Sulla base della discussione in classe, della tua personale esperienza e della pagina relativa all’unità didattica su fede e ragione, nonché alle ulteriori schede di questo sito (relative rispettivamente ad Agostino e, più dettagliatamente, al rapporto tra fede e ragione, fino a Tommaso compreso) e alle pagine del manuale a cui tale pagina rinvia, discuti la seguente questione:
- Quale, a tuo parere (un parere argomentato!), il corretto rapporto tra ragione (o filosofia, scienza ecc.) e fede (o religione)?
A mio parere ragione e fede sono in stretto rapporto in quanto la fede entra in gioco quando la ragione non riesce a darsi una spiegazione logica sul perché delle cose.É vero però che se l’uomo si fosse “rintanato”nella fede per tutto ciò che non fosse riuscito a spiegare,a questo punto saremmo senza l’usilio di numerose apparecchiature,pensare solo all’elettricità.
Ma un uomo non può rimanere né senza l una ne senza l’altra perchè senza ragione Non puoi capire ma senza fede non puoi comprendere;in un senso lato quello che esprimeva Agostino nel “credo ut intelligam”.
Perché “senza fede non puoi comprendere”? Lo afferma Agostino, certamente, ma che significa? Poi la “ragione” ha sola la funzione di progettare “apparecchiature” o non è di qualche ausilio anche per interpretare p.e. le Scritture?
Secondo il mio parere, fondamentale nel rapporto tra ragione e fede è la “misura”.
Sono molti i casi di medici e scienziati che credono in Dio, e questa è una prova che scienza e religione non devono essere per forza nettamente separate e in contrasto tra loro, anzi, con la giusta misura si può trovare un’armonia che ci permette di avere una risposta “di fede” per domande a cui la scienza non sa dare una spiegazione, e viceversa.
Si riesce così a compensare al meglio i vuoti etici ed esistenziali a cui l’uomo va inevitabilmente incontro durante la propria esistenza. Per fare ciò occorre però ovviamente una certa capacità intellettuale, per essere in grado di guardare la religione con occhi allegorici e coglierne gli insegnamenti collocandoli nel proprio contesto, nella propria vita, rendendoli così “utili” e con un fine.
Quando la capacità intellettuale manca, si decide invece di affidarsi completamente alla religione: in questo caso lo definirei come un abbandono all’irrazionalità, un affidare la propria vita a un qualcosa di onnipotente del quale non si è nemmeno certi dell’esistenza.
Si perde così la forza che ogni essere umano possiede, quella forza che è in grado di garantirgli un posto e uno scopo nella società.
Sono d’accordo fino alla tua penultima riga. Purtroppo, nella storia, abbiamo assistito a molti personaggio fanatici, totalmente pervasi da una fede cieca, carismatici, capaci di muovere le folle… Questi personaggi hanno certamente trovato un posto e uno scopo nella società….
Buonasera,
io penso che ci possa essere una sorta di complementarità tra la fede e la ragione come già dichiarato in passato da Agostino.
Secondo me i conflitti tra la scienza e la religione sono inutili poichè le idee si potrebbero fondere a fondare una nuova diciamo teoria universale. Innanzitutto penso che le assurdità palesi della religione (es Adamo ed Eva) andrebbero confutate e poi per spiegare fenomeni inspiegabili razionalmente ci si potrebbe affidare alla religione. Per i più scettici che sostengono che non esista poi un disegno divino ma sia tutto regolato da leggi matematiche e fisiche io chiedo: ma se Dio avesse creato l’Universo proprio attraverso queste leggi? Allora il big bang sarebbe pure plausibile per la fede in quanto chi ha detto che proprio un Dio ad un certo punto non creò il Big Bang? Ora se noi ammettiamo plausibile ciò ammettiamo anche che sia sempre esistito Dio, in quanto per dare inizio all’universo doveva già essere lì. Quindi in conclusione secondo me esiste una qualche entità/forza/energia immutabile ed eterna (non necessariamente corrispondente agli dei delle religioni ) che ha creato il mondo secondo leggi matematiche e fisiche a cui poi ci ricongiungeremo.
