Studia l’unità didattica su Giolitti e sull’età giolittiana, quindi esprimi nel consueto box per i commenti una valutazione argomentata sulla figura dello statista italiano. A questo fine puoi utilmente appoggiarti al testo di Gaetano Salvemini, intitolato Luci e ombre dell’opera di Giolitti, doc. 4 del cap. 3 del vol. 3 alle pp. 92-93.
N. B. L'attività figura assegnata per lunedì p.v. /giornata della prova di Filosofia). Nella nuova convenzione si intende che essa debba essere svolta entro la mezzanotte di questa giornata, affinché io la possa visionare e possa darvi un eventuale feedback on line prima della discussione programmata per la giornata successiva.
A mio parere la figura di Giolitti, che giovernò l’Italia dall’inizio del Novecento fino al 1914, presenta dei lati positivi ma anche dei lati negativi.
Un punto che sicuramente mette in buona luce la sua figura è il fatto che, applicando una condotta neutrale di fronte ai contrasti interni e riconoscendo i diritti dei lavoratori, contribuì alla ripresa economica dell’Italia e al miglioramento delle condizioni di vita di molti lavoratori. Giolitti infatti portò l’Italia, che fino a pochi anni prima si trovava in una condizione economica, politica e sociale molto complicata, a raggiungere il “primo gradino” del progresso che era già presente in molti altri Stati. Questo progresso però è avvenuto con tempi e modalità differenti nelle diverse zone italiane, infatti molti suoi oppositori sostengono che egli abbia favorito lo sviluppo del Nord e del Centro piuttosto che quello del Sud.
Un punto negativo della politica giolittiana è che, dato che al Nord non riusciva ad avere la maggioranza parlamentare, cercava in tutti i modi di ottenerla fra gli abitanti del Sud, che erano meno colti e più facilmente condizionabili.
In generale ritengo che Giolitti abbia favorito un notevole miglioramento delle condizioni economiche e sociali italiane, in particolare al Nord, ma, come tutte le figure politiche, presenta anche degli aspetti negativi in quanto ha favorito il proprio interesse di ottenere la maggioranza a discapito dell’interesse del popolo italiano.
La domanda interessante è: “Giolitti avrebbe potuto agire in modo positivo se non avesse agito anche in modo negativo?”. Nel caso che si fosse limitato a fare le cose per cui è ricordato con ammirazione, avrebbe avuto la maggioranza parlamentare che gli avrebbe permesso di realizzarle? Senza i voti dei notabili del Sud avrebbe forse perso la maggioranza….
Giovanni Giolitti, lo statista che guidò l’Italia con brevi interruzioni dal 1903 al 1914, è un personaggio storico estremamente discusso in quanto ha numerosi sostenitori ma anche numerosi oppositori, come ad esempio lo storico Gaetano Salvemini. A mio parere egli è stato molto abile a governare il nostro paese: ha infatti attuato una politica “democratica”, tutt’ora in vigore, conciliante con i socialisti e con il movimento operaio ( qualora dovessero esserci scioperi egli infatti si mostrava tollerante e non rispondeva con la forza o con le armi come i suoi predecessori); inoltre ha permesso il decollo industriale dell’Italia del nord, che variava da industrie meccaniche, siderurgiche e automobilistiche; ha portato a termine l’impresa coloniale in Libia nel 1914 ed infine ha esteso il suffragio a tutti i cittadini maschi maggiorenni. C’è però una “macchia” nella sua politica, ossia egli veniva accusato di essere il ministro della malavita, in quanto sosteneva il clientelismo nel Sud Italia per ottenere la maggioranza all’interno del Parlamento. Queste accuse però non sono state provate quindi ritengo che probabilmente queste siano dovute ad una normale competizione politica scorretta, messa in atto dai suoi avversari politici per toglierli il potere a lungo detenuto.
O forse Giolitti per realizzare le sue politiche lungimiranti doveva disporre di una maggioranza parlamentare, per conservare la quale dovette necessariamente scendere a compromessi con i “notabili” meridionali. Leggi le mie osservazioni all’analisi di Chiara Cernoia.
