Approfondisci i limiti dell’approccio di Popper e le proposte epistemologiche di Kuhn e Lakatos sull’ultima unità didattica (che contiene due videolezioni).
Quindi rispondi al seguente quesito:
- Ti sembrano convincenti le critiche di Kuhn a Popper (sui limiti del criterio di falsificazione) e quelle di Lakatos a Kuhn (sui criteri di scelta tra teorie rivali)?
L’approccio di Popper, il quale introduce il principio di falsificabilità come criterio di demarcazione, presenta alcuni limiti:
– se in una teoria falsa aumentano le conseguenze vere, aumentano anche le conseguenze false
– non sappiamo definire una teoria “più vera” dell’altra
– non possiamo contare il numero di errori contenuti in una teoria
Il problema della teoria di Popper è quindi determinare ciò che è vero e ciò che non lo è in modo assoluto e non in base al confronto con altre teorie e da questo problema deriva l’impossibilità di definire se è avvenuto oppure no un “progresso scientifico”.
Thomas Kuhn cerca di risolve questi problemi introducendo l’idea che non è possibile parlare di progresso scientifico da un punto di vista strettamente logico-epistemologico, ma solo da un punto di vista “socio-culturale”. Kuhn, accettando l’introduzione di ipotesi ad hoc per sostenere una teoria, ritiene che tra due teorie, entrambe falsificate, quella che è preferibile utilizzare è quella che si adatta meglio alla società basandosi su criteri extrascientifici. Per Kuhn quindi, prima di abbandonare una teoria che presenta anomalie, bisogna risolvere queste ultime e solo se questo processo non è possibile bisogna sostituire quella teoria con un’altra.
Lakatos invece rifiuta l’idea di Kuhn di una scelta extrascientifica tra paradigmi, infatti cerca un criterio razionale per misurare il grado di progressività di una teoria: egli lo individua nella sua maggiore o minore capacità di una teoria di prevedere fenomeni che non aveva preso in considerazione quando è stata formata. I problemi della teoria di Lakatos si trovano quindi nella distinzione tra la nuova teoria e la conoscenza di sfondo e nella difficoltà di controllare che l’evidenza empirica indipendente non abbia fatto parte della costruzione originaria della teoria.
Personalmente ritengo che la teoria di Kuhn, nella quale cerca una soluzione ai problemi sorti dalla teoria di Popper, sia la più completa e quella che risolve il maggior numero di problemi, infatti Lakatos non riesce ad introdurre un metodo che ci permetta di distinguere in modo netto una teoria dal sapere non scientifico.
Ottima analisi e discreta espressione del tuo punto di vista.
Tuttavia, non mi sembra che Lakatos, come neppure Kuhn, non “permetta di distinguere in modo netto una teoria dal sapere non scientifico”. Il criterio di demarcazione di Popper tra sapere scientifico e non scientifico è mantenuto, almeno implicitamente (come vedremo questo criterio si incrina con Feyerabend). Ciò che è difficile distinguere è se una teoria sia più progredita di un’altra (essendo entrambe scientifiche) sulla base di criteri che non siano extrascientifici. Anche quando metti in luce i limiti dell’approccio di Popper sembri confondere l’esigenza di determinare ciò che è vero in modo assoluto (a cui rinunciano sostanzialmente tutti gli epistemologi, Popper compreso) con l’altra esigenza che Popper vorrebbe soddisfare, ma non riesce: ossia quale tra più teorie è migliore di un’altra (più verosimile, ma non necessariamente vera).
Ottima e fine analisi, come altre nelle quali ti sei prodotta negli ultimi tempi.
Del resto, sull’architrave dell’Accademia di Platone, la prima grande palestra filosofica dell’umanità, si trovava scritto: “Non entri chi non è matematico”.
Kuhn critica in modo corretto la teoria di Popper contenente alcuni punti deboli. Infatti per identificare una teoria come scientifica bisogna trovare dei casi in cui diventa falsa quindi portando l’autore di tale teoria a non sapere se l’obiettivo delle sue ricerche è stato raggiunto. La teoria di Kuhn secondo il quale non ci si possa solamente affidare alla logica è più affidabile, inoltre per capire come comportarsi di fronte ad un’anomalia dettata dalla differenza tra dati sperimentali e paradigma, il progetto coinvolge un gruppo ingente di scienziati. In sostanza una teoria volta alla precisione e guidata dalla logica viene criticata con una molto generica e secondo poco affidabile.
