Nel 1077, ritornato “malconcio” da Canossa, l’imperatore Enrico IV di Franconia decise di riconoscere e assegnare il potere temporale su tutto il Friuli (fino alla Livenza e al Cadore), sottraendolo ai conti del Friuli e ai duchi di Carinzia, al patriarca (vescovo) di Aquileia (allora residente a Cividale) Sigeardo, che lo aveva aiutato nel suo ritorno in Germania, dopo l’umiliazione di Canossa. [cfr. Tito Maniacco, Storia del Friuli, Newton-Compton, Roma 1990, p. 67].
- Sulla base degli argomenti di storia finora trattati (senza altri approfondimenti specifici sulla storia del Friuli) che idea ci si può fare di questo gesto? Sulla base di quali considerazioni (legate alla lotta per le investiture? alla pratica di nominare vescovi-conti che fu già degli imperatori sàssoni? al desiderio di compiacere il Papa? all’aiuto ricevuto nella ritirata da Canossa?) l’imperatore avrà deciso di dare tanto potere al patriarca Sigeardo? (Prova a immaginarlo immedesimandoti nell’imperatore)
- La concentrazione del potere in Friuli nelle mani di una sola autorità, in questo caso ecclesiastica, avrà giovato ai contadini friulani del tempo o li avrà danneggiati?
L’imperatore Enrico IV, nel 1077, riconobbe e assegnò il potere temporale su tutto il Friuli al patriarca di Aquileia Sigeardo.
Posso fornire due interpretazioni di questo atto:
in primo luogo si può considerare questo gesto significativo e determinante per la riconquista della fedeltà dei sudditi da parte dell’imperatore dopo la scomunica. Infatti, secondo me, l’imperatore riteneva che, premiando coloro che gli erano stati fedeli (in questo caso il patriarca Sigeardo), avrebbe incentivato anche gli altri sudditi a tornargli fedele.
la seconda interpretazione può essere collegata alla pratica di nominare vescovi-conti, come era già avvenuto durante l’impero dei sàssoni, ma ciò avrebbe potuto creare un malcontento da parte del papa e dei fedeli perché questo potere allontanava i vescovi dalla loro funzione spirituale.
Il fatto di concentrare il potere in un’unica figura, per i contadini friulani, poteva essere vantaggioso perché gli dava la possibilità di avere maggiore libertà. Per libertà si intende il fatto di non dover servire un padrone anche se i contadini che coltivavano i mansi erano liberi. Infatti, concentrando il potere in un’unica persona, le curtis smisero di esistere e ogni contadino, che precedentemente coltivava i mansi, ebbe la possibilità di avere una piccola porzione del terreno da coltivare per arricchire sé stesso e non per ripagare il ricco signore che precedentemente lo proteggeva e gli concedeva il manso.
Le tue ipotesi sono molto interessanti e, soprattutto le prime due, decisamente condivisibili (anche se, per quanto riguarda la seconda “interpretazione”, non avrei scritto “ma ciò avrebbe potuto creare un malcontento ecc.”, perché, se così fosse stato e l’imperatore l’avesse saputo, questa sarebbe stata una ragione per NON assegnare il potere a Sigeardo; avrei scritto “anche se ciò forse avrebbe potuto ecc.”, utilizzando una proposizione concessiva, che indebolisce, ma non distrugge la principale, invece che un’avversativa, con il “ma”).
Per quanto riguarda la terza ipotesi distinguerei due aspetti: certamente, come ho scritto anche a Martina, in generale il popolo nel Medioevo traeva vantaggio dal fatto che il potere fosse concentrato e, possibilmente, “lontano”. Tuttavia non bisogna confondere la signoria di banno con il sistema curtense. Si può immaginare (ma ovviamente questo richiederebbe una ricerca apposita) che la concentrazione del potere nelle mani di Sigeardo abbia avuto per conseguenza la sottrazione dello stesso potere ad altri, a cominciare dal duca del Friuli (p.e. si può immaginare che solo Sigeardo potesse imporre tasse e pedaggi sul territorio), con ovvi vantaggi per i contadini. Tuttavia, se un contadino era affittuario di un signore locale (supponiamo a Fagagna), gli doveva sempre le stesse “corvées”, gli stessi servizi, il pagamento dell’affitto ecc., perché restava “non proprietario” completo del manso. Insomma, il sistema curtense è un sistema economico, non politico, che può durare anche se la situazione politica intorno evolve.