Le azioni dello statista piemontese beneficiarono senza dubbio all’economia del Paese, il quale subì una fase di rapida crescita economica e industriale grazie a un nuovo sistema politico-finanziario e all’intervento delle commesse pubbliche che promuovevano un rinnovamento delle infrastrutture.
Questa fase di industrializzazione non riguardò tuttavia il Sud Italia che non solo basava la sua economia su un arretrato sistema di agricoltura, ma fu inoltre impossibilitato a conoscere una possibile fase di sviluppo a causa della Prima Guerra Mondiale.
Ritengo tuttavia che tale critica non consideri l’approccio lungimirante che Giolitti aveva nei confronti della politica: egli aveva infatti compreso che un efficace miglioramento delle condizioni interne del Paese avrebbe richiesto tempi lunghi ma necessari, contrariamente a Mancini che vedeva nell’imperialismo l’unica soluzione in quanto più veloce.
Le leggi speciali per lo sviluppo di Napoli dimostrano infatti l’intenzione di Giolitti di migliorare anche le condizioni del Sud (cosa che poi non avvenne a causa della Grande Guerra), dopo aver implementato quelle del Nord il quale costituiva un migliore punto di partenza in quanto avvantaggiato economicamente.
Un’altra critica riguarda l’approccio trasformista che egli aveva in politica: questo portò alla formazione di combinazioni ministeriali eterogenee all’interno di un governo che agli occhi dei cittadini risultava quindi frammentario e privo di un obiettivo definito. Ad un’avanzata legislazione sociale per i diritti dei lavoratori e l’istruzione, Giolitti contrapponeva infatti una politica basata su costrizioni e compromessi volti ad ottenere voti in suo favore, specialmente nel Sud, tanto che il suo governo venne definito una dittatura parlamentare. Il trasformismo dello statista era però diverso da quello di Depretis, il quale possedeva scopi maggiormente utilitaristici: l’obiettivo di Giolitti era invece quello di formare un governo innovativo che fosse capace di accogliere le diverse istanze dei partiti politici, cercando dei compromessi che potessero accordare le correnti politiche conservatrici con quelle progressiste, accorciando il divario fra esse.
Un’analisi lucida e una valutazione non banalmente positiva dell’opera di Giolitti, troppo spesso, forse, screditata. A volte i critici di questa o quell’azione di un governo (non mi riferisco solo a quello di Giolitti, ma il discorso può valere per le tendenze al compromesso di Cavour e di altri, anche più recenti), giudicata frettolosamente debole, incline al compromesso, all’accordo con questo o con quello, al trasformismo ecc., non si chiedono che cosa si sarebbe potuto fare di meglio in quelle determinate circostanze. Spesso linee d’azione “dure e pure” non hanno la base di consenso sufficiente, in democrazia, per essere sostenute e, nello stesso tempo, rifiutando il compromesso, finiscono per favorire la vittoria di linee assai più torbide e discutibili, “congelando” il consenso di cui i duri e puri dispongono e non mettendo in circolo, per così dire, i loro voti. In un sistema pluralistico, come il nostro, il compromesso, la ricerca dell’accordo tra diversi, con il conseguente appannamento dei rispettivi ideali, fa parte del gioco, non trovi?
L’età giolittiana fu certamente contraddistinta dal decollo industriale dell’Italia del Nord, e anche Salvemini, acceso oppositore di Giolitti, gli attribuisce il merito di aver favorito il progresso sia economico che politico e morale durante il suo governo. Egli ebbe una politica democratica, conciliante con il movimento operaio, adottando misure di protezione sociale, ed estese il suffragio a tutti i maschi maggiorenni (1912-13). Si mostrò avere, però, alcune “ombre”. Infatti, dovendo far fronte alla ormai robusta opinione pubblica che si era venuta a creare al Nord e nel Centro, in cui, dunque, avvenivano elezioni pressoché libere, Giolitti andava, almeno secondo Salvemini che lo definiva “ministro della malavita”, a “fabbricarsela” al Sud, facendo persistere il clientelismo. L’Italia, ormai indirizzata sul cammino, dopo la fine del potere di Giolitti, non ebbe modo di progredire ulteriormente, il che avrebbe forse aiutato con la questione meridionale, perché entrò di li a breve nella Prima Guerra Mondiale.