Sei passato da questioni di “metodo” a questioni di “contenuto” (in termini latini si direbbe dalla “fides qua creditur” alla “fides quae creditur”, cioè dalla fede come metodo attraverso il quale aderire a qualche dottrina al contenuto di questa fede, p.e. Adamo ed Eva o Dio all’origine dell’universo). Ci sarebbe da chiedersi perché Adamo ed Eva non risultano credibili, mentre un Dio creatore sì (a quest’ultimo quesito rispondi parzialmente, ma per la prima questione… presupponi come ovvio che la storia dei progenitori siano implausibile). Supponi che sia possibile elaborare una “teoria universale” che unifichi fede e ragione. Ma come convincerne gli increduli o coloro che, pur accettando p.e. la scienza, aderiscono ad altre religioni?
Al giorno d’oggi, a mio parere, fede e religione si stanno sempre più allontanando l’una dall’altra a causa di una sempre più diffusa istruzione della popolazione; spiego meglio questo concetto: ai tempi dei miei nonni, la “conoscienza” era privilegio di pochi e quindi gran parte delle persone viveva in uno stato di quasi ignoranza. Erano di conseguenza facilmente portati a credere a tutto ciò che per tradizione veniva loro tramandato e insegnato e non si sarebbero mai permessi di contraddire ciò che ad esempio la religione dettava. In questo caso quindi la fede prevaleva sulla ragione.
Ora invece abbiamo la tendenza, per come si è sviluppata la nostra società, di cercare per ogni cosa la sua spiegazione razionale e scientifica, portando così la “credenza” ad un livello minore. Sarà sempre più difficile ad esempio convincere un bambino sulla veridicità di avvenimenti come la resurrezione di Gesù o la separazione delle acque da parte di Mosè poiché hanno già una sviluppata capacità di ragionamento.
Io credo che, in linea con il pensiero di Agostino, le due facoltà si implichino reciprocamente e si compenetrino: la ragione purifica e spiritualizza la fede mentre la fede riesce in ciò in cui la ragione fallisce. Non tutto infatti può avere una spiegazione logica e, usando le parole di Dante espresse nel regno del Purgatorio, concludo dicendo che se la gente avesse potuto vedere tutto, non sarebbe stato necessario che Gesù nascesse.
Buongiorno,
secondo me, ragione e fede non sono due cose diverse ma la seconda “supera” la prima, nel senso che attraverso la fede possiamo credere a cose che la ragione non può dimostrare. Per esempio, se una persona generalmente autorevole e credibile, di cui ci fidiamo, afferma cose che, viceversa, appaiono piuttosto strane, anche queste cose possono essere credute non perché siano in se stesse verosimili, ma perché è autorevole e credibile chi le sostiene. Quindi noi attraverso la fede, in questo caso verso una persona ma la stessa cosa avviene per la religione, crediamo a cose che con la ragione non riusciamo a dimostrare. Basta che non siano contradditorie o assurde, come ci viene riportato nella dottrina di San Tommaso.
Sintetica ma chiara, grazie anche al riferimento illuminante a San Tommaso.
Secondo me fede e ragione non sono in rapporto perché la fede per definizione è qualcosa a cui bisogna credere senza avere una prova logica e razionale della sua esistenza. La fede spesso veniva preferita alla ragione dagli antichi perché, non potendo capire e dimostrare alcuni eventi che oggi sono comprensibili anche grazie a nuove scoperte tecnologiche e scientifiche, si affidavano ad una spiegazione che non richiedesse prove reali, ma solamente l’ affidarsi ad una entità superiore che creava situazioni soprannaturali.
Quindi se un tuo amico ti dice che ha mangiato una bistecca tu non gli credi perché non ne hai le prove? Forse si crede anche a quello che, pur non essendo dimostrabile, è verosimile. Forse, almeno un tempo, appariva ragionevole credere a certe dottrine (come quella cristiana) perché ritenute, se non dimostrabili, verosimili, sulla base di una serie di indizi. Altro discorso considerare inverosimili certi contenuti (come la resurrezione ecc.) e rigettare, non la fede in generale, ma questa o quella particolare credenza ritenuta in contrasto con la scienza o, magari, intrinsecamente contraddittoria. Per quanto riguarda la questione di Dio (l’entità superiore ecc.), considera che, almeno fino a Darwin escluso, illustri scienziati ritenevano di non poter fare a meno di Lui per spiegare ia forma del più piccolo filo d’erba… Si tratta solo di una fede irrazionale? Oggi quale spiegazione abbiamo, alternativa, dell’origine dell’universo?