Forse l’imperatore ha dato al vescovo Sigeardo la provincia di Aquileia cercando di mantenere una buona immagine con il Papa, al fine di entrare tra le sue simpatie, aggirarlo e manipolarlo a suo piacimento.
Presuppongo che la chiesa abbia giovato i contadini friulani, visto che dovrebbe avere una morale.
Può darsi. In effetti all’epoca il patriarca era scarsamente collegato con il Papa (cosa che tu non potevi sapere), dunque è forse più probabile che l’imperatore volesse semplicemente un nuovo vassallo da “usare” eventualmente anche contro il Papa… In effetti, non lo sapremo mai
La concentrazione del potere nella mani di un vescovo può certamente essere, in astratto, preferibile alla stessa concentrazione nella mani di un signore laico, per le ragioni a cui alludi, anche se non bisogna farsi molte illusioni circa la “moralità” dei prelati dell’epoca (spesso membri delle stesse famiglie aristocratiche, di origine germanica, che esprimevano i signori laici). In generale, però, avere sopra di sé una sola autorità, invece che molte, magari rapaci, magari in guerra tra loro, è per il popolo conveniente.
1)L’imperatore Enrico IV affida al vescovo Sigeardo il Patriarcato di Aquileia per ringraziarlo dell’aiuto fornito nel ritorno in germania dopo Canossa. Questo gesto è quindi principalmente motivato dalla fedeltà del Patriarca ma probabilmente agevolato anche dai rapporti tornati favorevoli con il Papa.
2)si,avendo una sola autorità (ecclesiastica) per i contadini sarà stato più utile economicamente piuttosto di dover sottostare ad una complessa scala gerarchica (nobiliare)
Il ragionamento esposto nella riposta 2 mi sembra convincente. Per quanto riguarda la risposta 1 non credo che il patriarca all’epoca fosse molto legato al Papa (ma tu non potevi saperlo, sulla base delle informazioni che sono finora emerse in aula)
In generale il papà donò, per ricompensa, al patriarca di Aquileia Sigeardo di Beilstein così tanto potere(Duca del Friuli, Marchese d’Istria e Principe, costituendo quindi il Principato ecclesiastico di Aquileia), sia perché gli fù molto vicino, ma soprattutto perché ebbe agito in modo giusto e rispettoso nei confronti di Enrico 4°, avendolo aiutato a ritornare dalla “umiliazione di Canossa” verso la sua madre patria, la Germania, per la quale doveva attraversare le Alpi Giulie. Ovviamente, come si evince dal nome stesso, la guida politica era la stessa religiosa: una teocrazia come l’attuale Vaticano retta, quindi, da nobili patriarchi che in origine appartenevano a famiglie germaniche, come Sigeardo, i quali erano molto spesso politici astuti perché in bilico tra la fedeltà politica all’Imperatore e quella religiosa al Papa.
La concentrazione del potere in Friuli nelle mani di una sola autorità, in questo caso ecclesiastica, a mio parere, non giova i contadini, poiché ponendo al primo posto la coltivazione di un determinato pezzo di terra nella loro vita, hanno, ancora la maggiore parte, un visione pagana in cui gli dei della terra ecc… prevalgono sull’ idea cristiana che da quel momento in avanti verra preferita.
però è da dire che non avendo un autorità imperiale, per un certo lasso di tempo, non dovranno più rispondere a questa.
La tua analisi mostra che hai approfondito l’argomento. Ho qualche dubbio sul potenziale conflitto, a cui alludi, tra contadini “pagani” e patriarca “cristiano”. E’ molto giusto rilevare che nel mondo contadino, fino ad epoca tarda, permangono credenza di origine pagana. Tuttavia, nell’epoca di Sigeardo, non vi era una particolare attenzione da parte delle gerarchie per questi aspetti, che venivano tollerati e “inglobati” nella cultura cristiana. Molto più grave era il problema dei tributi e della dipendenza servile dei contadini dalla terra.
