Come è stato detto in aula, Hegel costituisce l’ultimo filosofo “a tutto tondo” di cui ci occuperemo, per una serie di ragioni che sono state illustrate. Questo autore, come vi è stato pure accennato, ha esercitato una notevole influenza in diversi campi per molto tempo, anche se negli ultimi decenni forse la sua “gloria” si è un po’ appannata…
Quale aspetto del suo pensiero o del suo approccio metodologico al filosofare, per come è stato fin qui illustrato, ti sembra ancora rilevante o, comunque, interessante? Nel caso che nessun aspetto ti sembri tale, quale ti ha comunque colpito di più, ti è sembrato più curioso e perché?
(Ovviamente, prima di rispondere, sarebbe opportuno che tu legessi le unità didattiche in cui si articola finora il modulo su Hegel, aprendo anche le pagine ad esse collegate e, in particolare, il breve testo su essere, nulla, divenire tratto dalla Scienza della logica)
Hegel, l’ “ultimo” grande filosofo, ricopre un ruolo molto importante poiché esamina tutte le principali nozioni del conoscibile umano.
Nel fare tutto questo ha sviluppato o comunque portato a dei risultati rilevanti.
Primo tra tutti, a mio parere dovuto al suo storicismo di fondo. Egli infatti, credendo che lo Spirito possa prendere coscienza di sè solamente attraverso la storia, ha così influenzato, seppur indirettamente, il nostro sistema di insegnamento, nel quale tutte le discipline umanistiche vengono trattate cronologicamente.
Molto interessante è poi il suo modo di procedere, partendo da un concetto e sviluppando poi tutti gli altri a partire dalle contraddizioni generate da ognuno di essi, fino ad arrivare in modo molto astuto, alla sintesi suprema che si riassume in ultima analisi con la sua stessa filosofia.
Mi ha colpita molto anche la sua affermazione, che non si può comprendere a fondo ogni determinato concetto se non se ne sviscerano i presupposti. Questo processo è infatti quello che ognuno di noi compie automaticamente è quasi involontariamente nel momento in cui si espone una propria idea o una propria visione; tutte le parole o i concetti usati infatti, hanno un presupposto, un fondamento, che magari non viene espresso ma che sicuramente c’è e permette di sviluppare poi il concetto desiderato.
In effetti l’idea che ogni concetto vada compreso sviscerandone i presupposti è antica quanto la filosofia (risale almeno a Socrate e Platone). La conseguenza che Hegel ne trae era a sua volta implicita in questi antichi filosofi (che, in effetti, trattarono ogni argomento, penso soprattutto a Platone e Aristotele), ma è certamente più esplicita in Hegel: cioè che, di presupposto in presupposto, si tratti di prendere in considerazione ogni aspetto dell’esistenza (ma, se ci rifletti, il “mondo delle idee” di Platone, soprattutto nell’interpretazione neoplatonica, un po’ come la logica di Hegel, è proprio questo: un organismo di concetti tali che ciascuno è in vario modo implicato in tutti gli altri).
Un aspetto del pensiero di Hegel che mi ha colpito e interessato riguarda il suo Sistema, per mezzo del quale lui esamina e analizza tutte le nozioni, riguardanti per esempio la metafisica, l’etica, la politica, la biologia, etc…
Secondo lui bisogna infatti sviscerare tutti i presupposti per riuscire a comprendere totalmente un concetto, eliminando quelle che sono le contraddizioni o aporie, così che la cosa pensata all’inizio si riveli antinomica; infatti per il filosofo ogni discorso razionale alla fine porta a una autocontraddizione.
E tutto questo ti ha colpito perché ti sembra attuale, ragionevole o semplicemente folle?
Innanzitutto trovo che l’autorealizzazione della coscienza in sè tramite la storia sia molto attuale e riguarda sia l’individuo che una moltitudine di persone (es. un popolo). Infatti è solo guardando al passato che ci rendiamo conto di come effettivamente siamo “arrivati” su questa terra e tramite la nostra ragione siamo liberi di ignorare gli errori commessi precedentemente oppure trovare un’altra strada.
Inoltre è molto attuale, specialmente in campo scientifico, la teoria secondo cui un concetto nasce dalle contraddizioni di altri concetti precedenti a lui. Infatti è solo quando una teoria viene contraddetta oppure risulta inapplicabile che ci si sforza a trovare una soluzione, un nuovo concetto che risponda ai bisogni della realtà.