Secondo me Fede e ragione, nonostante possa sembrare che siano due realtà totalmente distanti l’uma dall’ altra o che una escluda l’altra, sono in realtà in un rapporto di stretta connessione tra di loro. Secondo me la loro applicazione non si limita solamente al campo religioso, infatti la questione fede e ragione non riguarda unicamente l’essere o meno credenti di una religione, ma è estesa a più campi dell’esistenza umana come, facendo un esempio, alla fiducia che possiamo dare al racconto di un avvenimento da parte di un’amico. Un ruolo importante in questo rapporto che può essere complicato lo gioca, come suggerisce San Tommaso, colui che riporta l’avvenimento, ovvero la fonte. Infatti, tanto più questa è valutata come attendibile, tanto più facilmente crediamo, ovvero diamo fiducia, a colui che racconta sulla veridicità dei fatti.
In generale, quello che secondo me è il rapporto corretto tra fede e ragione è un rapporto bilanciato, dove non prevale nessuna delle due “forze” sull’altra, ma dov’è queste vivono in armonia aiutandosi e dove, in base alla situazione posso essere libera di scegliere quale usare. Per esempio, se io mi basassi solo ed unicamente sulla fede senza lasciare spazio alla ragione, potrei arrivare in situazioni assurde, in cui il fatto di basarmi solo sulla fede diventa una limitazione, e mi impedisce di vedere e capire profondamente la realtà ( come nell’ esempio che ci ha portato in classe del marito che viene tradito dalla moglie ). Allo stesso tempo, se però io usassi solamente la ragione, arriverei invece in situazioni che la ragione non può e non riesce a spiegare, e quindi mi troverei davanti a qualcosa di ignoto che può spaventare essendo inspiegabile e quindi non conoscibile fino in fondo. Quindi a mio parere per comprendere bene qualsiasi cosa non devo essere limitata dall’utilizzo di una o dell’ realtà, ma devo saper scegliere in base alla situazione in cui mi trovo quale delle due è opportuno “ascoltare”, e in che proporzione rispetto all’altra.
Ottima analisi, anche perché hai utilizzato criticamente e in modo pertinente diverse suggestioni tratte dagli autori incontrati e dalla discussione in aula. Solo una perplessità: come altri, riferisci la fede a situazioni inspiegabili ecc. Ma che bisogno c’è di credere in situazioni simili? Per rassicurarci, per trovare soluzioni nuove? Perché non si potrebbe rimanere ammirati, colmi di meraviglia davanti all’ignoto e basta?
Secondo la mia opinione, la fede (o religione) va oltre il concetto di ragione (o di scienza), poiché noi, per esempio, credendo in Dio, andiamo oltre alla ragione e ci affidiamo alla fede in quanto non siamo certi della sua effettiva esistenza, non abbiamo alcuna prova di ciò, e quindi se decidiamo di intraprendere comunque il cammino religioso, lo facciamo solo grazie alla fede, che spesso viene alimentata dagli altri, in questo caso, ad esempio, andando a catechismo o frequentando la chiesa.
Sì, ma tu crederesti ai dischi volanti? La fede si riduce a credere a quello che gli altri ti fanno credere o ha qualche giustificazione, almeno come qualcosa di possibile (riguardo ai suoi contenuti) se non di certo?