Hai colto gli aspetti più rilevanti. Non è chiaro che cosa intendi con le ultime considerazioni (l’ultimo periodo).
Giovanni Giolitti di per certo rappresentò una figura politico-sociale importante per l’Italia dei primi del 1900 sia per aspetti positivi che negativi.
Infatti, come il titolo dello stesso testo di Gaetano Salvemini esplicita, ossia “Luci e ombre…”, Giovanni Giolitti parrebbe essere caratterizzato da una valenza ambivalente, poiché nel corso della sua carriera, sia da presidente che non avrebbe attuato si riforme positive per l’Italia, ma, nonostante ciò, né causò anche l’effettivo declino verso la prima guerra mondiale.
In generale, quest’ultimo ebbe sicuramente un influenza positiva per l’Italia soprattutto nel primo periodo, mostrandosi come una persona di ampie vedute e intenta a favorire il bene di tutti (ceto popolare principalmente), di fatti, tramite l’introduzione del suffragio universale maschile nel 1912 e la concessione di creare organizzazioni sindacali e quindi concedendo il diritto di associarsi e mobilitarsi tramite scioperi, cercò di favorire l’integrazione delle masse popolare nella vita politica e di salvaguardare i loro diritti, impresa di cui può essere solo che lodato a mio parere.
La politica di Giovanni Giolitti è caratterizzata da una forte dose di razionalismo e un’intima fiducia nel progresso, nella quale la volontà principale coincideva col far convergere la borghesia industriale, oramai componente importante della vita politica italiana, e il proletariato organizzato del Nord. Tale intento però non fu semplice o forse si potrebbe dire essere impossibile, infatti, anche se quest’ultimo cercò in ogni maniera di appagare il desiderio di entrambi, nessune delle due parti alla fine risultava soddisfatta, motivo per il quale viene definito come avente un duplice volto.
Non riuscendo a far combaciare tale eterogenesi degli interessi decise di operare e interagire con i 2/5 della componente dei deputati, ossia quelli del Sud, e favorendo gli interessi e volontà di questi (comprandosi il loro “sostegno”), si garantiva la maggioranza dei voti a suo favore.
Intento che non avrebbe mai raggiunto a causa della poca intesa col Nord.
Con ciò però, più che favorire la sua nomina e il suo supporto, manipolava le elezioni, parrebbe manipolare le elezioni, rendendo tale elezione fasulla e trasformando l’Italia in una sorta di dittatura.
In conclusione , benché quest’ultimo fosse stato importante per certi aspetti inerenti alla salvaguardia dei diritti, del tenore di vita e dei diritti politici degli uomini, assunse un atteggiamento mafioso e avendo diretto contatto con la mafia, popolante quell’epoca il Sud arretrato, e di conseguenza secondo me perdendo tutto il suo prestigio e integrità morale.
In generale hai colto le luci e le ombre della politica di Giolitti più rilevanti, ma con numerose imprecisioni ed esagerazioni. Dal tuo testo sembra che Giolitti avesse particolari problemi al Nord. Anzi, la sua politica di conciliazione tra capitale e lavoro sortì effetti giudicati da tutti positivi, anche dai socialisti (che, senza entrare nel governo, nella loro fase riformista, guidati da Turati, sostennero molti provvedimenti governativi). Il suo essere un “Giano bifronte” va piuttosto imputato alla sua politica conservatrice nel Sud, dovuta ai suoi legami con i latifondisti del Mezzogiorno. Non direi che egli instaurasse una sorta di “dittatura”, tant’è che più volte dovette rassegnare le dimissioni e perdette la sua maggioranza (se fosse stato un dittatore, non avrebbe dovuto scendere a patti con la mafia, come, ad esempio, non fece Mussolini, quando, durante il fascismo, combatté con successo la mafia, dei cui voti non aveva bisogno, col prefetto Mori). Le ombre sull’integrità morale di Giolitti, infine, come suggeriva anche la puntata de “Il tempo e la storia” di cui abbiamo fruito in aula, non sono riferibili solo al suo ultimo periodo, ma possono essere fatte risalire al tempo dello scandalo della Banca Romana. Anche i suoi legami con la mafia sono di lungo periodo.