Secondo Lakatos non esistono dei quesiti a cui la Natura può rispondere di no, piuttosto, si possono proporre un insieme di teorie la Natura può rispondere incoerente.
Lakatos ritiene anche che i programmi di ricerca contengano delle regole che indicano i percorsi di ricerca da evitare (euristica negativa) e altre che indicano i percorsi da seguire (euristica positiva).
Inoltre la critica verso Kuhn si manifesta quando un programma è degenerativo, infatti può essere falsificato e superato da un programma di ricerca migliore. È ciò che secondo Lakatos accade nei periodi storici descritti da Kuhn come rivoluzioni, e che consente di parlare di passaggi razionali piuttosto che di scelte solo fideistiche, Kuhn infatti riteneva questo.
Avresti dovuto prendere una posizione personale, oltre che riferire le diverse teorie epistemologiche. Noto, tra l’altro, che anche tu, identicamente ad Alessandro (dunque in modo collaborativo), scrivi una cosa che non capisco: secondo Popper “per identificare una teoria come scientifica bisogna trovare dei casi in cui diventa falsa quindi portando l’autore di tale teoria a non sapere se l’obiettivo delle sue ricerche è stato raggiunto”. Non è chiaro oppure non è esatto (leggi la mia replica ad Alessandro).
A mio parere Kuhn critica in modo corretto la teoria di Popper contenente in se alcune ambiguità. Infatti per identificare una teoria come scientifica bisogna trovare in essa dei casi in cui diventa falsa quindi portando l’autore di tale teoria a non sapere se l’obiettivo delle sue ricerche è stato raggiunto. Personalmente ritengo migliore la teoria di Kuhn secondo il quale non ci si possa solamente affidare alla logica, per capire come comportarsi di fronte ad un’anomalia dettata dalla differenza tra dati sperimentali e paradigma, ma sposta il tutto su un piano ‘sociale’ dicendo che questa teoria deve essere approvata da un gruppo ampio di scienziati. In un certo senso una teoria molto rigorosa, poco precisa e poco chiara viene ‘sostituita’ con una molto generale e grossolana senza una grande base logica.
Invece Lakatos essendo allievo si Popper ritorna ad una visione più logica della scienza secondo il quale ogni ricerca scientifica presenta delle vie da evitare, perchè portano all’errore, e delle vie da intraprendere per far si che queste ricerche siano di successo.
(Personalmente non ho compreso molto bene le critiche di Lakatos, questo è ciò che ho capito)
E’ vero che Lakatos torna un po’ a Popper, ma più che sostenere che alcune vie portano all’errore, come scrivi, egli fornisce un criterio per valutare quali “vie”, ovvero quali programmi di ricerca si rivelano più produttivi (prova a vedere se lo capisci, leggendo anche le risposte dei tuoi compagni).
Hai colto abbastanza bene il senso della proposta di Kuhn, meno chiaramente i limiti di quella di Popper. Non è che, per il fatto che alcune teorie hanno conseguenze empiriche false, il loro autore finisca per “non sapere se l’obiettivo delle sue ricerche è stato raggiunto”. La questione è un’altra. Non basta un’apparente falsificazione, che di fatto, nel lessico di Kuhn, non è che un’anomalia, a confutare una teoria. Un altro limite riguarda il fatto che, dal momento che tutte le teorie “navigano in oceani di anomalie” (come si esprime Lakatos, ma potrebbe affermare anche Kuhn), non è possibile ricorrendo al criterio di Popper stabilire quale teoria sia migliore di un’altra (sarebbe tutte egualmente false).
Ritengo sensata la critica mossa a Popper da parte di Kuhn in quanto, come afferma anche Lakotos, è molto improbabile che una teoria sia completamente priva di falsificazioni: tali falsificazioni, secondo Kuhn, sarebbero infatti delle anomalie a cui bisogna cercare di dare una spiegazione (tramite la teoria di partenza o ricorrendo anche a una teoria rivale quando la prima non sia sufficiente) prima di dichiarare la falsità della teoria; molte teorie dovrebbero altrimenti essere abbandonate anche se in grado di spiegare correttamente la maggior parte dei fenomeni teorizzati.
Ciononostante, trovo che il suo criterio di selezione fra due teorie rivali sia poco attendibile e chiaro: egli sostiene che la scelta dovrebbe avvenire su basi filosofiche e culturali piuttosto che scientifiche, ponendo una teoria scientifica (il cui lo scopo dovrebbe essere quello di descrivere la realtà fenomenica) sullo stesso piano di movimenti artistici o politici, sui quali si esprimono preferenze soprattutto individuali e personali.