La seconda considerazione, come vedremo, sarà confermata dalla filosofia della scienza del Novecento. Tuttavia, Hegel dice anche di più: che tutti i concetti sono concatenati logicamente in modo tale che ciascuno implica tutti gli altri. Questa “pretesa” è, in effetti, ormai abbandonata dalla scienza. Oggi lo scienziato non pretende più che la teoria che sviluppa sia coerente con tutte le altre teorie sviluppate in tutti i campi dello scibile e ne possa venire dedotta.
Il primo aspetto di Hegel che mi ha colpito e interessato è stato il notare come ha presentato le varie discipline e i vari studi nella sua opera “ Enciclopedia delle scienze filosofiche”. Infatti, a differenza delle normali enciclopedie in cui gli argomenti vengono presentati in ordine, iniziandone uno per volta e concludendolo, Hegel non si limita a ciò, ma incantena tra di loro le varie nozioni, anche appartenenti a campi diversi, toccandonole in maniera logica, ovvero in maniera definita da Hegel “dialettica”. Questo aspetto secondo me è interessante perché ci evidenzia come, in questo caso le varie discipline, non sono fini a se stesse, ma sono tutte collegate tra di loro. Inoltre il fatto di presentarle incatenate le une con le altre ci fornisce una visione di insieme più ampia e corretta.
Un altro aspetto che ritengo sia stato più che altro “utile” della filosofia Hegeliana è quello che è stato poi ripreso da Gentile per l’organizzazione della scuola e dell’ insegnamento della storia. Infatti per Hegel tramite la storia lo spirito prende piano piano, seguendo vari gradini,conoscenza di sè
Cogli due aspetti senz’altro rilevanti, anche se oggi, per diverse ragioni, alcuni li ritengono superati o, comunque, improponibili (per l’eccessiva complessità a cui sono giunti i diversi saperi).
Hegel è a mio parere un “sempreverde” poiché l’impresa filosofica di Hegel consiste nell’ interrogarsi non semplicemente su di sé e sul mondo ma piuttosto sullo stesso sapere; spaziando per l’appunto in maniera dialettica tutti gli argomenti “accessibili” all’uomo. La teoria dello spirito, ripresa in massima da filosofie del passato, è particolarmente interessante in quanto potrebbe essere considerata una visione laica di ciò che è indicato nel cristianesimo come “creazione” similare in aspetto a Dio, così Hegel attraverso la differenza di qualunque uomo ma allo stesso tempo somiglianza poiché stesso spirito.
Verso la fine del tuo contributo mi sembra che incespischi in qualche difficoltà morfosintattica… Il tuo pensiero è abbastanza chiaro, anche se non è del tutto chiaro perché, se lo hegelismo fosse un cristianesimo secolarizzato (come effettivamente è stato anche giudicato), sarebbe tanto rilevante…
Tra le cose che mi hanno colpito della filosofia di Hagel c’è l’affermazione che le cose negative del mondo servono per scaturire il positivo( che può sembrare sbagliata o scontata ma non lo è per niente ) come ,ad esempio, il progresso nella storia .Quando si parla dell’utilità della storia spesso si sente dire che ne abbiamo bisogno per non ripetere gli errori (come ad esempio guerre,) già commessi in passato e quindi di considerare la storia una sorta di ” maestra” che si autosuddivide in eventi positivi ed eventi negativi , è interessante la riflessione che fa Hagel su questo ,perché secondo lui è anche grazie a quelli che noi chiamiamo errori che siamo giunti ad accordi, leggi,alleanze ecc insomma a condizioni positive , da questa sua considerazione si può giungere ad un altro aspetto strettamente collegato a quello precedente ovvero che “ogni oggetto pensato a fondo si rovescia nel suo contrario”. Trovo molto “particolare” e in un certo senso anche ingegnoso come lui analizzi il passaggio dall’autocoscienza allo Spirito (cioè alla coscienza di sé come “tutto” e “tutti”) credo che quello che voglia intendere Hagel ,facendo uso della dialettica servo-padrone )sia che noi dipendiamo da tutto e da tutti e viceversa e nel momento in cui una persona(nel caso del filosofo è lo Spirito) si rende conto di essere un individuo e si comporta come tale si rende conto anche di essere come il resto delle cose e quindi tutto. Penso che questi” punti ” abbiano suscitato curiosità in me perché sono aspetti a cui non avevo mai pensato o perlomeno che avevo visto sotto un altro punto di vista ,ad esempio, io non avrei mai lontanamente immaginato di poter essere “tutto.”