Secondo il mio parere l’imperatore Enrico IV di Franconia decise di riconoscere il potere perchè dopo i fatti avvenuti a Canossa i nobili si erano schierati contro di lui e bloccavano i passi Alpini. Sigeardo allora diede aiuto all’ imperatore per tornare a raggiungere i suoi possedimenti e a combattere i nobili rivoltatisi contro e in cambio ricevette il controllo del Friuli. Enrico IV quindi si assicurò un potente alleato e con questo gesto rafforzò la sua alleanza. Non so con esattezza se questa situazione avrà giovato ai contadini o no visto che versare i tributi dovuti al patriarca sarà stato sicuramente più favorevole che dover versare tributi a più persone magari non ecclesiastiche come forse avveniva in precedenza però il patriarca poteva opprimere i contadini ancora di più di quanto si faceva prima obbligandoli a versare tributi per loro insostenibili.
Mi sembra che tu ti sia documentato (andando oltre le informazioni che finora erano state messe in campo). La tua ipotesi mi sembra convincente. Certamente, anche per quanto riguarda la condizione dei contadini non possiamo esprimerci con sicurezza in alcuna direzione.
*giovò
il vescovo di Aquileia viene proclamato patriarca da Enrico IV (secondo me) per avere un contatto tra il papa (che era in grado di scomunicare un fedele) e l’imperatore oltre come ringraziamento per l’aiuto che gli era stato offerto.
I contadini si ritrovarono danneggiati da questo cambiamento infatti dovranno pagare tasse a una persona che ha il potere di fare della legge ciò che vuole, quindi alzare e diminuir i prezzi a suo piacimento.
Che rapporto hanno le tasse con i prezzi? Non mi è chiaro.
Il “potere di fare quello che vuole” ce l’avrebbe avuto anche un signore laico, non credi? Al tempo i signori esercitavano i loro poteri con un certo arbitrio. Anche formalmente i poteri di Sigeardo, dopo l’investitura imperiale, non differivano da quelli del duca del Friuli di epoche antecedenti.
Re Enrico IV, dopo essere tornato sconfitto da Canossa, decise di assegnare a Sigerardo, vescovo di Aquileia, i poteri temporali su tutto il Friuli. Questa era una pratica molto diffusa nel medioevo, infatti spesso venivano dati ai vescovi poteri temporali su una determinata zona in modo che il re che governava quel territorio alla morte del vescovo-conte riprendesse i territori sotto il suo controllo per evitare l’ereditarietà del feudo. Penso che Enrico abbia concesso il potere temporale sul Friuli a Sigerardo per due principali motivi; per ricompensarlo dell’aiuto che gli aveva dato, infatti fu il vescovo ad aiutarlo a rientrare in Franconia dopo essere tornato sconfitto da Canossa e per compiacere il Papa, il quale gli aveva da poco tolto la scomunica.
La concentrazione del potere nelle mani di una sola autorità in Friuli non penso possa aver giovato molto ai contadini friulani. Il vescovo può essersi servito della sua carica ecclesiastica per influenzare il popolo sulle decisioni politiche. Avrebbe potuto, per esempio, far passare una decisione riguardante la politica come volere di Dio. Penso che la duplice nomina di vescovo e di conte abbia avvicinato due realtà, la politica e la chiesa, che secondo me sarebbero dovute rimanere separate per evitare contaminazioni dell’una nell’altra e viceversa.
Buona la ricostruzione del contesto storico. Anche tu forse sopravvaluti il rapporto tra Sigeardo e il Papa e anche il carattere “religioso” della sua figura, in realtà, come tu stessa mostri di sapere, assai simile ai tradizionali “vescovi-conti”, cioè ai poteri di tipo laicale. Non credo, poi, che Sigeardo o altri avessero bisogno di “accreditarsi” presso i contadini (molti di loro potrebbero non avere neppure saputo del “cambio della guardia” al vertice del Friuli).