È difficile stabilire quale sia e se ci sia un rapporto tra fede e ragione , molti sostengono che siano se non totalmente ,in parte scollegate . Io in particolare dalla terza ,grazie alla filosofia ho avuto modo di riflettere abbastanza spesso anche su questo “problema” , da piccola non capivo l’utilità dell’andare in chiesa , di pregare o cose simili poi con il tempo sono arrivata alla conclusione che tutte queste cose che noi uomini facciamo già dai tempi antichi (riguardante il divino) é dovuto dal fatto che non possiamo spiegare molte cose ma abbiamo bisogno di risposte e queste risposte vengono fornite per alcune persone dalla fede che va oltre la ragione, spiega quelle cose con cui non si può arrivare con la ragione . Per me la fede é semplicemente un meccanismo “naturale” che scatta automaticamente (questo per chi inizialmente non crede) non appena ci accade qualcosa di straordinario o traumatico o anche per disperazione ; quindi le cose in cui crediamo potrebbero anche essere false ma a noi non importa perché così in un certo senso ci sentiamo “in pace con noi stessi” anche auto ingannandoci .La ragione ,però, al tempo stesso dipende dalla fede poiché se noi avessimo tutte le risposte a tutto ciò che ci serve di certo non ci poremmo nessun quesito e non faremmo uso della ragione . Il rapporto che ha con la scienza ,penso sia più complicato e non saprei bene come esprimerlo.
Nel tuo ragionamento sembri intendere per “ragione” non un metodo, ma una facoltà con determinati “contenuti” (le risposte ai nostri quesiti). Paradossalmente forse, senza accorgertene, hai parlato proprio della scienza, più che della ragione come “metodo”. Nella tua versione la fede corrisponderebbe a un bisogno dell’uomo. Ma chi, come molti filosofi che incontreremo in quinta (Marx, Nietzsche ecc.), “scopre” questo, di solito poi cessa di credere, perché è come se avesse smascherato l’infondatezza della fede…
Io penso che tra ragione e fede ci sia un ovvio collegamento, un bisogno umano di cercar di spiegare alcuni fenomeni per noi molto strani e appunto ‘inspiegabili’ ma penso anche che se si ha davvero fede questa prevalga sul bisogno di una spiegazione perché appunto si ha fede e speranza in ciò in cui si crede. Certo è che anni fa la gente aveva più fede rispetto ad adesso poiché, infatti, ora la scienza ha un po’ ‘preso il sopravvento’ sulle ragioni e spiegazioni a cui magari anticamente toccavano alla chiesa.
D’accordo, ma posto che si abbia fede in qualcosa questa è del tutto “irrazionale” o è fondata su indizi se non su prove certe? Ha una sua interna coerenza? Non ti sei misurata molto con la discussione che abbiamo svolto e con gli autori incontrati…
Definire un equilibrio tra fede e ragione è un’operazione difficile ma che ha sempre affascinato sia i credenti che i non credenti.
A mio parere sicuramente non situò fare a meno di nessuna delle due, poiché la fede è il cardine di qualsiasi credo (non è possibile infatti definirsi seguaci di un credo senza avere fede, poiché il tarlo del dubbio si insinuerebbe dentro di noi e finiremmo col non credere più), mentre la ragione è fondamentale per interpretare i testi sacri, in particolare laddove si presentano incongruenze. Certamente le interpretazioni possono essere infinite, ed infatti non esiste credo che sia interpretato da tutti alla stessa maniera, ma se dovessimo prendere alla lettera un testo sacro contraddittorio equivarrebbe ad affermare che il testo o è privo di validità o non è quello originale e quindi non sarebbe corretto attenersi ad esso.
Penso comunque che la fede abbia un ruolo preponderante, poiché permette di credere anche a ciò che non è scientificamente dimostrabile. Questo allontana ancora di più gli scettici dalla religione stessa, poiché un non credente tende sempre ad approcciarsi ad una religione con una mentalità scientifica, ed è quindi impossibile convincerlo a credere, ad esempio, alla resurrezione di Cristo o all’esistenza del Nirvana. È curioso infatti come ognuno di noi sia incline a credere (per fede) a qualcosa, e quando incontra qualcuno di un altro credo tende a “giudicare” quel credo con la ragione, invece di comprendere che come la fede lo guida a credere nella sua religione, allo stesso modo l’altro è portato a credere seguendo la sua fede. Per essere coerente con questa critica scientifica dovrebbe rivolgersi alla propria religione con lo stesso approccio, ma a quel punto non ci crederebbe più, poiché è impossibile, per le ragioni elencate precedentemente, seguire una religione scientificamente.