Mi trovo quindi in accordo con la critica di Lakatos, che come Kuhn parte dal presupposto secondo il quale tutte le teorie sono falsificabili: trovo molto interessante il criterio del contenuto empirico indipendente, che afferma come il carattere progressivo di un programma di ricerca (aspetto trascurato da Popper) dipenda dalla sua capacità di prevedere correttamente fenomeni ignoti al momento della sua formulazione. Il programma di ricerca sarebbe quindi all’avanguardia poiché adattabile anche in futuro e su fenomeni nuovi.
Trovo molto debole la critica fatta a Lakatos sull’impossibilità di affermare con certezza che uno scienziato non sia al corrente delle diverse implicazioni del suo progetto di ricerca: se Einstein avesse saputo come l’irregolarità dell’orbita di Mercurio potesse essere spiegata tramite la sua teoria avrebbe certamente colto tale occasione come ulteriore dimostrazione della sua validità.
Ottima analisi e ottima osservazione sulla debolezza di certe critiche all’approccio “storico-biografico” di Lakatos. Rimane, però, la critica di fondo: ossia se sia in generale legittimo per l’epistemologia “scendere” a un’indagine di tipo storico-biografico o se essa non debba piuttosto esaminare le teorie in modo esclusivamente logico, non credi? Vi è poi l’altra critica: è difficile confrontare il contenuto empirico indipendente di teorie rivali (o di programmi di ricerca rivali) per vedere qual è “maggiore”.
Dopo aver studiato la teoria di Kuhn e la precedente metodologia proposta da Popper, le critiche che sono state sollevate da Kuhn alla rispettiva teoria di Popper mi sono sembrate più che solide. Infatti, come sappiamo l’approccio introdotto da Popper, nonostante sembrasse ottimale al fine di distinguere conoscenza scientifica e non scientifica, ossia dogmatica, introducendo il meccanismo della falsificazione, sembra essere tuttavia debole, poiché eliminerebbe ogni concetto di progresso scientifico. Uno dei principali limiti della teoria di Popper, che anche lui alla fine aveva denunciato e cercato di risolvere, è l’impossibilità di distinguere con certezza quale tra due o più teorie parrebbe comunque essere quella più progredita, poiché siamo impossibilitati a numerare le infinite confutazioni che le falsificherebbero. Il numero totale di falsificazioni per ogni teoria è perciò impossibile da indicare, e ciò renderebbe impossibile distinguere fra varie teorie false quale effettivamente sia quelli più progredita seguendo un procedimento scientifico. Da questo punto di vista, varie teorie che si sono in realtà sostituite nel tempo avrebbero la medesima importanza scientifica dal punto di vista del progresso in quel determinato ambito, e quindi la teoria di Tolomeo sarebbe equivalente da questo punto di vista a quella di Copernico o successivi.
In secondo luogo, la teoria di Popper sembra essere troppo rigida, poiché basterebbe un solo caso falsificatore per mettere in dubbio una teoria, quando noi tutti sappiamo che la realtà in cui noi viviamo è piena di anomalie, che dal punto di vista di Kuhn non devo essere solo utili a scartare una teoria, ma anzi ad aumentare l’interesse scientifico in quest’ultima al fine di spiegare tali anomalie. Un vero e proprio approccio scientifico. Secondo Kuhn, nonostante domini la scienza normale, molte volte l’uomo è posto davanti a anomalie dei fenomeni (“mare di anomalie”) che deve cercare di spiegare o tramite nuove scoperte o adottando nuove ipotesi momentanee.
A sua volta la teoria di Kuhn presenta comunque dei limiti più pratici che teorici, infatti, il problema principale è rappresentato dal fatto che quest’ultimo esclude l’esistenza di un metodo scientifico capace di far scegliere fra due paradigmi scientifici. L’unico metodo capace di far scegliere fra due teorie è di carattere extra-scientifico, e quindi filosofico e estetico.
