, possiamo escludere che un approccio puramente empirista, o puramente logico sia in grado di creare dei modelli che rispecchiano al massimo la realtà. Ma mettendo una al servizio dell’altra è possibile fare un compromesso e permettere quindi un progresso del sapere: alla formulazione di una nuova teoria, basata su dati sperimentali (empirici quindi) è da affiancare una base matematica o fisica (logica) che possa supportarne le conclusioni, tenendo però a mente il valore di MODELLO, o sovrastruttura mentale, semplificazione di una realtà più complessa o fondamentalmente inconoscibile nella sua massima espressione .(riassumendo, il nuovo modello così creato ha valore utilitaristico perché permette una migliore comprensione dei meccanismi che regolano la realtà, ma non è da considerarsi a carattere universale, perché non verificabile in ogni singolo punto dell’universo simultaneamente, per ovvie ragioni).
Credo che questo sviluppo asintotico (in grado di migliorare la sua precisione, ma incapace di descrivere completamente la realtà) del pensiero scientifico possa essere un buon modello per permettere un avanzamento della conoscenza umana (è da escludere però la cieca fiducia nella Scienza, perché risulta necessario tenere a mente il carattere non universale, quindi sempre discutibile delle teorie così formulate).
Convincente la tua critica all’empirismo logico e anche la tua proposta epistemologica, che, in qualche misura, reincontreremo. Un problema della tua prospettiva riguarda lo “sviluppo asintotico”. Come misurare il grado di approssimazione di una teoria alla “realtà” se ignoriamo la realtà, ma abbiamo sempre solo a che fare con teorie? Possiamo apprezzare che una teoria corregga alcuni errori di teorie precedenti, ma chi ci assicura che non contenga, ad esempio, errori più gravi che ci fanno allontanare ancora di più dalla “realtà”?
Come punti di forza dell’empirismo logico c’è sicuramente il miglioramento del metodo scientifico, con termini più adeguati e metodi più studiati per esporre nuove teorie senza che teologia o emotività interferiscano nella formulazione di esse. Un limite però che va a crearsi è il fatto che non si può applicare questo metodo a carattere universale quindi si perde del sapere scientifico a discapito di quello verificabile.
Il senso è abbastanza chiaro, ma l’esposizione lessicalmente lascia a desiderare. Se tu fossi un docente che vuole esporre con chiarezza questa tesi, avresti scritto in questo modo? Sei certo che uno studente avrebbe capito? P.e. che significa “metodo a carattere universale”? Forse intendevi dire che questo metodo esclude le proposizioni universali perché non verificabili. Allora, perché non hai scritto così?
A mio parere esiste un rapporto tra il sapere scientifico e l’esperienza, in quanto un’ipotesi ha bisogno di esperimenti per essere giudicata vera; ma per far si che risultino veritiere, come sostiene Hempel, le ipotesi devono basarsi su leggi naturali già verificate in precedenza. Durante questo processo bisogna stare attenti a non cadere in paradossi o contraddizioni, scegliendo quindi in maniera appropriate le proprie argomentazioni.
In che senso? Quali argomentazioni sono appropriate e quali no? Ti riferisci ai paradossi che possono derivare dall’approccio di Hempel, a cui sembri aderire?
Come già stato esposto, l’approccio empirista, soprattutto quando vengono trattate tematiche di scala universale, vacilla e tende a perdere efficacia descrittiva delle fisica stessa, ma nonostante questo penso che sia lodevole il rigoroso metodo oggettivo con cui questi empiristi si approcciavano alla realtà che li circondava.
Ho capito il senso, ma attenzione al lessico. Non “tematiche di scala universale”, ma semplicemente “leggi universali”. Che significa “efficacia descrittiva della fisica stessa”? La difficoltà a introdurre leggi universali indebolisce la possibilità di “scrivere” discorsi scientifici sensati (non descrittivi, ma dotati di senso).