Invece, cara Maria, sei tutto, come lo siamo tutti (almeno secondo Hegel, ma anche Plotino, nonché l’hinduismo ecc.). Mi fa piacere che ogni tanto qualche tesi filosofica vi possa sorprendere. Non è detto che sia vera, ma l’importante è che ci faccia riflettere…
Fra le varie tematiche che Hegel affronta nel corso dei suoi studi e delle sue pubblicazioni “a tutto tondo” ho trovato particolarmente interessante come egli concepisca il concetto di Spirito e di come, successivamente, lo metta in relazione con le dimensioni di spazio e tempo. Il significato universale che gli conferisce, in particolare, l’ho apprezzato considerevolmente poiché si rifà alla visione dell’Uno di Plotino.
Si tratta di un concetto, a mio parere particolarmente rilevante persino tuttora, in un mondo confusionato e diviso che più di ogni altra cosa ha bisogno di unità.
Credo che la tua sensibilità per gli aspetti “monistici” del pensiero di Hegel sia davvero un’eccezione (così come l’amore per Plotino). Effettivamente si rimprovera a Hegel spesso proprio quello che tu apprezzi, ossia un’eccessiva attenzione all’unità e all’universalità, trascurando i dettagli e le differenze (a cominciare da quelle tra un essere umano e un altro). In realtà il tentativo di Hegel (non necessariamente riuscito, obiettivamente molto presuntuoso) sarebbe quello di tenere insieme, logicamente, particolare e universale, storico e metafisico, esperienza e ragione, etica e politica ecc. Oggi, certo, sembra che molti abbiano gettato la spugna e si siano rassegnati alla proliferazione di specializzazioni senza più riguardo per un “sapere comune” che funga da collante (bisogna anche tener conto che la scienza si è resa molto più complicata, nelle sue diverse branche, dalla prima metà dell’Ottocento e difficilmente oggi un singolo individuo sarebbe in grado di ripetere l’operazione hegeliana in un modo che non risulti superficiale e “amatoriale” nei dettagli, quando tratta insieme p.e. di fisica delle particelle e di teorie economiche all’ultimo grido).
buongiorno,
riguardo alla filosofia di Hegel, più che ritenere attualmente rilevante o interessante un suo argomento, mi ha colpito la sua concezione dello spirito; non tanto in maniera positiva poichè l’ho percepito un po’ come uno sminuire i singoli individui e renderli ad un livello di uguaglianza. Inoltre mi ha interessato un’affermazione sentita in classe secondo cui per Hegel l’uomo ha bisogno di conoscere il negativo per arrivare alla verità
La tua osservazione è tutt’altro che peregrina. Diversi autori successivi, come Soeren Kierkegaard (che parlerà addirittura del “fondamento ridicolo del sistema hegeliano”) e Arthur Schopenhauer lamenteranno la scarsa o nulla attenzione di Hegel alle problematiche del singolo individuo, immediatamente “immerso” nello Spirito del suo tempo.
L’affermazione che hai sentito è corretta. Essa va intesa nel senso che secondo Hegel solo l’esperienza negativa fa “crescere” (anche se, per quanto detto poc’anzi, egli riferisce quest’esperienza più allo Spirito del mondo nella sua Storia che al singolo).
Secondo me, le parti più interessanti e rilevanti della filosofia di Hegel riguardano la “Fenomenologia dello Spirito”. Hegel dà particolare importanza alla Storia che ha un ruolo fondamentale nel descrivere lo Spirito; infatti la storia viene vista come qualcosa che ci distingue dagli altri più dei dati anagrafici. Importante, inoltre, è l’analisi della coscienza ma in particolar modo dell’autocoscienza (il soggetto in rapporto con gli altri); l’uomo è autocoscienza solo se riesce a farsi riconoscere da un’altra autocoscienza. Si potrebbe pensare che ciò debba avvenire tramite l’amore ma, come sostenne Hegel, a quest’ultimo mancano “la serietà, il dolore, la pazienza e il travaglio del negativo”. Il riconoscimento deve passare attraverso un momento di lotta e di sfida ovvero una competizione tra i vari soggetti per la sopravvivenza. Rilevante e d’ispirazione per le teorie successive è il rapporto servo-padrone, il servo si sottomette, al termine della lotta, al padrone e, avendo temuto per la propria vita, è doppiamente cosciente: di sé e dell’altro; mentre il padrone resta privo di non essere l’unico soggetto. Da qui, il servo ne sa di più del padrone. Colui che appare indipendente, si rivela dipendere da colui che ne dipende, mentre il dipendente, in verità, è libero nel suo rapporto con la natura.