Lakatos solleva delle critiche riguardo a tali limiti, proponendo un approccio diverso. Quest’ultimo, concorde con la visione di Kuhn del “mare di anomalie”, introduce il concetto di programma di ricerca progressivo o regressivo. Un programma di ricerca progressivo non è altro che una teoria, che oltre che essere capace di spiegare il fenomeno ultimo per cui è stata introdotta, spiega anche altri fenomeni futuri, risultando più efficace e attendibile rispetto ad altre, e quindi da prediligere. Questo approccio, nonostante sembri ottimale, in realtà mostra dei limiti. Infatti, una teoria come quella di Newton, anche se non sembra spiegare altri fenomeni, questo non significa che non ha la capacità di farlo in futuro, e quindi si correrebbe un rischio ad escluderla.
Ottima ricostruzione, svolta con una qualità espositiva accettabile. Manca forse una conclusione. Dato che tutte le proposte epistemologiche presentano dei limiti, quale ti sembra la migliore? Si direbbe l’ultima, quella di Lakatos, di cui hai omesso di ricordare i limiti. Non li giudichi decisivi?
Dal momento che sia Lakatos che Kuhn possono essere considerati come iniziatori di un nuovo tipo di epistemologia, basato anche su una componente storica, a mio parere molto importante, ritengo che la critica più convincente sia quella fatta da Kuhn a Popper. Infatti, se dovessimo utilizzare per tutte le teorie il metodo di falsificazione popperiano sarebbero tutte da scartare, proprio per questo Kuhn introdusse un nuovo modo di vedere la falsificazione come un’anomalia, da tenere rinchiusa nella teoria stessa finché possibile, sennò scegliere un’altra teoria che rispondesse a sua volta all’anomalia precedente. Appurata questa critica a Popper il sistema di classificazione delle teorie si “ammorbidì” ed è li che entrò in gioco la diversa evoluzione dei pensieri di Kuhn e Lakatos, seppur entrambi influenzati da una comune visione storica. A questo punto tra Lakatos e Kuhn mi sembra più convincente la teoria di Kuhn, e quindi ritengo sbagliata la critica di Lakatos, poichè in una visione dell’evoluzione del mondo mi sembra più giusto pensare al cosiddetto periodo rivoluzionario dove veniva abbandonato il vecchio paradigma per accettare il nuovo sistema piuttosto che ad una differenza di teorie regressive e progressive che implicavano un contenuto empirico indipendente non sicuro (come per esempio il fatto che non si sapesse se Einstein possa aver saputo da qualcuno alcune nozioni che introdusse nella sua teoria e che successivamente avrebbero spiegato nuovi fenomeni p.e l’irregolarità orbita di mercurio). Quindi la critica di Kuhn a Popper la condivido visto che Kuhn introdusse un uovo modo di classificare le teorie mentre la critica di Lakatos a Kuhn non la condivido per il semplice fatto che se dovessi mettere sullo stesso piano le due teorie, quella di Lakatos mi sembra più soggetta a critiche.
Ottimo lavoro di riflessione personale. Dimostri di avere compreso il nocciolo delle diverse concezioni e argomenti con chiarezza la tua preferenza. Peccato per un lessico e un’esposizione non sempre corretti.
Trovo che sia convincente la critica di Kuhn alla teoria di Popper sul criterio di falsificazione. Infatti Popper sosteneva che bastasse un solo caso in contrasto a una determinata teoria perché essa venisse abbandonata e confutata. Kuhn riteneva che questa visione fosse troppo rigida e che non prevedesse le anomalie, come nel caso dell’orbita di Uranio. In questo caso infatti osservò che Uranio non aveva un’orbita ad ellisse ma che era leggermente irregolare. In base al principio di Popper la teoria di Newton sarebbe stata confutata ma, come successivamente accadde, si trovò una spiegazione a questo fenomeno che coincideva con la teoria di Newton. Bisogna quindi prevedere le anomalie all’interno delle teorie.
Lakatos sosteneva invece che le teorie più valide fossero quelle in grado sia di spiegare fenomeni noti che fenomeni non ancora scoperti. In questo caso esso riteneva una determinata teoria progressiva. Inoltre, a contrario di Kuhn, sosteneva che la scelta tra diverse teorie si dovesse basare non su un carattere culturale ma in base alla progressività delle teorie e ciò dipende dal fatto che alcuni programmi di ricerca sono più progressivi rispetto ad altri.
Non dici se Lakatos ti convinca più o meno di Kuhn. Non basta dire “sono d’accordo con x” e poi riassumere le diverse posizioni. Si tratta di argomentare perché secondo noi una certa teoria è migliore di un’altra.
P.S. “Uranio” è l’elemento chimico, “Urano” è il pianeta.