Sull’empirisimo logico, nonostante la messa in luce delle critiche fatte, riscontro due lati, uno positivo e uno negativo. Il primo consiste nel miglioramento del metodo scientifico dal quale deriva una maggiore attenzione verso le terminologia usata e l’eliminazione delle proposizioni a sfondo teologico dall’ambiente scientifico. Invece, la non applicabilità di questo metodo alle proposizioni di carattere universale risulta essere l’aspetto negativo
Hai colto due punti rilevanti, anche se non sono gli unici. Tuttavia, è illogico quel “nonostante le critiche fatte”, dal momento che, quando evochi il “lato negativo” dell’empirismo, riprendi proprio una di queste critiche. Il “nonostante” può essere usato in riferimento al lato positivo, mentre in riferimento al lato negativo avresti dovuto scrivere qualcosa come: “Anche alla luce delle critiche fatte” o “Come è stato osservato criticamente” ecc.
Uno dei punti di forza di dell’empirismo logico è sicuramente la rivisitazione del metodo scientifico. Tale rivisitazione ha portato ad una selezione più curata del linguaggio e nella terminologia e all abolizione di teorie a sfondo teologico ed emotivo dalla scienza. Purtroppo questo comporta delle limitazioni che comporterebbero la distruzione di buona parte del pensiero e delle teorie scientifiche fino ad ora formulate.
Questa progressione anche se con i relativi vantaggi e svantaggi sia un buon inizio per un avanzamento del genere umano nel campo della conoscenza se pur con le sue riserve dettate dai problemi relativi alla discutibilità delle teoire formulate.
Interessante e condivisibile approccio. Nonostante i suoi limiti l’empirismo logico ha avuto senz’altro il merito di favorire una “purificazione” linguistica e un’attenzione al senso dei termini del discorso scientifico. Tuttavia non scrivere “progressione” (nozione matematica), ma “progresso”.
Credo che la conoscenza scientifica non possa essere completamente staccata dall’esperienza poiché il fine ultimo della conoscenza è l’utilità di questa nella vita dell’uomo. Una teoria può essere perfetta dal punto matematico e logico e presentare una verità intellettuale perfetta, però se questa non si può verificare nella realtà diventa inutile e la sua creazione risulta essere unicamente uno spreco di tempo. Invece una teoria empirica seppur lontana da un progetto matematicamente o logicamente perfetto che però funziona risulta essere molto più utile nella nostra vita. Inoltre la matematica e la logica sono oggetti che possono essere plasmati e si possono creare nuovi sistemi di questo genere, basti pensare alle geometrie non euclidee che sono servite a spiegare in miglior modo matematicamente oggetti che si erano osservati. Inoltre se creiamo una teoria qual è l’unico modo per testare che questa funzioni se non unicamente l’esperienza? Certo non saremo mai sicuri che questa sia giusta e perciò diventi pura conoscenza tramite l’empirismo, però grazie a questo potremo sempre sapere in modo sicuro se questa non è considerabile tale.
La tua “epistemologia” è abbastanza chiara (anche se bisognerebbe approfondire quello che intendi per “utile”: utile nella vita quotidiana, sociale ed economica o, come nel tuo esempio, utile alla comprensione dell’esperienza e al progresso scientifico? Nel primo caso la tua posizione è “pragmatistica”, nel secondo si avvicina a una concezione “convenzionalistica”). Tuttavia, è meno chiaro il rapporto tra questo tuo approccio e l’empirismo logico storico (le teorie del Circolo di Vienna).
Tra i punti di forza possiamo trovare il progresso scientifico al quale vennero tolte tutte quelle credenze teologiche che ostacolarono per anni la ricerca. Bisogna però prestare attinzione al rapporto che esiste tra la teoria e la pratica, infatti un’ipotesi necessità sempre di una riconferma attraverso le esperienze reali e non bisogna rischiare mai di cadere in contraddizioni.
Fermo restando che qui per “pratica” intendi “esperienza” (l’espressione “pratica” in filosofia fa riferimento all’agire umano, soprattutto in campo politico e morale), non è chiaro quel “però”. L’empirismo logico tenta proprio di sottolineare l’importanza delle conferme sperimentali delle nostre ipotesi. Tuttavia, mostra alcuni limiti sui quali sorvoli.
Personalmente ritengo l’empirismo logico utile per un rimodellamento del metodo scientifico permettendo di migliorarne la precisione anche tramite l’eliminazione delle frasi di base emotiva. Però ritengo che gran parte della scienza verrebbe “cancellata” se vigesse solamente l’empirismo, infatti esso per migliorare il metodo scientifico deve essere affiancato da un approccio logico tramite il quale poter comprendere e spiegare al meglio la realtà.
Ottime riflessioni, anche se debolmente argomentate.