Enrico cercò di tornare in Germania solo che tutti i nobili che tenevano i passi alpini si erano schierati contro lui, ragion per cui Enrico era bloccato in Italia e non riusciva aa raggiungere i suoi domini. Il Patriarca di Aquileia Sigeardo di Beilstein era fedele a Enrico e riuscì a mantenere liberi i passi delle Alpi Orientali permettendo all’Imperatore di raggiungere la Germania e sconfiggere i nobili rivoltatisi contro di lui. Per ricompensare il Patriarca della fedeltà dimostratagli nel 1077 l’Imperatore nominò Sigeardo Duca del Friuli e Marchese d’Istria con il titolo di Principe, creando un Principato Ecclesiastico e assicurandosi in tal modo l’appoggio di un potente alleato nella lotta contro Gregorio. Ufficialmente, il feudo era dipendente dal Sacro Romano Impero ma, di fatto, godette di un’autonomia difficilmente paragonabile ad altre sue regioni. Ovviamente la guida politica era la stessa religiosa: una teocrazia retta da nobili patriarchi che in origine appartenevano a famiglie germaniche.
Tutto giusto, ma risponde al quesito? In particolare l’atto di Enrico IV giovò ai contadini?
Il gesto dell’imperatore, che nella via di ritorno, dopo l’umiliazione subita a Canossa, assegna al patriarca del Friuli il potere temporale della regione, è in qualche modo un segno di sfida nei confronti del papato che aveva cercato in qualsiasi modo di togliere tutto il potere temporale agli uomini di chiesa. Infatti credo che con questo gesto l’Imperatore voglia far capire che nonostante ciò che era successo a Canossa lui non era sottomesso al potere religioso del Papa e che anzi ne era in qualche modo superiore. La scelta di dare questo potere al patriarca però risulterà gravosa per i contadini che si ritroveranno un’altra autorità che avendo tanto potere non lo saprà gestire in modo equilibrato, non che i precedenti governati lo avessero saputo gestire, però forse risulterà più complicato un compito del genere per un uomo di chiesa che non si era mai preparato nemmeno a livello psicologico ad un impegno del genere e che ritrovandosi in mano tutte quelle terre da gestire non saprà che cosa fare.
Come scritto ad altri, il patriarca era all’epoca più un esponente dell’aristocrazia germanica che un “uomo di chiesa” come ce lo rappesenteremmo noi.”Vescovi-conti”, come sai, erano frequenti dal tempo di Carlo Magno, dunque non credo che Sigeardo fosse molto diverso da un signore laico per quanto riguarda (nel bene e nel male) il modo in cui esercitava il potere. Buona l’intuizione, comunque, che il gesto di Enrico IV non fosse un segno di sottomissione al Papa, ma avesse anzi il significato opposto.
1) questo avvenimento si può vedere in due modi diversi. il primo è la volontà dell’ imperatore di continuare nel suo intento di farsi “perdonare dal papa” eleggendo una figura ecclesiastica a capo di un territorio a discapito di uno dei suoi conti che erano diventati le figure più importanti del tempo in quanto collaboratori del re.
la seconda visione è quella che questo gesto potrebbe essere un gesto di ringraziamento verso Sigeardo che si dimostorò fedele lasciando liberi i passaggi sulle alpi e che lo accompagna in Germania dopo l’ Umiliazione di Canossa.
2)questa concentrazione del potere nelle mani di una sola autorità ecclestiastica, giovo ai contadini che avevano meno restrizioni di quando si trovavano sottoposti di un’ autorità più severa come poteva essere un conte di fatto.
Buone considerazioni. Sul rapporto tra Sigeardo e il papa chiarirà qualcosa in aula…
Nel 1077 Enrico IV ottenuta la revoca della scomunica da Papa Gregorio VII a Canossa, cercò di tornare in patria, ma dal momento che i nobili che controllavano i valichi alpini si erano schierati con la nobiltà tedesca , si trovò bloccato in Italia. Fortunatamente però il patriarca di Aquileia Sigeardo di Beilstein gli permise di passare. Per ricompensarlo di questo gesto, Enrico IV diede a Sigeardo l’investitura feudale di Duca del Friuli, Marchese d’Istria e il titolo di Principe, costituendo quindi il Principato ecclesiastico di Aquileia, feudo diretto del Sacro Romano Impero.
Secondo me la scelta di affidare tutto questo potere a una sola autorità non gioverà ai contadini friulani poiché, oltre a essere un compito difficile per qualsiasi governante amministrare un territorio cosi vasto, per un uomo ecclesiastico lo sarà ancora di più dal momento che non dispone della giusta esperienza.