La critica che fa Kuhn a Popper, sui limiti del criterio di falsificazione, mi sembra convincente, in quanto secondo lui le teorie non siano false, ma bensì presentano delle anomalie che studiate più approfonditamente possono trovare una spiegazione in un secondo momento, permettendo di cogliere aspetti che prima non si erano notati. Quindi per Kuhn prima di confutare una teoria, andrebbero risolte queste anomalie, e quando queste si rendono inspiegabili bisognerebbe elaborare nuove teorie che supportino anche la precedente.
Lakatos vuole stabilire un criterio razionale per misurare il grado di progressività di una teoria, cioè la capacità di prevedere fenomeni che non si erano considerati inizialmente. Secondo la sua teoria scientifica, in ogni teoria c’è un nucleo, che contiene la tesi principale che non può essere smentita, se no crollerebbe l’intera teoria; attorno a questo nucleo ci sarebbe una “cintura” che contiene delle microteorie che anche se smentite non fanno crollare i principi della teoria principale.
Vale quasi letteralmente quanto ho osservato a Viola
Ritengo che siano convincenti sia le critiche sui limiti del criterio di falsificazione, di Kuhn a Popper, che quelle sui criteri di scelta tra teorie rivali, di Lakatos a Kuhn. Infatti entrambe colgono dei punti deboli all’interno delle teorie, riuscendo a mettere in crisi i rispettivi criteri che quindi diventa necessario integrare o sostituire. Kuhn e Lakatos, poi, propongono delle loro soluzioni filosofiche personali per queste problematiche, facendo esattamente quanto un bravo critico dovrebbe fare: analizzare una teoria, cogliere i problemi all’interno di essa e proporre una possibile soluzione. Questa soluzione può in seguito rivelarsi non completamente adatta, come nel caso della teoria di Kuhn e può dover richiedere un’ulteriore analisi critica e di conseguenza soluzione.
Ma non entri nel merito dei diversi approcci…
La critica riguardante il criterio di falsificazione proposta da Kuhn a Popper mi sembra convincente in quanto dal suo punto di vista le teorie, piuttosto che essere false, sono incomplete, in quanto presentano delle anomalie correggibili in un secondo momento al fine di giungere, con magari strumenti e procedure differenti, sempre allo stesso risultato e dunque alla stessa tesi e teoria.
Dunque, secondo Kuhn, piuttosto che giudicare falsa una teoria e limitarsi a confutarla, sarebbe più opportuno cercare di risolvere tali confutazioni aggiungendo o rielaborando nuovi aspetti e argomentazioni a favore della tesi di partenza.
Per quanto riguarda la critica di Lakatos a Kuhn è convincente secondo il modello scientifico rielaborato da Lakatos stesso. Egli infatti sostiene che al centro di ogni teoria elaborata vi sia una tesi di fondo inconfutabile (la quale se venisse confutata crollerebbe tutto), sostenuta da numerose argomentazioni di sostegno le quali, seppur confutate non provocherebbero il crollo dell’intera teoria.
Tale teoria sembra particolarmente convincente prendendo l’esempio della teoria di Einstein, tale teoria infatti presenta un ideale di fondo che presenta come argomentazioni argomenti del tutto teorici, mai provati realmente o teorie scoperte di recente (quali le onde gravitazionali). Dunque, come è stato possibile verificare tale ipotesi come veritiera e confermare un aspetto della teoria originaria di einstein, sarebbe stato anche possibile confutare l’esistenza delle onde gravitazionali e mantenere comunque valida la teoria originaria di Einstein, magari con la scoperta di nuovi fattori e ipotesi che Einstein stesso non aveva pensato.
Interessante analisi. Ma che significa che “la critica di Lakatos a Kuhn è convincente secondo il modello scientifico rielaborato da Lakatos stesso”? Non è ovvio? In base a qual modello scientifico o meglio epistemologico la critica di Lakatos dovrebbe essere convincente? Ma bisogna vedere se questo modello (e la conseguente critica a Kuhn) convince anche te e perché!
A mio parere, le critiche di Kuhn a Popper risultano convincenti in quanto, Il criterio di Popper è troppo rigido dal momento che noi registriamo sempre anomalie e, abbandonare una teoria perché ci risulta apparentemente falsificata, soprattutto se ne manca un’altra in grado di spiegare ciò che la prima non riesce a spiegare, non è ragionevole.