Giolitti, inizialmente sotto il potere di Zanardelli riuscì a creare un miglioramento nella società non reprimendo duramente i contrasti tra capitale e lavoro, attuando una politica “democratica” e non intervenendo in caso di scioperi o di coalizioni; Grazie a questa sua politica vennero attuate molte forme di protezione sociale come ad esempio leggi a favore della diminuzione del lavoro femminile e minorile, assicurazioni agli infortuni e leggi che tutelassero gli operai in caso di malattia o vecchiaia. Entrato nel governo dal 1903 al 1914 la sua figura, a mio parere accondiscendente, divenne motivo di critica da vari settori della stampa, nonché da Gaetano Salvini il quale denunciò Giolitti di essere il ministro della malavita e di aver instaurato una dittatura parlamentare per di più controllando le elezioni.
E tu che cosa nel pensi? Ti segnalo alcune imprecisioni: Giolitti fu ministro dell’interno durante il governo presieduto da Zanardelli (dunque non era esattamente “sotto il suo potere”, ma un collega di governo). Dal 1903 al 1914, salvo brevi interruzione, fu a sua volta capo del governo (o primo ministro), dunque non era semplicemente “entrato nel governo” (vi era entrato già nel 1901 da ministro dell’interno).
Il caro Giolitti , partecipante del governo italiano dal 1903 fino al 1914, PORTÒ UN MIGLIORAMENTO nella stato italiano Tramite UNA POLITICA DEOCratica, GRAZIE ALLA QUALE vennero ISTITUITE DIVERSE LEGGI MIRATE SULLA DIMINUZIONE DEL LAVORO FEMMINILE e minorile, sulla tutela degli operai in caso di malattia e vecchiaia.
Nonostante ciò è stato criticato da GAETANO SALVEMINI( qui sopra citato ) il quale riteneva che giolitti avesse instauraTO UNA DITTATURA PARLAMENTARE controllando le elezioni dei propri cittadini .
E tu sei più d’accordo con i difensori di Giolitti o con Salvemini? Come già detto, evita di usare le lettere capitali! Se ci tieni, puoi scrivere in grassetto (il box lo consente)
Allo statista Giovanni Giolitti sono riconoscibili sia dei meriti, che delle azioni negative.
Tra le prime troviamo sicuramente la politica lungimirante che ha condotto l’Italia (soprattutto il Nord) verso una maggiore industrializzazione, l’attuazione di misure di protezione sociale (quali assicurazioni sugli infortuni, leggi a favore dei lavoratori in caso di malattia… ) e l’estensione del voto a tutti i cittadini maggiorenni maschi; tra i lati negativi spicca sicuramente l’assecondamento del clientelismo nel Meridione e l’uso dei voti dei parlamentari del Sud a proprio favore. Si può aggiungere tra gli aspetti negativi, col senno di poi, anche il favorire della discesa coloniale in Libia, che apre la strada per diverse conseguenze negative, oltre che per il Paese invaso, per l’Italia stessa, le quali culminano nella Grande Guerra. Lo studioso Gaetano Salvemini accusa Giolitti di essere il “ministro della malavita” non a caso, e dice anche che per colpa sua e della sua influenza, il Sud non ha vissuto una crescita economica pari a quella del Nord.
Credo che la figura di Giolitti, soprattutto tenendo conto dei suoi aspetti più negativi, sia da ritenere un esempio dei problemi che la politica italiana ha dovuto affrontare e può essere utile per riflettere sulle cause effettive dell’attuale situazione socio- economica e politica del nostro Paese, per esempio spingendoci a pensare: effettivamente, i leader di oggi, farebbero le stesse scelte di Giolitti o affronterebbero queste questioni in maniera diversa ?
E tu che cosa ne pensi? A occhio e croce i leader di oggi si guarderebbero bene dall’intervenire in Libia, come in effetti (non) hanno fatto durante la fase convulsa delle cosiddette primavere arabe (2011 e ss.). Oggi la sensibilità delle masse è cambiata e gli stessi “sovranisti” si guardano bene dallo spingere il Paese in avventure militari (come i loro “padri” nazionalisti), ma preferiscono occuparsi della sfera economica.