Buona la ricostruzione storica. Per quanto riguarda la tua ipotesi sugli effetti del gesto di Enrico IV sui contadini, bisogna considerare che i poteri pubblici del tempo in generale non svolgevano efficaci funzioni “amministrative”, ma tendevano a servirsi dei contadini per raccogliere risorse. Non devi poi sottovalutare che gli “ecclesiastici” del tempo erano di origine nobile e molto più avvezzi al commando militare e all’attività politica che alle pratiche spirituali (cosa che non mancava di suscitare il malcontento del popolo).
1)Ci sono due diversi punti di vista per vedere questo avvenimento.Il primo è il volere dell’imperatore di farsi perdonare dal Papa eleggendo una figura facente parte del Clero a comando di un terreno a discapito di uno dei suoi conti. IL secondo è quello di vedere questo gesto come gesto di gratitudine verso Sigeardo dimostratosi fedele lasciando libero il passaggio sulle alpie ad avendolo accompagnato in Germania.
2)Tutto questo potere nelle mani di un ecclesiastico giovò ai contadini dal momento che avevano meno restrizioni di quante potessero averne con, ad esempio, una figura più severa come un conte.
Hai colto gli aspetti essenziale. Come altri, sopravvaluti (ma non potevi accorgerti di farlo) il legame tra il patriarca e il papa.
Dopo essersi recato a Canossa per ottenere la revoca della scomunica inflittagli dal Papa Gregorio VII, Enrico IV, al suo ritorno, viene a conoscenza di una rivolta dei nobili avvenuta in Franconia durante la sua assenza; questi infatti non gli permettono di oltrepassare i valichi alpini da loro controllati, a eccezione di Sigeardo di Beilstein, patriarca di Aquileia, che dimostra la sua lealtà concedendogli di passare. Per ricompensarlo della fedeltà dimostrata, l’imperatore concede al patriarca l’investitura feudale di Duca del Friuli, Marchese d’Istria e titolo di Principe. A mio parere, attribuendo questi titoli a un’autorità religiosa e concedendogli quindi potere temporale, Enrico IV vuole dimostrare al Papa l’insuccesso della sua riforma con cui cercava di ottenere l’autonomia della Chiesa (potere spirituale) separandola dallo Stato (potere temporale). Questa riforma era infatti sconveniente per gli imperatori in quanto avrebbero perso i vescovi-conti e di conseguenza i loro feudi, ma grazie al suo gesto, Enrico IV riece a riottenerli. Il Friuli però non ottiene benefici sostanziali, al contrario si avvia a un periodo di declino a causa dell’incapacità del patriarca di conservare la coesione tra i comuni di un territoriò così vasto, provocando conflitti e danneggiando quindi i territori dei contadini friulani.
Hai notato opportunamente, a differenza di altri, la funzione anti-papale (e non filo-papale) dell’investitura da parte di Enrico IV. Buono anche il riferimento alla rivolta della Franconia.
Due, almeno, sono i significati di ciò che rappresentò il Patriarcato di Aquileia. Il primo è di carattere eminentemente religioso: fu l’organismo cristiano che sorresse le sorti della Chiesa nata ad Aquileia. Il secondo è riferito al potere temporale dei patriarchi, investiti fra il 1077 e il 1420 del rango di vassalli dell’imperatore sul territorio patriarcale, ossia quella che durante il basso medioevo verrà chiamata la ‘Patria del Friuli’. La prima delle due accezioni ne include una ulteriore, che guarda al Patriarcato come metropoli: sul calco della suddivisione dei poteri stabilita durante l’Impero romano, a partire dal IV secolo alla giurisdizione ecclesiastica aquileiese furono soggetti i territori della Venetia et Histria e quelli inclusi in una vastissima area estesa da Occidente, dalla confluenza del Mincio nel Po, fino al corso meridionale della Sava quando si immette nel Danubio ad Oriente, vale a dire alle antiche regioni della Raetia secunda, del Norico, della Pannonia prima e Pannonia Savia.
L’evangelizzazione del territorio fu promossa anche con l’istituzione di ulteriori diocesi sul territorio dei due municipi di Aquileia e Cividale.