Inoltre come sostenuto da Kuhn, non bisogna abbandonare subito le teorie che presentano anomalie, ma piuttosto, bisogna provare a far rientrare l’anomalia nella teoria tramite ipotesi ad hoc.
A risolvere il problema di stabilire il grado di verosimiglianza di una teoria scientifica ci pensa Lakatos che, più che di teorie, parla di programmi di ricerca migliori e peggiori, riconoscendo che comunque tutti presentano anomalie .
Secondo quest’ultimo, il grado di progressività di un programma di ricerca sta nel contenuto empirico indipendente, ovvero nella sua maggiore o minore capacità di prevedere fenomeni che non erano stati presi in considerazione nella sua formulazione.
Il criterio di Lakatos però presenta a sua volta dei limiti, infatti, come è possibile dimostrare che il contenuto empirico indipendente non fosse già noto al momento della costruzione originaria della teoria e che quindi non sia a sua volta una ipotesi ad hoc?
Hai colto tutti i punti essenziali, anche se la tua risposta non sembra molto personale.
Secondo me la teoria di Kuhn è quella più convincente perchè cerca una soluzione ai problemi sorti dalla teoria di Popper, ed è la più completa perchè risolve il molti più problemi rispetto a Lakatos. Sopratutto riesce a risolvere il problema del progresso scientifico, sorto nella teoria di Popper, introducendo l’idea che si può parlare di progresso scientifico solo da un punti di vista socio-culturale e non da un punto di vista strettamente logico-epistemologico. E se mi trovo davanti ad una scelta tra due teorie entrambe falsificate dal principio di falsificazione di Popper dovrei scegliere quella che si adatta meglio alla società anche se si basa su criteri non scientifici.
La risposta, oltre che un po’ tardiva, è un po’ scarna. Non sono del tutto chiare le ragioni della tua preferenza. Ad esempio non è chiaro perché il criterio di Lakatos per individuare la progressività di un programma di ricerca non ti convinca.
A me paiono più convincenti le critiche di Kuhn a Popper poiché mi sembra più ragionevole pensare che non si possa abbandonare una teoria solo ed esclusivamente in seguito a una verifica empirica che smentisce tale teoria (essa va certamente registrata e considerata). Per quanto riguarda, invece, i criteri di scelta tra teorie rivali, secondo me bisogna sia tenere in considerazione quelli extra-scientifici sia la capacità di prevedere i fenomeni che non venivano considerati alla formulazione delle teorie in questione, perché, in ultima analisi, nessuno dei due metodi da solo ci permette di preferire una teoria piuttosto che l’altra.
Qui, a differenza che nella risposta su Popper, emerge più chiaramente il tuo parere. La seconda parte della risposta resta un po’ tronca. Non è chiaro perché “nessuno dei due metodi ci permette ecc.”. Sarebbe stato “carino” scrivere qualcosa come: “Se da un lato l’approccio di Kuhn non è del tutto soddisfacente perché ecc., dall’altro l’approccio di Lakatos [che tu non nomini mai] delude in quanto ecc.”.
L’approccio di Popper viene criticato e superato da diversi autori. Il primo di questi è Thomas Kuhn che sviluppa la sua epistemologia delle rivoluzioni scientifiche mentre il secondo è Imre Lakatos che cerca di stabilire il grado di progressività di una teoria o, meglio, di un programma di ricerca. A mio parere la critica di Kuhn a Popper è quella più convincente, in quanto a suo avviso piuttosto che giudicare falsa una teoria e limitarsi a confutarla, sarebbe opportuno cercare di rielaborare nuovi aspetti e argomentazioni a favore della tesi iniziale. Trovo anche convincente nella critica di Lakatos a Kuhn il fatto che al centro di ogni teoria elaborata vi sia una tesi di fondo inconfutabile, sostenuta da numerose argomentazioni a favore che non provocherebbero il crollo della teorie neppure se confutate.
Non è chiaro in quali occasioni Kuhn giudichi preferibile salvare una teoria invece che confutarla (in occasione di anomalie). La critica di Lakatos a Kuhn non consiste nella tesi lakatosiana esposta (che Kuhn sottoscriverebbe).