Sviluppi interessanti ragionamenti che offrono diversi spunti. Tuttavia, sembri contrapporre nettamente chi ha una mentalità scientifica al credente, rasentando a volte la tautologia, come quando scrivi: “non è possibile definirsi seguaci di un credo senza avere fede”. Certo! Essere seguaci di un “credo” e credere (o avere fede) è (praticamente) la stessa cosa! Non è possibile essere un triangolo senza essere triangolari… Il problema è perché alcuni lo sono e altri non lo sono (o credono di non esserlo, salvo magari “credere” nella scienza). Chi “crede” al nirvana, p.e., forse ci crede per ottime ragioni (perché ha fatto esperienza di come certi esercizi riescano a estinguere in lui in desideri e condurlo alla pace dei sensi, ad esempio). Qualcosa di simile vale anche per chi “crede” nei neutrini o nei buchi neri. Forse le cose, viste filosoficamente, sono più sfumate, non… credi?
Penso che la fede (considerata come “credere” a qualcosa magari improbabile e di cui non abbiamo prove) e la ragione non possano convivere: chi fa un atto di fede deve rinunciare a seguire una via razionale. Tuttavia non è detto che si debba seguire esclusivamente la fede o esclusivamente la ragione, così come non è detto che tutti i credenti rinuncino alla ragione.
Spesso la fede subentra quando non ci si riesce a spiegare qualcosa oppure quando si è, come Sant’Agostino, disperati a tal punto da cercare qualcosa, al di sopra del semplice peccatore umano, che ci aiuti.
Riguardo alla fede religiosa in particolare, di cui stiamo trattando, la mia posizione è un po’ scettica ma non credo di essere giunta a qualche conclusione. La posizione che “approvo” di più è quella di Erasmo da Rotterdam, cioè avere fede non indistintamente ma riguardo a quello che risuona familiare dentro di noi.
Le ultime considerazioni che sviluppi (che suppongo una almeno possibile “compenetrazione” di fede e ragione) non suonano un po’ in contraddizione con la netta contrapposizione tra fede e ragione che postuli inizialmente? Ci potrebbe essere una “ragionevole probabilità” che qualcosa sia vero, la quale, nella misura in cui non diviene certezza, fa sì che questo qualcosa sia “creduto” (piuttosto che “saputo”), ma con un determinante apporto della ragione. Se, infatti, non fosse più ragionevole credere che tale cosa fosse vera, essa non sarebbe più creduta, dunque, col venir meno degli argomenti razionali (probabilistici) a favore della determinata credenza, verrebbe meno la credenza stessa: la “morte” della ragione (per credere) potrebbe comportare quella della fede, non credi?
A mio parere fede e ragione possono coesistere, fondamentale è però il fatto di non prendere come verità assoluta nè la prima, nè la seconda, infatti se si credesse ciecamente ad una, questa escluderebbe l’altra, se invece si prende la ragione come verità del mondo reale, e la fede come verità dell’anima, queste possono coesistere; un esempio possono essere gli scienziati che comunque credono in Dio.
Questo loro stare insieme è dovuto anche al fatto che nell’una c’è anche un pò dell’altra, infatti nella ragione c’è la fede negli studiosi, infatti non potendo verificare tutto tu ti affidi a questi che hanno verificanto, fidandoti del fatto che non abbiano sbagliato; e nella fede c’è anche la ragione, perchè nessuno crederebbe a cose totalmente insensate.
La seconda serie di considerazioni (che sviluppi nel secondo capoverso) sembrerebbe contraddire un po’ la prima serie, che concludi insistendo sulla netta separazione tra una fede che sarebbe riferita al mondo “dell’anima” (che non sarebbe reale?) e una ragione (scientifica?) riferibile al mondo “reale”. Se le due “facoltà” si compenetrano, allora devono riferirsi al medesimo oggetto (come p.e. certi misteriosi e sfuggenti “oggetti scientifici” o, viceversa, l’anima, intesa, però, come “energia” in qualche modo misurabile o, comunque, ipotizzabile anche scientificamente), non credi?