Secondo me, è interessante anche il movimento della dialettica hegeliana; il passaggio dalla affermazione, l’idea in sé e per sé a presciendere dalla sua realizzazione (TESI) alla negazione, l’idea fuori di sé, alienazione dell’idea (ANTITESI) per, infine, unificare il tutto in una SINTESI comprensiva di entrambe. Questo processo dialettico è alla base di molti pensieri attuali che per verificare una tesi passano per l’antitesi per poi riaffermare la prima ma potenziata dalla negazione della negazione.
Chiara ed esauriente la tua ripresa della dialettica servo-padrone anche se non è chiarissimo perché secondo te essa dovrebbe essere rilevante. Sei così certa che la dialettica in senso hegeliano sia alla base di pensieri attuali? Puoi fare qualche esempio? A me sembra che oggi prevalga piuttosto una logica dicotomica (bianco / nero, buoni / cattivi, destra / sinistra, credenti / non credenti ecc.), che rende molto difficile il dialogo e le reciproca comprensione.
Un tratto della filosofia di Hegel che mi ha colpito particolarmente è la dialettica del servo e del padrone poiché il rapporto tra queste due (se è possibile chiamarle così) classi sociali è stata nel corso della storia e sarà anche nel futuro motivo di conflitto, rivoluzioni e riflessioni. Hegel ci propone questo esempio sotto una luce diversa, infatti li usa per dimostrare il passaggio dall’autocoscienza allo Spirito (cioè alla coscienza di sé come “tutto” e “tutti”). Il servo, dopo una lotta, si sottomette al padrone e avendo temuto per la sua vita è doppiamente cosciente: di se stesso e dell altro mentre il padrone, pur avendo vinto la “lotta” non è doppiamente cosciente quindi in un certo senso il servo ne sa più del padrone.
E questa “luce diversa” è rilevante o, magari, fuorviante? In ogni modo nella Fenomenologia dello Spirito questo momento segna piuttosto il sorgere della piena auto-coscienza individuale più che il passaggio allo Spirito universale…
Ritengo che l’elemento più rilevante, che tuttora è presente nella nostra cultura, sia il collegare ogni argomento ad un’altro basandosi su cause ed effetti, creando un filo che collega tutto il conosciuto. Questo è anche una delle basi della scienza moderna, nella quale tutto è collegato analiticamente. Seppur dubito che questo modo di pensare sia stato preso come modello proprio grazie a Hegel, resta il fatto che, non essendo stato rimpiazzato, rimane uno dei pochi aspetti del suo pensiero ancora attuali.
Tuttavia vi è una differenza fondamentale tra i procedimenti scientifici e quelli filosofici (nel senso inteso da Hegel). La legge della domanda e dell’offerta in economia, ad esempio, è del tutto indipendente dalla leggi della fisica. Infatti, quando queste furono corrette (si passò dalla fisica classica o newtoniana a quella relativistica) l’economia non ne subì alcun contraccolpo. In altre parole in campo scientifico ogni disciplina ha le sue regole e nella stessa disciplina possono coesistere principi diversi (p.e. la legge di Newton e quella di Coulomb per quanto riguarda la fisica) senza che ciascuno dipenda dall’altro (tutti dipendono piuttosto dalla verifica sperimentale). Invece, in prospettiva filosofica ogni concetto è legato strettamente a tutti gli altri, in modo tale che se se ne dovesse modificare uno anche tutti gli altri ne sarebbero alterati.
Secondo me il punto più interessante della filosofia di Hegel è che lui non concepisce la filosofia come “amore per la sapienza”,secondo lui la funzione della filosofia consiste nella comprensione dalla realtà in particolare del presente.
Quando la filosofia riesce a cogliere il presente in tutti i suoi aspetti si parla di “scienza”.
Altro punto interessante del pensiero di Hegel è quello della Ragione che a suo parere governa il mondo.
La Ragione per Hegel è il massimo della concretezza mentre per i filosofi precedenti era una facoltà produttrice di idee astratte.
Si tratterebbe di capire perché questi tratti lo rendono interessante.
L’aspetto di Hegel che mi sembra più rilevante, moderno e di conseguenza importante a livello sociale è il discorso riguardante la fenomenologia, l’acquisizione della coscienza di sé attraverso la lotta dell’io contro suoi simili e il rapporto servo-padrone che deriva dalla sconfitta di uno.
A prima vista può sembrare che il padrone diventi il più indipendente e il più forte, ma studiando a fondo il concetto ci rendiamo conto che le cose stanno esattamente nel verso opposto, ovvero il padrone ci risulta dipendente dallo “schiavo”, senza il quale non potrebbe soddisfare i propri bisogni.
Così lo sconfitto prende maggiore coscienza di sé e della propria forza, in particolare della forza del proprio pensiero, capace di far soccombere il padrone.