Nello statista Giolitti possiamo riscontrare sia delle azioni positive sia alcune negative. Tra quelle positive vi è sicuramente la politica lungimirante che ha portato l’Italia verso una maggiore industrializzazione,l’estensione del voto a tutti i cittadini maggiorenni maschi, inoltre troviamo anche l’attuazione di misure di protezione sociale come assicurazioni sugli infortuni e leggi a favore dei lavoratori in caso di malattia. Invece tra i fattori negativi vi è l’assecondamento del clientelismo nel meridione e l’uso dei voti dei parlamentari del sud a proprio favore.
Ho capito, sei d’accordo con Salvemini…
Applicò una politica “democratica”, conciliante con i socialisti e con il movimento operaio, infatti per la parte operaia istituì delle misure di protezione sociale come: le assicurazioni per gli infortuni, tutela degli operai. Inoltre in epoca Giolittiana il decollo industriale dell’italia grazie a una favorevole congiuntura internazionale e anche grazie alle politiche lungimiranti di Giolitti, non solo in fatto di questione sociale, ma anche in relazione alle commesse pubbliche e al nuovo sistema finanziario-industriale, ciò comportò un crescente dualismo economico nord-sud. Ha svolto una campagna elettorale incriminata perché i suoi voti arrivavano solo dal meridione e lui li sfruttava solo per avere il loro voto e quindi riuscire a salire al potere. Gli effetti, poi, dell’allargamento del suffragio e della guerra di Libia (1911), in termini di crisi della politica giolittiana, costituirono la premessa dell’entrata dell’Italia nella Prima Guerra mondiale.
E quindi? Come valutare complessivamente la sua azione? Ti sei limitata a raccontarla…
Ritengo che la figura di Giolitti sia alquanto presenta sia dei lati positivi che negativi.
Egli infatti ha avuto grande metodo e diplomazia nel gestire la situazione italiana del tempo, senza mai perdere lucidità e sapendo gestire le situazioni nel migliore dei modi; inoltre, grazie alla sua figura, l’Italia conobbe una fase di grande sviluppo economico (soprattutto dovuto allo sviluppo dell’industria siderurgica) e un primo passo verso la democrazia.
Tuttavia, nonostante questi aspetti positivi, Giolitti venne anche pesantemente criticato in quanto è noto, che per la sua candidatura ,fece affidamento e propaganda principalmente al meridione, in quanto, essendo le popolazioni molto arretrate, erano più facili da persuadere.
Se si trattasse di propaganda effettuata al Sud e che ebbe successo, non vi sarebbe nulla di male. La critica di Salvemini si incentra su quello che oggi chiameremmo “voto di scambio”. Giolitti si procurava voti “mafiosi” in cambio di posti di lavoro o simili “bassezze”, senza disporre di un progetto coerente per il Sud (salvo che, forse, per Napoli).
Giolitti rappresenta una delle figure più eminenti della politica italiana dopo l’unità. E’ l’uomo politico che ha dato il maggiore impulso per trasformare in senso moderno e liberal-democratico il nostro paese. Si parla anche di “età giolittiana”, seppur con luci e ombre, per l’importanza e rilevanza del periodo in cui Giolitti formò e diresse i suoi governi.
L’azione di governo di Giolitti fu caratterizzata da una profonda contraddizione. Il suo modo di fare politica venne definito bifronte:
-Un volto aperto e democratico nell’affrontare i problemi del nord
Il governo non intervenne negli scioperi e restò neutrale nei confronti dei sindacati. Migliorò le condizioni di vita degli operai diffondendo nel nord quel benessere economico tipico delle società di massa
-Un volto conservatore e corrotto nello sfruttare i problemi del sud
Non affrontò la drammatica questione meridionale e soprattutto non spinse la riforma agraria (spingendo milioni di persone verso l’emigrazione). Rare e sporadiche furono le azioni del governo al sud; gran parte del denaro andò ad alimentare clientele e corruzione. Durante gli scioperi al sud Giolitti non fu affatto neutrale e attuò pesanti repressioni.
Il sud per Giolitti era politicamente un serbatoio di voti da controllare in modo spregiudicato con tutti i mezzi possibili: attivando i prefetti, forze dell’ordine, minacce, brogli per far eleggere parlamentari a lui fedeli. Per tutto ciò fu aspramente criticato dall’opposizione e soprattutto da Salvemini ed etichettato come il ministro della mala.