La discesa dell’imperatore Enrico IV per implorare la revoca dalla scomunica, a lui imposta da papa Gregorio VII durante la concitata fase della lotta per le investiture, comportò la nomina del patriarca di Aquileia a principe vassallo dell’Impero. Il 3 aprile 1077, per ringraziare il patriarca Sigeardo dei favori ricevuti, l’imperatore gli attribuì il titolo di duca del Friuli e marchese dell’Istria. Il provvedimento istituì il principato ecclesiastico di Aquileia, delimitato dall’Adriatico, dalla Livenza a Occidente e dal corso del Timavo a Oriente. La forma di organizzazione ‘statale’, che aveva i suoi centri amministrativi e di potere ad Aquileia, a Cividale e, progressivamente, a Udine, perdurò per almeno quattro secoli. In qualità di vassalli dell’imperatore, i patriarchi furono principi a lui soggetti, e come tali necessariamente a lui graditi. Gli influssi culturali, linguistici ed economici dall’area tedesca sul Friuli furono una delle conseguenze di questo stretto legame. L’assetto evoluto dato dall’amministrazione patriarcale fu rafforzato ulteriormente dall’emanazione delle Costituzioni della Patria del Friuli, la raccolta legislativa, promulgata dal patriarca Marquardo di Randeck nel 1366, che regolava la convivenza civile in seno al territorio patriarcale.
Può essere “intelligente” documentarsi quando si dà una risposta in Filosofia o Storia, attingendo a fonti ulteriori rispetto al docente o al manuale (come credo tu abbia fatto), ma attenzione alla pertinenza: quanta parte della tua risposta soddisfa puntualmente il quesito e quanta riferisce informazioni generali sul patriarcato non pertinenti alla questione sollevata? Per esempio i dettagli relativi all’ampiezza della giurisdizione del patriarcato sono pertinenti? Potrebbero esserlo solo se tu sviluppassi queste informazioni sottolineando p.e. l’importanza assunta dal patriarcato nel contesto dell’impero o della lotta contro gli slavi ecc. I
Dopo aver ricevuto uno scomunica dal Papa Gregorio VII e subito la conseguente insubordinazione dei propri vassalli, l’imperatore Enrico IV di Franconia fu costretto a tre giorni e tre notti al freddo del gennaio 1077 presso la marchesa Matilda di Canossa, per poi chiedere perdono al Papa e il ritiro dello scomunica. Ricevuta la revoca si trovò ben presto ad affrontare una rivolta dei nobili, dovuta alla sua lontananza e al fatto che il papa non aveva annullato la dichiarazione di decadenza del trono. Cercando di rientrare il più velocemente in patria, scoprì che i nobili locali, schieratisi con i nobili tedeschi, controllavano i valichi alpini e gli impedivano l’attraversamento. Solamente il patriarca di Aquileia Sigeardo di Beilstein, rimastogli fedele, gli permise di passare. Tornato in patria, Enrico IV riuscì a ristabilire il suo potere di imperatore e concesse a Sigeardo l’investitura feudale di Duca del Friuli, Marchese d’Istria e il titolo di Principe (monarca di un piccolo stato sovrano), costituendo quindi il Principato ecclesiastico di Aquileia, che fu feudo diretto del Sacro Romano Impero.
Il gesto di Enrico IV di concedere un’investitura feudale al patriarca di Aquileia, Sigeardo Di Beilstein, può essere considerato come un gesto di ringraziamento della fedeltà che da quest’ultimo dimostrata dopo la cosiddetta umiliazione di Canossa. Ci potrebbe essere anche un altro motivo che avrebbe spinto l’imperatore a questa scelta: ovvero che concentrando il potere nelle mani di una sola autorità, il Patriarca di Aquileia, avrebbe “tenuto a bada” i signori locali, costringendoli, quindi, a sottomettersi a quest’ultimo, diventando in qualche modo vassalli. Questo avrebbe giovato l’imperatore perché tutti questi signori erano vassalli di un Principe a lui fedele. Un’ulteriore chiave di lettura potrebbe essere che aver donato un feudo al Patriarca di Aquileia e di conseguenza alla Chiesa, che, a quel tempo, si interessava anche di sovranità territoriale oltre che di potere spirituale, fosse un tentativo di avere il perdono del Papa.