Questo è un concetto a parer mio molto importante sia per la storia del Novecento che per i nostri tempi, e può far rendere conto agli oppressi della propria potenza che da “mentale” (come pensiero) può arrivare a ribaltare eventi storici e sociali.
Hai colto un aspetto effettivamente rilevante
Sicuramente un elemento della filosofia di Hegel che ha una certa influenza ancora oggi è la concezione dello spirito nella storia che man mano prende coscienza di sé. Secondo questa teoria la storia dello spirito si esprime tramite storia della filosofia e in generale della cultura. Infatti (a causa anche di Benedetto Croce e Giovanni Gentile che hanno ripreso tale pensiero) al liceo oggi le materie umanistiche si studiano procedendo cronologicamente, cioè storicamente.
Un aspetto della filosofia di Hegel che invece mi è sembrato curioso è che per parlare di un qualunque argomento bisogna prima chiarire tutti i presupposti, i presupposti dei presupposti e quindi alla fine parlare di ogni cosa. Mi sembra un metodo piuttosto particolare e anche sensato da un certo punto di vista (come la frase “i migranti devono/non devono essere accolti” che effettivamente può voler dire tutto e niente) , ma forse
un po’ esagerato e poco efficiente in quanto molto lungo.
Hai ragione. Secondo Hegel tutto è connesso a tutto, il che ha per conseguenza che per dire sensatamente qualcosa dovremmo essere “onniscienti”. Diciamo che si tratta di un ideale regolativo (come avrebbe detto Kant), che si potrebbe tradurre così: più approfondisci un argomento nelle sue diverse implicazioni e ramificazioni più puoi dire di comprenderlo (anche se sempre nei limiti dell’umana finitezza). Ora per intendere bene qualcosa pare proprio che sia necessario filosofare, cioè adottare una prospettiva transdisciplinare, senza lasciarsi irretire dai presupposti di questo o quel sapere particolare. Per esempio, se dobbiamo decidere se consentire la costruzione di una centrale nucleare nei paraggi non basta che qualcuno ci illustri i benefici dell’operazione in termini di costi energetici (risparmiati), né basta ascoltare l’antinuclearista di turno, ma occorre cercare di documentarsi in ambiti molto diversi come la fisica delle particelle, l’ecologia, l’epidemiologia, l’oncologia, l’economia, la scienza politica ecc. Per “governare” tutti questi approcci e argomentare una propria tesi conclusiva (p.e. “la centrale non s’ha da fare nonostante certi obiettivi vantaggi che procurerebbe”) il tipo di sapere “sovraordinato” che, anche implicitamente, si mette in gioco non può che avere carattere filosofico (in ultima analisi concerne il bene etico-politico, l’originario oggetto dell’interrogazione socratica).
Per quanto mi riguarda ho trovato l’intuizione (se così si può definire) di Hegel di porre la sua filosofia come ultimo tassello del suo puzzle semplicemente geniale. Inizialmente non volevo porre l’accento su questo aspetto, per timore di tralasciare qualche pensiero forse più rilevante, ma il fascino che questa affermazione di Hegel ha suscitato in me era tale da non poter essere ignorato. Quella che forse ad un primo sguardo può sembrare una presa di posizione egoistica di fatto (a mio parere) oltre ad essere logicamente e dialetticamente valida, è anche quello spartiacque (come in fondo è Hegel stesso) che in quel particolare momento storico serviva alla filosofia per emanciparsi maggiormente stabilendo dei punti cardine dai quali poi poter approfondire i diversi rami dell’analisi filosofica. Non mi dilungo elencandone le caratteristiche, poiché non è ciò che il quesito richiede e non è l’obbiettivo della mia risposta, ma ci tengo a sottolineare come questo pensiero innanzitutto distingua Hegel da tutti gli altri filosofi prima di lui, ed in secondo luogo come proprio questa differenza risulti essere la chiave per un’evoluzione futura.
A mio parere il metodo di Hegel è molto interessante poiché risponde a tutte le domande che l’uomo potrebbe porsi a seconda anche di visioni diverse: psicologica, etica, logica, matematica, fisica ecc.
L’argomento che forse mi ha interessato di più fino ad ora è il modo di contraddire un concetto spiegandolo ancora più in profondità, mi spiego meglio, da una questione superficiale può scaturirsi un dilemma più grande di quello iniziale dato solamente dalla spiegazione di concetti che inizialmente potrebbero sembrare semplici ma riflettendoci meglio ne esce qualcosa di più complicato, alle volte come detto prima può addirittura capitare di negare affermazioni dette in precedenza senza però annullare la “sentenza” detta inizialmente