Dal mio punto di vista, la critica di Kuhn nei confronti dell’approccio di Popper mi sembra convincente, in particolar modo perché le anomalie, cioè le conclusioni empiriche che secondo Popper falsificherebbero una teoria non necessariamente evidenziano un errore nella teoria stessa, ma possono derivare da fattori esterni, come l’accuratezza degli strumenti con cui vengono registrate tali anomalie, le condizioni di registrazione dei dati non equivalenti o, come nel caso della scoperta del pianeta Nettuno, ipotizzato da Le Verrier per spiegare l’anomalia dell’orbita di Mercurio, la presenza di elementi ancora sconosciuti. Tuttavia, il criterio che Kuhn propone per la scelta di una teoria migliore ad altre, ovvero un criterio ideologico, culturale, estetico, non mi sembra neanche logicamente coerente con il suo pensiero: egli, infatti, afferma che ogni teoria scientifica è falsificabile, quindi mi chiedo come possa pensare di decidere quale paradigma sia il più corretto sulla base di criteri che per loro natura sono meno scientifici e obiettivi della stessa teoria da verificare? Probabilmente se l’è chiesto anche Lakatos, che comunque, con la teorizzazione del suo criterio, non risolve il problema dato che, anche tralasciando le difficoltà nel quantificare le evidenze, rimane da definire una linea logica, e non storico-psicologica, che separi le evidenze empiriche indipendenti dalla conoscenza pregressa, che è il motivo per cui non mi piace particolarmente questo approccio. Approfondendo queste filosofie mi è sorta una domanda: il progresso tecnologico di cui si discute come viene inteso? Perché, senza soffermarsi su fino a che punto un avanzamento tecnologico rappresenti o no un reale progresso, una falsificazione di una teoria aggiunge conoscenza tanto quanto una confermata e di conseguenza, una progressione si ha in entrambi i casi.
Ottima analisi, Michele, davvero penetrante! Peccato che in diversi momenti “storici” tu abbia prodotto meno bene e con minor efficacia. Forse l’argomento ti interessa? Mi auguro che tu sia sulla pista giusta per sostenere un buon esame di Stato.
Le critiche sollevate di Kunh alla filosofia epistemologica di Popper (criticata per rigidità e durezza nei confronti delle teorie non corroborate e quindi da scartare), la quale inizialmente sembrava risolvere quelli che erano i problemi presentati dal pensiero dei empiristi logici e dal metodo induttivo, risultano essere degne di riflessione e soprattutto fondate. Mi ritrovo, infatti, in accordo con Kunh sul fatto che un paradigma non corroborato (o meglio, presentante delle anomalie) non venga scartato e tale teorie debba continuare ad essere studiate al fine di risolvere tali anomalie, d’altro canto però ritrovo anche paradossale che vengano tenuti in piedi più paradigmi concernenti lo stesso argomento: noi non crediamo contemporaneamente alla teoria Newton e di Einstein ma crediamo solamente a quella di Einstein fino a quando un modello più sofisticato non viene progettato e scientificamente accettato e corroborato.
Scusi mi è partita la risposta prima che la completassi
Idem come sopra (anche se il lessico è qui un po’ migliore).
Le critiche sollevate di Kunh alla filosofia epistemologica di Popper (criticata per rigidità e durezza nei confronti delle teorie non corroborate e quindi da scartare), la quale inizialmente sembrava risolvere quelli che erano i problemi presentati dal pensiero dei empiristi logici e dal metodo induttivo, risultano essere degne di riflessione e soprattutto fondate. Mi ritrovo, infatti, in accordo con Kunh sul fatto che un paradigma non corroborato (o meglio, presentante delle anomalie) non venga scartato e tali teorie debbano continuare ad essere studiate al fine di risolvere le loro anomalie, d’altro canto però ritrovo anche paradossale che vengano tenuti in piedi più paradigmi concernenti lo stesso argomento e in conflitto tra di loro: noi, infatti, non crediamo che siano vere contemporaneamente la teoria di Newton e di Einstein ma crediamo che solamente quella di Einstein (la quale ingloba il pensiero newtoniano) lo sia, fino a quando un modello più sofisticato non viene progettato e scientificamente accettato e corroborato.
Per quanto riguarda il secondo quesito ritrovo che ancora una volta l’epistemologia stipulata da Popper vada a sbattere contro uno dei suoi limiti maggiori: ovvero la mancanza della considerazione del progresso scientifico che viene portato dall’avvento di nuove teorie scientifiche.
A questo proposito Kunh arriva alla conclusione che la scelta di credere a una teoria piuttosto che un’altre di carattere extrascientifico: culturale, religioso, filosofico etc….