La concentrazione di potere in Friuli nelle mani di una sola autorità potrebbe aver giovato ai contadini di quel tempo, in quanto, potrebbero non aver dovuto subire così tanti scontri e guerre come sarebbe potuto accadere con tanti proprietari terrieri in costante conflitto tra loro per avere il maggior potere. Per quanto riguarda, invece, l’aspetto economico, questo dipendeva dalle tasse che erano costretti a pagare in denaro o in natura e quanto gravose erano.
Ottimo svolgimento e interessanti considerazioni, in particolare l’ipotesi che lo stesso imperatore abbia tratto vantaggio dall’indebolimento dei signori locali del Friuli.
Dopo la lotta per le investiture che avvenne tra papa Gregorio VII ed Enrico IV ,il papa, temendo la caduta della propria posizione, decise di scomunicare il re dichiarandolo decaduto.Quest’ ultimo per riacquisire il proprio potere e la credibilità da parte del papa fece tre giorni di penitenza a Canossa, al di fuori del suo castello, chiedendo l’annullamento della scomunica.
Questo gesto , nonostante sembri un profondo pentimento , si dimostra un’astuta mossa da parte di Enrico che riesce ad ottenere il perdono del papa (e quindi l’annullamento della scomunica) ,acquisendo libertà di movimento.
Purtroppo però il papa decide di non ritornargli il trono , e proprio per questo motivo Enrico tenterà la rivalsa contro il papa.
Durante questa rivalsa Enrico unì le terre del Friuli con quelle dell’Istria e le consegnò al Patriarca di Aquileia Sigerardo poiché gli si era rivelato un prezioso alleato nel ritorno dalla Germania.
Questo fu, a mio parere, un enorme vantaggio sia per i contadini friulani, i quali non si ritrovarono più divisi in ducati ma erano tutti parte di un unica unità al di sotto di un autorità religiosa , sia per Enrico IV che aveva dalla sua parte un potente alleato ecclesiastico quale Sigerardo.
Buone le considerazioni conclusive. La lunga premessa (che dimostra che hai studiato! :-)) è certamente corretta, ma non era strettamente necessaria (resta comunque del tutto pertinente e apprezzabile).
Attenzione, in Friuli spesso usiamo impropriamente il verbo “ritornare” nel senso di “restituire”, “rendere”, ma “ritornare” significa semplicemente “tornare indietro” in un luogo.
L’imperatore Enrico IV di Franconia decise di riconoscere e assegnare il potere temporale su tutto il Friuli al patriarca di Aquileia Sigeardo per la fedeltà dimostrata durante il suo ritorno in germania , sapendo in seguito di avere l’appoggio spirituale ed economico da parte della chiesa di roma. la guida di Sigeardo avrà giovato alla popolazione friulana che non vedendosi divisa in tanti piccoli consolati ritrovò una figura forte e di nobile animo e fedele alloro sovrano al comando della regione.
Buone considerazioni. Come molti altri, presupponi, però, un forte legame tra il patriarca e il papa, cosa un po’ anacronistica, come vi spiegherò in aula.
A mio parere l’imperatore nomina il patriarca Sigeardo governatore temporale del Friuli per due motivi: il primo più importante perchè aveva ricevuto da lui un aiuto nel fuggire dai nobili che lo minacciavano quando fu scomunicato dal Papa e secondo perché l’imperatore lo aveva nominato governatore del Friuli per compiacere il Papa, visto che tra i due c’erano grandi tensioni causate dal desiderio del Papa di assumere il potere politico oltre quello religioso.
La concentrazione del potere in Friuli nelle mani di un patriarca ho aiutato i contadini rendendoli più liberi nei confronti del padrone nobile e ha favorito l’unione delle curtis in un unico stato autonomo formando un governo composto dai rappresentanti di ogni sfera sociale.
Attenzione a non confondere la curtis, come “cellula” economica, sotto il controllo di un signore locale, con un “ducato” o “marchesato”, quale era al tempo il Friuli, passato sotto il controllo di Sigeardo. La concentrazione del potere politico nelle mani del patriarca non implicava che egli restasse l’unico proprietario di mansi… I signori locali con ampie tenute agricole restavano numerosissimi.