In realtà la dura critica di Salvemini riguardava non la politica di Giolitti nel suo insieme, ma la sua politica elettorale nel Mezzogiorno, e i metodi elettorali adottati da Giolitti nel sud Italia, socialmente e politicamente disastrosi per l’intero paese e non per il solo meridione.
Neppure il suffragio universale richiesto da Salvemini riuscì a cambiare la situazione.
Forse Giolitti ha tirato avanti un’Italia del nord che aveva prospettive, ma il sud lo ha lasciato in pasto ai leoni della mafia. Inoltre il ricorso alla violenza politica, tollerata ed incoraggiata dalle autorità durante gli ultimi governi Giolitti inconsapevolmente hanno aperto le porte al fascismo.
E quindi? Un giudizio complessivo?
Personalmente ritengo che Giolitti possa venir considerato una figura positiva per i suoi interventi politici come per esempio l’introduzione di misure di protezione sociale, il decollo dell’industria nel nord Italia o anche la libertà di voto estesa a tutti i maschi che avevano raggiunto la maggiore età. Ma sebbene questi punti positivi il suo governo ha visto anche dei lati negativi come per esempio, come da critica di Salvemini, il clientelismo nel sud Italia e l’impresa coloniale libica.
Perché giudichi negativamente l’impresa coloniale libica?
Con la sua politica tollerante Giolitti riuscì a evitare i contrasti tra capitale e lavoro, fu tollerante nei confronti di scioperi e manifestazioni e questo portò a un miglioramento dei rapporti tra operai e titolari, fu di posizione democratica e grazie a lui si attuarono delle leggi per la tutela di donne e minori in ambito lavorativo.
Quindi sole luci?
Personalmente, penso che la figura di Giolitti sia da considerarsi un esempio da seguire nel campo politico, non solamente per le idee che condivideva, alcune discutibili a parer mio, come la volontà di imporsi sul suolo siriano, ma per essersi attenuto, maggiormente, alle suddette, rimanendo comunque una delle figure più importanti dell’Italia antecedente il primo conflitto mondiale, non cambiando, quindi, le sue opinioni al fine di ricevere più consensi.
Veramente Giolitti cambiò diverse volte atteggiamento, se non opinione, ad esempio sul colonialismo (in seguito sul nascente fascismo). Il suolo che Giolitti prese di mira non era quello siriano, ma quello libico. Non dici poi molto delle sue opinioni (che tu in parte non condividi) e dell’azione politica che ne consegue, se sia apprezzabile o meno. Quello che scrivi, peraltro non del tutto applicabile a Giolitti, è molto generico e potrebbe essere riferito a qualsiasi altro politico coerente con se stesso (da Cavour a Mussolini).
Dal mio punto di vista la figura del politico italiano Giolitti è risultata per lo più negativa, infatti nonostante abbia compiuto delle ottime manovre in campo politico e sociale per esempio con l’esortazione al voto di tutti gli uomini italiani aventi diritto di votare, non si può fare a meno di non vedere come la sua politica estera troppo aggressiva abbia portato allo stato italiano delle perdite notevoli. Si può aggiungere inoltre che lo stesso Giolitti era un approfittatore e raccoglitore di consensi per il solo fine di avere tra le sue mani un potere politico; ciò si evince dal modo in cui asseconda le richieste del meridione e dal modo in cui cerca di accaparrarsi il voto dei parlamentari.
Le critiche al suo atteggiamento nei confronti dei poteri malavitosi del Sud sono senz’altro giustificate. Non è chiaro in che senso la politica estera di Giolitti fosse “troppo aggressiva” (immagino che tu ti riferisca alla conquista della Libia che Giolitti, tuttavia, in gran parte subì per le pressioni degli ambienti nazionalisti e che costituì un’eccezione all’interno di una politica generalmente pacifista), ma soprattutto in che senso tale politica “abbia portato allo stato italiano perdite notevoli”.
Infine non direi che egli abbia “esortato al voto tutti gli uomini italiani”, ma semplicemente che egli ha esteso il diritto di voto.