In questa istanza Lakatos critica il pensiero Kunh e cerca di risolvere invano tale problema teorizzando che il grado di progressività di un paradigma si esprima nel possedimento da parte del paradigma stesso di “contenuto empirico indipendente”, ovvero la capacità della teoria di prevedere fenomeni che non hanno influenzato l’autore nella stesura del paradigma.
Tale pensiero però risulta debole, infatti, non sapremo mai con certezza quali fenomeni hanno influenzato la stesura di una teoria, di conseguenza non avremo mai la certezza del grado di progressività di un paradigma rispetto a un altro.
Come sempre sei ricco di intuizioni ma fragile nel lessico. Un esempio per tutti: “filosofia epistemologica” non si dice. Si dice; prospettiva epistemologica, filosofia della scienza, epistemologia. Dire “filosofia epistemologica” è come dire la “filosofia della filosofia della scienza”.
Scusa se non discuto analiticamente la tua risposta, ma, se rispondete con questo ritardo e in molti, non potete certo immaginare che possa dedicarvi tanto tempo, soprattutto in questo scorcio di anno scolastico.
Le critiche di Kuhn mosse a Popper sono sicuramente molto valide, infatti abbandonare una teoria solo perché risulta falsificata in un suo particolare quando spiega tutti gli altri fenomeni sarebbe troppo riduttivo e danneggerebbe la stessa ricerca scientifica portando continuamente a nuove teorie che verrebbero gradualmente falsificate. Ad esempio oggi ci sembra assurdo pensare a “buttar via” la meccanica quantistica piuttosto che la relatività solamente perché queste presentano dei punti di disaccordo al loro interno, poiché entrambe spiegano gli eventi in modi particolarmente precisi ed efficaci. Dunque oggi gli scienziati si impegnano a trovare una “teoria del tutto” che leghi, tramite altre teorie e idee, questi due pilastri della fisica.
La teoria di Kuhn rispetto a quella di Lakatos mi sembra più corretta, poiché credo che i paradigmi e le teorie che sono presenti oggi abbiano una grande valenza culturale oltre che scientifica e che siano diventati dei veri e propri punti saldi nel nostro modo di pensare e che solo davanti a una crisi scientifica questi possano essere messi in discussione. Inoltre, riprendendo l’esempio di prima, ormai la meccanica quantistica e la relatività sono delle teorie fondamentali nella nostra vita, non solo per la spiegazione di fenomeni, ma soprattutto dal punto di vista della rilevanza filosofica e storica che hanno riscontrato, Einstein e Schrodinger sono visti come dei geni di spicco e ben pochi tentano di mettere in discussione le idee dell’uno oppure dell’altro ma piuttosto di legarle assieme.
La teoria di Lakatos non aiuta a comprendere al meglio quale tra due teorie dovrebbe essere la migliore, infatti se consideriamo la quantità dei fenomeni spiegati e consideriamo migliore quella che ne spiega il maggior numero non teniamo conto di quale fenomeno da spiegare sia migliore dell’altro, però a questo punto se teniamo d’occhio la qualità del fenomeno non possiamo che mettere in atto un ragionamento filosofico col quale spiegare perché un certo fenomeno debba avere più importanza dell’altro.
Molto interessante e condivisibile.
Evitare di scrivere “piuttosto che” per dire “”o”. Se scrivi “la meccanica quantistica piuttosto che la relatività” significa che privilegi la prima alla seconda (ma dal contesto si capisce che intendevi: “la meccanica quantistica o la relatività”).
Penso che sia giusto prendere in considerazione la critica di Kuhn nei confronti di Popper in quanto riesce a risolve alcuni limiti che contiene quest’ultima. Infatti Popper dice che una teoria per essere scientifica o meno deve essere falsificabile e quindi secondo lui diventa impossibile verificare una teoria se nel colcolare i casi da osservare non c’è almeno un caso che la confuti, ma cioè renderebbe tutte le teorie sbagliate. Per questo motivo Kuhn critica il principio di falsificabilitá di Popper introducendo l’anomalia, che è un modo diverso di vedere la fasificazione, in modo tale che le teorie possono avere alcuni limiti in caso eccezionali ma non sono da considerare del tutto errate.
Nonostante la teoria di Kuhn mostri alcuni limiti trovo che la critica di Lakatos nei confronti della teoria di Kuhn abbia dei limiti piú rilevanti. Infatti uno dei limiti che mi ha portato a questa conclusione è la difficoltá di controllare che l’evidenza empirica indipendente non abbia fatto parte della costruzione originaria della teoria.