Questo gesto si può interpretare come un modo dell’imperatore di dimostrare la sua riconoscenza al patriarca Sigeardo, l’unico che lo ha aiutato nel momento di bisogno e per far capire a tutti, nobili ed eclesiastici, che se ripongono la loro fiducia in lui e lo aiutano verranno ricompensati generosamente. Inoltre facendo questo gesto l’imperatore compiace anche il Papa, personaggio di estrema importanza ai quei tempi che era sempre meglio avere come amico che come nemico.
La concentrazione del potere in Friuli nelle mani di una sola autorità a mio parere ha danneggiato notevolmente i contadini del tempo perché gestendo un territorio così vasto, Sigeardo non aveva il tempo di dedicarsi a tutti i problemi dei numerosissimi contadini mentre se ci fossero state più autorità i contadini sarebbero stati trattati meglio e gli sarebbe stato dedicato più tempo.
Sei sicura che un maggior numero di autorità sarebbe stato un bene per i contadini? All’epoca chi esercitava il potere non pensava tanto al bene del popolo, quanto a “rapinarlo” per trarne vantaggi…
Interessante l’ipotesi che il gesto di Enrico IV possa aver avuto un valore di “esempio” per sollecitare la fedeltà di altri (in una fase durante la quale molti gli avevano voltato le spalle, col pretesto della scomunica papale).
Volendo rispondere alla prima domanda , io ritengo che sia la volontà dell’imperatore a continuare nel suo obbiettivo di ottenere il perdono del papa , nominando capo di un territorio una persona ecclesiastica .
Secondo me questa concentrazione del potere nelle mani di una sola autorità ecclesiastica favorì i contadini .
Perché favorì i contadini? Ricordati di argomentare SEMPRE le tue affermazioni, anche sinteticamente.
Questo fatto si potrebbe spiegare come un ringraziamento verso Sigeardo da parte dell’imperatore per la sua fedeltà, però potrebbe avere anche il secondo fine di compiacere il Papa, per ottenere il suo appoggio.
Dato che il potere era in mano ad un’autorità ecclesiastica è probabile che i contadini erano meno inclini a disubbidire e ribellarsi, avendo paura di Dio; è anche probabile che questo passaggio di potere sia stato favorevole per il popolo, in quanto sottoposto ad un autorità quasi certamente meno severa e rigida rispetto ai conti.
Considerazioni molto pertinenti. Interessante l’osservazione sull’inclinazione dei contadini ad obbedire con maggiore disponibilità ad autorità religiose che civili (anche se va detto che il patriarca poteva essere percepito, all’epoca, come un signore qualsiasi e tra i contadini, come altri hanno rilevato, serpeggiavano probabilmente sentimenti anticlericali se non paganeggianti).
Per quanto riguarda il rapporto tra “ringraziamento” e “secondo fine” c’è da chiedersi, con Niccolò Machiavelli (XVI sec.), se, in generale, in politica viga il principio secondo il quale “nessuno fa niente per niente”… In questo senso il fatto stesso di ringraziare o non ringraziare sarebbe SEMPRE un atto compiuto in vista di (secondi) fini, quando le persone in gioco non sono “privati” ma soggetti dotati di pubblici poteri.
Enrico IV di Franconia ha voluto riconoscere e assegnare il potere temporale su tutto il Friuli al patriarca di Aquileia Sigeardo, perché gli è rimasto fedele e lo ha aiutato quando i nobili sulle Alpi gli volevano ostacolare il passaggio.
Da questo gesto si può dedurre che Enrico IV voleva ricompensare il patriarca creando in tal modo anche un Principato Ecclesiastico feudo diretto del Sacro Romano Impero, assicurandosi così l’appoggio di un potente alleato nella lotta contro Papa Gregorio.
La concentrazione del potere in Friuli nelle mani di una sola autorità avrà giovato anche ai contadini friulani, perché non erano oppressati dai nobili, ma bensì avevano un amministrazione più libera ed organizzata.
Mi sembrano riflessioni pertinenti e ben giustificate. Hai colto bene la presumibile funzione anti-papale del gesto di Enrico IV.